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 Il mercante di Salem
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luisa camponesco
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Il mercante di Salem


Era arrivato laggiù nella Nuova Inghilterra dopo un’avventurosa attraversata, con la speranza di una vita migliore. Aveva provato la durezza delle carceri inglesi, incatenato per giorni e giorni nel buio totale.
Dopo aver corrotto le guardie e intrapreso una rocambolesca fuga, era riuscito ad imbarcarsi su quel brigantino, fino ad approdare in quella terra tutta da scoprire. Respirava un’aria nuova, lui John Scott, in quella mattina del 12 novembre del 1690, ma ora doveva cominciare a provvedere al suo mantenimento.
In patria era un commerciante e anche molto bravo, sapeva vendere di tutto. Con il suo carretto trainato da un bue di nome Anselmo, aveva percorso tutta l’Inghilterra senza tralasciare nessuna contea. Purtroppo non aveva potuto portare con sé quel vecchio e caro bue che, in fondo, era stato un po’ la sua famiglia, avevano spesso diviso la medesima stalla, trovarne un altro non sarebbe stato facile.
Incominciò a guardarsi attorno, la prima cosa da fare era trovare una locanda per passare la notte. Vide un’insegna raffigurante un gallo nero, entrò, due schiavi stavano accendendo il fuoco in un enorme camino, un omone grande e grosso dietro il bancone puliva dei boccali.
- Avete una camera libera? – l’oste continuò a sistemare le bottiglie
- Qui si paga prima! – rispose senza alzare lo sguardo
- Non c’è problema – John fece tintinnare le monete nel palmo della mano
Dopo aver preso le monete e averle morse per saggiarne la consistenza, gettò un’enorme chiave.
- La prima porta in cima alle scale – poi urlò qualcosa ai servi vicino al camino.
Salì le scale, i gradini di legno scricchiolavano, un lume era appoggiato su di una mensola.
John lo accese e si apprestò ad entrare nella camera. Quando aprì la porta una famiglia di topi attraversò la stanza e scomparve in un buco della parete. Spalancò la finestra, l’odore di stantio si attenuò, si guardò attorno, di sicuro non era una reggia ma sarebbe rimasto solo il tempo necessario per procurarsi l’occorrente da vendere. Pentolame, tessuti e magari anche vino o birra.
Alzò il lume, alcune ragnatele decoravano gli angoli del soffitto, il letto era un pagliericcio posato su quattro assi e non aveva visto il sapone da chissà quanto tempo. Il panorama, però era migliore, nel cortile razzolavano alcune galline e tra esse spiccava, un maestoso gallo nero. “Ecco”, si disse, “da dove aveva preso il nome la locanda”. Davanti a sé la campagna dell’Essex nel Massachusetts, gli sembrava un paesaggio fiabesco, così sbiadito nella nebbia del mattino. Dopo aver posato la sua sacca, unico legame con la sua vita in Inghilterra e fissato bene alla cintola la scarsella con le monete, uscì.
L’aria pulita gli entrò nei polmoni e spazzò via il cattivo odore della locanda. All’inizio del villaggio aveva letto il nome, inciso su di una tavola di legno fissata ad un grande albero, SALEM, gli piaceva, era il posto giusto per cominciare. Doveva trovare un carretto e magari un cavallo, o asino o bue. Girò per un po’ per il villaggio, si sentì osservato, era normale non dovevano essere molti gli estranei che passavano da quelle parti. Incominciò a fare domande e qualcuno lo indirizzò al reverendo Parris che un tempo aveva commerciato nelle Indie Occidentali. Quando bussò alla porta gli aprì una donna caraibica
- Il reverendo Parris è in casa?
- Chi è Tituba? – una voce autorevole provenne da una stanza
- Un forestiero padrone.
Il reverendo apparve sulla porta, con una bibbia aperta fra le mani.
- Mi chiamo John Scott è da poco che sono arrivato nel vostro villaggio…
- Ha intenzione di stabilirsi qui?
- Veramente non ho pensato a questo, ma… mi hanno detto che forse lei potrebbe aiutarmi.
Parris rispose con un grugnito e fece cenno a Scott di accomodarsi nello studio.
- Allora in cosa posso essere utile?
- Devo procurarmi un carro e un cavallo
- A cosa le servono?
- Sono un mercante, devo trasportare la merce.
- Che genere di merce?
- Pentole, tessuti …
- Capisco! E cosa le fa pensare che io possa aiutarla?
- Perché lei ha ciò che mi serve. Un carretto e un cavallo.
Parris tacque apparentemente per riflettere, poi un vociare giunse dal giardino, allora si alzò e aprendo la finestra urlò:
- Betty, Abigail smettetela – poi rivolto a John quasi scusandosi - mia figlia e mia nipote ma prego mi segua!
Lo condusse sul retro della casa chiamò il servo e gli fece aprire la stalla, all’interno c’era un carro all’apparenza malandato e un ronzino che non era da meno.
- Questo è quello che posso darle
John sospirò e dopo aver osservato con attenzione sia il carro che il cavallo si preparò a discutere il prezzo. Dopo un paio d’ore i due uomini siglarono l’accordo davanti ad un boccale di vino, mentre la moglie del pastore apparecchiava per il pranzo.
- Il signore si ferma a mangiare? – chiese rivolta al marito
- No vi ringrazio ma voglio mettermi subito all’opera – detto questo John Scott preso carro e cavallo si avviò verso la locanda. Pensò che di lavoro di restauro ne avrebbe dovuto far parecchio, consegnò il cavallo allo stalliere, incominciò a sistemare le ruote del carro e a saggiarne la robustezza.
