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 I germogli di Tu Bishvat
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Roberto Mahlab
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Inserito - 15/02/2009 :  21:26:42  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
E' trascorso un mese da Papà e domenica il rabbino ha tenuto una commemorazione, a casa di mia sorella alle quattro e mezza di pomeriggio era tutto pronto per ricevere gli ospiti, se gli uomini fossero stati almeno dieci, ci sarebbe stato Minian, il numero minimo per leggere Minchà, la preghiera del pomeriggio. Una sola amica era arrivata in anticipo e sospirava il suo timore che non venisse nessuno, era Tu Bishvat, il quindici del mese di Shevat del calendario lunare, la festa del cambio di stagione e gli amici certo si stavano preparando per andare alla caratteristica cena.

Un minuto dopo le quattro e trenta arrivò il rabbino, giovane e con la lunga barba bianca, si sedette insieme a noi sul divano e ci disse di non preoccuparci, anche se era festa, gli amici avrebbero pensato prima a noi. E così fu, minuto dopo minuto si presentarono, così tanti che non bastarono le sedie e i divani. Tanti uomini e tante donne quante ne potrebbe contenere una piccola sinagoga.

"Sette frutti", disse il rabbino. "Ventun frutti", disse uno degli amici. Quanti sono i frutti per celebrare il quindici di shevat, noto anche come "capodanno degli alberi?". Ce n'erano meno di ventuno, ma più di sette sulla nostra tavola imbandita. In questo giorno si tramanda che gli alberi cessino di trarre nutrimento dalla terra per iniziare ad usare la loro linfa, finalmente pronti a dare frutti. I fichi, datteri, il melograno, l'uva. Mi rammentai all'improvviso la gita a Safed, l'enorme albero di melograno colmo di frutti in una piazzetta della cittadina, un'estate in Israele, una visione da togliere il fiato che si è stampata nella mia mente come una fotografia.
E un altro vivido ricordo ancora, l'anno scorso osservai stupito i germogli sui rami delle piante del terrazzo dell'ufficio, nevicava, mio Padre si stupì della mia stupefazione e mi spiegò che proprio in inverno nascevano i germogli che sarebbero sbocciati a primavera.

L'essere umano è come l'albero, proseguiva intanto il rabbino, le sue azioni e la sua saggezza sono le radici che si svilupperanno per dare linfa ai suoi figli. "Ci avviciniamo a Pesach, alla Pasqua e le parashot, i brani della Torah che si leggono settimanalmente al Tempio, iniziano a narrarci dell'uscita dall'Egitto", ci ricordava. Noi abbiamo tutti la fede, ma più difficile è mantenere la certezza, aggiunse il rabbino. E quando Mosè chiese al faraone di lasciare uscire il popolo di Israele, domandò che agli ebrei fosse permesso di andare via per soli tre giorni. Perchè Mosè non chiese semplicemente di poter andarsene per sempre? Di chi non si fidava, del faraone o dei dubbi del popolo? Tre giorni gli appariva una richiesta non troppo insistente, di modo da limitare la sfiducia sia del faraone, sia del popolo. E il popolo non lo seguì del tutto, ben quattro quinti degli ebrei rimasero in Egitto. E il faraone inseguì nel deserto i fuggitivi, quando si accorse che dopo tre giorni essi non erano tornati, ma il suo esercito finì tra i flutti del mar Rosso.

