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 Una rosa per Mery
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luisa camponesco
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Una rosa per Mery

Era furiosa, come si permetteva quella ragazzina di insultarla in quel modo. Cosa poteva saperne lei della sua vita? Di quanto avesse sofferto? Non accettava lezioni da un’adolescente sconosciuta.
Mery guardava la busta gialla posata sulla scrivania, non aveva voluto prenderla e la ragazza era uscita dall’ufficio sbattendo la porta.
Si mise a camminare nervosamente, ma perché il passato la perseguitava?
- Dottoressa Albini tutto a posto?
La voce della segretaria suonò stonata nell’interfono.
- Si, Eleonora, ma annulli tutti gli appuntamenti in agenda per oggi!
- Il direttore generale della Gamma Spa è sulla linea uno, cosa faccio?
- Conferma pure il nostro incontro per il primo pomeriggio, ma è l’unica eccezione.
L’ascensore si fermò al piano terra e Mery si diresse alla sua auto. Guidò senza una meta precisa, solo per trovare un angolo tranquillo e riordinare le idee.
Il parco era semideserto a quell’ora, cercò una panchina il più lontano possibile dalla strada, aveva bisogno di riflettere.
I ricordi che pensava di aver rimosso dalla mente erano tornati prepotentemente attuali.
Era rabbia o dolore quello che provava? Qualunque cosa fosse, faceva male.
Gli avvenimenti di quella mattinata l’avevano riportata indietro nel tempo di almeno vent’anni.

°°°

- Dottoressa Albini, c’è una ragazza che insiste per vederla dice di chiamarsi come lei e di essere sua nipote. – la segretaria sulla porta aveva un’espressione sorpresa.
- Io non ho nessuna nipote, la mandi via o chiami la vigilanza.
- Posso andarmene anche da sola, ma prima ho una cosa da fare, non ci vorrà molto.
La ragazza era entrata di prepotenza nell’ufficio, Mery stava per chiamare la guardia quando…
- Mi chiamo Mery Albini e sono la figlia di Giordano nonché nipote di Federico.
Mery accusò il colpo e fece cenno alla segretaria di lasciarle sole.
- Non so chi tu sia ragazza, ma qualunque cosa tu debba dirmi fallo in fretta.
Aveva sotto braccio una voluminosa busta gialla che posò sulla scrivania.
- Non ti ruberò tempo prezioso, e ti dirò di più non m’importa sapere cosa pensi di me o della mia famiglia, quello che devo fare ora è rispettare le ultime volontà di mio nonno Federico che, guarda caso era anche tuo padre.
L’arroganza della ragazza la fece tremare, dovette farsi forza per rimanere impassibile.
- Vieni al dunque!
- È presto detto – rispose la giovane – Nonno Federico, nel suo testamento, ha raccomandato che il contenuto di questa busta fosse consegnato alla sua prima figlia. Non si tratta di denaro, ma di qualcosa di così importante da far promettere a mio padre di fartela avere a tutti i costi. Mio padre purtroppo non c’è più quindi spetta a me farti la consegna. Vederne il contenuto o meno adesso è affar tuo.


Federico, ecco un nome che aveva cercato di rimuovere dalla sua mente, ma qualcuno o qualcosa glielo aveva sempre impedito.
Quanto aveva amato il padre da bambina, lui rappresentava tutto il suo mondo, si sentiva la sicuro e protetta, la chiamava la sua principessa.
Si, i primi sette anni della sua vita erano stati veramente felici. I dissapori in famiglia iniziarono poco prima che compisse gli otto anni, i suoi genitori discutevano spesso e, troppe volte vide sua madre in lacrime.


