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luisa camponesco
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Inserito - 17/03/2007 :  12:29:14  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

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L’ultimo cliente se n’è andato, qualcosa di inquietante sta accadendo nella sala giochi di Derek Kamp.

°°°°°

Il ragazzo si accaniva nell’ultimo combattimento contro i gli uomini-terra. Stava per superare il punteggio precedente, il viso gli si illuminò al pensiero di diventare un campione.
- Forza si chiude!
- Ancora un momento sono quasi alla fine.
- Anch’io sono alla fine dopo una giornata di lavoro, adesso voglio andare a casa. – Derek non aveva voglia di discutere ma quello sbarbatello non voleva andarsene.
- In che lingua devo dirtelo che sto per chiudere!
- Beh, dovrai aspettare che finisca! Se riesco ad eliminare anche l’ultimo guerriero sfido chiunque a battermi…..
Derek abbassò la leva dell’interruttore generale e la macchina si spense con un lamento.
- Ma cosa hai fatto? – il giovane era rosso dalla rabbia. - Stavo vincendo.
Derek non rispose ma incrociò le braccia e assunse un’espressione tutt’altro che amichevole.
Il giovane diede un calcio alla macchina e uscì dalla sala giochi imprecando.
Finalmente la fine di un’altra giornata, guardò l’ora, l’una, non era nemmeno troppo tardi, una birra davanti alla tv lo avrebbe ricompensato della fatica.
La strada silenziosa, solo poche macchine transitavano e i fari si riflettevano sull’asfalto lucido. Ammirò per un istante l’insegna luminosa che campeggiava sul locale e, soddisfatto, si diresse verso il parcheggio.

Nessuno può immaginare quale atmosfera irreale si può respirare in una sala giochi vuota e semibuia. Semibuia, in quanto un led rosso ed intermittente proiettava strane ed angoscianti immagini sulle pareti.
Un suono, come un lamento prolungato e, la macchina sulla quale giocava il ragazzo prese vita, dapprima lentamente poi il rumore della battaglia si sparse ovunque, gli uomini- terra attaccarono gli androidi. Una dopo l’altra si accesero tutte le macchine con i giochi rimasti in sospeso.
In un angolo della sala un bolide rosso prese a sfrecciare sulla pista, accanto a lui le astronavi dell’Impero ingaggiavano un duello con le navette dei ribelli.

°°°°

L’androide cadde a terra e subito un altro prese il suo posto, l’uomo-terra prese la mira ma….
- Perché dobbiamo combattere? – chiese l’androide.
L’uomo terra rimase sorpreso, non si aspettava certo una simile domanda.
- Combattiamo perché dobbiamo farlo! – rispose
- Già, ma chi lo dice! – ribadì l’avversario.
L’uomo-terra non si era mai posto un simile quesito, abbassò l’arma. In effetti non era del tutto illogico ciò che affermava il robot.
- Pensiamoci su!
Si sedettero, ma a debita distanza, ogni tanto si guardavano con un certo sospetto, le armi pronte a sparare.
- E poi non ha senso! Quando uno di noi cade un altro prende il suo posto e così via fino all’infinito.
L’uomo-terra doveva ammetterlo, questo era un dubbio che lo aveva più volte assillato. In alcuni casi erano loro ad avere il sopravvento in altri, invece, gli androidi.
- Hai per caso un nome? – chiese il robot
- Perché vuoi saperlo?
- Così, tanto per fare conversazione.
- Ho un numero, non so se è la stessa cosa, sono il 127.
- Ahahah ho capito, il centoventisettesimo che abbiamo fatto fuori.
- Ma cosa dici! – l’uomo-terra aveva già messo mano all’arma.
- Calma, calma, non volevo offenderti, pensa un po’ io sono il 205.
L’uomo-terra emise una specie di ringhio.
- Me lo sono chiesto anch’io sai, perché dobbiamo affrontarci fino a che solo uno di noi rimane in piedi.
- È il programma! Siamo programmati per far divertire gli uomini.
Rimasero pensierosi per un po’, ognuno rifletteva sul senso della loro esistenza.
- E’ un programma stupido! – esclamò ad un tratto l’uomo-terra
- Puoi ben dirlo amico. Come quel ragazzotto che giocava poco fa.
- Quello con quella ridicola cresta viola!
- E la faccia piena di brufoli!
Scoppiarono a ridere.
- Hai visto come si arrabbiava quando non riusciva a colpire uno di noi!
- Voglio confessarti una cosa, spesso ho finto di cadere.
- Lo hai fatto anche tu! – esclamò a sua volta l’uomo-terra
- Non dirmi che….
Risate, risate a crepapelle.
- E non si è nemmeno accorto che lo abbiamo preso in giro.
- Allora possiamo farlo!
- Cosa amico!
- Aggirare le regole del programma. Noi robot è un po’ che lo facciamo.
- E io che pensavo d’essere il solo… lo dirò anche ai miei compagni. – replicò l’uomo-terra
- Adesso che si fa? – chiese l’androide
- Io un’idea l’avrei, ho un cugino qui a fianco possiamo andare a trovarlo, cosa ne dici?
- Dico che è una buona idea uomo-terra.
Così l’androide e l’uomo-terra riposte le armi nelle fondine si diressero, chiacchierando amabilmente, verso il vicino distributore di bevande.

