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 Iceland
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luisa camponesco
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Iceland
(un futuro possibile)


La luna di Iceland era alta nel cielo, quando Quir, il cacciatore, fece ritorno dalle Terre di Gastron. Bisognava avere molta fantasia per chiamarle terre. Quale fosse il loro colore nessuno lo ricordava, erano ormai trascorsi mille e cinquecento anni da quando i ghiacci avevano ricoperto il pianeta e per gli esseri umani il vivere una battaglia continua.
Sulla superficie, da circa due secoli, erano apparse alcune specie d'animali e i cacciatori avevano assunto sempre più importanza all’interno delle comunità sino ad assumerne il controllo
Quir raggiunse l’ingresso della grotta di ghiaccio che conduceva sottoterra dove un tenue calore consentiva di vivere alla comunità di Towen
Il turbo-ascensore scese nelle viscere della montagna, la porta si aprì con un lieve sibilo su di un corridoio formato da pietre e ghiaccio. L’ultimo tratto avrebbe dovuto farlo a piedi. La caccia non era più abbondante come un tempo le prede scarseggiavano. Le piccole creature di cui la comunità si nutriva erano diventate sempre più rare e la cosa lo preoccupava.
Lo preoccupava la mancanza di carne e soprattutto la perdita della sua posizione dominante in qualità di cacciatore.
Si stava accorgendo di piccole cose, a volte impercettibili ma che lo avevano messo in allarme.
Nessuno, prima d’ora, aveva messo in discussione le sue decisioni. Ciò che diceva era legge, lui era il primo cacciatore, tutti dovevano obbedire, pena la mancata razione di carne.
Non fece fatica a scendere dalla scala a pioli, non portava un gran peso, ma era tutto quello che era riuscito a catturare,dopo aver trascorso giorni e notti all’addiaccio, percorso chilometri rasentando infidi crepacci fino a raggiungere il limite delle terre conosciute, per un magro bottino.
Il rumore ritmico del generatore d’energia copriva quello dei suoi passi, nessuno lo aspettava, in passato era diverso, veniva accolto da tutta la comunità. Ecco un altro segnale del cambiamento, doveva trovare una soluzione ed anche in fretta.
Raggiunse il deposito delle provviste, anche qui non c’era nessuno. Un brivido gli scorse giù per la schiena e non era di freddo.
- Rokara! ROKARA! – chiamò ripetutamente.
Nessun rumore, nessun suono. Ma dov’erano finiti tutti? Quir posò a terra la cacciagione, imbracciò il fucile sonico e si diresse verso la zona abitata situata ad un livello inferiore.

In lontananza voci convulse, qualcuno gridava, Quir si mise a correre e per poco non si scontrò con Rokara.
- Quir, è accaduta una catastrofe. Ci sono due morti e molti feriti. Presto seguimi!
Il cuore del cacciatore incominciò a battere forte, nell’aria si percepiva una strano odore, odore pungente, e non era tutto, nei corridoi aleggiava del pulviscolo che divenne più intenso man mano si avvicinavano alla città.
Ciò che si presentò alla sua vista era sconvolgente. Tutta una parete sulla quale erano costruite più di trenta abitazioni, appariva nuda, la roccia di un colore rossiccio sembrava un’orrenda ferita e ai suoi piedi ciò che rimaneva di quelle che un tempo erano chiamate case.
- Come è potuto accadere!
- Non c’è stato alcun segnale preventivo……
- Oppure lo avete sottovalutato. – Quir non toglieva gli occhi da quello spettacolo e soggiunse. - Se non sbaglio Rokara, tempo fa, il capo cantiere, aveva segnalato alcune crepe nella sua abitazione. Cosa è stato fatto in proposito?
- Erano solo crepe dell’intonaco, niente di più.
- Crepe o no ora abbiamo un grosso problema. Porta tutti quelli che non hanno più casa nella Sala del Tempio, inoltre voglio il Consiglio in riunione, subito!
Quir, a grandi passi, si allontanò pensando alle difficili decisioni da prendere.