°°°

La tavola era apparecchiata e nella tazza la crema di asparagi, il suo piatto preferito, era davanti a lei.
- Non aspettiamo papà?
- Stasera papà non può venire.
- Ma è la vigilia del mio compleanno…..
- Mangia Mery prima che si freddi, lo vedrai domani.
La piccola Mery non era del tutto convinta, era la prima volta che suo padre non cenava con loro.
Il giorno del compleanno Mery corse in camera dei genitori, ma il letto era già stato rifatto.
- Papà, papààà…..
- Mery, papà verrà più tardi. – sua madre aveva gli occhi rossi e gonfi, ma si sforzava di sorridere. - Vieni la colazione è pronta.
C’era una strano silenzio quella mattina, preludio di parole importanti. Quando Mery ebbe finito di mangiare sua madre le prese le mani.
- Ci saranno dei cambiamenti nella nostra vita ….
- Dov’è papà? - chiese Mery con voce tremante
- Ecco, papà verrà più tardi a farti gli auguri e portarti il regalo di compleanno, ma….non si fermerà.
- Cosa vuol dire che non si fermerà!
- …vuol dire che tu sarai sempre la sua principessa, ma….lui abiterà in un’altra casa
Mery sgranò gli occhi per la sorpresa e stava per fare altre domande, quando il campanello suonò.
La bambina corse alla porta e vide il volto sorridente di Federico con un pacco in una mano e l’altra nascosta dietro la schiena. Ma Mery sapeva bene cosa nascondeva.
- Una rosa per Mery. – Una rosa per ogni compleanno e Mery le conservava tutte fra le pagine di un diario. Ma quel giorno non volle prenderla.
- Mamma mi ha detto che adesso abiti in un’altra casa.
- Oh Mery, bambina mia, lascia che ti spieghi.
- No! Dimmi che non è vero?
- Lascia che ti spieghi…..
- Ti odio!!!!
Mery scappò nella sua camera, chiuse a chiave, ma nonostante tutto riuscì a sentire il battibecco d’accuse e contro accuse fra i suoi genitori.
Gli anni che seguirono furono i più dolorosi, la separazione e poi il divorzio. Il giudice aveva stabilito che la bambina trascorresse col padre un mese di vacanze estive e, ogni quindici giorni i fine settimana.
Mery non sopportava la nuova famiglia del padre. Clara la seconda moglie aveva già una figlia avuta dal primo matrimonio, poi c’era Giordano, la vera ragione per cui suo padre si era messo con Clara.
Nonostante Federico non le facesse mancare nulla, affetto compreso, Mery sentiva che il fratello, Giordano, le aveva tolto parecchio, e questa sensazione l’avrebbe accompagnata per il resto della sua vita.
Se Mery mal sopportava Clara e sua figlia altrettanto facevano loro e il vaso colmo di incomprensioni ed odio traboccò.
Quel giorno Federico dovette assentarsi per motivi di lavoro, Mery, in cucina, faceva i compiti quando Isabella le schizzò addosso l’inchiostro. Mery reagì spintonandola. Clara corse alle grida della figlia e, senza chiedere spiegazioni, schiaffeggiò Mery.
Mery, con le gote in fiamme, fuggì da casa e vagò per ore perdendosi nella città. Fu ritrovata verso sera da una pattuglia di carabinieri allertati dal padre.
- Signor Albini l’abbiamo trovata!
Federico, con il volto stravolto dalla tensione, corse ad abbracciarla ma Mery non rispose a quella manifestazione d’affetto anzi, non appena vide sua madre le corse incontro ignorandolo.
Dopo quel’episodio non fu più costretta a trascorre le vacanze in casa del padre, ma lui, puntuale ad ogni compleanno le portava la sua rosa.

Quando si desidera crescere in fretta pare che anni non passino mai, ma comunque passano e Mery divenne una signorina. Eccelleva negli studi, conseguì una laurea in economia con il massimo dei voti, frequentò un corso di aggiornamento a New York, divenne talmente brava che le aziende se la contendevano. La sua voglia di arrivare la rese dura, determinata a dimostrare a tutti di che pasta fosse fatta. La verità, forse, era un’altra ma talmente nascosta nel profondo del suo animo da non esserne consapevole.
La fortuna sorride agli audaci, fu cosi che si presentò l’ occasione della sua vita; rilevò una azienda in dissesto e la portò al successo.
Cosa poteva volere di più, dirigeva un’ azienda, aveva una bella casa in città, e una in montagna con tanto di bosco privato, ma nonostante ciò era insoddisfatta.
Stava trascorrendo qualche giorno in montagna quando giunse la notizia che suo padre era gravemente ammalato e desiderava parlarle.
Rimase con il cellulare aperto, incapace di pensare.
- Devi andare Mery, metti da parte ogni risentimento, non ne avrà per molto, credimi. Poi ti troverai contenta.
Sua madre la esortava, cercando di premere il tasto giusto.
- Fallo per me Mery!
Si, per sua madre lo avrebbe fatto, glielo doveva, per tutti gli anni di umiliazione che aveva subito, ma sempre a testa alta.