°°°°

Il motore aumentava i giri sulla pista dell’autodromo, il pilota si apprestava ad impostare la curva, la prima di tante. Non era particolarmente difficile, ma c’era sempre il pericolo di finire fuori strada e ricominciare tutto da capo.
Sempre lo stesso percorso, solo i più bravi passavano al livello successivo con un numero superiore di ostacoli e di curve.
Il pilota era stanco ed annoiato, da parecchi giorni era costretto a percorre il medesimo tragitto nessuno era ancora riuscito a farlo giungere al traguardo.
- Incompetenti! – esclamò ad alta voce anche se nessuno poteva udirlo.
Solo una volta un quasi campione era riuscito a farlo arrivare al penultimo stadio. Con una certa nostalgia ricordò l’emozione di quella gara.
Ecco la seconda curva, doveva stare attento un piccolo errore e sarebbe finito fuori. Quante volte aveva ripetuto quel percorso, ormai non le contava più, conosceva ogni millimetro di quel circuito e spesso si domandava se ci fosse qualcos’altro oltre il traguardo ma a lui non era dato saperlo.
Ma perché? Cosa glielo impediva? In fondo non aveva mai provato a fare qualcosa di diverso.
Una curva a gomito, per poco non sbagliava, doveva concentrarsi di più, abbandonare i pensieri che lo assalivano altrimenti non ce l’avrebbe mai fatta.
Che strana vita era la sua, dipendeva in tutto e per tutto dall’abilità dei giocatori eppure….
Accelerò sul rettilineo, ancora pochi istanti e avrebbe visto le bandierine di fine corsa, la macchina sarebbe entrata nel box e avrebbe atteso la prossima gara. Già la prossima gara e poi chissà quante altre ancora, forse era giunto il momento di dire BASTA.
Il traguardo era in vista, strisce bianche disegnate sulla pista andavano diminuendo di numero doveva iniziare a decelerare. Piede sul freno, la scritta FINISH diveniva sempre più grande ed ecco, all’improvviso la decisione finale. Acceleratore a tavoletta, a nulla valsero i richiami a fermarsi, la fine del circuito gli venne incontro come un bolide e lui sfrecciò oltre.
….buio, ancora buio, poi divenne grigio perla e così via sempre più chiaro tanto che dovette chiudere gli occhi per non rimanere abbagliato, la macchina si fermò.
Si accorse di aver paura, lui un pilota di formula uno, eppure aveva paura. Fece uno sforzo ed aprì gli occhi, rimase a bocca aperta. La macchina si era fermata in mezzo ad un prato verde costellato di primule colorate, in lontananza la curva morbida di una collina. Scese, e si accorse di poter camminare ed era una esperienza del tutto nuova come l’aria che respirava. Tolse il casco mise gli occhiali nel taschino e si sdraiò sull’erba con le braccia spalancata.
Ora lo sapeva, non sarebbe più tornato.

