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 Peripezie di un libro
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 02/06/2003 :  12:22:56  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Peripezie di un libro

Era un libro piccolino, rilegato in cartoncino lucido.
L’immagine di copertina rappresentava un fiore azzurro su uno sfondo chiaro.
La sua veste tipografica era senza pretese, con una brossura normale e senza prefazione nell’occhiello.
Conteneva la storia di una ragazza che era riuscita a dare una svolta alla propria esistenza grazie alla sua passione per la scrittura.
Stampato e pubblicato in varie copie, aveva riscosso molto successo, seppure in sordina. Infatti la sua autrice era un esordiente e, come tale, snobbata e ignorata dagli addetti ai lavori.
Una delle copie era stata acquistata dalla cugina Erminia per farne una strenna natalizia ad un’amica. Il dono era stato accompagnato dalla raccomandazione di poterlo riavere in prestito, dopo che fosse stato letto.
L’amica divorò il romanzo in meno di tre giorni. Si appassionò alla storia e ne parlò entusiasticamente al telefono con la sorella. Naturalmente quest’ultima, incuriosita, insistette per averlo prestato.
“Riportamelo al più presto, ” avvisò la proprietaria “perché lo devo prestare a chi me l’ha regalato.”
Invece la sorella leggendolo, se ne appassionò tanto che credette opportuno parlarne a Laura, la sua più cara amica, la quale a sua volta, lo volle prestato.
“Dai ti prego, portamelo a casa e te lo restituirò subito.”
La famosa sorella uscì da casa annunziando al marito che si stava recando da Laura.
Il consorte però non sapeva del cambio di domicilio di quest’ultima. Quando incontrò per caso la moglie da un’altra parte della città, fu colto da eccessi di gelosia.
“Perché mi hai detto una menzogna? Con chi ti dovevi incontrare?”
Ci volle del tempo e grandi arti di persuasione per convincerlo del fatto che il libro era stato recapitato al nuovo indirizzo di Laura.
Questa adesso viveva con la madre che era un’anziana signora molto stordita e svanita. Tra l’altro era maniaca dell’ordine e, vedendo il romanzo sul tavolo della cucina, pensò bene di riporlo dentro il frigorifero. La figlia trascorse un’intera giornata a cercarlo.
“Scusa, perché lo hai preso? Dove l’hai messo?”
“Non so, non ricordo, però ho messo tutto al suo posto.”
Fu ritrovato verso sera tra uova, prosciutto, scatolame e barattoli vari. Poi alla fine Laura lo lesse e fu avvinta dalla storia che vi veniva narrata. Quindi ne parlò con suo fratello Giuseppe.
“Senti, mi hai fatto venire la curiosità, prestamelo,” disse lui “te lo restituirò subito.”
Il libro transitò quindi nelle mani di costui che, di lì a poco, si recò nella villa dei suoceri per una breve vacanza. Giusto gli parve portare con sé il libro per leggerlo in relax. Quella era una dimora assai bella, di gente benestante, piena di mobili, quadri e porcellane antiche. Per causa del libro, fu distrutta una di quelle porcellane tanto care alla suocera. Si trattava di un’anfora preziosa posta su una piccola colonna di marmo.
Il nipotino di sei anni aveva preso il libro dello zietto e ne aveva danneggiato alcune pagine. Poi intuendo la monelleria commessa, aveva cercato di nasconderlo dentro l’anfora, ma proprio in quel momento Giuseppe aveva urlato: “Cosa stai facendo col mio libro?” Il bambino si era spaventato ed aveva mandato in frantumi il vaso antico.
Comunque il romanzo era stato recuperato e, dopo qualche tempo, restituito a Laura.
Lei s’affrettò subito a restituirlo alla sorella della legittima proprietaria, che poi ne tornò in possesso.
Ora poteva prestarlo e farlo leggere ad Erminia, che l’aveva acquistato, donato, ne aveva udito parlare in termini lusinghieri, ma non era mai riuscita a posare gli occhi su quelle pagine.
Erano trascorsi due mesi da che l’aveva regalato, e poteva finalmente leggerlo in santa pace, costatando di persona se veramente meritasse tutto il clamore che aveva suscitato tra i suoi amici e conoscenti.
Si dispose dunque alla lettura, ma il suo cane reclamava di essere condotto a passeggio.
“Aspetta Bobby, usciremo più tardi.”
Macché! Il barboncino bianco abbaiava, la tirava, le saltava addosso e non le consentiva di leggere.
Erminia si rassegnò ad uscire e, inavvertitamente, si mise il libro sotto un’ascella.
Passeggiava pazientemente ed osservava tutte le pipì del cagnolino legato al guinzaglio, quando fu avvicinata da Girolamo, suo collega d’ufficio.
“Ciao carissima! A passeggio col cane? Ma cos’hai sotto il braccio, un libro?”
Lei abbassò gli occhi, guardò bene e s’accorse del gesto involontario che aveva compiuto.
“Oh sì! E’ un libro che sto leggendo, anzi devo ancora iniziare a leggerlo. Mi hanno detto che è graziosissimo.”
“Davvero? Se ancora non lo hai iniziato, prestamelo.” E così dicendo le sfilò il volume dall’ascella.
“No, no, non è possibile! Ridammelo. Lo devo restituire a mia cugina cui l’ho regalato e che me l’ha prestato.”
Gli tolse dunque il libro dalle mani. Ma Girolamo non si diede per vinto. A sua volta glielo tolse e insistette:
“Che fretta c’è? Dai, lo leggo e te lo restituisco subito.”
“Ho detto di no! Mi dispiace, dammelo.”
Bobby nel frattempo osservava questa scena col nasino all’insù e la testolina piegata da un lato.
Alla fine Erminia si convinse e lasciò il libro al collega.
“Riportamelo al più presto in ufficio. Lo voglio leggere anch’io accidenti!”
Ora si dava il caso che Girolamo fosse segretamente innamorato di lei.
Prima di riportarglielo, nascose fra le pagine del romanzo una lettera in cui le dichiarava tutto il suo amore. Un amore appassionato, segreto e inconfessato, celato per timidezza e paura di essere rifiutato e deriso.
Quando lo riportò in ufficio, chiese ad Erminia di non toccare il libro se prima non fosse tornata a casa.
“Ma perché scusa? Non capisc….” Nel dire così, si accorse che dentro vi era qualcosa. Per discrezione, aggiunse:
“Va bene, va bene, come vuoi.”
Naturalmente la curiosità cominciò a roderle dentro e non vide l’ora che finisse quella giornata di lavoro. Andò via mezz’ora prima del consueto.
Quando arrivò a casa, Bobby l’accolse tutto festante e, more solito, iniziò a tirarla e a saltare per essere condotto fuori ad espletare i suoi bisogni.
“Stasera dovrai aspettare Bobby! Ho una cosa molto più importante da fare.”
Il cagnolino si arrestò sorpreso e deluso, ed osservò le azioni della sua padrona.
Con enorme premura, Erminia aprì il libro e trovò la lettera di Girolamo. La svolse con crescente curiosità ed agitazione. Aveva sempre considerato il collega un vero amico e un confidente insostituibile, con cui ridere e intrattenersi volentieri sul luogo di lavoro.
Mai si sarebbe aspettata una dichiarazione di stile ottocentesco!
Aprì la missiva e lesse:

