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 702Sierra - Contatto -
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luisa camponesco
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Inserito - 05/05/2007 :  19:40:03  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


702Sierra
-Contatto-
(terrore ad alta quota)

- I signori passeggeri del volo 702 della Goldstar Airline sono pregati di recarsi al cancello 27 per le operazioni di imbarco.
L’annuncio ripetuto in più lingue risuonò in tutto l’aeroporto, nella sala d’attesa antistante al gate 27 i passeggeri si alzarono raccogliendo i bagagli a mano, biglietto aereo e carta d’imbarco a portata di mano.
- Bambini non allontanatevi!
Era la prima volta che, Annette Barrow portava con sé i figli, ma quel viaggio era importante per i bambini dal momento che non vedevano Bruce, il loro padre, da due anni.
Gary ed Allison giocavano rincorrendosi fra le poltroncine della sala d’attesa, eccitati dal fatto che volare, per loro, era la prima volta. Annette sospirò guardandoli, forse si sarebbero calmati in aereo, ma non ci sperava troppo. I passeggeri defluivano lentamente verso i posti loro assegnati, le hostess si prodigavano aiutandoli a sistemarsi, Annette mostrò il numero dei loro, classe turistica A012, A013, A014 e i bambini iniziarono subito a litigare per quello vicino al finestrino.
- Farete a turni, uno vedrà il decollo e l’altro l’atterraggio e al ritorno sarà il contrario.
La proposta venne accettata e finalmente anche la donna si sedette stendendo le gambe nello spazio ristretto.
Il decollo venne sottolineato da gridolini di gioia, Gary con il naso incollato all’oblò osservava incantato la terra allontanarsi ed i campi farsi piccini come tanti fazzoletti stesi sull’erba.
Le hostess iniziarono il loro giro portando bevande sia calde che fredde. Allison correva lungo gli stretti corridoi.
- Signora, tenga a bada sua figlia! – esclamò ad un tratto l’uomo seduto dietro evidentemente irritato.
- Ci penso io. – un’hostess sorridente era sopraggiunta in quel momento. – Bambini! Volete vedere la cabina di pilotaggio?
- Siiiiii! – gridarono in coro e, preseli per mano, li condusse via.
- Finalmente un po’ di quiete. – sbuffò l’uomo.
Poco dopo i bambini tornarono, entusiasti raccontarono alla mamma tutto quello che avevano visto.
La stanchezza prese il sopravvento e si appisolarono con grande sollievo di tutti.

- Mamma guarda quelle nuvole come sono scure!
Allison guardava dall’oblò cercando di richiamare l’attenzione della madre.
- E’ vero mamma sono proprio nere – fece eco Gary.
- Vuol dire che, da qualche parte là sotto, piove. – rispose Annette cercando di sistemarsi meglio sulla poltrona e in quell’istante lampeggiò la scritta “allacciarsi le cinture”.
Accadde tutto in un attimo, un vuoto d’aria fece precipitare l’aereo di circa settecento metri, le maschere d’ossigeno scesero a pioggia sui passeggerei e i bagagli a mano rotolarono ovunque.
Urla, richieste di aiuto, il panico si diffuse. L’aereo si inclinò sul lato sinistro.
- Dammi una mano a tenerlo su! – urlò il comandante, con il volto imperlato di sudore e le mani artigliate suoi comandi.
- Stiamo scivolando sull’ala – rispose il secondo.
- Cerchiamo di compensare!
- Qual è l’aeroporto vicino?
- Miami!
- Chiama la torre di controllo!
- La radio non funziona! Siamo fuori rotta di 40 gradi!

….….E una nube biancastra avvolse l’aereo in un silenzio ovattato.