Riflettei sul fatto che la questione dei tre giorni è una delle tante diffenze tra quanto riportano la Bibbia e i suoi studiosi e il racconto che si ricorda comunemente. Uno degli esempi più noti di tali discrepanze riguarda la vicenda dell'albero della conoscerza del bene e del male, di cui ci ricordiamo che Eva, tentata dal serpente, assaggiò il frutto, facendo peccare anche Adamo e provocando la cacciata dal paradiso terrestre.
Ma non è scritto così. Il Signore avvertì evidentemente solo Adamo, dopo la creazione, di non mangiare il frutto di quell'albero, visto Eva non era ancora stata creata. Dunque poteva essere stato solo Adamo ad informarla del divieto. Ma Adamo dubitò della fermezza di carattere di Eva e così le disse non solo di non mangiarne il frutto, ma di non toccare neppure l'albero. Adamo esagerò, non ebbe fiducia in Eva. E il furbo serpente ebbe gioco facile, quando chiese a Eva quale fosse il problema con l'albero, lei gli rispose che il Signore aveva detto di non toccarlo e di non mangiarne i frutti. E gli studiosi a questo punto avanzano la teoria che il serpente convinse Eva a toccare l'albero per dimostarle che non sarebbe accaduto nulla e infatti nulla accadde, dato che se lo era inventato Adamo il divieto a non toccarlo. E il serpente, in totale surplace, potè proporre a Eva di mangiare il frutto, visto che almeno la metà di quanto le era stato detto già non corrispondeva alla verità.

Molti scrittori si sono cimentati nell'arte della storia alternativa del passato, descrivendo che cosa forse sarebbe accaduto se un determinato fatto fosse avvenuto in maniera diversa da come avvenne. E in che modo la Storia dell'umanità avrebbe potuto svilupparsi diversamente se Adamo ed Eva non avessero commesso gli errori che commisero? Con il senno di poi possiamo affermare che Adamo fu superficiale, oltre che poco fiducioso in Eva e possiamo anche affermare che Eva fosse un pochino frivola e certo possiamo dedurre che, se fosse stata una pellicola di Hollywood, l'oscar della recitazione sarebbe toccato al serpente.

E, soprattutto, Adam non fu per nulla un gentiluomo, non sapeva corteggiare Eve, non sapeva valutarla per la sua avvenenza e la donna desiderava sentirsi un poco indipendente, diciamo che la coppia non era poi così ben affiatata.

Torniamo indietro nel tempo, ciak, si gira :"L'Eden ritrovato".

Eve osservava di sottecchi il marito, iniziava a dubitare che lui la comprendesse davvero, Adam le teneva sempre delle lezioni di vita, come se fosse un'educanda e, quando lei chiedeva di essere trattata alla pari, lui le faceva delle ramanzine, le presentava situazioni catastrofiche, la metteva in guardia da pericoli con tali frasi apocalittiche che lei iniziò a sbuffare e a sospettare che suo marito non le desse fiducia, che la trattasse come una bambina, forse non aveva superato psicologicamente lo shock della costola sottratta, forse si era sentito obbligato a sposarla, forse non l'aveva mai amata davvero, dopotutto era un matrimonio combinato.
Eve sedeva rimuginando questi tetri pensieri seduta su un tronco della foresta, vedeva a malapena gli alberi che la circondavano, specialmente uno di essi era rigoglioso di frutti.

"Sai com'è, che se li mangi poi scopri i segreti della conoscenza del bene e del male...", Eve rabbrividì, avvertì il viscido contatto di Joe Snake attorno alle spalle, d'accordo, Adam forse non era l'uomo ideale, ma tradirlo con Snake, questo no, non gli piaceva proprio quel tipo, era una sensazione di pelle. "Eve, senti, lo so che non ti sono simpatico, ma io credo che ci sia un equivoco, credo che se tu mi conoscessi meglio, che se mi dessi una possibilità di dimostarti il mio valore, forse il rapporto tra di noi potrebbe assumere una direzione diversa...". Eve tirò su le spalle, in fondo che aveva da perdere, sentiva Adam così lontano. Snake si accorse che le difese della donna stavano cedendo e si insinuò :"voglio dimostrarti che io non sono come Adam, voglio permetterti di scoprire che io mi fido di te, che so che prenderai la decisione giusta, Adam invece ti deve sempre rimproverare, avvisare, allarmare, ma come puoi sentirti libera, come può formarsi il tuo carattere di donna indipendente?".
Eve sospirò, le parole di Snake contenevano la verità, avvertì un senso di delusione, quasi di rabbia repressa verso Adam e fu allora che Snake attaccò :"scommetto che non hai bisogno di Adam per mangiare quello che ti pare!".