Dopo qualche giorno il lavoro poteva considerarsi finito, coperto il carro con un telo e attaccato il cavallo, iniziò il viaggio verso Boston.
Boston, il porto di arrivo in quel mondo che sentiva già suo, era un crocevia di traffici dall’Europa e verso la madre patria, di sicuro lì avrebbe trovato tutto ciò che gli serviva, bastava contrattare, ma quella era una cosa che lui sapeva far bene.
Due giorni dopo il suo carro era già pieno di merce da vendere, così fece ritorno a Salem.
Vendette tutto, agli abitanti del villaggio, con un buon margine di guadagno. Soddisfatto, lasciò finalmente la squallida locanda e prese in affitto una camera decorosa presso la vedova Walcott. Era bello poter passeggiare sulla via principale e non essere più considerato uno straniero.
- Salve signor Scott, davvero pregevoli le stoffe che ha portato.
- Le pentole sono belle robuste. A quando il prossimo viaggio?
John rispondeva a tutti con grandi sorrisi, persino l’oste del Gallo Nero dovette ammettere che la birra acquistata era di ottima qualità.
John Scott ex galeotto evaso dalle carceri inglesi, ora era un rispettabile mercante, il villaggio gli piaceva ed era seriamente intenzionato a stabilirsi e fare di Salem un punto fermo della sua vita.
La vedova Walcott era sempre molto gentile e premurosa.
- Eccole John una buona tazza di brodo caldo – ogni sera preparava qualcosa di buono per il suo ospite, John, dal canto suo era grato di tante attenzioni.
Trascorse un anno e gli affari andavano a gonfie vele, era diventato un uomo benestante, tanto che pensava di acquistare il piccolo cottage degli Osborne. Ne parlò alla signora Walcott ed accadde qualcosa che lo fece riflettere.
Una sera la Walcott lo invitò a cena, preparò la tavola con il servizio migliore e accese tutte le candele che possedeva. Quando John arrivò trovò la sala da pranzo tutta illuminata e la signora vestita di tutto punto.
- Ha visto John! l’abito che mi sono confezionata con la stoffa che mi ha regalato? – e con le mani sottolineò il prosperoso decolté.
La vedova aveva molte virtù ma non certo quella della bellezza. L’aspetto robusto, il volto rubicondo, nonostante la bella stoffa, l’abito su di lei non faceva alcuna figura. John si senti imbarazzato, il tentativo di seduzione era fin troppo evidente.
La serata continuò fra ammiccamenti e sorrisi, una vera sofferenza, quando, per fortuna, qualcuno bussò con impazienza alla porta e la tortura ebbe termine. La serva del reverendo Parris, Tituba, era venuta a chiamarla perché una donna, in procinto di partorire si trovava in difficoltà.
La Walcott, all’occorrenza, fungeva da levatrice, il disappunto della donna era palese, ma non poteva farci nulla o sarebbe incorsa nelle ire del pastore.
Sollevato John meditò nella sua stanza. Questo fatto cambiava molto le cose, non poteva più rimanere nel villaggio, sapendo di cosa fosse capace la donna nel caso fosse stata respinta.
Pensò di partire il giorno dopo, in fondo coincideva con uno dei soliti viaggi di approvvigionamento, solo che stavolta non avrebbe più fatto ritorno.
Il mattino seguente caricò, non visto, tutto il suo bagaglio sul carro e lo coprì per bene, era molto dispiaciuto, ma avrebbe ricominciato tutto da un’altra parte, cercato una casa a Boston e magari avrebbe aperto anche una bottega. Ma in qualsiasi luogo fosse andato non sarebbe stato bello come Salem, il suo sogno era svanito e questo gli faceva male. Volle fare un ultimo giro per quelle vie che ormai conosceva molto bene, salutò alcune donne che andavano in chiesa poi la sua attenzione fu richiamata dalla cantilena di alcune ragazze.
Incuriosito si avvicinò
- Cosa state facendo? – chiese
- Un gioco nuovo – risposero – vuole vedere?
- Certo mostratemelo
- Usiamo gli oggetti che lei ha portato da Boston, lo sa che sono magici? – John comprese subito la pericolosità di quelle parole, un motivo ben più grave, per lasciare il paese in fretta.
Una ragazza prese un uovo lo ruppe e mise la chiara in un bicchiere d’acqua. Questa si raggrumò ed assunse una strana forma. Poiché John continuava a non capire loro gli spiegarono che in questo modo potevano leggere il futuro.
- Vede la forma cha ha assunto? Non le sembra una bara? Qualcuno dovrà morire! – poi si misero a ridere
John rabbrividì e senza dir nulla si diresse verso il suo carro. Lasciò Salem la mattina del 28 dicembre del 1691, mentre un gruppo di ragazze, appena fuori dal villaggio, danzavano cantando strane nenia attorno ad un grande albero.
Tutto cominciava … quel gioco si stava trasformando in un incubo.
Una di loro, qualche tempo dopo, disse che John Scott era lo stregone responsabile del” maleficio” che diffondeva con la mercanzia che vendeva. Lo cercarono in molti, ma nessuno lo trovò, era sparito nel nulla proprio com’ era apparso quel giorno di due anni prima.

Il 12 ottobre del 1962 venne vietata la carcerazione, alle presunte streghe di Salem, si concluse così un periodo sconvolgente che sarebbe passato alla storia con i suoi protagonisti e i suoi processi e le condanne a morte.

In quello stesso giorno, su una vicina altura, un uomo senza nome, con un carro e un cavallo, osservava malinconico il sogno perduto della sua vita, un sogno di nome “ Salem - contea dell’Essex - Massachusetts “







   
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