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 I cardellini
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 19/05/2003 :  11:27:50  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
I cardellini


Totò un giorno stava dando da mangiare a degli uccellini, mentre parlottava con tre, quattro passerotti in una strada di campagna. Era un viottolo sterrato tra gli alberi di carrubo, il cui profumo si diffondeva intenso. In lontananza si vedevano dei casolari e il sole cocente ne faceva brillare i tetti. Si udiva assordante, il cinguettio di centinaia di uccelli. Volavano tutt’intorno a stormi, e ogni tanto oscuravano il cielo.
Scendevano dai rami degli alberi e talora venivano a mangiare direttamente dalle mani dell’uomo. Poi volavano via sempre emettendo il loro festoso canto.
Era molto anziano e doveva amare teneramente quelle graziose bestiole. Infatti era un incanto osservare quei volatili che saltellavano per beccare le mollichine cadute qua e là.
Mi fermai a guardare poiché erano proprio graziosi e chiesi:
“Cosa fa? Questi uccellini non hanno paura di lei?”
“No” rispose “ vedi io parlo con loro ed essi mi ascoltano.”
Doveva essere stato, nel suo passato, un uomo forte anche se ora dei segni evidenti di malattia l’affliggevano.
I capelli erano tutti bianchi e tagliati cortissimi. Teneva il capo scoperto sotto il sole che picchiava forte. Gli occhi, di un verde brillante, erano frangiati da ciglia folte e lunghe. Era alto, abbastanza robusto e con le spalle incurvate.
“Ho sempre avuto una passione particolare per tutti gli uccelli e nel passato ho anche fatto degli studi su di essi. In questa campagna per esempio, abbondano i cardellini.
Sono dei piccoli uccelli dell’ordine dei passeracei, ben noti per la loro maschera rosso scarlatta. Sono animaletti sedentari e fanno uova macchiate. Io sono innamorato del loro canto.
Figurati che riescono anche ad imitare il canto di altri uccelli e a ripetere semplici motivi musicali.”
Credo che fu proprio in quel momento che m’innamorai del vecchio Totò.
“Sai” mi disse “in passato ho scoperto dei ragazzini che catturavano dei cardellini in una campagna. Restai esterrefatto poiché mi sembrò una cosa assai crudele. Li prendevano vivi in una maniera ingegnosa. Stendevano sull’erba una fitta rete sulla quale avevano spalmato una sostanza viscida e appiccicosa. Oppure ponevano a terra tanti rametti d’albero sporchi della stessa sostanza.
Quando gli uccellini si posavano sulla rete o sui rametti, restavano inevitabilmente attaccati e incollati. Cominciavano a dibattersi, ma non potevano più volare. Erano bloccati. Vivi, ma prigionieri di quei crudeli ragazzi. Essi li andavano a vendere a certi negozianti che avevano delle voliere e tante varietà di uccelletti. A quanto pare, quelle povere bestiole venivano pagate bene se catturate vive.”
Questo racconto mi fece rabbrividire e provai rabbia e disgusto.
Totò s’accorse della mia reazione e capì che condividevo i suoi sentimenti ed il suo amore per le creature viventi. Dunque continuò:
“Io ero inorridito da tanta insensibilità. Cominciai a sognare ogni notte il volo meraviglioso di quei cardellini, e li vedevo disperati e atterriti non appena venivano catturati. Per me era diventato un incubo. Ho sempre amato tutti gli animali, ma per gli uccelli ho avuto una passione particolare.
Un giorno ebbi un’ispirazione. Mi procurai una rete e la spalmai della medesima sostanza adoperata da quei ragazzi.
Tornai in campagna, nel luogo preciso ove avvenivano le sacrileghe catture e, nascosto, attesi che arrivassero i ragazzi.
All’improvviso lanciai su di loro la rete e vi restarono invischiati. Presero a gridare e a sbraitare cercando di togliersela di dosso. Naturalmente non ci riuscirono ed erano tutti sporchi ed imbrattati di colla. Io uscii dal mio nascondiglio e feci loro capire che ero stato l’autore di quel brutto scherzo. Mi subissarono d’improperi, ingiurie ed insulti che non sto qui a ripeterti. Quando si furono calmati, dissi che avevano avuto la stessa sorte dei cardellini, con la differenza che loro si sarebbero potuti liberare, le povere bestiole invece sarebbero state prigioniere per sempre. Spiegai che non vi è cosa più bella della libertà per ogni essere vivente. Che quelle creature che volavano libere e felici dovevano essere rispettate.
Da quel giorno, i ragazzi non si fecero più vedere e credo che abbiano smesso di compiere quei loro atti vandalici e sacrileghi. Io continuo a parlare con gli uccellini, ma, credimi, non mi sento San Francesco.”



Gabriella Cuscinà

   
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