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 Naufragio
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luisa camponesco
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Naufragio

L’ordine di abbandonare la nave era evidenziato anche dal rosso lampeggiare delle luci di emergenza. Gli ordini si susseguivano ininterrotti, la rottura dello scafo era ormai questione di minuti, forse trenta, forse di meno.
L’equipaggio si dirigeva verso le navette di salvataggio situate nella stiva di carico Orion e nella stiva Polar. Il panico incominciava a serpeggiare ed aumentava col rumore delle esplosioni.
Un fumo denso ed acre impediva le operazioni di sgombero, molti si perdevano nei corridoi, qualcuno cadeva e invocava aiuto. Frank Foster ufficiale in seconda della Space Adventure ricevette, dal comunicatore auricolare, l’informazione che la stiva Orion era sovraffollata ed era necessario guidare il personale verso le navette d’emergenza che si trovavano sul ponte Sirio.
Impresa difficile e non solo per scarsa visibilità ma per la confusione che si era creata. A poco erano servite le esercitazioni nel caso di abbandono della nave. Di fronte alla vera emergenza solo gli ufficiali di grado superiore mantenevano un certo controllo delle proprie emozioni. Frank era, per l’appunto, uno di quelli.
Dopo l’attacco a sorpresa degli uxoni che avevano colpito il nucleo centrale del motore a fusione, il capitano Adam Fraiser aveva lanciato un segnale di soccorso indicando le coordinate della astronave, poi era caduto mortalmente colpito da una scarica di neuroni. Il comando era passato nelle mani di Foster.
- Comandate Foster! Alcune navette sono inutilizzabili cosa dobbiamo fare? Non c’è posto per tutti.
- Quante sono quelle agibili?
- Venti!
- Aumentate di tre unità la capienza di ciascuna e poi lanciatele.
- Ma comandante così si supera la portata, non ce la faranno e poi non basterebbero ugualmente.
- Portate tutti quelli che rimangono nell’hangar di lancio Uno, vi aspetto là.
Le navette si sparsero tutt’intorno alla nave per allontanarsi velocemente. Ogni navetta era dotata di viveri ed acqua per venti persone con un’autonomia di sessanta ore terrestri, ma gli occupanti, in alcune di esse, erano praticamente il doppio e di conseguenza l’autonomia dimezzata. Un piccolo faro pulsante indicava la loro posizione.
Nell’hangar Uno, lo spaurito gruppetto di persone attendeva l’arrivo di Frank.
- Ci sono tutti? – chiese Frank
- Sissignore!
- Allora aprite i tubi di lancio, tre, cinque e otto. Cercate di distribuire il peso in modo equilibrato le razioni di sopravvivenza sono sigillate nel contenitore giallo.
- Signore! Dovremmo entrare in un tubo di lancio? – il giovane ufficiale sgranò gli occhi.
- Non sono i soliti tubi di lancio, tenente, li faccia entrare!
In effetti, l’interno conteneva un kit di sopravvivenza per cinque persone.
- Dieci nel tre, dieci nel cinque, tutti gli altri nell’otto - disse Frank dopo averli contati
- Lei comandante in quale va?
- Qualcuno deve rimanere qui per lanciarli e quello sarò io!
- Ma comandante….
- Non discuta, da questo momento, tenente è lei il responsabile di queste persone, le porti lontano da qui!
Chiuse i portelli e si recò alla consolle di lancio e digitò i tasti Tre, Cinque e Otto, i tubi vennero espulsi col loro carico umano. Ora era solo sulla nave, era sempre stato così fin da quando gli uomini avevano cominciato a navigare sui mari della Terra, il comandante era l’ultimo a lasciare il suo posto…..

QUATTRO MINUTI ALL’AUTODISTRUZIONE

La voce metallica del computer di bordo scandiva, inesorabile, il tempo, quattro minuti per trovare una soluzione, quattro minuti, la distanza fra vivere o morire.
Appoggiato alla paratia cercò di riordinare le idee.
- Computer! Indicare le via di fuga in “Codice XOK”
Non tutte le navi ne erano dotate, si trattava di un progetto segreto, gliene aveva parlato Adam Fraiser, una sera, dopo aver abbondantemente bevuto un liquore ad alto tasso alcolico. Gli aveva detto che solo lui conosceva il codice d'accesso. Ma il capitano era morto prima di poter passare la consegna.
- PREGO INSERIRE PASSWORD!
Password? Frank si senti perduto, non conosceva la password e non aveva nemmeno il tempo di cercarla fra le innumerevoli combinazioni.
- Facciamo funzionare la testa – disse ad alta voce – la password la mette il capitano e di solito è il nome di qualcosa che gli è caro, che gli ricorda casa. Se Fraiser ha seguito la tradizione devo cercare di rammentare qual è questa parola.

