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luisa camponesco
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Inserito - 01/05/2003 :  10:00:33  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Nel viaggio verso la costa eravamo tutti molto allegri, battute, qualche canzone anni 60, guardandoli pensai che eravamo partiti da Milano praticamente sconosciuti ed ora ci ritrovavamo amici, undici amici che condividevano un'esperienza unica. La prima tappa erano le rovine di Sechin, sulla panamericana e poi verso Trujillo a visitare Chan Chan capitale dell'impero chimù. Passeggiando fra i resti di questa città che si estende per circa 18 km quadrati che il vento e la salsedine stanno lentamente corrodendo e dove il rumore della risacca domina su tutto, chiusi gli occhi e vidi guerrieri piumati danzare. Nel pomeriggio salutammo un amico che tornava in Italia e noi riprendemmo il viaggio verso la Cordigliera verso Cajamarca.
Questa volta il nostro mezzo di trasporto era molto più veloce ed affidabile, mi godetti il paesaggio con tranquillità. Attraversammo la valle dello Yonan che per molti versi mi ricordava un documentario sul deserto di Sonora per la presenza dei grandi saguàri e della vegetazione tipica di quel clima, breve sosta per fotografare delle incisioni rupestri e di nuovo in marcia.
Cajamarca è una graziosa cittadina nota perchè fu ucciso (garrotato)dagli spagnoli Ataualpa l'ultimo inca, tradito dal fratello Uascàr che voleva prenderne il trono, proprio le lotte di potere interne furono una delle cause che determinarono il crollo dell'impero incaico. Restammo solamente una notte, io dividevo la camera con la figlia adolescente degli organizzatori del viaggio, amante degli animali, di tutti gli animali, infatti ogni sera prima di coricarci mi raccomandava:
- non uccidere i ragni poveretti anche loro hanno il diritto di vivere
ma appena entrava in bagno ,io armata di ciabatta mi davo alla caccia grossa.
Il giorno successivo il programma prevedeva la visita alla necropoli di Combayo raggiungibile solo a cavallo. Quando arrivammo sul luogo dell'appuntamento dei cavalli nemmeno l'ombra così ci attendevano dodici km a piedi che oltre i 3.000mt possono diventare pesanti. Mi accorsi subito di essere l'anello debole del gruppo, mi mancava il respiro per cui appena arrivati al sito per non rallentare la marcia di tutti mi avviai quasi subito sul sentiero di ritorno. Ma ahimè ad un bivio presi la direzione sbagliata e mi persi. Mi ritrovai in un luogo sconosciuto e deserto, controllai il panico e con enorme fatica ritornai in vetta, così alla fine di km ne feci almeno il doppio.
Distrutti ma soddisfatti riprendemmo il viaggio verso un villaggio di nome Tingo ai piedi dell'antica fortezza di Cuèlap un luogo impervio e poco frequentato dai turisti, infatti avremmo dovuto dormire in tenda. Man mano ci avvicinevamo alla meta si ci presentava un paesaggio che le guide definivano come "l'inizio della creazione". La valle presentava colori diversi e sul fondo scorreva il Maranon un fiume che cambierà nome e diverrà Rio delle Amazzoni. Giunti a valle non resistemmo alla tentazione di fare un bagno, la sabbia era rovente e l'acqua calda come un brodo, ma ne valeva la pena. Raggiunto Tingo non potemmo piantare le tende, le piogge dei giorni precedenti avevano reso il terreno viscido per cui pernottammo in una specie di solaio su dei pagliericci nei nostri sacchi a pelo. Al mattino partenza per la fortezza ma ci avvertirono della pericolosità della strada se ci fosse accaduto qualcosa, la città più vicina si trovava a 500km in linea d'aria. Arrivarono i cavalli ma solo sette compreso un asinello e noi eravamo in dieci, ci sacrifichiamo io Aldo e Piero e salutammo i nostri eroi. Aldo e Piero decisero di tornare a dormire e intonarono un rumoroso concerto io preferii passeggiare su quella strada che sembrava fatta di sapone sciolto. Una donna mi vide e mi chiamò
- donde vieni gringa
- Italia
- te gusta Perù
- mucho - rispondo
In un attimo fui circondata, tutti mi toccavano volevano la mia giacca a vento - vendi? vendi? - esplosi in una risata mentre cercavo di non farmi spogliare imitata da tutti - italiani buoni- mi dissero e mi lasciarono stare. A sera con il buio sempre più fitto dei nostri amici ancora nessuna traccia, incominciammo a preoccuparci pensando a quella strada pericolosa ma finalmente eccoli coperti di fango fino ai capelli ma assolutamente incolumi.

Edited by - luisa on 19/04/2004 21:09:44

   
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