"Ma che dici Snake?", si ribellò Eve, "io posso già mangiare quello che voglio, ci mancherebbe che Adam mi controllasse pure la dieta!".
"Ne sei sicura?", sibilò Snake, "e il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, davvero non devi chiedere ad Adam?".
"No, quello no!", si allarmò la donna, "Adam mi ha chiaramente detto di non toccarlo e di non mangiarne i frutti!".
"Davvero? e ti ha anche spiegato il perchè, oppure te lo ha imposto?".
"Mi ha spiegato", rispose Eve con pazienza, "che il Signore ha detto di non toccarlo e di non mangiarne i frutti, non so il perchè", ammise imbarazzata.
"Te lo dico io il perchè", sussurrò Snake, "perchè se mangi quel frutto diventerai onnipotente e, diciamolo, magari è una trovata di Adam timoroso che tu lo possa comandare, scusa Eve, ma chi l'ha detto che tuo marito sia davvero più intelligente di te, come tenta di farti credere?"
"Snake!", strillò indignata Eve, "ma non credi che toccare quell'albero e mangiarne i frutti sia un'offesa al Signore, un dispetto al Creatore, una mancanza di rispetto, un capriccio insincero, un venir meno alla parola data?".
"Eve, Eve", Snake scosse la testa, "toccare un albero provocherebbe tutto questo?"
Eve scosse la testa, come per schiarirsi le idee, "dici Snake? mio marito ha così poca stima di me tanto da divertirsi a convincermi di qualcosa che non ha base?"
"Senti Eve, puoi sempre metterlo alla prova, tocca il tronco, non ti dico di mangiare il frutto, tocca solo il tronco, che vuoi che succeda?"
"Sono confusa Snake", balbettò Eve, la sua mano si protese verso l'albero, fino a che lo sfiorò, poi lo toccò con un dito che subito ritrasse.
Snake non disse nulla, Eve teneva gli occhi chiusi, come se si aspettasse un cataclisma. Passarono i minuti, ma non accadde niente. Ed Eve riaprì gli occhi, stupita, poi arrabbiata, "Adam... Adam... questa non me la dovevi fare, mentirmi così ..."

Snake fischiettava allegramente, Eve si volse verso le sue spire, ma il serpente faceva finta di aver perduto interesse nel colloquio. "Snake!", gli si rivolse Eve. "Sì?", Snake aggrottò le ciglia, tra sé e sé si sentiva euforico, il corso accelerato all'Actors Studio si stava dimostrando un investimento straordinario, "oh Eve!, dimmi pure cara", le rispose con tono mellifluo.
"Adam è un bugiardo!", esplose la donna, "ho toccato l'albero e non è successo proprio nulla, non posso più fidarmi di mio marito!", concluse amareggiata.
"Eh cara Eve", Snake le abbracciò con fare amichevole le spalle, "non toccare questo, non fare quello, come tu fossi una bambina e non sua moglie, mi ripugna rivoltare il coltello nella piaga, non sarò certo io a voler mettere zizzania in una coppia ben affiatata, sai che vi sono amico e che farei qualunque cosa per vedervi felici insieme" e una lacrima gli scese lungo un gota squamosa, alta scuola, un oscar non me lo toglie nessuno, pensò esultante Snake.
"Snake, oh no, ma tu piangi, che dolce!", si commosse Eve, "Adam invece...", si morse un labbro per non lasciarsi andare allo scoramento.
Snake tirò su con il naso e borbottò con voce quasi impercettibile... quasi, :"e non toccare, e non mangiare, e fai questo, e fai quello, eppure Eve ha toccato e non è successo niente, il frutto, succoso, peccato...".
Eve lo aveva sentito però ed emise un sospiro deciso e allungò nuovamente la mano, stavolta verso il frutto...

