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 Paolo, il superbo
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 13/11/2007 :  17:33:51  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà

Paolo, il superbo

Paolo era un ragazzino molto bello, con i capelli biondi e soffici. Aveva due occhi enormi, di un azzurro violetto. La sua pelle diafana era abbellita da qualche lentiggine sui lineamenti perfetti. La mamma lo adorava e lo riempiva di regali e premure. Suo padre era un medico molto affermato e lo viziava accontentandolo in tutto. Indossava sempre jeans e maglioni firmati, scarpe di marca, giubbotti all’ultima moda e cambiava i capi d’abbigliamento molto spesso. Possedeva tutti i giochi più moderni e una libreria piena di libri per ragazzi, giornali e giornaletti. Mangiava leccornie prelibate e faceva mille capricci perché se a tavola c’era la pasta al forno, voleva le lasagne, se c’era del lacerto voleva le triglie, se c’erano i cannoli voleva una torta al cioccolato, e così via.
Aveva undici anni e frequentava la prima media. Nella classe aveva ancora dei vecchi compagni delle elementari, ma quell’anno ne aveva conosciuto di nuovi. Era sempre al centro dell’attenzione e si faceva invidiare per la sua intelligenza, la bravura nelle varie discipline e per ciò che indossava e possedeva. Tra i ragazzi della classe era stato inserito un ragazzo Rom, sempre disordinato e malvestito. Si chiamava Zynia, leggeva male e scriveva peggio. Era povero e non aveva comprato i testi scolastici per quell’anno. Possedeva solo qualche quaderno, una matita e una penna.
Gli insegnanti avevano fatto di tutto per far socializzare Zynia con gli altri alunni, ma il ragazzo stava sempre in disparte e si sentiva emarginato. Infatti i compagni, anche senza rendersene conto, lo escludevano dai giochi e dalle loro chiacchiere. Paolo lo teneva lontano dicendo che apparteneva agli zingari i quali rubavano e facevano gli accattoni. Naturalmente gli altri ragazzi lo emulavano ed emarginavano Zynia, il quale restava sempre solo, seduto senza parlare, chino sul leggio, con la testa appoggiata tra le braccia. Non parlava neppure con il compagno di banco. Ogni tanto la professoressa d’Italiano lo sorprendeva a piangere e gli chiedeva il perché, ma lui rispondeva che aveva mal di pancia. Un giorno però, mentre piangeva, la professoressa lo stimolò a non mentire e a dire il perché delle sue lacrime. Allora Zynia singhiozzando, esclamò: - Non mi vuole nessuno, professoressa, dicono che puzzo e che sono un morto di fame e nessuno vuole stare con me! -
I singhiozzi erano convulsi e irrefrenabili, tali da destare compassione e far impietosire anche il cuore più insensibile.
L’insegnante ricominciò le sue ennesime lezioni sulla tolleranza e la solidarietà, sull’emarginazione razziale e sul razzismo. Ogni giorno parlavano e discutevano in classe dell’eguaglianza tra gli uomini e della necessità di trattare e amare tutti allo stesso modo. Ma sino a quel momento, quei bei discorsi erano risultati inutili e non erano valsi a far integrare Zynia e a farlo inserire tra gli altri compagni.
Paolo affermava che bisogna sentirci e trattarci come figli dello stesso Dio, che siamo tutti uguali, senza differenza di razza o religione. Poi al momento di conversare o giocare con Zynia, si tirava indietro e ostentava un atteggiamento superbo, come di chi si senta superiore e non possa abbassarsi al livello di un povero zingaro. Se lo vedeva con le mani sporche, si mostrava sprezzante e rideva dicendo che l’acqua non costa nulla e che lui invece possedeva tanti saponi profumati. Se lo vedeva in difficoltà nel leggere, lo prendeva in giro e diceva che non capiva nulla.
Un brutto giorno però, Paolo prese la varicella e s’assentò da scuola per un lungo periodo. La professoressa ne approfittò dicendo alla classe che Paolo si comportava male e che aveva un atteggiamento superbo.
- Vedete ragazzi, non dovrei parlare così di un ragazzo assente perché in genere non è giusto parlare degli assenti. Ma io voglio approfittare del fatto che Paolo non ci sia, proprio per darvi un insegnamento e farvi capire quanto male lui abbia fatto sinora a Zynia-.
Gli alunni ascoltavano e ognuno era pronto a muovere delle accuse e delle lamentele.
- Professoressa, Paolo si sente importante e dice che nessuno di noi è come lui, - osservò Vincenzo.
- Possiede cento maglioni e ogni giorno fa vedere che ne sfoggia uno più bello dell’altro! - esclamò Viviana.
- Termina gli esercizi di matematica per primo e si sente un genio! – si lamentò Roberto.
- Non vuole mai aiutare nessuno e disprezza quelli che non capiscono le lezioni, - fece notare Giulia.

