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 25 Concerto di Bimbi
 Storie dal bosco incantato - Rosalinda s'è persa
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luisa camponesco
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Rosalinda si è persa

Si sa che in autunno la natura si prepara al sonno invernale e allora si veste a festa con colori vivaci, dal giallo oro al rosso vermiglio e qualche sfumatura di verde.
Da sotto un cumulo di foglie sbucò Oscar la talpa.
- Peppino, Peppinooo - si mise a gridare a gran voce strizzando pure gli occhietti senza riuscire a vedere più in là del suo naso.
Una pioggia di ghiande cadde vicino.
- Mi cercavi? – lo scoiattolo si sporse dal ramo di un pino.
- Certo, altrimenti che ti chiamavo a fare!
- Mamma mia quanto siamo permalosi.
Peppino scese rapido lungo il tronco dell’albero, raccolse alcune ghiande cadute poi andò dinnanzi ad Oscar rizzandosi sulle zampette. Rimase per un po’ a fissare l’amico-nemico, sapeva che presto sarebbe andato in letargo e non lo avrebbe più rivisto fino a primavera. Cercò di mascherare la tristezza assumendo un’aria strafottente.
- Allora cosa c’è di tanto urgente?
- Hai visto Rosalinda?
Rosalinda è una farfalla magica, aiutante nonché assistente di Drusilla la coccinella.
- Sarà nella casa bozzolo. - rispose Peppino.
- E invece no! Io l’ho vista ieri mattina si stava dirigendo verso la valle. L’ho chiamata e lei mi detto che stava andando a casa.
- Ma non è a valle la sua casa. – esclamò Peppino alquanto sorpreso.
- Per l’appunto era come se non ricordasse nulla, pensa non mi ha neppure riconosciuto.
- Lo hai chiesto a qualcun’altro ?
- No, ho pensato che l’unico ficcanaso che sa tutto sei solo tu.

Peppino non sapeva se sentirsi offeso oppure no, ma in fondo Oscar gli era affezionato anche se non lo avrebbe mai ammesso, purtroppo non sapeva nulla e la cosa lo preoccupava, anzi lo indispettiva.
- Vado in cerca di notizie. – rispose risoluto.
- Niente allarmismi – fece eco Oscar
In un attimo risalì sul pino e saltando di albero in albero giunse al limite del bosco che era anche il confine del regno di Abetaia
La valle si apriva davanti a lui, ma di Rosalinda neppure una traccia.
Un rumore ai piedi dell’albero e subito Peppino si fece attento.
- Riccio, Riccio – si mise a gridare.
Riccio si alzò sulle zampette
- So tutto Peppino, Oscar mi ha appena informato.
- Bene, tempo risparmiato, ma dobbiamo trovarla prima che faccia troppo freddo. Oscar l’ha vista dirigersi verso valle. Ma come facciamo a cercarla la valle è grande, abbiamo bisogno di aiuto.
I due si misero a pensare ma le idee non venivano.
- Siamo due buoni a nulla, chissà cosa diranno di noi ad Abetaia.
- Tutti quelli che potrebbero aiutarci sono chiusi nelle loro case in attesa della prossima primavera. – piagnucolò Riccio.
Ormai preda della rassegnazione quando, da un cespuglio di more, fece capolino Volpe.
Peppino e Riccio si misero subito sulle difensive, infatti in passato c’erano state parecchi litigi e solo con la pazienza di Altea e la saggezza di Cornelius si era raggiunto un accordo;Volpe non avrebbe dato fastidio agli abitanti di Abetaia e gli abitanti di Abetaia avrebbero fatto altrettanto.
- Cosa avete voi due da guardare?
Non era il caso di fare i preziosi probabilmente Rosalinda era sola e spaurita nella valle, qualsiasi aiuto sarebbe stato ben accetto.
- Stiamo cercando Rosalinda. L’hai vista?
- Fatemi pensare, Rosalinda, Rosalinda…..ah ho capito è quella farfalla svampita. Ma come, con questo tempo è ancora in giro?
- Non importa ci arrangiamo da soli – esclamò Peppino facendosi coraggio ed incamminandosi, insieme a Riccio, verso valle.
Peppino non si era mai allontanato da Abetaia, Riccio invece aveva esplorato la zona fino al castagneto, ma la valle era molto più ampia.
Lo scoiattolo faticava a camminare sul terreno e Riccio era molto lento nell’incedere.
- Allora cosa avete intenzione di fare? – Il muso di Volpe era proprio sopra di loro.
- Andiamo a cercare Rosalinda, noi non abbandoniamo gli amici. – rispose Riccio
- Ma non siete mai stati nella valle, allora non sapete…..
- Sapere cosa? . chiese Peppino.
- Uhmm… ci sono cose spaventoseeee, non le vedete ma poi appaiono all’improvviso, e vi inseguono, inseguonoooo…
Peppino era impressionato
- Smettila Volpe, non è vero nulla- lo interruppe Riccio – Io ci sono stato qualche volta, mio cugino vive vicino agli uomini e mi racconta tutto.
- Va bene, va bene ho esagerato un po’, volevo solo rendermi utile.
- Grazie tante ma facciamo a meno del tuo aiuto.
- Beh volevo offrirvi un passaggio. Salendo sulla mia groppa potevo portarvi al torrente finché è ancora giorno, col buio le cose si complicano

