Concerto di Sogni
Main sponsor: Ideal Gomma Sport Sas
Think and Make It!

Remember Nassiriya : Appendete una bandiera ai vostri monitor Concert of the World: English Version



 Home   Elenco Autori   Forum:Elenco Argomenti   Eventi attuali e storici    Le prime pagine   Link  
Utente:
 
Password:
 
Salva password Dimenticata la password?
 
 tutti i Forum
 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Il dono
 Versione per la stampa  
Autore Tema Precedente Tema Tema Successivo  
Cri
Viaggiatore



14 Inseriti
100 Gold
15 Punti Rep.
Inserito - 23/01/2006 :  18:03:23  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Cri  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Cri
Fransin era una piccola ninfa del lago Inuk, al centro della grande foresta incantata dove tutti i maghi e le fate del mondo si riunivano per festeggiare l’ingresso nel nuovo anno. In questa occasione venivano organizzati spettacoli di magia ed incantesimi meravigliosi e per tre giorni le ninfe del lago Inuk offrivano ristoro ed assistenza ai loro specialissimi ospiti. In cambio, se volevano, potevano esprimere un desiderio che si sarebbe esaudito entro lo scadere della terza notte e sarebbe cessato all’arrivo dell’anno seguente. In realtà ben poche volte le ninfe avevano approfittato di questa opportunità perché la loro vita era piena e ne erano appagate. Fransin però era diversa, la sua anima seguiva moti agitati e dietro un’apparente tranquillità covava una grande irrequietezza. Fu così che, qualche tempo prima della fine dell’anno, mentre le ninfe terminavano i preparativi per i festeggiamenti, Fransin si allontanò in cerca di un posto dove poter riflettere sul suo futuro in solitudine. Movendosi leggera come una farfalla giunse presto ai limiti della foresta incantata, là dove cominciava il ghiaccio che segnava la fine del mondo fatato ed oltre il quale vivevano gli uomini. Fransin aveva sentito parlare più volte del mare gelato e dell’esistenza dell’uomo, ma era la prima volta che si avventurava così lontano e la vista del vasto ghiacciaio la lasciò senza fiato. Fu come una folgorazione, d’un tratto Fransin capì cosa desiderava e, veloce come una cometa, ritornò al lago Inuk, in trepidante attesa per l’arrivo dei maghi e delle fate. Era così eccitata che non si fermò un attimo per aiutare le altre ninfe ad organizzare un comitato di accoglienza come non si era mai visto. Voleva che questa volta tutti rimanessero sbalorditi dalla bellezza del luogo e fossero ben disposti ad esaudire il suo singolare desiderio. Il grande giorno arrivò e nel giro di poche ore il lago Inuk fu letteralmente invaso da maghi e fate ansiosi di esibirsi in nuovi sbalorditivi prodigi. Ovunque vi erano ghirlande multicolori e splendide ninfee rosa e bianche volteggiavano sulla superficie del lago Inuk, mentre cardellini e fringuelli intonavano musiche di benvenuto. Un vero tripudio di allegria e festosità. Gli ospiti ne rimasero piacevolmente colpiti e quando seppero che gran parte del merito andava a Fransin vollero sapere come potevano ricompensarla e così, finalmente, la giovane ninfa disse: “Sono felice di essere una ninfa ed amo il mio lago, ma il mio cuore mi spinge altrove. Io desidero con tutta me stessa diventare un essere umano!” A quelle parole maghi, fate e ninfe presero a mormorare frasi di disapprovazione. Fransin non si aspettava che la sua richiesta avrebbe suscitato un tale scompiglio, finché, nel brusio generale si sentì una voce possente che, con un fragoroso colpo di tosse, attrasse a sé l’attenzione così che di colpo tornò il silenzio. Era il mago Artek, rispettato e onorato da tutti per la sua saggezza e la grande conoscenza delle