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 Occhi tristi
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Cri
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Inserito - 06/02/2006 :  10:44:56  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Cri Invia un Messaggio Privato a Cri
Occhi tristi

Questa è una storia vera, raccontata sin dalla notte dei tempi di generazione in generazione e giunta sino a noi per essere ancora tramandata. E’ la storia di una bambina che aveva lo sguardo languido e malinconico e che, per questo motivo, veniva chiamata da tutti “Occhi tristi”. In realtà il suo nome era Saia, ma nessuno da tempo la chiamava così, tant’è che persino i suoi genitori si rivolgevano a lei chiamandola Occhi tristi. La bambina viveva con la sua famiglia in un paese vicino al mare e, ad onor del vero, la sua vita era tutt’altro che triste: la mamma stravedeva per la sua piccina, il babbo le portava sempre conchiglie bellissime che raccoglieva su spiagge lontane e i compagni di gioco di Saia erano felici di giocare con lei perché aveva una grande fantasia ed inventava sempre nuove avventure a cui partecipavano tutti con sincero entusiasmo. Eppure gli occhi di Saia erano indiscutibilmente tristi. Nessuno sapeva perché e, col tempo, si convinsero tutti che quel velo di tristezza fosse solo un’impressione e, pur continuando a chiamarla Occhi tristi, non venne più in mente a chicchessia di associare quello sguardo ad una reale malinconia. Saia però si sentiva veramente amareggiata e questo sentimento era così profondo che anche lei non sapeva spiegarselo. Non ne aveva apparentemente alcun motivo, ma il suo cuore le diceva il contrario e, non appena poteva, Saia si dirigeva verso il mare, raggiungeva un anfratto riparato che conosceva solo lei e, ad insaputa di tutti, piangeva guardando il mare. Occhi tristi in effetti non poteva ricordare ciò che aveva visto quando aveva pochi giorni di vita e che l’avrebbe segnata per sempre. Una lontana mattina di tanti anni prima, quando la piccola era ancora in fasce, la madre l’aveva portata a vedere il mare. Saia ne era entusiasta e aveva cominciato ad emettere urletti e risatine che rallegravano l’anima della sua mamma. Dopo alcuni minuti la donna aveva visto giungere dal mare un uomo visibilmente stanco e con gli abiti strappati. Dopo aver appoggiato Saia su un masso la madre era corsa ad aiutare il malcapitato, ma allora avvenne una cosa terribile. L’uomo era in realtà un essere diabolico che fingeva di essere naufrago per attirare giovani donne e approfittare di loro. La madre di Saia si avvide ben presto del pericolo e fece per scappare, ma l’uomo la rincorse e l’afferrò, a quel punto la donna cominciò a gridare cercando di divincolarsi. Saia guardava la scena atterrita, non poteva comprendere cosa stava succedendo, ma le urla della madre le avevano lacerato il cuore. Poi, d’un tratto, sbucò da un luogo misterioso un giovane uomo che si avventò contro il diabolico malfattore costringendolo alla fuga. La madre di Saia era stravolta ma incolume, il suo salvatore le si avvicinò sorridendole amabilmente e l’aiutò a riassettarsi, poi la salutò con un lieve bacio sulla mano e si allontanò da dove era venuto. La madre di Saia non raccontò mai a nessuno ciò che era successo confidando nel fatto che la bimba non era ancora in grado di parlare e che col tempo si sarebbe dimenticata tutto. Da quel giorno però la luce negli occhi di Saia lentamente cambiò fino a farla diventare Occhi tristi. Quando crebbe abbastanza da poter uscire di casa, Saia si avventurò istintivamente verso il mare e, come guidata da pensieri a lei sconosciuti, arrivò nel punto dove la madre era stata aggredita tanti anni prima e, seguendo ancora il suo istinto, si addentrò nel bosco adiacente la spiaggia dove trovò il luogo da cui era arrivato il giovane buono. La madre di Saia non sapeva che la bambina andava in quel posto, altrimenti glielo avrebbe proibito, ma era convinta che non ci sarebbe mai stato bisogno di raccontare a nessuno cosa le era successo e, quindi, non mise mai in guardia sua figlia contro i pericoli del diavolo. Saia intanto passava le ore a guardare l’orizzonte, era come se cercasse qualcosa, o qualcuno. Lei non poteva rendersene conto, ma il suo cuore da allora era rimasto legato a quell’immagine di ferocia di quell’essere diabolico da una parte e di galanteria del giovane buono dall’altra, un insieme di sensazioni che le avevano lasciato una profonda tristezza, frutto dell’inconsapevole incontro delle due anime dell’uomo, una guidata dall’odio, l’altra dall’amore. Il tempo intanto passava e Saia era diventata grande, una bella fanciulla, con un bel fisico florido e pieno di energia vitale. Le passeggiate in riva al mare negli anni erano diminuite e, nonostante il soprannome, Occhi tristi stava diventando ogni giorno più bella e allegra. I ragazzi del paese le facevano tutti la corte e veniva sempre scelta per prima ai balli che si facevano per festeggiare l’arrivo dell’estate. Saia concedeva sorrisi e attenzione a tutti, ma poi non sceglieva nessuno. I giovani pensavano che