°°°°

Le acque del lago erano increspate e il vento aumentato.
- Preparati a strambare Steve! – Jim Cassel era fiero di suo figlio. – Diventerai un marinaio perfetto.
- Ma papà io voglio fare il pilota!
Era il sogno di Steve volare, accarezzare le nubi, guardare il mondo dall’alto. Suo padre invece amava il mare, diceva che il vento sul viso dava un senso di libertà assoluta, così quel giorno lo aveva accontentato, trascorrere un giorno in barca insieme poteva essere importante per decidere cosa fare un giorno. Segretamente il ragazzo sperava che il mare potesse piacergli come piaceva a suo padre.
- Attento Steve adesso viriamo. Tieni giù la testa!
La barca sembrava volare con la sua vela gonfia di vento.
- Non è stupendo Steve, questa è vita!
Un guizzo sul pelo dell’acqua lo distrasse un attimo la randa lo colpì in pieno. Buio e poi giù in fondo all’abisso, una discesa senza fine, un vortice senza ritorno. Poi qualcosa lo trattenne, lo afferrò e riportò in superficie. Una voce lontana lo chiamava ripetutamente, disperatamente, quando aprì gli occhi vide quelli di suo padre colmi di lacrime.
- Sarai un ottimo pilota, figlio mio l’aria è il tuo elemento. – Mentre suo padre lo abbracciava, le mani di Steve afferravano la cloche.

°°°°

Annette correva lungo il viale, il nonno gli aveva promesso i pattini a rotelle anche se non era il suo compleanno.
- Perché aspettare i compleanni per farci i regali – diceva sempre – Ogni giorno può andar bene, cosa ne dici piccola?
Annette voleva bene al nonno, suo padre era morto in un incidente su di una piattaforma petrolifera in mezzo all’oceano, nonno Peter lo aveva in un certo senso sostituito.
I pattini a rotelle erano ciò che desiderava di più in quel momento, tutte le sue amiche li possedevano, non sarebbe più stata a guardare ma si sarebbe unita a loro sulla pista di pattinaggio.
- Ciaoo nonno!
Entrò in casa ansante e si guardò attorno, ma non vide nulla, si rivolse verso il nonno con aria interrogativa e leggermente delusa, ma lui continuò a leggere il giornale.
Che delusione! La bambina ricacciò le lacrime ma cercò di non mostrarsi amareggiata.
- Ohhh sei tornata! – nonno Peter finse di accorgersi solo in quel momento dell’arrivo della nipote.
- Ti ho salutato anche prima ma stavi leggendo…
- Sono un vecchio sbadato.
- Non sei vecchio!
- Oh si cara le mie ossa me lo ricordano ogni giorno, anzi mi faresti il favore di prendermi il plaid?
Annette non se lo fece ripetere e, aperto il guardaroba, la vide. Una bella scatola con il disegno dei pattini.
- Nonno, pensavo…
- Pensavi che me ne fossi dimenticato.
Lo abbracciò con forza.
- Piano, piano piccola - sorrideva il nonno felice di quegli abbracci.
Quanto si era divertita con quei pattini nonostante negli anni successivi ne avesse acquistati dei nuovi, quelli regalati dal nonno ebbero sempre un posto speciale nel suo cuore.
Quel giorno le amiche la aspettavano alla solita pista ed era già in ritardo, prese in fretta i pattini dall’armadietto e salì in macchina.
- Ma che pattini hai preso? Dove sono quelli nuovi? – la interrogarono le amiche.
In effetti non aveva badato a ciò che faceva, aveva preso i primi che aveva trovato. Forse non era un caso, forse suo nonno voleva dirle qualcosa, ma non ebbe tempo di pensare fu investita pesantemente da un giovane che ruzzolò vicino a lei.
- Mi scusi, le ho fatto male? È la seconda volta che pattino e come vede sono un vero disastro.
Annette gli tese una mano e lo aiutò a riprendere l’equilibrio.
- Mi chiamo Bruce, lieto di conoscerla.
E …..mano nella mano iniziarono a pattinare insieme.