Quasi non lo riconobbe in quel lettino, bianco come le pareti che lo circondavano.
- Lo sapevo che saresti venuta, eccola la mia principessa.
Mery provò una stretta al cuore vedendo quell’uomo che era orami l’ombra di sé stesso. Lui le prese una mano e se la portò al cuore. Mery si commosse.
-C’è una cosa importante che devo chiederti. – fece un cenno e un ragazzo si avvicinò al letto. – Ecco Mery questo è Giordano tuo fratello! Non vi siete mai incontrati prima d’ora e io vorrei tanto che questo fosse l’inizio di qualcosa di nuovo ….. – un colpo di tosse lo fece tacere.
Mery guardò il ragazzo, assomigliava a Clara in modo impressionante, e in attimo rammentò il passato e il motivo per cui si era allontanata dal padre.
- Cerca di riposare adesso papà, tornerò più tardi.
Nel corridoio, appoggiate alla parete, vide Clara e sua figlia. Clara spalancò gli occhi, lei Mery era l’immagine vivente del padre. Le tre donne si squadrarono, ma gli occhi di Mery rimasero duri.
Federico morì quella stessa notte.
Dopo il funerale Mery fece scrivere dal suo avvocato che non avrebbe accettato nulla dell’eredità paterna, ma che avrebbe contribuito ad eventuali spese. Non ebbe mai risposta. Da quel giorno non seppe più nulla di Clara e della sua famiglia , almeno fino a quella mattina.

°°°

Il parco cominciava ad animarsi, un bambino con una palla fra le mani la osservava?
- Giochi?
- Non ora caro. - gli fece una carezza sul capo e si diresse verso la sua auto.

In ufficio non c’era nessuno, del resto se lo aspettava era la pausa pranzo, ma una nota della sua segretaria era posata sullo scrittoio: La ragazza di questa mattina ha richiamato lasciandole questo numero telefonico.
La busta gialla era ancora chiusa, chiusa come il suo cuore lo era stato per anni. Non riusciva a decidere. Una risata amare le salì alla gola.
Mery Albini che non riesce a decidere, proprio lei che con le sue scelte aveva fatto la fortuna di importanti società e non solo nazionali. Lei, temuta e rispettata nel mondo della finanza non sapeva se aprire o meno una semplice busta.
Prese il tagliacarte e con un mossa rapida versò il contenuto della busta sulla scrivania.
Rimase senza fiato, venti rose rosse, ormai secche, accompagnate da un biglietto con scritto una data e la frase: Una rosa per Mery.
Venti compleanni, per i vent’anni di assenza dalla vita di suo padre, l’ultimo poco prima della sua morte.
Un dolore sordo le attanagliò lo stomaco per salire fino in gola. Faticò a respirare, il cuore accelerò i battiti.
Era fuggita quel giorno in ospedale per non fare promesse, e questo fatto l’aveva perseguitata per anni. Solo ora se ne rendeva conto.
Doveva voltare pagina, e farlo subito. Prese il cellulare e fece un numero.

- Pronto, sono Mery Albini.

Nessuna risposta, poi all’improvviso:

- Ciao zia Mery! –

La voce della ragazza sembrava provenire da una distanza immensa, tutta da colmare e non sarebbe stato facile, ma forse ….. qualcosa di nuovo poteva davvero iniziare.

°°°

Perdonare sé stessi a volte è più difficile che perdonare i torti subiti



Luisa Camponesco

   
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