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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Sabrina e le sigarette
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 16/10/2005 :  08:32:51  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Sabrina e le sigarette

La terza media di quell’anno scolastico era una classe formata da ragazzi tutti abbastanza educati e volenterosi. Solo Sabrina si mostrava apatica e scontrosa e la sua insegnante di lettere aveva cercato di capire quale problema la tormentasse. Aveva scoperto che la madre si era separata dal marito restando con quattro figli minori da mantenere. Spesso in casa mancavano i soldi per comprare i vestiti per tutti e si dovevano accontentare di indossare ognuno quelli smessi dei fratelli più grandi che andavano crescendo. La ragazza sino all’anno precedente era stata molto studiosa, ma adesso era diventata svogliata e insofferente e l’insegnante aveva spesso cercato di stimolarla e di raccoglierne le confidenze, ma Sabrina le sfuggiva e non voleva aprirsi, mentre invece in precedenza le aveva mostrato molta fiducia.
Verso il mese di Marzo si cominciò a organizzare il viaggio d’istruzione e i ragazzi erano in fermento. La classe avrebbe visitato Venezia e alcune cittadine del Veneto e dunque si iniziò a discutere del prezzo del viaggio. Naturalmente la spesa da affrontare non era indifferente per ogni ragazzo, visto che includeva pure la tratta aerea, il vitto e l’alloggio per cinque giorni. Tutti gli alunni diedero la loro adesione tranne Sabrina. L’insegnante capì subito che la madre non avrebbe potuto affrontare quella spesa e cercò di minimizzare il problema, ma anche i compagni si resero conto del fatto e, senza farlo capire a Sabrina presero a raccogliere dei soldi per pagarle il viaggio. Poi confidarono la cosa alla professoressa che avrebbe dovuto fare da tramite tra loro e la madre della compagna.
L’insegnante mandò dunque a chiamare la mamma di Sabrina con una scusa banale e le comunicò ciò che i compagni avevano fatto per sua figlia. La povera signora si commosse, accettò l’offerta dei ragazzi, ma pregò la professoressa di non dire nulla a Sabrina per non mortificarla.
La classe partì ad aprile e i ragazzi alloggiarono in un albergo di Iesolo, visitarono luoghi incantevoli e ammirarono le bellezze di Venezia.
Una sera la professoressa udì provenire della urla dalla stanza dove alloggiavano Sabrina e altre due compagne. Stavano litigando e Sabrina gridava e le guardava in cagnesco. Insomma le due ragazze si lamentavano e quasi piangevano, ma nello stesso tempo non volevano dire il perché. L’insegnante dopo un po’ avvertì uno strano odore di fumo, come se qualcuno avesse da poco spento una sigaretta.
- Ragazze, ma cos’è questo odore di fumo?-
Un silenzio tombale aveva seguito la domanda. La professoressa chiese di nuovo: - Per caso qualcuna di voi ha fumato?-
Risposta collettiva: - No professoressa.-
- Allora cos’è quest’odore? Qualcuno ha fumato. -
Silenzio accompagnato da espressioni di panico e visi molto pallidi.
- Abbiamo sempre parlato in classe- continuò l’insegnante – degli effetti dannosi del tabacco. Avrei giurato che nessuno dei miei alunni fumasse, invece mi devo ricredere. Insomma! Chi di voi ha fumato? Ditelo! Abbiate almeno il coraggio di confessare.-
Le altre due ragazze, piangendo, indicarono Sabrina.
La professoressa avvertì una stretta al cuore, la guardò e chiese: - E’ vero Sabrina?-
Piangendo anche lei, ammise la cosa e disse che ne aveva fumato una sola.
- Non è vero!- esclamò una compagna, – non fa altro che fumare, pare una ciminiera. In questa stanza non si respira!-