arti magiche. Artek si avvicinò a Fransin ed esclamò: “Fransin, io comprendo che la tua richiesta non arriva da una mera curiosità per l’ignoto, ma per la tua innata ricerca di nuovi orizzonti. Sono tanti anni che ti osservo e sapevo che prima o poi avresti espresso questo desiderio. E’ arrivato il momento per te di vivere questa esperienza estrema e trovare le risposte che cerchi.” Così detto, Artek estrasse dal lungo mantello nero una bacchetta di ebano ed avorio, pronunciò una formula magica e compì il sortilegio. Fransin fu avvolta da un vortice di stelle e in un battito di ciglia si ritrovò tramutata in un giovane uomo. Lo stupore generale sfociò in un boato di meraviglia mentre Fransin, rimasta inizialmente senza parole, chiese irata: “Perché sono un ragazzo? Io sono una ninfa, pensavo di diventare una fanciulla!” “Calmati, Fransin,” rispose Artek ammutolendo tutti con la sua voce imperiosa, “io ho esaudito il tuo desiderio, ma perché questa non sia una semplice avventura, bensì una fonte di apprendimento, è necessario che tu viva questa esperienza in modo completamente nuovo, senza nessuna ancora di salvezza a parte la consapevolezza di chi sei. Per un anno a partire da oggi non potrai tornare nel tuo mondo e dovrai trovare la tua strada. Il tuo nome, tra gli uomini, sarà Vaius, ed ora….va’!” Fransin tremava come una foglia, divisa tra l’aspettativa di un futuro da scoprire ed il timore di aver compiuto la scelta errata. Ormai però era tardi per i ripensamenti, Artek le aveva fatto un dono enorme: la libertà, e non poteva sprecare questa grande occasione. Intraprese così il cammino verso il ghiacciaio ed oltre verso la terra degli uomini. Passarono alcuni giorni, finché, di lontano, Fransin vide un gruppo di piccole case di legno dai cui comignoli usciva un fumo bianco. Faceva indubbiamente freddo e per quanto indossasse abiti adeguati, l’idea di poter trovare un caldo rifugio le fece accelerare il passo e pochi istanti dopo si ritrovò davanti ad uno degli usci pronta a bussare e ad entrare nel mondo degli uomini. Quando la porta si aprì, Fransin vide davanti a sé un uomo grande e grosso, con una folta barba bianca e piccoli occhi azzurri come il cielo. Fransin dovette raccogliere tutto il suo coraggio e, con voce flebile disse: “Buongiorno buon uomo, io sono Fr… ehm Vaius, ed arrivo da molto lontano. Purtroppo ho smarrito la strada e non so più come tornare a casa. Cammino da giorni e ho fame e freddo. Potete aiutarmi?” L’omone guardò il giovane ragazzo davanti a sé e senza dire una parola si fece da parte per farlo entrare. La casa era molto modesta, ma accogliente. L’uomo viveva da solo, aveva perso la moglie tanti anni prima ed il suo unico figliolo era andato in guerra, ma da tempo non ne aveva più notizie. L’arrivo di Vaius rappresentò per lui una ventata di vita e così lo accolse amorevolmente nella sua dimora, ansioso di farlo conoscere agli altri abitanti del villaggio. Fransin si ritenne molto fortunata, non sperava di trovare subito una sistemazione così comoda e si lasciò coccolare dalle attenzioni del suo grande ospite. Passò del tempo e l’anima di Fransin lasciò il posto a Vaius, il giovane uomo che viveva in panciolle mentre gli abitanti del villaggio tagliavano la legna, pescavano o cacciavano, cuocevano il pane e via dicendo. Certo, ogni tanto risentiva dentro di sé le parole di Artek, ma ormai avevano perso di forza e significato. Non si rendeva conto che stava sprecando il preziosissimo tempo che gli era stato donato e che l’inerzia era solo l’anticamera del nulla. D’altro canto, il grande uomo con la barba bianca era deluso dal comportamento di Vaius, così diverso dal suo prode