L’insieme caotico di voci procurava un effetto acustico paragonabile al tonfo del ghiaccio quando cade nell’acqua. Quir si tappò le orecchie, inutile urlare per richiamare all’ordine, attese che gli animi si placassero.
Quietarono lentamente, più per stanchezza che per altro. Quir prese la parola.
- La prima e più importante cosa da fare è prodigarsi per chi è ferito e senza casa. Litigi e accuse dovranno attendere. Tutti gli ambienti, dalla Sala Comune e quella del Tempio saranno adibite a ricoveri provvisori. I feriti troveranno assistenza nel’ambulatorio e vi resteranno fino a guarigione…..
- Chi ricostruirà le case? Chi provvederà al cibo? Che se sarà dei nostri figli?
Chiasso e confusione presero il sopravvento, Quir rinunciò a parlare e lasciò il Consiglio.
Rokara lo seguì ed insieme si diressero nella zona del disastro. La popolazione era stata allontanata e l’ area recintata. I due uomini osservarono la frana e la parete ormai liscia.
- Dobbiamo capire perché! – esclamo Quir
- Come? – chiese Rokara.
- Portami qui Josaf .
- Stai scherzando? Quello è matto da legare.
- Sarà anche matto ma è l’unico che può dirci cos’è accaduto.

Josaf camminava nervosamente nel suo laboratorio, parlava da solo, si poneva domande e subito si sedeva a scrivere le risposte. Era ancora in quello stato meditabondo quando Quir bussò alla porta semiaperta.
- Ci serve il tuo aiuto Josaf, tu che studi le rocce e i ghiacci forse puoi dirci cosa sta accadendo.
- Si, si, lo so, lo so. – Si mise a balbettare preso da entusiasmo ora che qualcuno chiedeva il suo aiuto. – Si tratta del nucleo.
- Il nucleo? – Quir e Rokara si scambiarono uno sguardo interrogativo.
- Si, si non capite? È il nucleo, mi spiego meglio.
Prese un foglio bianco e disegnò un semicerchio.
- Ecco, immaginate che questo sia mezzo emisfero terrestre. La Terra è ricoperta da uno strato di crosta sotto la quale si trova la parte più esterna del mantello insieme formano la litosfera, costituita da silicati, ma il cuore del mantello è il nucleo e la sua temperatura normale è di 5.000 gradi C. Dopo la quarta guerra atomica la nube radioattiva e la caduta del pulviscolo hanno reso inabitabile la superficie e ghiacciato il pianeta. La temperatura del nucleo era scesa a 2.500 gradi C.
Per Quir e Rokara quello era solo un discorso sconclusionato, stavano per andarsene delusi. Quando:
- La temperatura è risalita. Voi non ve ne siete accorti, ma le pareti sono più calde. Toccatele!
Quir appoggiò la mano alla parete. La trovò diversa, non era un vero e proprio calore. Era semplicemente fredda non gelida. Preso com’era dai suoi personali problemi non aveva fatto caso al cambiamento.
- E questo cos’ha a che fare con il crollo di Towen Est?
- È la conseguenza del riscaldamento della parete. Le abitazioni sono fatte con ghiaccio pressato col calore si sciolgono.
- Questo vuol dire che…..- Rokara spalancò gli occhi spaventato.
- Vuol dire che presto, molto presto, tutta Towen si scioglierà.

