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Roberto Mahlab
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Costa Azzurra - primavera

La pioggia era fortissima, ma l'uomo non la sentiva addosso, il suo sguardo era fisso verso la vetrina del negozio, vedeva una costruzione che la sua mente aveva creato e ora l'aveva trovata nella realta'. Era sempre stato convinto che cio' che pensiamo esiste, se lo pensiamo esiste.
Un tavolo di cristallo la cui base era un opera d'arte unica, un ramo di albero scolpito nel cristallo che reggeva un piano ellittico, con ai bordi due salti arrotondati. La luce lo rendeva un caleidoscopio di colori. Lo avrebbe cercato.

Europa Centrale - estate

Era imballato in una cassa di legno, lo portarono per i piani delicatamente, aprirono la cassa, era lo stesso. L'uomo rimase da solo nella stanza e lo fisso' seguendo la prima luce riflessa, poi la seconda...poi.....finche' non si senti' strappare dal pavimento e risucchiare nel tronco di cristallo.

Tra il vento del Mediterraneo Orientale

Lei aveva cominciato ad ascoltare e a parlare di cio' che lui stava per dirle......e lui vide per un attimo finalmente i suoi occhi fissare quel mare e i suoi capelli sollevati dal vento.

Europa Centrale - estate

Era come all'interno di uno scivolo colorato, era sorpreso dalla sensazione di come fosse facile vivere e piano piano si lasciava andare, tra gli specchi sceglieva di volare, e sorrise a quell'immagine di se' bambino di fronte a quell'uomo giovane, alto e dalla lunghissima barba e dallo sguardo cosi' buono, attorniato da altre persone vestite di bianco, con in mano attrezzi strani, che lo cullavano, lo guardavano con un sorriso dispiaciuto, ma lui era contento, euforico, sapeva che sarebbe stato bene. E quell'immagine che gli aveva regalato la dolcezza non peso' piu' nei suoi ricordi e all'improvviso si accorse di trovarsi in mezzo alla radice del tavolo di cristallo.

Era una radura di specchi multicolori, in uno di essi si vedeva un'altissima vetta che si affacciava in un laghetto, in un altro vedeva il vento, le onde, la foresta, le nuvole e se' stesso che faticava a superare la tempesta.....e poi una laguna di acqua calma, chiara e capi' di essere arrivato. Il suo sguardo fu attratto da una sfera di cristallo trasparente, che palpitava al ritmo del suo cuore e si senti' sereno, senti' che poteva fermarsi, che aveva fatto ogni fatica e che nessuno avrebbe mai dovuto farla per lui. Si avvicino' alla sfera, prima titubante, poi sempre piu' direttamente ed essa continuava a splendere, a gettare verso ogni luogo i suoi coni di luce scomposta dai prismi. Allungo' la mano per toccarla e un pensiero lo rabbuio', voleva che non soffrisse, mai, voleva domare l'ultima tempesta......non si avvide dell'altro orologio i cui secondi scorrevano a velocita' doppia rispetto al suo...

Si accorse della via che portava alla grotta dei mosaici e vi si diresse con l'animo spaventato....l'intera parete era ricoperta da mosaici, i mille mosaici di Chagall, era come se ogni immagine parlasse, raccontasse una storia, una storia che lui voleva raccontare di fronte alla sfera di cristallo trasparente, per non correre mai il rischio che si infrangesse.
Nella grotta c'era un uomo, giovane, alto, con una lunghissima barba, vestito di bianco, lo riconobbe, era lo stesso della sua infanzia, stava leggendo un manoscritto in pergamena, gli occhi buoni correvano tra i caratteri biblici e si levarono e lo fissarono con profonda intelligenza :"Dimmi.....sei infelice?" "Si'....." "Sai? Chi ha scritto tutto questo si arrabbierebbe della tua infelicita'....."
Corse via dalla grotta dei mosaici, aveva superato l'ultima tempesta e si ritrovo' di fronte alla sfera di cristallo trasparente e allungo' la sua mano decisa per raccoglierla.....e non credette alle lancette del secondo orologio che erano gia' giunte a mezzanotte.....la costruzione non ha tempo, non puo' avere tempo, e' eterna, lo credeva fermamente.

La sfera di cristallo trasparente scotto' all'impovviso e gli sfuggi' dalla mano e al suo posto comparve una fiammella che si spostava in continuazione.....:"io sono una parte dell'Animo dell'Universo..." gli disse beffarda.


Princeton - 1950

Albert Einstein disse di non credere che D-o giocasse a dadi con l'universo e per questo non si convinse subito delle teorie probabilistiche. In realta' l'Animo dell'Universo non ha l'incarico di giocare a dadi con le vite degli uomini, ma sono esse stesse che evolvono in modo cosi' complesso che non e' possibile definire con certezza il loro stato in ogni istante e la loro direzione.
Ma le due teorie non erano contrapposte, l'Animo dell'Universo che pare spostarsi dispettoso e' accompagnato nel suo moto da una musica, uno spartito di cuori come fossero note e come in una composizione musicale la nota successiva puo' essere inattesa.....

Europa Centrale/Mediterraneo Orientale

E lui decise di inseguire lo spartito di note per viverlo, l'animo dell'universo che e' in ogni essere umano era ora libero, vibrante, non vincolato da mondi oscuri.
Fisso' il quadrante del secondo orologio, uso' le mani per domarne il battito e tutto esplose in un unico grande vortice di colore......e urlo'...

Fu scagliato fuori dall'albero di cristallo, con nell'animo un senso di perdita, e si ritrovo' a terra dolorante sulla sabbia di quella spiaggia del Mediterraneo, l'ultima barriera che aveva infranto, senza l'aiuto di nessuno, si alzo' e assaporo' ad occhi chiusi il vento che gli attaccava sulle labbra il sale del mare.......




   
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