UN MINUTO ALL’AUTODISTRUZIONE

Stava per darsi per vinto, quando, all’improvviso, ricordò che Adam parlava spesso della sua cagnetta Laika. Un nome storico.
- LAIKA – urlò. Un breve sibilo.
- Codice XOK attivo! Ponte Due pannello 10! - il comunicatore si spense, segno, ormai evidente, dell’ avaria nelle comunicazioni.
Respirando a fatica, prese un turbo-ascensore per il ponte Due, nel caso di un errore non avrebbe avuto il tempo di rimediare, ma ormai non aveva più nulla da perdere.
Sul ponte Due il pannello 10 era aperto, non ebbe il tempo per controllare cosa fosse in realtà , Frank si buttò dentro e il pannello si chiuse all’istante dietro le sue spalle.
Una luce azzurrognola illuminò l’abitacolo mentre, veniva espulso dalla nave.
Frank conosceva la paura ma mai così intensa come in quel momento. L’onda d’urto dell’esplosione della nave fece roteare più volte la piccola scialuppa sospingendola a migliaia di chilometri in un universo ostile.
Fluttuare nel nulla, in un buio fitto, senza rumori, sensazioni vaghe, desideri mai soddisfatti, sogni mai realizzati. Frank Foster, uomo d’azione, ora galleggiava in un oceano nero.

°°°°°°°

……………happy birthday to youuuuu …….happy birthday tooo youuuu.............

il coretto degli amici, con i bicchieri colmi di coca cola, erano davanti a lui, Silvester, Jurj, Andrew Michel…ma com’era possibile? Avevano tutti otto anni.
- Tanti auguri Frank – sua madre gli porgeva un pacchetto con tanto di fiocco.
Frank lasciò cadere il pacchetto per terra, e corse davanti ad uno specchio, non c’erano dubbi, l’immagine rifletteva il suo volto di uomo adulto.
- Non lo aprì neppure? – la voce della madre tradiva la delusione - Frank non capiva perché tutto lo vedessero ancora bambino.
Uscì di corsa dalla casa e si trovò a passeggiare in riva all’oceano.

Le tre lune di Derwen illuminavano la spiaggia, teneva per mano Uskala, bellissima, dalla pelle ambrata e grandi occhi dorati.
- Devi proprio partire? – la sua voce era simile al canto di un usignolo.
- Mi imbarcherò al sorgere del primo sole, ma tornerò! – si amarono su quella sabbia candida ma Frank non ritornò. Preso da altri impegni e dall’interesse per propria carriera si scordò della promessa fatta.

Si trovò sulle rocce roventi del deserto di Deneb VI
- Tenente! Le radiazioni stanno penetrando lo scafo!
Il tenente Frank Foster era alla sua prima missione, lo scontro con una navetta venusiana li aveva costretti ad un atterraggio di fortuna. Il deserto denebiano paragonabile ad una fornace, aveva surriscaldato le pareti esterne del Falcon da combattimento, Frank doveva decidere in fretta, il calore stava raggiungendo il limite sopportabile.
- Non possiamo effettuare riparazioni in queste condizioni, dobbiamo uscire!
- Tenente, è impossibile uscire il calore ci ucciderà, tanto vale rimanere qui!
- No! Se trasciniamo il Falcon all’ombra di quello sperone. Mettetevi le tute protettive e seguite le mie istruzioni, la gravità di Deneb è minima, lo faremo rotolare sulle rocce, in fondo i nostri antenati hanno costruito le piramidi, noi useremo la medesima tecnica!
L’equipaggio lo guardava incredulo ma obbedirono. Il calore era insopportabile anche attraverso le tute termiche e lo scafo sul punto di fondersi, ma la gravità era talmente poca che quasi rimbalzavano.
Riuscirono a trascinare il veivolo all’ombra e la temperatura divenne accettabile. Questa impresa fece guadagnare a Frank la promozione a comandante.