Riccio si accostò all’orecchio di Peppino
- Sai che non è una cattiva idea! – sussurrò
- Ma possiamo fidarci? – rispose l’amico bisbigliando.
- Cosa vuoi in cambio? – chiesero.
- Una mano lava l’altra – fu la risposta sibillina di Volpe
Si arrampicarono sul folto pelo rossiccio e Volpe prese a correre verso il torrente. Era così veloce che Peppino e Riccio temevano di cadere.
- Eccoci arrivati, corsa finita, adesso dovete arrangiarvi.
Inutile dire che i due amici si sentirono sollevati mentre guardavano Volpe allontanarsi nel prato.
- Ed ora che facciamo?
- Chiamo Valdo mio cugino lui potrebbe avere notizie di Rosalinda
- Valdo? Ma che nome è?
- In realtà si chiama Osvaldo, lo chiamiamo Valdo per risparmiare tempo.
Peppino ebbe il sospetto che Riccio lo prendesse in giro, ma in quell’istante Valdo era già apparso sull’altra sponda del torrente.
- Come si attraversa?
- Vai più avanti cugino, i rami d’un albero fanno da ponte.
Le indicazioni erano esatte e i due passarono sull’altra riva.
- Carissimo Valdo siamo preoccupati per la nostra amica Rosalinda, ne sai qualcosa?
- Avete fatto bene a venire seguitemi!
Attraversarono un campo di frumento e si avvicinarono ad una fattoria, Peppino non era mai stato così vicino agli uomini.
- Mi raccomando non fate rumore – disse Valdo, ma non ce n’era affatto bisogno, l’unico rumore che si sentiva era il battito del piccolo cuore di Peppino.
Entrarono nel fienile, una famiglia di topolini protestò vivacemente per l’intrusione prima di rifugiarsi dietro una catasta di legna.
- Eccola è là!
Immobile, appoggiata su di una trave, Rosalinda pareva dormire. Peppino non esitò un istante ad arrampicarsi ed a raggiungerla
- Rosalinda svegliati, dobbiamo andare.
Un leggero movimento delle ali, poi un sussurro.
- E’ già primavera?
- No Rosalinda adesso ti porto a casa.
- Peppino cosa ci fai nella casa bozzolo? non dovresti essere….ahhhh (sbadiglio) – e si riaddormentò.
- Portala giù, noi non possiamo salire. - gridò Riccio.
Una gallina irritata iniziò a sbattere le ali subito imitata dalle compagne.
- Svelto prima che arrivino gli uomini.
Peppino con delicatezza prese Rosalinda e scese lungo la trave. Lo starnazzare delle galline divenne così assordante tanto da richiamare l’attenzione del fattore.
Lo scoiattolo e i due ricci uscirono dal fienile passando fra due assi sconnesse.
- Avete fatto un bel rumore, vi hanno sentito fino al villaggio - Volpe era apparsa da dietro un cumulo di foglie secche. - Salite in groppa vi porto fino al torrente. Per fortuna vi ho tenuto d’occhio
Riccio salutò il cugino ma fu subito interrotto da un furioso abbaiare di cani.

