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Gabriella Cuscinà
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TUTTO CAMBIA


A
veva sempre odiato scrivere e raccontare le varie vicende della sua vita, anche perché, forse, doveva spesso scrivere per lavoro e la cosa l’annoiava parecchio.
Da quando però il marito le aveva regalato un computer portatile, le era sopraggiunta la voglia di scrivere sempre, così, per diletto e quasi come passatempo. Infatti, ogni tanto si chiedeva: ”Ma perché e per chi scrivo?” Bella domanda! La risposta era una sola e aveva a che fare con il concetto che lei non scriveva per nessuno e per nessun motivo. Eppure era sempre lì, davanti al suo portatile a scrivere. Il suo adorato computer! Lo aveva anche battezzato. Lo aveva chiamato: ”Compy”.
Era piccolino, maneggevole, capacissimo di tutto. A volte Sandra, aveva l’impressione che già sapesse in anticipo cosa lei volesse scrivere e, quindi, cosa dovesse fare. Era sempre pronto, faceva tutto quello che lei gli chiedeva, e anzi, spesso, era lui, il computer, a chiedere cosa precisamente avesse intenzione di fare. La tecnologia! Che cosa meravigliosa!
Ogni tanto, Sandra non ci capiva niente di quello che Compy le chiedeva e cosa dovesse fare o rispondere. Allora erano tante, anzi tantissime le volte in cui doveva ricorrere al marito per farsi spiegare e per sapere come comportarsi e cosa fare con il computer. Suo marito era un esperto d’informatica e aveva sempre la pazienza di spiegarle ogni cosa. E allora eccola lì, sempre lì, davanti a quel piccolo, diabolico portatile. Ma sembrava che le volesse bene, che già le fosse affezionato! La verità era che lei, Sandra, nutriva per lui una grande simpatia e che ne era affascinata. “ Lui”; avrebbe dovuto dire: “Esso”, ma era come se fosse una persona.
Una volta aveva provato a stampare alcune cose e non ci era riuscita. Compy le diceva che c’erano dei passaggi tecnici che non andavano, ma lei non capiva cosa dovesse fare e come doveva comportarsi per rimediare. Era stata lì tutto un pomeriggio, e poi il marito le aveva spiegato che bisognava cambiare la cartuccia della stampante. Il bello però, era che non aveva riposato quel pomeriggio, per stare dietro al suo piccolo computer.
Ancora, dunque, Sandra non lo conosceva bene, non era brava a lavorare alla tastiera. Anzi era proprio una principiante. Basti pensare che aveva dimestichezza solo con la videoscrittura. Eppure era testarda, voleva imparare, voleva scrivere, ma perché, per chi? A volte si diceva che era bello anche scrivere per se stessi, ma sentiva che un lavoro fine a se stesso è anche inutile e, talora, noioso. Ma che noioso! Lei si divertiva moltissimo!
Prima di possedere il computer, il suo unico passatempo era quello di leggere. Leggeva di tutto, con una propensione per la narrativa. Ora invece, c’era Compy, il suo piccolo amico silenzioso, ma che sapeva anche suonare, visualizzare ogni cosa, collegarsi con il mondo intero. Era come se l’aspettasse paziente, e poi quando lei l’accendeva, poco mancava che non la salutasse:
”Ciao Sandra! Ecco qua il desqtop! Che facciamo?”
Ogni tanto la preveniva, o forse era solo un’impressione. Eppure la sensazione era proprio quella: che Compy non aspettasse altro che lei lo maneggiasse, che l’accendesse. Sapeva sempre, quel piccolo coso, le intenzioni di Sandra e, forse, le conosceva ancor prima che lei schiacciassi i tasti.
Provò una volta a scrivere un racconto basato su fatti realmente accaduti e che l’avevano coinvolta durante la sua vita. Che bellezza, che divertimento! Finalmente poteva sfogarsi e poteva raccontare a Compy tutto quello che le passava per la testa. Il marito era sempre troppo impegnato e, talora, lei doveva ripassare mentalmente quello che doveva comunicargli o raccontargli d’importante, per non dimenticarlo, e approfittare dei momenti in cui lui era in casa. Invece il computer era sempre là, sempre a sua disposizione, docile, fidato, amichevole. Non avrebbe mai rivelato a nessuno le cose che lei non sapeva d’informatica. Se Sandra sbagliava, Compy non lo diceva a nessuno. Era un vero amico, un ineguagliabile compagno! Ma com’era vissuta prima, senza di lui!
C’era poi il fatto che non aveva avuto figlioli. Vivevano da tanti anni insieme lei e il marito, e non avevano mai considerato negativa la condizione di non avere prole.
L’unica cosa negativa era sempre stata, un po’, la solitudine. Ma neanche tanto, poiché lei stava bene così. Aveva il suo lavoro, che l’aveva messa a contatto giornalmente con i ragazzi. E quindi non ne aveva mai sentito la mancanza. Adesso poi c’era Compy con cui parlare e confidarsi.
Una volta aveva scritto una storiella buffa, quasi per fare ridere e divertire il suo amico elettronico. Aveva narrato di una delle prodezze del marito, che si dileggiava talora a far scherzi alla gente.
Aveva scritto un altro racconto riguardante la disavventura coniugale di una sua cara amica.
