Gabriella Cuscinà
Senatore
Italy
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Inserito - 31/01/2013 : 09:12:17
La cicogna smarrita Nessuno crede più alla leggenda delle cicogne che portano i bambini. Male! Molto male! Perché io conosco la storia di una cicogna, di nome Gertrude, che perse la strada e non riuscì più a trovare l’indirizzo per consegnare a due genitori la loro creatura. Oggi si parla tanto di bambini abbandonati nei cassonetti dell’immondizia, di neonati gettati nei water dei bagni pubblici. Invece Alexia e suo marito aspettavano con ansia e trepidazione l’arrivo della suddetta cicogna la quale li cercava per mari e per monti senza riuscire a trovarli. Volava con le sue grandi ali e viaggiava, girava e cercava per tutta Italia con il fagottino neonatale legato al lungo becco. Tanto girovagava che si era smarrita. Le avevano detto di andare in un paese vicino a Bari dove abitava il padre e la povera cicogna era andata proprio là, ma non aveva trovato nessuno. Aveva creduto di non saper fare più il proprio mestiere. D’altro canto lei, come cicogna, era un po’ svanita, eternamente distratta, infatti spesso il suo capo aveva minacciato di licenziarla. E questa sarebbe stata la volta buona se non riusciva a consegnare la bambina. Sì, perché si trattava di una femminuccia. Una creatura placida e dolcissima. Forse le piaceva volare, perché non aveva mai pianto da quando Gertrude aveva iniziato le sue ricerche. Ogni tanto la guardava con i suoi occhi da birbante e sembrava chiederle: “Ma dove mi stai portando? Io voglio andare dal mio papà e dalla mia mamma”. La qual cosa metteva maggiormente in agitazione la povera cicogna. Gertrude pensò bene di non perdersi d’animo e di continuare le ricerche. Per prima cosa sarebbe tornata alla dimora delle cicogne a chiedere esattamente il luogo dove depositare il prezioso fagottino. -Ehi tu! Scema di una cicogna!- le dissero le colleghe quando la videro ritornare con la bimba. – Ma che hai fatto? Non hai ancora consegnato la neonata? -Accidenti! Ma dove mi avete mandato? A casa del padre non c’è nessuno. -Sei una cretina! Ecco quello che sei!- la apostrofò il suo capo – Devi andare nella città della madre che è esattamente Palermo. -Ah già! Devo andare dove abita la madre perché è lei che deve partorire. -Ma guarda che scoperta!- ribadì il capo- Bada Gertrude a non combinare altri guai, altrimenti questa volta considerati licenziata! La nostra povera cicogna se ne andò avvilita e riprese il suo volo con la piccolina che la guardava incuriosita e questa volta pareva voler dire: “Guarda se mi doveva capitare questa imbecille di cicogna!” Gertrude arrivò a Palermo e seppe che Alexia abitava in Corso Vittorio Emanuele. Cercò, ma anche questa volta non trovò nessuno e si stava mettendo a piangere, poi guardando la piccola che sino ad allora era rimasta imperterrita, pensò: “Ma come? Lei non piange e piango io?” Così si ricompose e riprese le ricerche. Seppe che Alexia aveva cambiato residenza e adesso abitava in una via di fronte la Cala, il porto più antico della città. Si recò a quell’indirizzo, ma anche lì non c’era nessuno. Il panico attanagliò la nostra povera cicogna che nonostante tutto continuò a volare accompagnata dallo sguardo curioso e birbante della piccolina. A un tratto, Gertrude vide venire incontro un angelo che le si affiancò e chiese: - Tu sei la cicogna che deve consegnare il neonato ad Alexia? -Si sono io e tu chi sei? -Io sono un angelo come puoi desumere dal mio aspetto. Esattamente sono il padre del padre del neonato. Mia nuora Alexia è in travaglio e pare che le dovranno praticare il cesareo. Niente di grave, ma ti devi sbrigare a effettuare la consegna! -Oh meno male! Non sai quante volte mi sono smarrita e ho perso l’orientamento. So che il cognome del padre è Palatino, ma non sono riuscita a trovare né lui né Alexia. Finalmente tu mi dirai con esattezza dove si trovano. -Ma che Palatino e Aventino! Sei una cicogna rincitrullita! Non ci chiamiamo Palatino. -Ah no? E come vi chiamate? -Senti, lascia stare. Seguimi. Ma a quanto vedo è una femminuccia. Sono contento. Le femmine sono una benedizione di Dio. La poetessa nicaraguese Gioconda Belli scrisse: E Dio mi fece donna, con lunghi capelli, gli occhi, il naso e la bocca da donna. Con rotondità e peli e dolci cavità; mi scavò dall’interno e fece di me lo studio degli esseri umani. -Quante cose sai! Si capisce che sei un angelo. -E tu somigli più a un’aquila che a una cicogna. Con quel pelo grigio e irsuto! Mia nipote diverrà una persona coraggiosa e imperturbabile perché ti guarda attonita senza scomporsi. Ma adesso andiamo, s’è fatto tardi. Così poco dopo la nonata fu consegnata in una clinica dove Alexia era ricoverata. L’angelo la benedisse e se ne andò. Gertrude, felice d’aver assolto il suo compito, tornò alla dimora delle cicogne e ricevette i complimenti del suo capo. Gabriella Cuscinà
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