Zynia alzò la mano per parlare e disse: - Professoressa, mi piacerebbe tanto essere come lui, poter essere suo amico. Sogno di notte che camminiamo insieme, ci raccontiamo le storielle e poi giochiamo. Ma so che non succederà mai purtroppo-.
- Sai Zynia,- esordì l’insegnante – nella vita bisogna sempre inseguire i nostri sogni. Volere è potere, e se tu veramente lo vuoi, un giorno, secondo me, potresti diventare amico di Paolo-.
- No professoressa. Paolo è troppo importante, non si abbasserà mai al mio livello. La cosa resterà solo un mio
sogno-.
A questo punto l’insegnante raccontò agli alunni la vecchia storiella dei ranocchi che gareggiarono per vedere chi arrivava per primo in cima a una torre: - I ranocchi salivano e la gente cominciò a fare il tifo, ma in realtà nessuno credeva che raggiungessero la cima; alcuni dicevano: “Poveretti non ce la faranno mai!” Molti ranocchi iniziarono ad abbandonare la gara, tranne pochi che s’affannavano ed arrancavano. La gente continuava a dire: “Che pena, non ce la faranno mai!” Tutti i ranocchi desistettero e si diedero per vinti, tranne un ranocchio testardo che continuava a salire. Da solo e con enorme sforzo, alla fine raggiunse la cima. Tutti volevano sapere come avesse fatto. Uno dei ranocchi sconfitti s’avvicinò e gli chiese come avesse potuto concludere la prova. Allora……. scoprirono che…….. era sordo!
-Ragazzi, non bisogna ascoltare le persone negative che derubano le speranze del vostro cuore. Le parole che sentite o che leggete hanno molto potere su di voi, ma voi cercate d’essere sempre positivi. Dovete essere sordi quando qualcuno vi dice che non potete realizzare i vostri sogni.-
Zynia l’ascoltava a bocca aperta ed esclamò: - Ha ragione professoressa, voglio tentare di diventare amico di Paolo!-
- Bene! Allora dobbiamo fare così: quando Paolo tornerà a scuola, voi dovete fingere di non volere stare con lui perché avete paura di prendere la varicella. Io dirò che ha portato il certificato medico che attesta la sua perfetta guarigione e che non c’è pericolo di contagio, ma voi dovete continuare ad emarginarlo. Dovete fargli provare ciò che lui ha sempre fatto provare a Zynia-.
I ragazzi furono entusiasti di quest’idea e, quando Paolo fosse tornato a scuola, erano pronti a fare come la professoressa aveva suggerito. Difatti qualche tempo dopo, il ragazzo si presentò completamente guarito e con certificato medico. I compagni lo salutarono a stento e nessuno s’avvicinò a lui. Il suo compagno di banco chiese di potersi sedere altrove. Quando l’insegnante chiese il perché, rispose che aveva paura d’essere contagiato. Paolo protestò dicendo: - Ma io non sono mica appestato! E poi ho portato il certificato medico e il dottore dice che non sono più contagioso.-
A questo punto doveva recitare anche la professoressa e disse che Paolo aveva ragione e che non c’era alcun pericolo. Ma il suo compagno di banco insistette: - Senta professoressa, sarà che non è contagioso, ma io la varicella non l’ho avuta e non ci tengo a prenderla. Se non le spiace mi seggo all’ultimo banco-.
