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 La grande avventura
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luisa camponesco
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La grande avventura

Seduto nella sua poltrona preferita, John Seymur, osservava dall’ampia vetrata del suo attico, il panorama di Juneau e sullo sfondo i monti innevati. Con la pipa fra le mani ed il pensieri liberi di correre lontano nel tempo.
- Papà tutto bene? – la voce del figlio lo distrasse dalle sua riflessioni
- Ah sei tu Bob! Ero sopra pensiero, non ti ho sentito entrare!
Bob si avvicinò al padre e si sedette a fianco.
- Tutto bene papà, abbiamo concluso l’affare con i giapponesi, il nostro mercato di sta espandendo. Inizieremo la fornitura dal mese prossimo. Il volume d’affari aumenterà a diversi milioni di dollari.
John guardò il figlio.
- Ti si stanno ingrigendo le tempia, e hai perso un po’ di capelli.
- Ho 50 anni papà, è normale che i capelli ingrigiscano
- Forse hai troppe preoccupazioni, figlio mio e te le ho lasciate io.
- No papà, la nostra non è più una piccola azienda di famiglia è un impero economico e lo hai creato tu! Scusami ma ora devo andare ho convocato il Consiglio d’Amministrazione tra mezz’ora.
- Certo Bob vai pure, ma prima vuoi portarmi quell’album rilegato in pelle che trovi vicino alla tv?
- Certo papà! – Bob sospirò ormai tutti i giorni voleva sfogliare quell’album e la cosa incominciava a preoccuparlo.
Mentre Bob se ne andava, Iohn pensava alle preoccupazioni che assillavano il figlio, Robert Seymur presidente della Seymur Corporated. Dopo il disastro della Exxon Valdez il ramo petrolifero era andato in crisi, per risollevare le sorti dell’azienda si era dato impulso al commercio del legname ed ora anche a quello del turismo con l’apertura di una catena di alberghi.
Prese gli occhiali li inforcò lentamente ed incominciò a sfogliare l’album dei ricordi.

Portland 25 ottobre 1920

- Qual’è il tuo nome?
- John Seymur
- Quanti anni hai?
- 15 già compiuti.
- Ne dimostri di meno ragazzo, ma mi sembri abbastanza forte. Mettiti in fila, avanti un altro…
Quella mattina era fredda e umida la giacca corta e leggera riusciva a malapena a coprirlo, mani in tasca per riscaldarle.
- Ciao, io mi chiamo Paul Brenner - il ragazzo davanti a lui si presentò tendendogli la mano
- Ciao – rispose John – anche tu lavori qui?
- Per oggi si, siamo stati fortunati ad essere scelti, almeno abbiamo un pasto assicurato, ma domani chissà… se lavoreremo bene forse…
Fu così che si incontrarono lui e Paul, spaccarono legna per tutto il giorno fino a che le mani non sanguinarono e poi ancora il giorno successivo.
Divennero presto amici, nelle brevi pause pranzo a base di riso e fagioli, amavano fantasticare, di trovare l’oro e diventare ricchi, fu così che a Paul venne l’idea.
- Ho saputo che da Seattle partirà una nave diretta in Alaska, lì hanno trovato l’oro in una zona chiamata Gold Creek. Potremmo tentare anche noi, non ti pare?
- Non mi sembra così semplice, e poi ci vorranno molti soldi per andarci – John non era convinto
- Ho fatto i conti – continuò Paul – lavorando a questo ritmo per un mese ancora avremo abbastanza per pagarci il biglietto di andata e ci rimarrà ancora qualcosa.
John continuava a scuotere il capo
- La fai troppo facile Paul!
- Niente è impossibile ricordalo –rispondeva