volesse fare la preziosa e così si divertivano a vezzeggiarla e ad assecondare ogni sua richiesta pur di avere l’onore di starle accanto. Tuttavia Saia era veramente confusa ed indecisa. A volte si sentiva così frastornata che l’unica cosa che riusciva a fare era scappare. Immancabilmente, finiva in riva al mare e, spinta dal suo istinto, ritrovava l’antico rifugio nascosto dove poi si fermava per un po’ a guardare l’orizzonte e a piangere lacrime che non erano di disperazione, ma di profonda commovente tristezza, tale da spezzare un cuore. Gli anni passarono e Saia divenne una donna. Il suo bel fisico aveva ancora molto da donare, benché gli anni avessero portato via molta della freschezza di un tempo. Non si era sposata. Nessun ragazzo era riuscito a fare breccia nel suo cuore e così era rimasta sola. I suoi genitori erano ormai molto vecchi e la madre era preoccupata per la felicità della sua figliola. Una sera, sul finire dell’estate, Saia si sedette sul dondolo nel patio e rimase fissa a guardare nel vuoto. Sua madre le si avvicinò e, sedendosi accanto a lei, le disse: “Mia piccola Occhi tristi, io ho un grande cruccio.” “Cosa ti affligge madre mia?”, chiese Saia. “Vedi”, rispose la mamma, “io non ti ho mai raccontato una cosa successa tanti tanti anni fa ed ora mi rendo conto che forse ho sbagliato perché solo ora mi rendo conto che forse questi tuoi bellissimi occhi velati di tanta tristezza sono il ricordo di quel giorno.” Saia guardava la madre con aria interrogativa, comprese che stava per svelarle un pesante segreto e così le si fece più vicino, l’abbracciò e la incoraggiò a continuare il racconto. La madre disse alla figlia tutto ciò che era avvenuto quella mattina e Saia ebbe come un sussulto. Finalmente tutto aveva una spiegazione e così disse a sua madre del rifugio in riva al mare e delle lacrime che ogni volta le uscivano copiose e spontanee senza sapere il perché. Le due donne si guardarono per alcuni minuti, immobili l’una negli occhi dell’altra. Poi, improvvisamente e con estremo stupore, scoppiarono in una sonora risata liberatoria. L’incubo di tanti anni, il terribile segreto era stato rivelato ed ora finalmente se ne erano liberate entrambe. Per anni Occhi tristi aveva convissuto con la paura di amare perché dell’uomo aveva visto la spietata brutalità che offuscava la grande bontà dimostrata da un animo nobile. E per anni la madre non aveva accolto la magia di quell’incontro in cui la forza del cuore aveva sconfitto l’odio e non aveva trasmesso alla sua bambina la grande e preziosa conoscenza del bene e del male. Quando ritrovarono la calma, le due donne si alzarono e senza parlare si diressero insieme verso il mare. Raggiunsero il nascondiglio segreto e si sedettero con lo sguardo rivolto all’orizzonte. In quel mentre si fece silenzio tutto intorno, tutto divenne muto e fermo. Le due donne erano tranquille, ormai si sentivano sollevate e nulla poteva distoglierle da tale leggerezza. Improvvisamente, dal nulla, apparve la figura di un giovane uomo, lo stesso che tanto tempo prima aveva salvato la madre di Saia dal diavolo. Aveva ancora l’aspetto di allora, come se gli anni non fossero mai passati. Il giovane si avvicinò alle due donne e, dopo un breve inchino, disse loro queste parole: “Io sono l’Amore. Tanti anni fa ho protetto la madre di una piccola bimba dall’assalto dell’Odio perché credesse in me e trasmettesse questo bene prezioso a sua figlia. Ma la donna non ha raccolto il mio messaggio e la sua bimba è rimasta per tanto tempo senza conoscermi. Lei veniva qui ed era così triste che vederla era una vera pena. Più volte ho tentato di chiamarla, di farmi vedere, ma lei non sapeva che esistevo, così come non sapeva che esisteva il male. Negli anni a seguire la bimba è divenuta fanciulla e poi donna, ma ancora non sapeva. Solo oggi, finalmente la madre le ha detto la grande verità sul bene e il male ed ora la figlia è salva.” Così dicendo fece un ampio gesto davanti al viso di Saia e, magicamente, scomparve il velo di tristezza che l’accompagnava da tempo immemorabile. La madre di Saia si aprì in un sorriso di gioia come non le era mai successo nella vita e Saia sentì una tale freschezza provenirle dal cuore da avere un grande desiderio di correre, cantare, saltare. Intanto, lontano, comparve un’altra figura. Era lui, il diavolo. La madre di Saia si ritrasse istintivamente, poi guardò in viso il giovane uomo e comprese. Si diresse verso Saia, le prese la mano ed insieme andarono verso l’orrendo essere. Quando furono poco distanti da lui chiusero gli occhi e lasciarono che tutto l’amore che provavano uscisse dal loro corpo come una grande energia di vita. Quando riaprirono gli occhi il diavolo era scomparso. Alle loro spalle, il giovane uomo fece un altro inchino, sorrise amabilmente e scomparve. Da allora, di madre in figlia, fino ancora ad oggi, la storia di Saia viene raccontata per far conoscere anche ai più piccini l’esistenza di ciò che è buono e ciò che è cattivo e l’immensa forza dell’Amore su tutto ciò che di malvagio possa esistere.


   
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