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 Valzer lento
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luisa camponesco
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Valzer lento

Domani tu mi lascerai e più non tornerai
Domani tutti i sogni miei li porterai con te

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La musica si diffondeva dolce ed avvolgente nel locale. Nathan ed Eleonor, seduti al tavolino, davanti ad una tazza di tè, evitavano di guardarsi negli occhi. Erano ormai lontani i tempi quando, felici, si rincorrevano lungo la riva del Tamar.
Cornovaglia, amata terra di origine, entrambi appassionati di storia, si erano conosciuti nella biblioteca di Lydford un pomeriggio di settembre. Le loro mani di incontrarono casualmente sul volume riguardante le rovine di Stonehenge
- Mi scusi, faccia prima lei!
- No, prego si accomodi pure!
Si guardano indecisi sul da farsi.
- Facciamo testa o croce? – chiese Nathan
- Me lo passerà quando avrà finito, nel frattempo mi leggerò la storia di Tintagel.
- Ahhhh si interessa a re Artù! Allora le consiglio questo. – prese un volume dallo scaffale e lo sfogliò davanti a lei. – L’ho letto e, mi creda l’ho trovato avvincente.
- La ringrazio del suggerimento. – Eleonor prese il libro e si sedette ad un tavolo.
Poco dopo Nathan la raggiunse.
- Non le dispiace vero? – chiese indicando la poltroncina libera davanti a lei.
- Assolutamente no! – riprese la lettura cercando di mascherare un certo imbarazzo.
Il silenzio ovattato dell’ambiente pareva cogliere i loro pensieri e portarli lontano nello spazio e nel tempo.
- Ohhh! – esclamò improvvisamente Nathan.
Eleonor gli rivolse uno sguardo stupito.
- Guardi cosa ho trovato!
Le mostrò il disegno di una coppia danzante sotto un porticato.
- Opera di qualche innamorato scommetto.
- Lo trovo grazioso. - lei rispose
- Allora è suo, lo tenga a ricordo di questo giorno.
- Ma non è giusto lo ha trovato lei!
- Nelle sue mani è più appropriato.
Eleonor si fissò sul disegno.
- C’è qualcosa di triste, forse rappresenta un amore che finisce.
- Da cosa lo deduce?
- Dal fatto che si allontanano nel viale.
- Io la vedo in un altro modo, penso che si dirigano insieme verso il futuro.
Nathan era decisamente un ottimista e questo la fece sorridere.
- Scusi ma si è fatto tardi, devo tornare a casa.
Il giovane si mostrò deluso
- Che peccato! – soggiunse – io però sarò qui tutti i pomeriggi, chissà magari ci si può rivedere.
Si rividero infatti, il giorno successivo e molti altri ancora.