Cara Erminia,
ti parrà strano il fatto che ti scrivo, giacché ci vediamo ogni giorno e ci parliamo di continuo. Ma ciò che sto scrivendo non sarei mai capace di pronunziarlo a voce e con parole compiute.
Da quando, tre anni fa, sei stata assunta nel nostro ufficio e ti ho conosciuta, ho cominciato ad amarti, dapprima inconsapevolmente, poi pian piano mi sono reso conto di non poter fare a meno di te. Non te l’ho mai dimostrato e tu non l’hai mai sospettato,
perché mi sono sempre guardato dal farti capire qualcosa, nel timore che ti allontanassi da me. Ma ti amo Erminia, amo il tuo carattere dolce, il tuo viso solare e i tuoi modi affabili. Il tuo sorriso spontaneo illumina le mie giornate. Ridere insieme a te riempie di gioia la mia vita. Tu sei single come me, e come me vicina agli …anta. Saresti la compagna ideale. Per te sono sempre stato l’amico fraterno e il collega complice, e quindi forse ho poche speranze di essere ricambiato. Se così è, straccia questa lettera e domani quando mi rivedrai, sorridimi e io capirò. Se per puro caso, non ti sono indifferente come uomo ed eventuale compagno, prendi il telefono e chiamami. Mi renderai la persona più felice della terra.
Un caro abbraccio
Tuo Girolamo

Erminia rimase con la lettera a mezz’aria e la rilesse circa una decina di volte.
Non poteva credere a quello che vi era scritto!
Intanto Bobby, arrabbiatissimo, ogni tanto abbaiava e la guardava senza sortire alcun risultato. Infatti la padrona era tutta compenetrata in quella lettera che le aveva fatto risvegliare ancestrali voglie di compagnia maschile e di romanticherie.
Il cagnolino intuiva che tutto questo scombussolamento in Erminia era prodotto da qualcosa che aveva a che fare col libro, il quale nel frattempo era stato lasciato su una poltrona dell’ingresso.
Il cane, colto dalla gelosia, andò ad afferrarlo e cominciò a scuoterlo con i denti, poi se lo mise sotto le zampine e iniziò a lacerarne le pagine. Faceva questo ringhiando e sfogando la sua rabbia, mentre il libro si andava decomponendo sempre più in fogli sparsi.
Di tutto ciò, la padrona non s’accorgeva poiché era presa e compresa a pensare a Girolamo.
Dopo circa un’oretta, prese il telefono e chiamò il suddetto che, all’udire la sua voce, ebbe l’impressione che i violini suonassero, le campane rintoccassero e gli angeli cantassero!
Prima di andare a letto, Erminia cercò il libro per leggerlo e lo trovò squinternato, distrutto e lacerato.
L’indomani volle riacquistarlo e lo cercò in tutte le librerie, ma era esaurito.




Gabriella Cuscinà

   
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