Il lavoro di spaccalegna li aveva irrobustiti, le mani erano diventate callose ma forti, con pochi dollari in tasca partirono un giorno, ammassati, con molti altri, nella stiva umida di una nave, un fagotto legato alle spalle e tanti sogni. Il viaggio parve interminabile e fu orrendo, sballottati dalle onde, senza poter mangiare o muoversi liberamente, preferirono stare in coperta al freddo piuttosto che respirare l’aria maleodorante della stiva.
Dopo un numero imprecisato di giorni, la nave risalì il Canale di Cook e sbarcarono ad Anchorage.
- Adesso cosa facciamo Paul?
- Informiamoci dove si possono comperare concessioni per la ricerca dell’oro.
Anchorage brulicava di gente e un odore penetrante di pesce permeava ogni cosa. Un uomo venne buttato fuori da un saloon, raccattò il cappello e se lo calcò in testa.
- Scusi! lei sa dove potremmo chiedere informazioni per delle concessioni? – domandò Paul
L’uomo li guardò come se avessero detto chissà cosa, poi sbottò in una risata e se ne andò barcollando.
Ci volle parecchio tempo prima qualcuno li indirizzasse ad un piccolo e buio ufficio.
Un tale con un sigaro in bocca sistemava alcune carte, appesa al muro una carta geografica dell’Alaska, un lume a petrolio illuminava l’ambiente. John osservò con attenzione la grande mappa .
- Come mai ci sono molti spazi bianchi? – chiese indicandola
L’uomo sollevò lo sguardo mentre la cenere del sigaro cadeva sul tavolo.
- Se ti danno tanto fastidio riempili tu! - rispose
- Vuol forse dire che nessuno c’è mai stato – soggiunse Paul
- Esattamente!
- Allora è terra libera, potremmo avere una concessione.
- Oh certo! Se ci arrivate vivi!
- Cosa dobbiamo fare per aver il permesso di andare là! – era sempre Paul a parlare.
- Ma dite sul serio? Non state scherzando? Nessuno è mai arrivato in quei luoghi
- Beh adesso ci arriveremo noi!
L’addetto alle concessioni scosse la testa.
- Se volete andare non posso impedirvelo, ma onestamente devo avvertirvi, nessuno è mai tornato da quei territori.
- Ma noi torneremo – dinnanzi alla sicurezza di Paul , John non seppe obiettare
- Vi servirà una slitta e dei cani – disse mentre preparava i documenti – ecco firmate qui!
- Andate appena fuori dalla città troverete delle tende cercate un certo Bishop e ditegli che vi manda Mardoc lui capirà. Buona fortuna – li guardò uscire scuotendo il capo – non ce la faranno mai – disse ad alta voce.
Paul e John si diressero subito nel luogo indicato da Mardoc e in effetti trovarono una tendopoli, due cani s’azzuffarono e vennero divisi in malomodo.
- Che cani sono questi? Non ne ho mai visti di simili! – esclamò John
- Alaskan Malamute – rispose una voce alle loro spalle
Si voltarono di scatto, un uomo barbuto con una pipa in mano s’era avvicinato a loro.
- Posso esservi utile?
- Cerchiamo un certo Bishop.
- E chi lo cerca?
- Noi? Io sono Paul e lui è John ci manda Mardoc
- Capisco. Sono io Bishop cosa volete?
- Ci serve una slitta e dei cani e… una tenda.
- Vedrò cosa posso fare, ma tutto dipende da quanto vorrete spendere. Seguitemi!
Mentre camminavano fra le tende un guaito richiamò l’attenzione di Paul.
- Cos’ha quel cane? – chiese
- È stato attaccato dai lupi, lo abbatteremo ormai non serve più.
- Noo – urlò Paul – non fatelo!
- Puoi prendertelo quello te lo regalo, ma ricordati una cosa, se vuoi sopravvivere qui, non lasciarti commuovere da niente e nessuno.
Paul prese in braccio delicatamente il cane.
- A proposito si chiama Ringo – disse Bishop
Trascorse alcuni giorni prima che potessero trovare una slitta, cani e approvvigionamento adeguato alle loro scarse risorse finanziarie. Ma Ringo curato amorevolmente da Paul riprese forza e un aspetto migliore.
Erano pronti a partire quella mattina del 24 aprile 1922, il sole non era ancora apparso all’orizzonte, i cani legati alla slitta, dopo il primo incerto tentativo di partenza, ebbe inizio la grande avventura.