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- Sei pronta?
Eleonor in abiti sportivi lo raggiunse.
- Allora dove si va?
- È una sorpresa. – rispose avviando la macchina.
Raggiunsero nel pomeriggio Amesbury, pranzarono e si diressero a Stonehenge.
- Ogni volta che lo vedo provo sempre la stessa intensa emozione. – Nathan si sedette sull’erba e con lo sguardo contemplò i monoliti.
- Entriamo nel cerchio. – disse Eleonor tendendogli la mano
Forse la magia di quel luogo, forse l’aria profumata della primavera ma, qualcosa cambiò. Eleonor alzò le braccia al cielo in un gesto ieratico come un’antica sacerdotessa e Nathan comprese che non avrebbe potuto vivere senza di lei.
Non ebbe il coraggio di dichiararsi, cercò di assumere un atteggiamento disinvolto parlando della storia del luogo e delle vicissitudini susseguitesi nei secoli.
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- Dimmi un po’ Eleonor quel ragazzo ti sta corteggiando?
- Ma cosa dici mamma! Siamo solo amici abbiamo in comune l’interesse per la storia, niente altro.
- Meglio così figliola, meglio così!
Eleonor non capì la riluttanza della madre, forse riguardava il rapporto conflittuale avuto con suo padre, forse voleva solo proteggerla. Provava un forte e profondo sentimento nei confronti di Nathan, ma probabilmente per lui non era la medesima cosa. La giovane sospirò, un sentimento non corrisposto pesa molto sul cuore, aveva bisogno di riflettere.
- Mamma! Esco a fare due passi!
- Si, ma ricordati, che hai un impegno con la signora Dobson. Ti aspetta alle 17.
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Il profumo del tè la raggiunse mentre percorreva il vialetto del giardino.
- Vieni Eleonor, ti stavo aspettando.
Sul tavolo del salottino due tazze fumanti e biscotti appena sfornati.
- Sono in ritardo?
- No mia cara sei in orario.
Bevvero il tè quasi in silenzio, Eleonor con i pensieri lontani.
- Vuoi parlarmene mia cara? – Emma Dobson la osservava attraverso le spesse lenti.
- Non capisco! – rispose la ragazza
- Sono abbastanza anziana da riconoscere quando una donna è innamorata.
- Non è il mio caso mi creda! – Eleonor cercava di convincere più sé stessa che altri.
L’anziana posò la sua tazza e si diresse verso il grammofono mise un disco, poi socchiuse gli occhi per assaporare la dolcezza della melodia.
- E’ il valzer delle candele, non so perché ma mi ricorda Arthur, mio marito, eppure non l’abbiamo mai ascoltata insieme. Quando è morto ha lasciato un grande vuoto, e non sono mai riuscita a colmarlo. Un amore è un amore comunque nasca, ed è un bellissimo mistero. Pensa mia cara, si è accorto di amarmi il giorno in cui siamo stati a Stonehenge, si dice sia un posto magico per gli innamorati.
Eleonor sussultò, Emma se ne accorse ma non disse nulla. Quando venne il momento del commiato, la signora Dobson prese il disco e dopo averlo inserito nella sua custodia, lo consegnò al Eleonor.
- Ora è il tuo tempo, è giusto che l’abbia tu.
- Signora Dobson io non posso acc….
Chiuse la porta in fretta e alla giovane non rimase altro che tornare a casa.
Emma Dobson raggiunse il marito il giorno seguente.
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- Si può sapere perché mi eviti? – Nathan la guardava con aria interrogativa seduto di fronte a lei in biblioteca.
- Non ti sto evitando, sono accadute tante cose e…..
- Adesso sono qui e voglio parlare con te.
- Ssssssss non si parla qui – la bibliotecaria fece cenno con la mano.
- Se non esci subito con me mi metto a gridare!
La minaccia servì, Eleonor raccolse in fretta le sue cose e dopo aver mormorato le sue scuse ai vicini seguì Nathan.
- Credo tu mi debba delle spiegazioni! – Nathan la prese per un braccio
- Te l’ho detto, ho avuto molto da fare, mi sono occupata anche delle cose della signora Dobson, dopo la sua….
- Si lo so sono stato al funerale e ti ho visto. Senti Eleonor io devo dirti una cosa.
Il tono di voce era solenne e mesto nello stesso tempo.
- E’ successo qualcosa?
- Sono stato richiamato, partirò fra un mese e non so quando….
Eleonor si mise le mani sulla bocca lasciando cadere per terra i libri.
- Eleonor un mese, abbiamo solo un mese non sprechiamolo.
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Fecero lunghe passeggiare tenendosi per mano, trascorsero ore seduti sulla riva del fiume fra silenzi colmi di parole. Ma nessuno dei due pronunciò mai la parola amore. Ed ora eccoli lì, seduti in un pub di Plymouth, ad ascoltare un valzer lento.
- Ora devo andare non accompagnarmi all’imbarco voglio ricordarti così come sei ora.
Lei protestò ma Nathan fu irremovibile.
- Aspetta! Voglio darti una cosa, desidero lo tenga tu. – Eleonora estrasse dalla borsetta il disegno della coppia danzante. – Ricordi? Me lo hai dato il primo giorno che ci siamo incontrati.
- Si, ricordo benissimo! E ti ho anche detto che stanno andando insieme verso il futuro. È quello che accadrà a noi. È una promessa Eleonor io tornerò per te.
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La sesta divisione aerotrasportata entrò in azione esattamente alle 0.15 del 6 giugno 1944. il caporale Nathan Garmon, con il suo battaglione era a ridosso di una batteria di cannoni a Merville.

Appostati dietro ripari di fortuna attendevano il segnale d’assalto. Nathan si tolse un attimo il casco mimetico per asciugarsi la fronte. Un colpo di vento e il disegno datogli da Eleonor volò via. Tese la mano, poi uscì dal riparo e si mise a rincorrerlo finché riuscì ad afferrarlo, incurante dei richiami dei compagni.
Un colpo di cannone, si buttò a terra e quando l’aria ridivenne trasparente si accorse che la sua postazione era stata colpita in pieno. Se fosse rimasto dov’era sarebbe morto. Fortuna o segno del destino, chissà. Guardò la coppia danzante. Ora sapeva di dover tornare. Mise il disegno al sicuro nella tasca interna della giacca e, radunati i superstiti li guidò all’assalto finale.

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A miglia di distanza, nella penombra di una camera, un donna, seduta accanto ad un vecchio grammofono, cantava a fior di labbra sulle note di un valzer lento.

La fiamma del mio cuore
Che sol per te brillava ancor
È lume di candela
Che si spegne piano … pian

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Luisa Camponesco

   
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