luisa camponesco
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Italy
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Inserito - 04/03/2004 : 20:11:43
Primo giorno di scuolaChe agitazione quella mattina, la mamma andava su e giù per la camera, controllava e ricontrollava. Grembiule nero; a posto. collettino bianco, bel fiocco sui capelli, cartella con astuccio in legno, matita, quaderni, penna, pennini di ricambio e carte assorbenti. La scuola era vicina e alle ore nove del primo ottobre del 19.. e qualche cosa puntuali davanti all’ingresso. Eravamo là, maschietti e femminucce tutti rigorosamente in nero. Poi uscì un maestro e incominciò a chiamarci per nome facendo l’appello. - quelli della prima A a destra, quelli della prima B a sinistra Incominciammo a salire le scale a due a due, mi girai a guardare la mamma con una lacrimuccia mentre lei si soffiava il naso. La classe era luminosa, i banchi di legno naturalmente neri con i calamai inseriti negli appositi fori. La mia compagna di banco si chiamava Marcella e anche lei, come me, grembiule nero e fiocco in testa pareva la mia fotocopia. A dire il vero non fummo subito amiche, al contrario, preso un gessetto segnammo la linea di confine (sul banco nero) dei nostri rispettivi spazi esatti, al centimetro. Gomito a gomito incominciammo la lezione. - sei dalla mia parte, stattene dalla tua – disse Marcella ad un tratto In effetti il mio gomito era, per così dire, entrato in campo avverso. Questo tira e molla durò per tutta la mattinata, poi non ricordo esattamente come avvenne, ma ci accapigliammo. Così quando le lezioni finirono e giunse l’ora di tornare a casa, Marcella corse dalla sua mamma piangendo. - la Luisa mi ha picchiato – e col dito mi indicò Per tutta risposta la mamma di Marcella le mollò un bel ceffone. Mia madre che aveva assistito alla scena intervenne subito - Signora non picchi sua figlia è la mia che le deve prendere. Così io di ceffoni me ne presi due. Inutile dire che le due madri divennero subito amiche, noi invece no, o meglio non ancora. Le giornate passarono così, tra aste, lettere dell’alfabeto, macchie di inchiostro, dappertutto, persino sul naso e “orecchie” ai quaderni . Poi venne la svolta decisiva, un maschietto nel banco dietro al nostro incominciò a tirarci i capelli e a chiamarci “fioccone”, riferito ai nastri dei capelli, sempre enormi e sempre bianchi. - FIOCCONE A NOI!! Inviperite ci voltammo e zittimmo il maleducato. Quello fu il primo giorno in cui ci rivolgemmo la parola e fu anche il primo giorno in cui incominciò una amicizia che ancora oggi è fresca e sincera come allora. Ne sono passati di anni, eppure ogni volta che io e Marcella ci incontriamo ricordiamo sempre quei giorni e ci facciamo delle gran belle risate. Le nostre madri si telefonano ancora regolarmente per raccontarsi i loro ultimi acciacchi e di come sono fiere delle loro brave figliole.
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