°°°°

I bambini lo infastidivano, non sopportava quel loro correre e gridare. Lui era stato un bambino modello, mai una marachella, sempre ubbidiente, solo una volta era stato punito, sua madre lo aveva rinchiuso in uno sgabuzzino per tutto un pomeriggio. Si sarebbe ricordato di quei momenti per il resto della sua vita ma quella punizione era stata salutare, non avrebbe mai più detto una sola bugia. Da allora temeva il buio, di notte dormiva con una piccola lampada accesa e per tutta la casa erano disseminate luci. Il buio lo soffocava, lo faceva star male, come quella notte in quel motel.
Gli alberghi del centro erano tutti al completo e il suo cliente lo aveva avvisato di un impedimento improvviso, di conseguenza lo avrebbe incontrato solo il giorno successivo.
- E’ libera solo la 17, cosa fa la prende?
Dormire in macchina non era certo una buona idea, per una notte si sarebbe adattato. La finestra della camera 17 dava su di un vicolo stretto e maleodorante e preferì non indagare sulla pulizia delle lenzuola. Si sdraiò sul copriletto e si coprì con la propria giacca. Un rumore, forse una macchina o il verso di un animale, lo svegliò, attorno a sé tutto era nero, incominciò ad ansimare. Una vocina continuava ad urlare “cattivo, cattivo”
- Ti prometto mamma non lo farò più! – rispondeva angosciato.
Annaspò alla ricerca dell’abat-jour, urtò qualcosa che cadde e si ruppe. Si alzò barcollando a tentoni raggiunse il bagno e finalmente accese la luce. Si appoggiò alla parete per riprendere fiato, raggiunse la doccia e fece scorrere l’acqua su di sé.
Il mattino lo trovò raggomitolato accanto al lavabo finché il ronzio dell’orologio da polso segnalò le ore 7.
Seduto al banco del bar girava e rigirava fra le mani la tazza del caffé
- Signore stai male?
Il bambino lo guardava con i suoi grandi e limpidi occhi blu, occhi innocenti che non conoscevano la paura, gli regalò un sorriso solare prima di scappare via, fu allora che pianse, pianse al pensiero del bambino che avrebbe potuto essere.

°°°°

La nube densa, quasi palpitante, tratteneva l’aereo mentre ciascuno dei suoi occupanti incontrava sé stesso riscoprendo una parte nascosta della vita, con le sue gioie e le paure, le nostalgie e la consapevolezza delle cose non fatte. Poi, lentamente, com’era venuta si ritirò lasciando spazio all’azzurro del cielo.

°°°°

- Qui torre di controllo Miami International, volo 702 rispondete!
La voce sembrava provenire dalle profondità dell’oceano, insistente, diventava sempre più forte, Steve aprì gli occhi ma non realizzò subito quanto era accaduto, rimase un po’ a contemplare il sole che stava tramontando.
- 702 rispondete!
Si scosse dal torpore, guardò il compagno apparentemente privo di sensi poi rispose.
- 702 Sierra - contatto, comandate Steve Cassel
- Siete spariti dal radar sapete dirmi cosa è successo?
- Negativo, siamo fuori rotta, il carburante è al limite datemi le coordinate per un atterraggio d’emergenza
- Roger rimanete in attesa!
Nel frattempo anche il secondo riprese conoscenza.
- Prendi i comandi voglio controllare i passeggeri, le spiegazione le rimandiamo a dopo.
Steve uscì dalla cabina di pilotaggio, le hostess sembravano sconcertate e disorientate.
- Ci sono feriti?
- Qualche contuso ma niente di grave.
- Teneteli calmi.
Tornò in cabina.
- Vi parla il comandate Steve Cassel a causa della perturbazione incontrata poco fa facciamo scalo all’aeroporto di Miami. Il personale di terra vi attende per imbarcarvi su di un altro aereo. La compagnia si scusa per il ritardo causato. Siete pregati di rimanere ai vostri posti e allacciarvi le cinture.
Steve chiuse la comunicazione.
- Non chiedermi nulla – disse rivolto al comandante in seconda - in questo momento non saprei cosa dire.
La pista numero tre dell’aeroporto apparve, una striscia di terra che si allargava.
- Carrello fuori.
- Carrello fuori ok.
- Flap.
- Flap ok.
- Allineamento.
- Allineamento ok.
Le ruote del boeing toccarono terra sprigionando miriadi di scintille, mentre i mezzi di soccorso si avvicinavano a tutta velocità.

°°°°

Molte furono le ipotesi sullo strano incidente del volo 702 della Goldstar Airline e poi il caso venne archiviato.
- Cosa pensa sia accaduto? – chiese lo stagista al capo archivio dell’aeronautica civile.
- Per qualcuno si è trattato di una carenza di ossigeno che ha provocato uno stato allucinatorio collettivo, per altri al contrario un eccesso di ossigeno causato dalla caduta delle maschere e altri ancora pensano alla maledizione del triangolo delle Bermuda. – rispose – Ma cosa sia veramente successo non lo sapremo mai e credo….. sia meglio così.




Luisa Camponesco

   
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