Volpe pareva volare fra gli steli rinsecchiti del campo di frumento. Mai, Peppino e Riccio ebbero tanta paura, mentre Rosalinda continuava a dormire.
I cani guadagnavano terreno e il torrente sembrava sempre più lontano, Volpe ansimava, la lingua a penzoloni ma non rallentava, aggrappati al pelo Peppino e Riccio con la fragile Rosalinda.
Un balzo e Riccio perse la presa e ruzzolò sul terreno.
- Andate, non fermatevi vi raggiungerò più tardi.
Volpe rallentò un po’ ma i cani erano già in vista non c’era tempo per raccogliere Riccio.


Finalmente il torrente con la sua acqua cristallina, Volpe si tuffò senza esitare e il povero Peppino tenne sollevata Rosalinda con le sue zampette perché non si bagnasse.
Il torrente non fermò i cani che continuarono l’inseguimento, l’ultimo tratto di valle era il più faticoso anche perché tutto in salita. Volpe era stanca e la sua corsa si trasformò in un passo veloce, i cani erano ormai a pochi metri, tutto sembrava perduto ma accadde qualcosa che li distrasse. Si misero ad annusare il terreno avanti ed indietro, freneticamente, inseguendo qualcosa di invisibile, poi il fischio prolungato di un uomo mise fine alla loro caccia. I cani tornarono verso la fattoria.
Volpe di fermò a prendere fiato ed ecco sbucare li vicino il musetto di Oscar.
- Non ringraziatemi per carità.
- Oscar che bello vederti! – esclamò lo scoiattolo visibilmente sollevato.
- Vi lascio ai vostri saluti, ma……noi ci rivedremo presto – disse Volpe allontanandosi di buona lena come avesse riacquistato improvvisamente le forze.
- Cosa avrà voluto dire? – chiese Oscar
- Che ci presenterà il conto – rispose lo scoiattolo.

Il tepore della casa bozzolo avvolse Peppino che depose Rosalinda nella sua culla soffice e candida.
- Chissà se ricorderà qualcosa?
- Non credo Peppino, però ho saputo cosa l’è accaduto. Mi hanno detto che ha battuto la testa contro un ramo, e poi ……
Preso dal racconto Oscar non si accorse d’essere arrivato nei pressi della sua tana.
- Beh, credo che adesso dovremmo salutarci, per me è ora di andare a nanna.
- Non ho mai capito perché voi talpe dormiate così tanto.
- Se vuoi saperlo non lo so neppure io, ma è così. Oggi hai fatto una buona azione, tanto più buona proprio perché non lo sa quasi nessuno
- Buona azione? Ma sono un eroe.
Peppino si mise a saltellare e Oscar sospirando si ritirò nel suo rifugio e chiuse ermeticamente la porta.
Saltando di ramo in ramo Peppino cantava a squarcia gola.
- Sono un eroe, sono un eroe.
- Cos’hai da urlare in quel modo?
- Cornelius sei tornato!
Lo gnomo era andato a trovare la sorella Gelsomina ed era stato assente per parecchie settimane.
- Ho una cosa da raccontarti senti che roba!!!!!
Cornelius non smise di camminare e appoggiandosi al suo bastone si diresse verso casa inseguito da Peppino che non smetteva un secondo di parlare.

Scendeva la sera su Abetaia mentre una pioggia di foglie ricopriva il sottobosco come un tappeto dorato.
Un filo di fumo usciva dal camino di Cornelius che, seduto accanto al fuoco, ascoltava lo scoiattolo narrare la sua grande avventura, mentre un profumo di castagne abbrustolite si diffondeva nell’aria..



Luisa Camponesco

   
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