figliolo, pronto a difendere la propria libertà e quella del suo popolo anche a costo di gravi sofferenze. Il padre non era d’accordo sulla guerra, ciononostante aveva compreso le nobili motivazioni del figlio e, al momento della partenza, lo aveva abbracciato trasmettendogli tutto l’amore che un padre può dare alla sua creatura così da proteggerlo come uno scudo invisibile contro le insidie della guerra. Vaius, invece, pareva interessato solo a vivere del giorno, senza chiedersi nulla del dopo, senza ricordare nulla del prima. Dopo alcuni mesi l’omone si sentì oltraggiato da quel ragazzo a cui aveva offerto la sua ospitalità e che lo stava ricambiando con una disarmante apatia per la vita, così, un giorno, lo chiamò a sé e gli disse: “Vaius, io ti ho accolto in questa casa come un figlio. Ciò che ti ho dato è arrivato dal cuore, ma tu sei rimasto freddo, incapace di mostrare i tuoi sentimenti. La riconoscenza e l’affetto non si dimostrano solo evitando moti di ira, ma anche nei fatti e nelle parole di gioia. Ti ho osservato a lungo, sei un bravo ragazzo, ma, ahimè, senza anima. Il ricordo di mia moglie e l’amore per mio figlio mi impediscono di accettare oltre la tua presenza in questa casa. Esprimi apertamente la tua anima, e sarai il benvenuto, altrimenti, lascia la mia dimora e torna da dove sei venuto, forse, là, riscoprirai chi sei”. Vaius era allibito, non avrebbe mai pensato di poter udire parole così dure nei suoi confronti. Come si permetteva questo grande ammasso di grasso di dire a lui che era senza anima? Chi si credeva di essere? Provò una rabbia violenta e, non appena se ne rese conto, Vaius scoppiò in un pianto senza fine, provando al contempo una grande vergogna. L’uomo non sapeva cosa fare, si era così abituato a vedere Vaius passare le sue giornate in modo sempre uguale che la sua reazione apparve ancora più amplificata. Passarono alcuni secondi in cui i due rimasero immobili uno davanti all’altro, il giovane disperato e singhiozzante, l’omone con lo sguardo disorientato senza nulla da dire. Poi, d’istinto, i due si guardarono e sciolsero la tensione in un caldo interminabile abbraccio. Vaius aveva d’un tratto compreso il valore della sofferenza. Ciò che gli aveva detto il buon uomo dalla barba bianca non erano parole di disprezzo, così come lui le aveva inizialmente recepite, bensì di incoraggiamento. Era la grande spinta emotiva che Fransin stava cercando, la sensazione cui aspirava quando, ninfa del lago, sognava di vivere una vita diversa. Il dolore che come una lama affilata aveva trafitto il suo cuore sentendosi scacciare dalla casa del grande uomo, gli aveva fatto comprendere quanto fosse importante ascoltare se stessi, ricordarsi quanto valgono le cose preziose troppo spesso date per scontate che avvolgono l’esistenza di ognuno. Nel lungo abbraccio seguito allo scoppio del suo dolore, Vaius percepì tutte le infinite possibilità della vita, in cui il male esiste per creare il bene, il dolore per ritrovare la felicità. Passarono altri mesi, Vaius era rimasto, pronto a seguire il suo cuore. Cadde e rimontò a cavallo infinite volte prima di diventare un abile cavaliere, non riuscì a pescare nulla per settimane prima di potersi sfamare del suo pescato, non ebbe legna per scaldare la casa fin quando imparò ad usare l’accetta con maestria. La sua vita aveva cominciato a scorrere nelle vene come mai prima di allora. Stava per scadere l’anno e Vaius sapeva che doveva tornare nella foresta incantata, al lago Inuk, perché sarebbe tornato ad essere la ninfa Fransin. Tuttavia non voleva andarsene ora che aveva trovato ciò che cercava e poi gli dispiaceva per il grande uomo che gli aveva fatto apprezzare