"Bingo!", Snake iniziò a gridare, la voce gli si strozzò in gola, una mano, la mano di Adam, incontrò in volo quella di Eve prima che lei toccasse il frutto e le loro dita si intrecciarono.

Facciamo un passo indietro. Adam passeggia per la foresta, lancia sassolini ai ranocchi dello stagno, si unisce alla danza di un gorilla della foresta, apre il frigorifero e si rimpinza di leccornie, sorride alla vita che gli sorride. Agguanta un paio di pompelmi, li lancia in alto e si esercita a riprenderli senza farli cadere, tende l'orecchio e ascolta il melodioso cinguettare di un usignolo, poi il suo udito sente qualcosa d'altro, proveniente da dietro gli alberi, sembrano delle voci, si avvicina, scosta le fronde e rimane di sasso osservando le spire di Snake avvolgere le spalle di Eve. "Ma siamo solo in due e quello deve cercare di portarmi via la moglie!", una fitta di gelosia o piuttosto il senso di affronto al suo essere maschio, alla sua certezza di essere bello e forte e muscoloso e irresistibile e invece a Eve bastano sul serio poche parole per cadere ai piedi del primo venuto? Che cosa ha lui che io non ho? Non è per Eve, è che non lascio un altro portarmela via, oh no, Eve sviene per qualche parola carina? E adesso ti faccio vedere io come so essere affascinante.

"Eve...", mormora Adam mentre le dita della sua mano si attorcigliano alle dita della mano della donna, un soffio prima che ella tocchi il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male.
"Adam...", mormora Eve con tono sorpreso e le gote che arrossiscono, il subitaneo timore che Adam avesse compreso che lei avesse accettato la corte di quel cascamorto di Snake, insomma, non era a quel punto di disperazione, quando si specchiava sulla superficie del laghetto, si rendeva conto di essere una bellissima donna, se avesse voluto, altro che uno come Snake, non ci sarebbe stato uomo a resisterle, se ne fossero esistiti.
"Eve, cara", riprese Adam, "sei bellissima oggi".
"Eh?", esclamò Snake. Un'occhiataccia prima da Adam e poi da Eve lo indussero a tacere.
"Eve, mi sono reso conto di averti trascurata e tu non lo meriti", Adam si era inginocchiato di fronte ad Eve, tenendole sempre stretta la mano, "ho riflettuto e sono giunto alla convinzione che in te ho trovato la compagna ideale, la donna più meravigliosa di tutte le donne del Creato!".
"Di tutte... e lei lo sta a sentire?", Snake gli fece eco e poi lasciò cadere le spire a terra, disgustato.
"Oh Adam, sai io...". Ecco, lo stava a sentire, dovette concludere Snake.
"Sstt, non dire nulla, ti prego", Adam pose un dito sulle labbra di Eve, poi le infilò un anello di diamanti al dito anulare della mano sinistra.
"Adam!", il respiro si era quasi arrestato in gola ad Eve, levò in alto verso gli occhi la mano con l'anello che risplendeva ai raggi del sole, poi abbassò lo sguardo adorante verso il marito.
Adam si alzò in piedi, le prese dolcemente tra le mani il viso e poi le toccò i lobi delle orecchie, Eve sentì un leggero pizzicotto e si accorse di indossare un paio di orecchini di smeraldi.
Non fece a tempo ad emettere un suono che Adam le cinse il collo con una collana di topazi e rubini, poi si allontanò da lei di qualche metro e la osservò e infine emise un fischio di ammirazione.
"Adam...", Eve si sentiva sciogliere e il suo animo si riempì di dolcezza, ma come aveva potuto dubitare del suo uomo.