La rivelazione li lasciò storditi ancora increduli. Nessuno di loro ricordava quando la città fosse stata costruita. Erano molte, troppe le cose che avevano dimenticato.
- E non è tutto. – rincarò Josaf – ma se i miei calcoli sono esatti, e fin’ora lo sono stati, rimangono all’incirca trent’anni per cercare un altro luogo per vivere. Qui sotto farà talmente caldo da non poter nemmeno camminare.
- Ci sarà pur qualcosa da fare. Non possiamo starcene qui ad aspettare che tutto crolli. Se hai delle soluzioni devi darcele.
- Ho bisogno di fare alcune ricerche e verificare alcuni fatti.
- Cosa ti serve? – chiese Quir
- È necessario che salga in superficie.
- Impossibile, solo i cacciatori possono farlo.
- Allora temo potrò fare ben poco
- Beh, dammi il tempo di pensare e consultare il Consiglio. Ti farò sapere.
- Aspetta Quir! C’è un’altra cosa che potresti fare nel frattempo
Per un istante le parole parvero galleggiare nell’aria
- Dovresti darmi l’accesso al blocco 31.
- Rokara hai quale obiezione? – chiese Quir
- Nel blocco 31 ci sono gli archivi non vedo che danno possa fare. – rispose Rokara facendo un cenno col capo.
- Va bene, concesso. Farò togliere i sigilli.
Josaf si mise a ballare dalla contentezza, da sempre sognava di poter esplorare un giorno quel luogo misterioso. Da bambino fantasticava sulle meraviglie che poteva contenere e per questa sua stranezza meritò l’appellativo di “il matto”.

Nessun tentativo venne fatto per ricostruire Towen Est. I suoi abitanti trovarono alloggi di fortuna. I controlli in tutta la città vennero intensificati, ma quelle macerie pesavano come un incubo. La vita non sarebbe più stata come prima.

Quella notte Josaf non riuscì a dormire, il pensiero che il giorno seguente sarebbe entrato nel blocco 31 lo aveva messo in fibrillazione. Nessuno da oltre centocinquant’anni vi aveva messo piede.
La vita della città era concentrata unicamente sul problema della sopravvivenza, ogni altra cosa era stata messa da parte.

A Towen, l’alba e il tramonto erano solo un effetto speciale, un modo per dare un senso al tempo che scorre. L’effetto del sole nascente era abbastanza credibile, anche perché nessuno a memoria d’uomo ne aveva visto uno dal vero.
Josaf osservava i sigilli rotti del blocco 31, sarebbe bastata una piccola spinta e…..chissà.
- Non puoi ancora entrare Josaf, dobbiamo mettere in funzione i generatori, sempre che funzionino.
I due addetti alla manutenzione ridacchiarono, ma Josaf li ignorò.
- Mia nonna diceva che qui dentro si aggirano fantasmi e altre cose spaventose, noi tutti stavamo alla larga da questo posto e dovresti farlo anche tu Josaf.
Il ronzio del generatore coprì le loro voci e l’ambiente si illuminò
- Tanti auguri Josaf, adesso è tutto tuo.
Josaf, talmente preso da ciò che stava vedendo, non li sentì allontanarsi. Grandi teli trasparenti ricoprivano casse di ogni dimensione le pareti erano tappezzate da strutture metalliche fatte a scaffali sui quali erano posti contenitori tutti contrassegnati da targhe.
Josaf li osservò da vicino, ognuno aveva una data di riferimento, si rese conto che la storia della Terra, era tutta li, dalle sue origini fino al giorno in cui il blocco venne sigillato.
C’era un segreto che solo Josaf conosceva, il suo bis, bis, bis nonno fu l’ultimo custode del blocco e tramandò di padre in figlio l’importanza del suo contenuto. A lui, ultimo discendente, erano giunte solo alcune frammentarie informazioni, ma sapeva di dover accedere al contenuto di quella scatole metalliche. Chiuse gli occhi per ricordare meglio.

“Cassa n. 324 – montaggio – accesso al generatore B2 – attendere OK – inserire scheda video 2W-attendere-- inserire modulo audio Alfa – premere tasto invio- inizio trasmissione.”

Aveva ripetuto nella mente questa sequenza fin dall’età di sei anni. e suo padre aveva fatto altrettanto prima di lui

Il primo tentativo fallì, riprovò, ancora e ancora ed infine lo schermo si illuminò, una voce iniziò a parlare:

“In principio era il vuoto, il buio totale, poi avvenne l’esplosione che chiamammo BIG BEN… “

Ere e secoli, la storia dell’umanità con la sua grandezza e stoltezza scorreva sotto gli occhi stupefatti di un uomo del quinto millennio.