il dono della vita. Una settimana prima della fine dell’anno Vaius era particolarmente nervoso, quando, la sera, mentre consumava una lauta cena con il suo buon ospite, qualcuno bussò alla porta. Vaius andò ad aprire e vide un ragazzo, più o meno della sua stessa età, con gli abiti dimessi ma un aspetto fiero degno di un re che, dopo averlo salutato con un grande sorriso, pronunciò il nome del padre ed entrando si diresse verso l’omone con la barba bianca. La guerra era finita, entrambe le parti avevano compreso che combattere per la libertà era un controsenso e così alcuni mesi e molti feriti dopo, i comandanti delle due fazioni avevano deciso di raggiungere un accordo pacifico e le ostilità erano cessate con grande gioia di tutti. Il racconto del giovane tranquillizzò Vaius: ora poteva stare tranquillo, era libero di tornare ad essere Fransin, il grande uomo aveva ritrovato il suo figliolo ed insieme sarebbero stati felici. La mattina dopo quindi salutò i suoi ospiti pronto a dirigersi verso il ghiacciaio. Il grande uomo con la barba bianca lo guardò con infinita compassione sapendo che Vaius aveva ritrovato la sua anima e che dovunque sarebbe andato, il suo cuore avrebbe sempre trovato la via per la felicità. Tre giorni prima della fine dell’anno Vaius arrivò ai margini della foresta incantata e dopo altri due giorni raggiunse il lago Inuk. Tutti stavano aspettando il suo ritorno e fu accolto da grandi battimani. Vaius si diresse verso Artek, che disse: “Vaius, tu sei stato nel mondo dell’uomo. Cosa hai compreso?” “Ho provato il freddo, la fame ed il sonno. Ho cercato conforto fuori di me e l’ho trovato. Poi ho provato il dolore e la privazione. Allora ho cercato la forza dentro di me e l’ho trovata. Da quel momento non sapevo se il giorno sarebbe stato bello o brutto, ma in ogni caso ero pronto a viverlo, con tutto me stesso.” “Vaius, sei diventato saggio e, quindi, meriti un premio. Puoi decidere se tornare ad essere Fransin e vivere il resto dei tuoi giorni nel mondo magico delle ninfe del lago, oppure se rimanere Vaius e tornare là dove hai trovato le risposte che cercavi”. “Artek”, rispose Vaius, “in questo anno ho vissuto esperienze semplici e, proprio per questo, preziose. Ma io dentro di me so di essere Fransin, la ninfa del lago. Ho trovato le risposte che cercavo perché erano già dentro di me. Essere uomo mi ha aiutato a ritrovare la ninfa ed ora sono pronto a lasciare queste vesti per tornare nel mio mondo. Gli aneliti dettati dall’insoddisfazione sono stati sostituiti con il soffio della consapevolezza ed ora mi sento libero di essere chi sono.” In men che non si dica Vaius tornò ad essere Fransin e la folla di maghi e fate accolse l’evento tra fuochi di artificio e stelle filanti mentre le ninfe del lago salutavano gioiose la loro compagna. Gli anni che seguirono, potevano sembrare tutti uguali, ma per Fransin ogni giorno era ricco di piccole e grandi novità da affrontare con curiosità e voglia di scoprire. Non dimenticò mai Vaius e lo portò nel suo cuore per tutti i giorni della sua lunga, meravigliosa, vita.

   
Clicca qui per la scheda generale dell'autore
Altri testi dello stesso autore
Tema Incorniciato La fata dei libri
Tema Incorniciato La nuvola e il mare
Tema Il dono
Tema Incorniciato Occhi tristi
Tema Incorniciato Saal il cioccolataio 
Tema Yamato cerca Robertson
Tema Già trovato!
Tema Incorniciato Lara e le due colombe
Tema Incorniciato Flup e l’orso 
-----------------------------------------
Vai a:

Pagina Caricata in :2,27
Imposta come tua pagina di avvio aggiungi ai favoriti Privacy Segnala Errori © 2001-2021 Concerto di Sogni - B.A. & R.M MaxWebPortal Snitz Forums Go To Top Of Page