- Sabrina,- disse l’insegnante con voce grave, - a nulla sono valse le mie lezioni contro il fumo?- La sua espressione era davvero funerea. - Bene, adesso telefonerò alla tua mamma e la informerò del fatto che tu fumi di nascosto. –
A questo punto Sabrina spalancò gli occhi e si mise ad urlare: - No! Professoressa, no! Non lo dica alla mamma, la prego!-
- Devo dirglielo, ho il dovere d’informarla.-
- Non telefoni, non glielo dica, le prometto che non fumerò mai più per tutta ala vita.-
- Non ho più fiducia in te e poi tua madre deve saperlo.-
Il riferimento alla fiducia fu per la ragazza uno schiaffo in pieno viso. Allargò le braccia e assunse un’aria di disperazione.
- La supplico, non telefoni.-
- Devo farlo.- E già l’insegnante aveva preso in mano il cellulare.
A questo punto Sabrina si inginocchiò tenendo le mani congiunte: - La prego! Professoressa la supplico! Non telefoni, non dia questo dolore alla mamma!-
- Ah! Io darei un dolore alla mamma? E tu? Tu che fai le cose di nascosto?
Ma chi ti ha dato i soldi per comprare le sigarette?-
- Non le ho comprate. Le ho prese a mio padre.-
- A tuo padre? E come?-
- Quando vado a trovarlo a casa sua, lascia dei pacchetti di proposito affinché io li prenda. Tutto avviene di nascosto, mia madre non devo saperlo. Io rubo le sigarette, ma lui stesso m’istiga a prenderle. Forse crede di accattivarsi così la mia amicizia. -
La professoressa era trasecolata. Stentava a credere alle proprie orecchie.
- Sabrina, ma stai dicendo sul serio? Tuo padre t’induce a fumare e anche a rubare? Bada che stai facendo un’affermazione grave e pesante.-
- Professoressa è la pura verità.-
- Io sono semplicemente esterrefatta perché mi pare criminale un padre che agisca così! Scusami sai, non voglio né giudicare, né criticare il suo operato, ma non lo condivido, e comunque sono certa che a tredici anni il fumo è dannosissimo. Non lo diremo a mamma, ma dammi le altre sigarette e promettimi che quando tuo padre le lascerà, non le prenderai mai più.-
- Si, lo giuro! Mai più, mai più professoressa! Non le prenderò mai più.-
Così tornarono dal viaggio e la madre di Sabrina non seppe ciò che era successo.
Verso la fine di aprile purtroppo la ragazza si ammalò di una grave forma influenzale. I compagni seppero che era stata ricoverata in ospedale perché si era aggravata e aveva la broncopolmonite. I medici avevano riscontrato in lei un’insufficienza polmonare. Anzi le ultime radiografie avevano evidenziato delle ombre come se la ragazza avesse della nicotina nei polmoni. La mamma non riusciva a capire come e perché, era confusa e addolorata. Il padre, avvisato del pericolo che correva Sabrina, si recò in ospedale e dovette confessare alla ex moglie come stavano le cose. Ebbe crisi di sconforto e si pentì amaramente di ciò che aveva fatto. Rimase perennemente al capezzale della figlia, conscio del fatto che se fosse morta, sarebbe stato anche per colpa sua.
Sabrina fu tra le vita e la morte per un’intera settimana. Poi quando finalmente i medici sciolsero la prognosi e dissero che era fuori pericolo, in classe ci fu chi pianse e chi applaudì per la gioia.
La professoressa la vide ritornare a scuola verso la fine di maggio e l’accolse a braccia aperte. Disse che non doveva preoccuparsi per gli esami e che in breve tempo avrebbe ricuperato il tempo perduto.
- Sabrina, nella tua vita fumerai più una sigaretta?-
- Credo, professoressa, che neppure guarderò il tabacco. Pensi che mio padre ha smesso di fumare e non fa che chiedermi perdono. Io non ho rancore verso di lui e gliel’ho detto e ripetuto. Mi guarda come se avesse rischiato di perdermi. Io e il mio papà siamo diventati grandi amici!-
Dicendo così Sabrina aveva gonfiato il petto d’orgoglio.


Gabriella Cuscinà

   
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