Insomma, dopo un po’ di tempo, le sue novelle erano divenute tantissime e la voglia di scrivere sempre maggiore. Allora aveva iniziato a narrare le varie vicende della sua vita. Un’esistenza densa d’avventure e disavventure. Per carità, non avventure amorose, anzi, proprio di quelle, non ne aveva mai avute. Ma vicissitudini molteplici e di vario tipo.
Aveva narrato, in un’altra novella, di quella volta in cui aveva rischiato la vita in un incidente automobilistico. Si stava recando a scuola, fuori città, in un paesino. E, all’improvviso, fu travolta da un camion. Era rimasta tra la vita e la morte per diverse ore. Poi, era uscita fortunatamente dal coma. Tutto questo Sandra lo aveva narrato con enorme piacere. Come se, per la prima volta, fosse riuscita a sfatare e sdrammatizzare l’accaduto. Raccontarlo a Compy era stupendo, era curativo. Le erano rimasti vari segni e varie cicatrici di quel brutto incidente. Le sue ginocchia non erano più le stesse. Gliele avevano operato e ricomposte con delle protesi metalliche e tuttora recavano delle cicatrici vistose. Ma potersi confidare con Compy, faceva divenire l’accaduto poetico, eroico, addirittura bello. Caro il suo computer! Difficilmente, da ora in poi, avrebbe più potuto fare a meno di lui.
La cosa comica era che lo sapeva adoperare bene solo per la videoscrittura.
Le capitò un giorno, tra le mani, una di quelle riviste femminili ove vengono narrate delle storie di vita comune e, molto spesso, avventure d’amori sfortunati o impossibili e strani.
Sandra pensò improvvisamente di inviare una delle sue novelle a quella rivista. Già, tutto cambia nella vita, poiché mai avrebbe pensato di fare o, comunque, di poter fare una cosa del genere.
Eppure l’aveva fatta: aveva inviato il suo fascicoletto pensando che doveva provare. Tuttalpiù non avrebbero risposto. E lei avrebbe continuato a scrivere. Avrebbe continuato a battere i teneri tasti di Compy. Non importava se, non rispondendo, la redazione del giornale intendesse bocciarla.
C’era una sua nipote, che era divenuta una fan della novella scrittrice. Si chiamava Graziella, la nipotina, e le piaceva leggere le novelle della zia: “Che bel racconto zietta, brava!” diceva sempre.
Già questo la gratificava.
Un'altra volta capitò che suo fratello leggesse una novella: ” Ma non l’hai scritta tu! Dai, da dove l’hai copiata?” C’erano voluti centomila giuramenti per convincerlo che aveva scritto tutto lei. Comunque lo stupore del germano era stata pure una gratificazione per Sandra.
Aveva scritto poi una storia dove venivano messi in luce antichi e forse antiquati valori della vita. Di quei valori superati, abusati, desueti e fuori moda. Eppure erano i valori che erano stati inculcati a Sandra, e lei ancora ci credeva, li considerava fondamentali nella vita. Ne era venuta fuori una novella melensa e banale, scontata ed idiota. “Che schifezza!” diceva lei.
Però la rileggeva e, in fondo le piaceva. Era una novella sciocca, ma era un parto della sua fantasia; un lavoro e una trama basati su valori che oggi fanno ridere, ma lei era cresciuta con quelle idee nella testa e solo in quei valori ancora credeva.
Erano trascorsi molti mesi e ormai Sandra non pensava più alla rivista cui aveva inviato un suo scritto.
Trovò nella buca delle lettere una grossa busta. Proveniva da Milano e recava l’intestazione di una casa editrice. “Sarà la solita pubblicità” aveva pensato lei, e quasi stava per gettare l’incartamento, quando il nome della rivista, cui aveva scritto, le saltò agli occhi.
Aprì il plico e lesse con suo grande stupore che la redazione aveva intenzione di pubblicare la novella che lei aveva inviato. Anzi la sollecitavano a mandarne altre.
Incredibile! Le mani cominciarono a tremarle leggermente. Cosa avrebbe detto suo marito adesso?
Si sarebbe fatto una risata: “E brava la scrittrice di casa!”
Era bellissimo, teneva la busta tra le mani e non credeva a ciò che aveva letto! Avrebbero pubblicato il racconto nell’edizione della settimana successiva e le avevano accreditato una piccola somma presso una menzionata banca.
Come previsto, il marito quando tornò a casa e lesse la missiva della redazione, si fece una risata, guardandola con malcelata tenerezza: “Ci avrei scommesso che te l’avrebbero pubblicata” fu l’inaspettato commento.
Aspettò con impazienza il trascorrere dei giorni, e, quando acquistò la rivista, sfogliò le pagine con trepidazione. Trovò la sua novella e il suo nome. Che soddisfazione!
Immediatamente doveva comunicare a Graziella l’avvenimento.
La nipote fu entusiasta, continuava a ripetere che la zia avrebbe dovuto inviare tutte le novelle: ”Sei fortissima zietta, lo dicevo io!”
Così Sandra continuò a spedire i suoi racconti e la rivista seguitò a pubblicarli.
Chi l’avrebbe mai detto! Tutto era cambiato! Lei che odiava prendere la penna in mano e lo faceva solo per lavoro, ora scriveva al computer continuamente e con grande passione. Era come se Compy le suggerisse le storie, venivano fuori da sole. Un altro trionfo dell’informatica!

FINE

Gabriella Cuscinà

   
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