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 Lo strano corteo
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Gabriella Cuscinà
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Italy
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Inserito - 04/12/2003 :  19:25:51  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Lo strano corteo

La conobbi un giorno mentre mi recavo al lavoro e vidi che stava dando da mangiare
a dei gatti in un angolo della strada.
Era una vecchietta gracile e si affannava a lasciare del cibo per quelle graziose bestiole.
Mi fermai a guardare poiché alcuni micetti erano proprio graziosi e chiesi:
“Cosa fa signora, sono suoi questi gatti?”
“No cara” rispose “ sono tutti quelli del quartiere. Vedi, ce n’è in quantità e bisogna pure che qualcuno dia loro da mangiare.”
Così ogni giorno la incontravo e poco alla volta facemmo amicizia.
Avevo notato che una certa bellezza caratterizzava il suo viso. Doveva essere stata, nel passato, una donna piacente anche se ora dei segni evidenti di malattia l’affliggevano.
I capelli erano tutti bianchi e raccolti strettamente sulla nuca. Gli occhi, di un verde brillante, erano frangiati da ciglia folte e lunghe. Era alta quanto me, ma molto più
esile e con le spalle incurvate.
Seppi che si chiamava Bice ed era vedova.
“La mia storia è molto lunga e triste” mi disse un giorno “non voglio affliggerti.”
“No, no” risposi “sarà interessante ascoltarla, tanto ci vediamo ormai tutti i giorni.”
“Ero sposata con un uomo che adoravo. Era ricco e mi faceva vivere nel lusso.
I primi anni di matrimonio li vissi come in una favola. Lui era innamorato e mi circondava di ogni attenzione.”
“Suo marito è morto, Bice, se le fa male ricordarlo, lasci perdere.”
“Magari fosse morto subito!” incalzò “ No sai, finì in carcere per omicidio.”
“Omicidio? Mi spiace. E chi ha ucciso? Se posso saperlo.”
La cosa cominciava ad incuriosirmi parecchio.
“Te l’ho detto che è una storia lunga. Ha ammazzato colui che credeva fosse il mio amante.”
“Il suo amante! Ma perché lei aveva un’amante?”
Ormai dovevo sembrare proprio un’intrigante impicciona.
“Tutto cominciò quando lui prese a trascurarmi. Stava sempre fuori casa e m’accorgevo che impiegava stranamente i suoi capitali. Seppi che frequentava altre donne e in particolare, aveva perso la testa per una signora dell’alta società.
Io cercavo di farlo ragionare e distoglierlo da lei, ma inutilmente.”
Mentre narrava, la sua espressione era divenuta dura e gli occhi guardavano lontano, verso luoghi ed immagini noti solo a lei.
“Non ricordi più, lasci stare Bice.” Ogni tanto il mio senso d’altruismo prende il sopravvento.
“No, ormai ho stappato la botte. Sta venendo tutto fuori. Ascolta.”
Era determinata e serrava le mandibole con rabbia.
“Mi sentivo disperata,” riprese “ tutte le mie illusioni erano state infrante. Il mio amore calpestato. Cominciai a frequentare le associazioni di beneficenza e mi recavo presso i centri di assistenza ai poveri. Cercavo di affogare il mio dolore in mezzo al dolore degli altri. Durante una di quelle visite, conobbi un signore molto distinto.
Era scapolo e molto abbiente. Ben presto s’innamorò di me.”
“Bene! Ripagò suo marito della stessa moneta!” Avevo creduto di capire tutto e invece ne ero lontana.
“Non gli feci mai alcun torto. So che può sembrare una storia d’altri tempi, ma fu proprio quel che avvenne. Quel signore mi seguiva ovunque. Ci vedevamo per le solite opere di carità, eravamo divenuti amici, ma io non lo incoraggiai mai minimamente. Non divenimmo mai amanti.”
“Ma le piaceva almeno?” Non avevo più ritegno.
“Trovavo in lui tutta la comprensione che mio marito mi negava, mi sentivo desiderata, amata, ma non lo contraccambiavo.
La signora dell’alta società prese a frequentare la nostra stessa associazione di beneficenza e io la conobbi. Era bellissima. Poteva fare invaghire di sé qualunque uomo. Seduceva al primo sguardo. Era una di quelle donne che fanno credere agli uomini di essere disponibili, e poi si negano. Dicono di sì con ogni atteggiamento,
e poi sono pronte a dire no al momento giusto. Ci tentò anche con il mio amico, ma fece fiasco. Lui era diverso e troppo preso di me.”
“Bice” avevo chiesto “ quella signora non capì di chi lei fosse moglie?”
“No, credo che non avesse fatto caso al mio cognome. Il bello fu quando un giorno mio marito venne a cercarla all’associazione. Mi vide e rimase allibito. Sapeva che mi occupavo di beneficenza, ma non s’aspettava di trovarmi in compagnia della donna dei suoi sogni. Tra l’altro, capì che avevo uno spasimante e fu colto dalla più folle gelosia. Penso che si trattasse piuttosto di orgoglio ferito, di sospetti insensati.”
Scuoteva la testa. Il ricordo le faceva ancora male.
Era davvero una storia interessante. A questo punto, volevo sapere tutto:
“Sarebbe stata l’occasione propizia per ricondurlo all’ovile.”
“Non so perché, ma non volevo più. Infatti non feci nulla e continuai la mia vita e la mia attività benefica. Mio marito divenne assiduo dell’associazione, però la frequentava per meglio sorvegliarmi. Mi controllava, la sua gelosia cresceva ogni giorno sino a divenire ossessiva. Sino a divenire mania omicida!”
“Non mi dica! Uccise quell’uomo?”
“Sì, un giorno lo trovarono con l’arma del delitto in mano, accanto al cadavere di quel poveretto. Fu arrestato e condannato a vent’anni di carcere. Si scoprì che prestava denaro ad usura e quindi sequestrarono ogni suo avere. Ormai da anni, mio marito è morto in carcere.”
Quella storia era stata penosa e strana, ma tutto sommato rientrava nei vari casi della vita di cui ogni tanto sentiamo narrare. La cosa più sorprendente fu invece il funerale di Bice.
Già da qualche giorno non l’avevo più rivista e non l’avevo più incontrata.
Poi un giorno, tornando dal lavoro, vidi uno stranissimo corteo funebre per la strada vicino casa mia. Lo strano consisteva nel fatto che tutti i gatti del quartiere stavano seguendo il feretro. Erano tutti là, composti, in fila, mogi e silenziosi. Formavano il corteo più inverosimile che mai occhio umane potesse immaginare!
Non ebbi necessità di chiedere chi fosse morto. Tristemente avevo compreso chi era.
Quelli erano i suoi gatti, le bestiole mansuete cui, per anni, Bice aveva portato da mangiare. Adesso erano là, tutti quanti, non ne mancava nessuno, come se avessero compreso cosa fosse accaduto e chi stessero portando via. Erano posti in fila, a formare quel corteo ordinato, lugubre, straziante. Erano là per dare l’estremo saluto alla loro benefattrice.
Se non lo avessi visto con i miei occhi, non ci avrei mai creduto.
Come me, altre persone erano rimaste allibite per quella scena! Tutti guardavano e quasi inavvertitamente seguivano e s’aggiungevano al corteo, pur essendo sconosciuti a Bice. Lei sempre così sola, adesso, grazie ai suoi amici gatti, aveva dietro a sé tantissime persone ad accompagnarla.
Naturalmente c’ero pure io!

Gabriella Cuscinà

   
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