- Cosa sta combinando Josaf ? Sono giorni che è rinchiuso lì dentro, ho bisogno di risposte. – Quir camminava nervosamente davanti all’ingresso del blocco 31.
Finalmente Josaf apparve sulla porta, il viso smunto ma negli occhi stralunati brillava una luce nuova.
- Devo salire in superficie. – disse rivolto a Quir
- Ti ho già detto che non è possibile, solo i …….
Le ultime parole si confusero nel fragore di un crollo.
Voci concitate, richieste di aiuto…… Towen Nord era scomparsa.

Il caso volle che la maggior parte degli abitanti di Towen Nord non fossero in casa, per cui oltre ai danni materiali, solo alcuni feriti lievi, ma il problema si faceva più serio ed urgente una soluzione. Non poteva essere una coincidenza che due zone di Towen crollassero a così breve distanza di tempo.

Una piccola folla si era formata davanti alla sede del Consiglio. Voci di protesta accompagnate da lanci di materiale tolto dalle macerie sottolineavano la rabbia della gente.
- Quir, dobbiamo dire qualcosa, calmare gli animi prima che la situazione degeneri.
- Torniamo al blocco 31.
Quir e Rokara tornarono sui loro passi quasi correndo nel timore d’essere inseguiti, ora che anche i Quir aveva perdito il suo potere carismatico.
All’interno dell’edificio l’unico rumore era quello di una strana apparecchiatura che inviava immagini in continuazione.
- Per il bene di tutti mi auguro che tu possa darci delle risposte Josaf!
- Risposte? Sono tutte qui! – indicò lo schermo – I nostri genitori e tutti gli altri prima di loro ci hanno tenuto nella totale ignoranza senza farci sapere chi eravamo. Hanno preferito chiudere gli occhi e preoccuparsi unicamente al soddisfacimento dei bisogni primari.
- Non volevano che la storia si ripetesse. – disse Rokara all’improvviso stupendo tutti.
- Ti riferisci alle guerre? – chiese Josaf quasi in preda al delirio. - Il futuro dipende dalle nostre scelte, possiamo imparare dal passato e trarne vantaggio.
- Discussione interessante. – intervenne Quir – Ma ora abbiamo bisogno di sapere cosa sta accadendo.
- Towen dovrà essere evacuata.
- Per la miseria Josaf cosa stai dicendo? Dove li portiamo tutti?
- Potrò dirtelo solo quando avrò ispezionato la superficie.
Quir appoggiò la fronte alla parte e la percosse per un paio di volte.
- D’accordo andiamo!
- Quir sei impazzito?
- Zitto Rokara, tu sai più di quanto vuoi farci credere.

Camminarono rasentando le pareti sino a raggiungere la scaletta che portava al livello del turbo-ascensore. Per Josaf tutto questo rappresentava una novità e lo dimostrava ponendo continue domanda alle quali nessuno rispondeva.
Appena raggiunta la superficie Rokara afferrò per un braccio Quir.
- Se non ci fosse questa sciagura, tu saresti stato destituito. Un triunvirato avrebbe preso il comando di Towen
- Posso sapere il motivo?
- Non ti ritenevano più all’altezza della carica di primo cacciatore.

Molte cose ora si spiegavano ma si ponevano ben altri interrogativi in attesa di risposta.
Cosa poteva attendersi da quell’uscita in superficie con Josaf “il matto” se lo stava chiedendo Quir, il primo cacciatore. Poi in pensiero gli attraversò la mente. Poteva esserci un collegamento fra la scomparsa delle prede e gli avvenimenti a Towen?