°°°°


Il cavaliere, sul suo caccia X-Wing, osservava da lontano la sfera minacciosa della Morte Nera. Aveva mancato l’obiettivo, ora doveva tornare sul bersaglio e trovare il punto di accesso alla fortezza.
- Caccia nemico in coda –
Una scarica laser lo colpì in pieno, il motore in avaria ma continuò la sua corsa verso la meta, si era proprio stufato di non concludere mai nulla.
- Sei stato colpito, devi sparire!
Il cavaliere chiuse il contatto e finse di non aver sentito. Venne affiancato dalle navette nemiche, che in apparenza non sapevano cosa fare, la situazione era del tutto inaspettata.
Un caccia imperiale, classe TIE fighter, apparve all’improvviso, impossibile sottrarsi alla potenza de suoi cannoni SFS, anche le navette rimasero sorprese.
- Toglietevi di mezzo, ci penso io!
- Niente affatto lo abbiamo colpito noi è nostro.
Si misero a discutere e il cavaliere ribelle ne approfittò per allontanarsi.
Mise a punto i cannoni Taim, li attivò, una linea rossa progressiva indicava la potenza di fuoco.
Le navi nemiche lo inseguivano ma ormai era sopra il bersaglio. Sfiorò la superficie cercò il punto contrassegnato con la lettera X e fece un fuoco quadruplo, quattro cannoni all’unisono concentrati su di un unico punto. Il destino della Morte Nera era segnato.
L’esplosione non fu immediata, ma lentamente la struttura incominciò a cedere. Il cavaliere esultò, ora poteva finalmente tornare al suo pianeta, Tatooine.

Le navi dell’Alleanza Ribelle fecero la loro comparsa.
- Signore! I sensori non rivelano la presenza di navi nemiche.
- Impossibile dove sono finiti!
Vagarono per un po’ in un universo vuoto.
- Ma che razza di guerra è questa! Dove sono le navi dell’impero?
- Ricontrollare prego!
- Rilevo la presenza di due navette e un TIE.

Caricarono le armi pronti allo scontro.
- Non vi sembra di esagerare! Un’intera flotta contro di noi. Non è onorevole. – comunicò il pilota clone di una navetta imperiale.
- Che fine a fatto la Fortezza!
- Uno dei vostri cavalieri l’ha fatta esplodere.
- Se è bastato un solo X-Wing a farla fuori non doveva essere un gran che.
Si fronteggiarono per un po’, indecisi su cosa fare, la superiorità numerica dei ribelli era inequivocabile.
- Così non va! Non c’è nessuna soddisfazione a combattere in questo modo.
- Siamo d’accordo! – risposero i nemici – ritiriamoci per il momento e studiamo qualche altra strategia.
- Noi torniamo alla base! - La flotta dell’alleanza tracciò le coordinate per il ritorno, le navi dell’impero la seguirono.
- I nemici ci seguono.
- Occhi aperti potrebbe essere una nuova tattica.
- Ci chiamano!
- Aprire un canale!
- Vogliamo trattare!
- Non siete nella condizione di farlo.
- Ma riflettete, il programma si chiama Guerre Stellari, tutto si basa sugli scontri fra l’Impero e l’Alleanza.
- Allora?
- Allora potremmo collaborare, mettere a punto una nuova strategia di guerra, in fondo cosa avete da perdere!
- La cosa non mi convince! – il Millenium Falcon intervenne nella disputa. – la verità è che non sapete dove andare.
- Se è per questo neppure voi! Ma non avete capito! Nessuno ha più un posto dove andare, tutto è cambiato!
Si misero a discutere, a litigare, a scommettere su chi fosse il migliore e nessuno si accorse che una macchia scura era apparsa al centro dell’universo e si allargava a velocità superlativa. In un baleno inghiottì ogni cosa.

°°°°

Derek Kamp aprì la sala giochi era quasi mezzogiorno, si accorse subito che qualcosa non andava, si percepiva un leggero odore di bruciato.
- Ma che diavolo è successo?
Sospirò prima si comporre il numero telefonico.
- Pronto! Manutenzione! Tre macchine fuori uso.

E, mentre attendeva l’arrivo del tecnico si passò le mani fra i capelli domandandosi cosa mai gli potesse di nuovo accadere.





Luisa Camponesco

   
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