Il territorio vasto ed incontaminato, immense distese di boschi, la slitta correva veloce fra gli alberi e alle prime ombre delle sera, piantarono le tende, accesero un piccolo fuoco, dettero il cibo ai cani che s’accucciarono nella neve fresca, tranne Ringo lui non si staccava da Paul.
- Allora John diamo un’occhiata alla mappa noi dovremmo essere qui. Poggiò il dito su di una linea blu
- Questo dovrebbe essere il Susitna e poi dovremmo superare questa catena montuosa. Al di la di questa ci troveremo nella pianura dello Yukon
- A vederlo sulla carta sembra una cosa facile. – John sbadigliò
- Meglio riposarci domani sarà dura.
La notte passò tranquillamente, a parte l’ululato lontano dei lupi. Ringo ogni tanto alzava il muso per annusare l’aria poi tornava a dormire.
Ripartirono all’alba e questa volta Ringo fece capire, scodinzolando e saltellando, di voler essere messo nella muta. Paul lo mise alla guida, quei due si intendevano a meraviglia, ad un cenno del capo la muta partì.
Ne percorsero molti di chilometri da quel giorno, attraversarono le Montagne Bianche fino a giungere alla confluenza fra lo Yukon e il Chandalar. Piantarono le tende e cominciarono a setacciare il letto del fiume.
Nella prima giornata di lavoro non trovarono nulla di interessante e tanto meno di pregevole, quella sera fecero il punto della situazione.
- Le scorte di cibo si stanno esaurendo, dovremo provvedere in altro modo.
- Cerchiamo anche di risparmiare quel poco petrolio per il lume – riprese John
- Domani io andrò a pescare, porterò del pesce fresco – soggiunse Paul
L’indomani Paul con l’inseparabile Ringo andarono sul fiume, mentre John andò a far legna nel bosco.
I giorni passavano, spesso si spostavano tenendosi, però, sempre vicino al fiume, Paul era diventato un abile pescatore, ma in quanto all’oro era tutta un’altra faccenda. Aveva trovato qualcosa ma di scarsissimo valore. Si diressero più a nord, superarono il monte Doonerak per giungere alle sorgenti del Sagavanirktok. Zona selvaggia e bellissima, avevano imparato a riconoscere le orme degli animali e catturarli, erano passati mesi dalla loro partenza e le scorte di viveri erano ormai finite da tempo, sopravvivevano con quello che trovavano in natura. Avevano un fucile ma le munizioni si contavano sulle dita delle mani. Durante il loro viaggio non avevano incontrato altri uomini . Paul annotava tutto su di un libricino e faceva anche disegni dei luoghi visitati, alcuni inesplorati. Anche la matita era alla fine, allora disegnava con gli avanzi di legna carbonizzata.
Quel giorno di stavano muovendo con la slitta verso una zona pianeggiante quando questa si bloccò in una specie di fango nerastro affiorato in superficie.
- Vado a vedere cosa succede- John scese dalla slitta
- Senti quest’odore? – Paul raggiunse John
Paul sfilò un guanto e affondò la mano nel terreno molle, la portò al naso.
- John! JOHN! – urlò – QUESTO è PETROLIO!!! UN MARE DI PETROLIO.
John incredulo guardava l’amico, Paul con le mani nere si toccava il viso e percorreva, correndo, in largo ed in lungo tutta la zona.
- John dobbiamo mettere dei paletti, con il nostro nome e poi tornare ad Anchorage e procurarci l’attrezzatura per l’estrazione. Ma lo capisci John? Siamo finalmente ricchi!!
L’entusiasmo si Paul contagiò anche John, lavorarono giorni e giorni per transennare la zona e alla fine contemplarono il loro lavoro.
- Penso che un po’ di pesce fresco per cena non ci farebbe male vero Ringo? Vado a pescare, tornerò col più grosso salmone che tu abbia mai visto.
Si salutarono mentre John sistemava la slitta per il ritorno sulla costa sud. Quella fu l’ultima volta che si videro, il fiume li inghiottì. Ci volle un settimana prima che John potesse recuperare il corpo dell’amico e del cane. Li seppellì uno accanto all’altro, una piccola croce di legno sulla quale scrisse “qui riposano i miei amici più cari”

Chiuse l’album il vecchio John e tornò a guardare fuori dalla grande vetrata, pensando all’impero economico che aveva costruito e che l’amico Paul non aveva potuto condividere.
- Ciao vecchio John ! Sempre a poltrire?.
John si girò di scatto. Chi aveva parlato? Paul era dinnanzi a lui esattamente come lo aveva veduto l’ultima volta.
- Paul tu qui?
- Sto andando a pescare proprio là vedi? – indicò con la mano un luogo vicino al fiume
- Pescherò il più grosso salmone della storia, andiamo Ringo. A presto amico mio. – alzò la mano per salutarlo e s’allontanò col cane festante.

John prese il telefono.
- Sam è in casa? Sono John Seymur , me lo passi prego!
Poco dopo Sam Fulton ,avvocato di famiglia, entrò nell’attico
- Hai preso tutto?
- Si John
- Bene! Allora cominciamo. Mi ritieni sano di mente?
- Mai visto uno più sano di te – rispose Sam
- Voglio che tu aggiunga al mio testamento, una nuova clausola, riguarda una zona che ora ti indicherò, perché voglio che questa zona sia interdetta, al turismo, alla costruzione d’alberghi e a qualsiasi altra cosa. Voglio sia dichiarata “ area protetta “. Gli unici interventi possono essere, solo ed esclusivamente, quelli mirati alla protezione della fauna e della flora locale. Mi sono spiegato!
- Perfettamente John
- Ora portami la mappa, ti indicherò il luogo.

Quando Sam Fulton se n’andò, John riempì la pipa e si accomodò meglio sulla poltrona alquanto soddisfatto.

- Visto Paul? – disse ad alta voce – ora potrai pescare tranquillamente insieme a Ringo. Non manca molto ormai, tra un po’ vi raggiungerò anch’io e…ce la spasseremo come ai vecchi tempi.














   
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