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Roberto Mahlab
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Inserito - 27/05/2003 :  15:09:07  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Questo film e' una lieta notizia per noi concertisti, dimostra infatti come una scrittrice di racconti riesca a portare in scena il proprio libro ed avere doppiamente successo. Dunque amici letterati del 2000, forza, la letteratura e' veramente una lingua senza frontiere.

Certo si deve considerare che la scrittrice in questione e' Rebecca Miller, artista poliedrica, dalla scultura alla pittura, ed e' la figlia del grande drammaturgo americano Henry Miller e della fotografa della storica agenzia Magnum, Inge Morath. Henry Miller, vincitore del premio Pulitzer, e' famoso per piece letterarie e teatrali che hanno fatto il giro del pianeta, quali :"Morte di un commesso viaggiatore", tra le tante. E di Henry Miller e' anche famosa la precedente moglie, nientemeno che Marylin Monroe.

Rebecca Miller nel film "Personal Velocity", meritatamente premiato da prestigiose giurie, dirige tre donne in tre episodi, tre momenti di scelte e tre diverse situazioni di rapporto con gli uomini, il motivo di fondo e' che ognuno ha la propria velocita' personale per comprendere quanto desidera.

Io invece vorrei parlare di quella speciale sensibilita' che hanno le registe di narrare l'animo femminile, nelle sue precipue caratteristiche, prezioso momento di educazione per gli uomini.

Il primo episodio e' incentrato su una donna maltrattata dal marito che la picchia, di fronte a scene del genere la rabbia degli spettatori era palpabile in sala, penso che come me, volessero entrare nello schermo per dirne quattro al tipaccio. Ma quando la situazione e' vissuta dall'interno, e' evidente che e' un'altra storia, gioca il timore della donna di perdere comunque qualche cosa che in quel momento ha o ha costruito nel tempo, una sicurezza famigliare seppur malriposta, un'accettazione rassegnata. La forza d'animo di riuscire a staccarsi deve essere immensa, una rottura non solo con la persona a cui si era a fianco, ma una rottura con le consuetudini proprie, una decisione di grande coraggio personale.

Il secondo episodio narra di una editrice incaricata di aiutare gli scrittori a snellire le loro opere prima della pubblicazione, eliminando il superfluo e il ripetuto, il grande successo in tale lavoro lancia la protagonista in una brillante carriera. Una scena che non posso non raccontare tanto e' di umorismo sensazionale: un pensiero della donna che osservando il marito pondera se anch'egli non sia un superfluo paragrafo della sua vita.
Qui vorrei notare quanto la regista abbia narrato con apparente ovvieta' quanto agli uomini non e' tanto ovvio, tanto e' vero che se ne possono accorgere solo prestando attenzione, intendo cioe' la capacita' di sintesi delle donne.
Alcuni mesi fa, nella palestra che frequento e che da tempo e' divenuta una sede distaccata della nostra rivista "Concerto di Sogni", ho proposto ad amici e amiche che scrivono poesie e racconti, di definirmi un semplice concetto, ricordo che era "l'acqua" e il test mostro' che le donne in una sola riga erano esaurienti, mentre gli uomini utilizzavano un mare di parole, in cui dopo dieci righe si disperdeva anche l'argomento.
E devo dire che dalle poesie straordinarie che le nostre concertiste scrivono qui, questa capacita' di sintesi si dimostra ben confermata.
Mi viene in mente che si puo' correre un rischio, se una donna e' estremamente sintetica e un uomo e' estremamente prolisso, la reciproca comprensione ne soffre, comunque e' una pacchia parlare bene delle donne e prendere in giro gli uomini su concerto, tanto di uomini ce ne sono pochi.

Il terzo episodio e' ben piu' di una narrazione, e' una trasmissione di animo femminile, la protagonista scopre l'amore per un figlio non ancora nato e di cui non voleva la responsabilita', incontrando per caso ed aiutando un altro bambino ferito. Un percorso dell'animo comprensibile e proprio solo della donna, di cui non si puo' avere che rispetto.

Allora amici di concerto, vogliamo fare solo gli spettatori? Oppure anche dai nostri ranghi usciranno premi pulitzer e registi e sceneggiatori? Chissa', ma il primo passo e' certo la nostra piccola, piccola, letteratura.

New Yorker, aspettaci, arriviamo.

Roberto


   
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