Le luci erano intermittenti e diversamente colorate, gradevoli a vedersi, si sentiva bene Frank, riposato come dopo un lungo sonno ristoratore.
- Sei pronto Frank?
- Pronto a che cosa? – nessuna risposta, ma poco dopo…
- Sei pronto Frank? Vieni con noi!
Non ebbe modo replicare, sospeso in una bolla trasparente, veniva trascinato insieme a miriadi di altre bolle in una corrente fosforescente.
Ogni bolla conteneva un essere, alcuni umanoidi altri no, dialogavano fra loro serenamente.
- Dove stiamo andando? – chiese Frank
- A casa…..a casa…..a casa - si levavano voci da ogni parte.
Fluttuarono in un universo sempre più chiaro fino a posarsi su di un mondo verde e blu. Frank si trovò davanti alla sua casa. Lo sapeva che era impossibile eppure non gli importava, si sentiva felice.
- Hai fame Frank? – Uskala, vestita con una tunica d’oro che si intonava con i suoi occhi, gli corse incontro ad abbracciarlo. Sentì il suo calore su di sé.
I giorni che seguirono furono davvero fantastici, ma Frank incominciò a sentirsi inquieto.
- Che ti succede Frank? – Uskala si avvicinò a lui sotto le morbide lenzuola.
- Tutto questo non è reale, non può esserlo!
- Toccami Frank, io sono reale – tutto è reale
- Io so di essere da qualche altra parte …ho bisogno di sapere.
- Non puoi lasciarmi nuovamente.
- Non vorrei farlo, ma voglio tornare da te consapevole di farlo. Aiutami Uskala.
Lacrime dorate le scesero dagli occhi e si strinse di più a lui.
- Troverai le tue risposte nel Tempio dell’Oracolo.

- Cosa ti turba Frank Foster! – il vecchio levò il capo

- Mi turba il non poter scegliere, mi turba il rivivere fatti passati, mi turba l’essere stato condotto qui senza chiedere il mio consenso. – rispose Frank
- Ma qui non ti manca nulla, potrai essere felice, guardati attorno, tutti lo sono. – continuò il vecchio.
- Voglio essere io a decidere della mia vita.
- Se lascerai questo luogo, non potrai più tornare.
- Voglio che mi riportiate dove mi avete trovato.
Il vecchio fece un ampio gesto con la mano e Frank si ritrovò a galleggiare in un oceano nero.

- COMANDANTE FOSTER! COMANDANTE FOSTER, risponda prego!!
La voce veniva da lontano, metallica, gracchiante.
- Comandante Foster, mi sente? – questa volta era più vicina, più nitida. Frank aprì gli occhi, l’angusto abitacolo gli tolse per un attimo il respiro, poi realizzò di trovarsi nella scialuppa di salvataggio.
- Qui Foster, vi sento forte e chiaro!
- Comandante la stiamo cercando da parecchio tempo, stavamo abbandonando le ricerche quando abbiamo avvistato la navetta. Ora la agganciamo!

Nell’infermeria della astronave Selenia, Frank si stava rivestendo dopo il controllo medico, quando non visto ascoltò uno strano dialogo.
- Come avrà fatto a trovarla, era un segreto per tutto l’equipaggio.
- Ma non lo era per Fraiser!
- Adam ha commesso un grosso errore, doveva usare maggior cautela o distruggerla.
- Ma non sapeva di morire.
- In ogni caso ora dobbiamo farla sparire.
- Cosa diciamo a Foster?
- Diciamo che la mancanza d’ossigeno gli ha creato delle allucinazioni.
- E se scoprisse la verità?
- Quale? Che si tratta di tecnologia aliena? Lo prenderebbero per pazzo!
Frank aveva ascoltato, incredulo i due uomini che si allontanavano a grandi passi verso l’hangar di recupero.

Mentre rifletteva su cosa fare, l’immagine del vecchio si materializzò davanti a lui, gli tese la mano in segno di saluto ….poi si dissolse in vapore fluorescente.


Luisa Camponesco

   
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