Adam la prese sotto braccio e Eve si abbandonò al suo fianco, "cara, ho una sorpresa per te, una crociera ai Caraibi" e allora, e solo allora, fece segno di essersi accorto di Snake, che osservava la scena allibito, "Eve, questo signore qui, è un tuo amico?", Adam chiese con tono severo alla donna.
"Chi?, quello? oh no Adam, non lo conosco neppure, sarà uno dei tanti avventori del parco!", ribattè Eve sinceramente scandalizzata o almeno sperò di risultare sinceramente scandalizzata, dopo tutto all'oscar un pensierino lo aveva fatto anche lei. Adam, che si era artatamente irrigidito, sospirò e rassicurò la donna :"oh Eve, scusami, non volevo... la mia assurda domanda ti ha turbata, vieni, andiamo, la Rolls Royce ci aspetta". E le tenne la portiera aperta fino a che lei non fu entrata, poi fece il giro della macchina per raggiungere la portiera del posto di guida e si fermò un istante, a lanciare uno sguardo ironico a Snake, davvero ci hai provato, a fare a gara con me con una donna? e poi si mise al volante.

E il corpo flessuoso di Snake prese la forma di un punto di domanda mentre la Rolls si allontanava all'orizzonte, la musica della radio che copriva lo stormire delle fronde al suo passaggio.
"Adam", si risentì Eve, "ma dobbiamo proprio sentire questa musica? non puoi cambiare canale e mettere Britney Spears?"
"Ma Eve!", le rispose scontrosamente Adam :"é Pavarotti, a me piace sentire Pavarotti!". E ripresero a litigare, e fu il loro rinfacciarsi i rispettivi gusti a coprire lo stormire delle fronde al passaggio della Rolls lungo la strada che si snodava nel Paradiso Terrestre, tra la foresta e l'oceano.

Intanto nella radura nei pressi dell'albero della conoscenza del bene e del male, una fronda si mosse, scostata dalle mani di una bellissima donna bruna e dagli occhi che lanciavano fiamme di rabbia verso Snake. "Sei tu Lilith?", il serpente si scosse dal crollo nervoso e quasi la aggredì, :"ma dove ti eri cacciata? ma perchè mentre io stavo per convincere Eve a mangiare il frutto, tu non hai trattenuto Adam? perchè non mi hai aiutato?".
La donna fece un balzo felino e si arrestò a due millimetri da Snake e lo guardò a fondo negli occhi, "aiutarti? certo avrei dovuto e anche voluto", spiegò il misterioso essere che per motivi ignoti era divenuta una figura dell'episodio, "ma quando hai messo le tue spire attorno alle spalle di quell'altra io... io volevo strangolarti, altro che aiutarti!".
"Ma Lilith, non è come tu pensi, io recitavo, oh lo so", continuò con tono orgoglioso, "sono bravo a recitare!".
"E tu non mi hai mai regalato un anello e gli orecchini e la collana e non mi hai mai detto le dolci parole che Adam ha detto a Eve", un singhiozzo le spezzò la voce e lo sguardo di Lilith si perse come sospirando ad una fantasia lontana.
"Oh questa poi!", la interruppe Snake, "questa poi cosa?", lo squadrò con ferocia Lilith. E andarono avanti a litigare e il loro battibecco sovrastò il cinguettio degli usignoli che si misero le alucce sulle orecchie perchè veniva loro mal di testa a sentire quei due.

Forse in un mondo alternativo era andata in quel modo tra Adamo, Eva e il serpente? Forse in quel mondo saremmo vissuti tutti quanti per l'eternità nell'Eden? Oppure prima o poi il serpente si sarebbe inserito nuovamente tra i litigi di Adamo ed Eva e avremmo vissuto tutto come viviamo a causa della cacciata dal paradiso terrestre?

Il rabbino mi mise un braccio attorno alle spalle e mi ridestai alla realtà, ci chiamò tutti quanti e pronunciò la benedizione.
Al ritorno a casa pensai al significato della sua frase, la fede e la certezza, la forza di credere che tutto ha un senso.

A sera aprii la grande finestra che dava sul terrazzino, avvertii il gelo dell'inverno, eppure il gelsomino e la gardenia avevano i germogli su ogni rametto, si notavano anche nel buio, il giorno di Tu Bishvat, la ancor nascosta bellezza dei fiori che presto sbocceranno a primavera, come mi hai insegnato.

Roberto Mahlab

   
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