La luce accecante del giorno colpì gli occhi di Josaf che non era abituato a quel chiarore, mentre Rokara parve a suo agio, atteggiamento di chi è già abituato alla superficie.
Forse anche lui era complice nella cospirazione, ormai Quir non si meravigliava più di nulla.
- Un momento!
- Che succede Quir? – chiese Rokara
- Una sensazione, ma quei picchi all’orizzonte sembrano più bassi dell’ultima volta che li ho visti.
- Potrebbe essere un effetto ottico. Succede sai – L’atteggiamento saccente assunto da Rokara infastidì Quir
Josaf ora riusciva a mettere a fuoco il panorama ed iniziava ad essere pervaso da una nuova agitazione.
- Devo raggiungere quelle alture – disse estraendo da una tasca uno strano oggetto che emetteva un leggero ronzio.
- E quello dove l’hai preso?
- Nel blocco 31 naturalmente.
Quir sospirò rassegnato.
- Muoviamoci, prima che faccia buio, la temperatura scende a picco.
Il ghiaccio risultò essere meno compatto e quindi più scivoloso. I tre incominciarono a sudare esperienza del tutto nuova per loro.
Raggiunsero la meta parecchie ore dopo, il sole aveva già compiuto mezzo ciclo.
- Ma, cos’è mai quella chiazza scura? L’ultima volta che sono stato qui non c’era
Questa si che fu una sorpresa per Quir.
- Quella chiazza scura si chiama speranza. - Josaf non toglieva gli occhi dal suo strumento
- Non capisco cosa vuoi dire? –
- Se volete che sia più preciso dobbiamo raggiungerla.
Ripresero il cammino, ma con un vigore nuovo.

La luna era già apparsa all’orizzonte e la sera disegnava ombre nuove.
- Ecco ci siamo! Guardate! Toccatela, questa è roccia, solida roccia. Qui potrà rinascere la nuova Towen.
- È una pazzia, in superficie la vita è impossibile! – urlò Rokara.
- I ghiacci si stanno ritirando, non lo capite? La Terra si riscalda.
- Ma come vivremo e di cosa vivremo?
- Non ho detto che debba succedere domani, abbiamo tempo, possiamo prepararci, fare progetti, studiare l’ambiente, sarà un nuovo modo di vivere.
Quir e Rokara non condividevano l’entusiasmo di Josaf ma erano consapevoli della necessità di un cambiamento.
- Cos’è quello laggiù? - Rokara puntava il dito verso sud.
- Sembrerebbe acqua, andiamo a vedere.
Quir sapeva dell’esistenza di piccoli laghi, ma non di tali dimensioni.

Josaf immerse le mani si bagnò il viso e ridendo spruzzò gli altri.
- Fermati Josaf cosa sono quelle creature?
- Creature? Quelle? Si chiamano pesci, e sono commestibili.
Quir e Rokara erano a dir poco stupefatti, non erano pronti a cambiamenti così repentini, Josaf con la sua mente aperta invece lo era.


Davanti al Consiglio la folla ascoltò il racconto fatto dai tre di ritorno dalla superficie. Molte mani si levarono per chiedere la parola.
- Che ne sarà di Towen? Quanto tempo ci rimane? Come vivremo in superficie?
- Faremo tutto per gradi, impareremo cose nuove, ad usare strumenti per noi sconosciuti.
- Dicci Quir chi ci insegnerà tutto questo? Tu forse?
- Lo farà Josaf ! Chi vorrà imparare andrà da lui.

Nel blocco 31 tutte le postazioni erano funzionanti, Josaf saltellava da uno strumento all’altro, regolava, assemblava, configurava programmi, era tutto intento nel suo lavoro che non si accorse della presenza di altre persone e ne fu molto sorpreso. Osservò i nuovi arrivati, tutti giovani il più anziano non aveva più di vent’anni.
- Benvenuti, cosa posso fare per voi?
- Vogliamo imparare, da dove cominciamo?
- Potete cominciare da qui.

Mentre si sedevano sullo schermo apparvero immagini sorprendenti e una voce fuori campo che diceva:

“In principio era il vuoto, il buio totale, poi avvenne l’esplosione che chiamammo BIG BEN…"


Luisa Camponesco

   
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