Così anche tutti gli altri compagni si tennero ben lontani da Paolo. In quei giorni restò perfettamente solo ed escluso da ogni attività e da ogni lavoro di gruppo. Appena si avvicinava a qualcuno, quello scappava e s’allontanava. E questo succedeva durante tutte le ore di lezione perché anche gli altri insegnanti erano stati informati della strategia messa in atto per far capire a Paolo come sia brutto essere emarginati.
Così dopo essere stato escluso ed emarginato dai compagni, Paolo cominciò ad essere triste. I suoi occhi rivelavano malinconia e teneva le spalle abbassate. Non era più il ragazzo superbo e borioso che era stato. Non ostentava alterigia e non era più gradasso.
Un giorno Zynia gli andò vicino e gli disse: -Paolo, per favore, mi aiuti a fare gli esercizi di grammatica?-
Gli s’illuminarono gli occhi e rispose: - Certo! Con piacere Zynia! Domanda alla professoressa se puoi sederti vicino a me.-
Naturalmente fu autorizzato questo cambio di posto e la classe assisté ad una scena incredibile: Paolo aveva messo il suo braccio sulle spalle di Zynia, lo guardava negli occhi e gli spiegava gli esercizi di grammatica italiana. Il ragazzo Rom aveva un’espressione beata e felice, come di chi abbia realizzato il sogno della sua vita.
Qualche giorno dopo, l’insegnante finse d’essere meravigliata del cambiamento di Paolo e gli chiese: - Ma come mai stai sempre insieme a Zynia? – E lui: - E’ l’unico, professoressa, che vuole stare con me. Gli altri si spaventano del contagio. Io però da quando sto con lui, mi sono accorto che è un ragazzo simpaticissimo. E’ robusto e riesce a sollevare le travi che servono per la porta del campo di calcio. Mi racconta le barzellette e ci divertiamo insieme-.
- Vedi Paolo, allora anche i ragazzi Rom sono come tutti gli altri. Forse hanno una cultura e delle abitudini diverse dalle nostre. Ma se a uno di loro insegniamo le nostre regole e le nostre leggi, possiamo aiutarlo ad integrarsi nella nostra società e diventerà tale e quale a noi-.
- Sì professoressa. Mi piace Zynia e mi piace stare con lui. Insomma stiamo diventando amici e mi accorgo che aveva ragione lei. Siamo propri tutti uguali e anche un ragazzo zingaro sa essere un ottimo amico. Credo che mi fiderò sempre di lui e spero che mi vorrà sempre come amico-.
A questo dialogo avevano assistito tutti gli altri ragazzi della classe. Erano rimasti zitti e non dicevano nulla. Paolo li guardò e disse:
- Che guardate? Ho sbagliato! E allora? Non si può sbagliare? Voi siete infallibili?-
A sentire queste parole, l’insegnante ribatté nuovamente: - Paolo, ascolta i miei consigli. Non essere superbo e aggressivo; nella vita non ci si guadagna mai a mostrarsi saccenti e superiori. Ci attiriamo l’antipatia della gente. Tu sei un ragazzo in gamba, ma ti manca la modestia e la semplicità. Gesù diceva: “Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore”. Ecco: l’umiltà! Proprio quella ti manca. Ma sappi che essa è l’arma dei forti. Chi non è umile, è spaventato e si difende usando l’arroganza e la superbia. D’ora in poi, Paoletto, prima di sentirti importante e intelligente, pensa che ci sono tanti ragazzi sfortunati e indigenti come Zynia. Sarai molto più importante e intelligente se regalerai loro un sorriso e qualche parola buona.-


Gabriella Cuscinà

   
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