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 Saal il cioccolataio
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Cri
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Inserito - 04/03/2006 :  14:22:10  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Cri Invia un Messaggio Privato a Cri
In un tempo che non esiste più, in un paese ai confini del mondo abitava un giovane uomo di nome Saal. Questi era il figlio del borgomastro del villaggio e, come tale, veniva trattato con molto riguardo e rispetto da tutta la popolazione. I genitori di Saal avevano sempre pensato che il loro figliolo sarebbe diventato un giorno borgomastro come suo padre e suo nonno prima di lui e lo avevano cresciuto insegnandogli la rettitudine e l’equità, le due grandi doti per governare un popolo. Saal in effetti non aveva mai pensato che il suo futuro potesse essere diverso e si impegnava a seguire le orme del padre. Nulla lasciava presagire che il destino stava per soffiare il vento del cambiamento proprio su quel villaggio ed addirittura proprio su Saal. Una mattina, di buon’ora, Saal si alzò come sempre per cominciare la giornata di studio, ma quel giorno il risveglio era stato diverso, si sentiva come se la notte avesse avuto sogni inquieti, tuttavia, non ricordandosi nulla di speciale, pensò di essere solo un po’ stanco per i numerosi impegni che lo tenevano tanto occupato e, dopo aver fatto un bel bagno corroborante, si diresse in cucina per consumare una lauta colazione. Tutto appariva normale, ma quella strana sensazione non lo abbandonava. A questo punto pensò che forse si meritava una pausa, per cui decise di uscire per fare una passeggiata nei suoi amati boschi e respirare un po’ di aria fresca. Una lieve brezza, leggermente frizzante colpì il volto di Saal. Poco dopo si sentì un fremito di foglie ed il ruscello cominciò a gorgogliare. Saal si intimorì un po’ per questi strani segnali e così decise di tornare verso casa. In quel mentre vide una figura muoversi veloce tra gli alberi. Incuriosito si avvicinò, ma la figura era sparita. Riprese così il cammino quando udì un sottile gemito venire sempre dallo stesso punto. Deciso a capire chi o cosa fosse, Saal tornò in mezzo agli alberi e vi restò fino a quando non scorse la figura fare capolino da dietro un tronco. Era una fanciulla, una giovane donna vestita con numerosi veli di fine seta bianca che formavano una tunica leggera come le ali di una farfalla. Aveva capelli lunghi, castani, sottili e impalpabili come i fili di una ragnatela. I suoi occhi erano grandi, anch’essi castani e rilucevano di un bagliore ammaliante. Saal guardò la ragazza e sentì il cuore battere così forte che temette volesse uscire dal petto. Si avvicinò cautamente alla fanciulla, le tese una mano e le chiese il nome. “Io sono Tinni”, rispose la ragazza. Tinni raccontò a Saal di essere fuggita dal suo reame perché un essere malvagio la voleva in moglie e lei non voleva unirsi ad un uomo che non amava, per cui aveva deciso di scappare. Ormai erano giorni che vagava nel bosco ed era stanca ed affamata. Saal allora le disse subito che poteva andare a casa sua, dove avrebbe trovato un ricovero sicuro e buoni pasti caldi tutti i giorni. La fanciulla accettò di buon grado perché anche lei, appena aveva visto Saal, aveva provato una grande emozione e sentiva di potersi fidare di lui. Si diressero insieme al paese tenendosi per mano e Saal non pensò più al malessere che aveva avuto poc’anzi quando la natura aveva cominciato a fremere intorno a lui. Ora era insieme ad una ragazza incantevole e gli strani presagi della mattina erano un lontano ricordo sfuocato. Quando arrivarono a casa venne ad accoglierli all’ingresso la madre di Saal che rimase stupita dell’avvenenza di Tinni ed ancor più ne rimase affascinato l’anziano borgomastro. La ragazza venne fatta entrare in casa, le fu data una stanza con un bel camino acceso e le furono portate le vivande più prelibate. I genitori di Saal accolsero l’arrivo di Tinni come una benedizione. Avevano capito che tra i due giovani c’era una certa attrazione e non fecero nulla per ostacolarli, al contrario, ogni qualvolta ve ne era l’occasione facevano in modo che i due stessero un po’ soli in modo da conoscersi meglio e consolidare questo loro affetto. Inizialmente parve andare tutto nel migliore dei modi, ma nessuno aveva fatto i conti con il destino che non aveva ancora placato la brezza del divenire. Così, giorno dopo giorno, Saal diventò sempre più svogliato. Non studiava più e si interessava sempre meno alla carriera di borgomastro tralasciando i suoi impegni. Nella testa aveva solo Tinni, pensava solo a lei, voleva stare solo con lei, lei era tutto. I genitori di Saal inizialmente imputarono questo atteggiamento alle prime fasi dell’amore, quando il cuore non sente ragioni, e, pur preoccupati, attendevano il momento in cui il senno avrebbe ripreso il suo giusto posto riportando il loro figliolo sulla via da loro prescelta. Tinni, d’altro canto, era felice in quella bella casa, ed era sinceramente innamorata di Saal, ma tutte queste sue attenzioni la stavano soffocando, e le accettava solo perché comprendeva che erano frutto del suo amore e così anche lei attendeva silenziosa il momento in cui questa fase si sarebbe sedata per trovare insieme il giusto equilibrio amoroso. L’attesa si faceva interminabile e Saal sembrava sempre più impazzito di passione, fino a che un giorno, inaspettatamente, Tinni andò dai suoi futuri suoceri e, piangendo lacrime amare, disse loro che non ce la faceva più, si sentiva oppressa e non era felice, per cui aveva deciso di tornare nel suo reame, sperando che nel frattempo l’uomo malvagio che la voleva sposare avesse trovato qualcun’altra in modo che lei avrebbe potuto continuare a vivere serenamente. I genitori di Saal sentendo queste parole provarono una profonda tristezza perché sapevano che Tinni aveva ragione, non era possibile vivere così, quindi, con la morte nel cuore, la salutarono calorosamente, le fecero preparare del cibo per il viaggio e le misero a disposizione un magnifico cocchio trainato da splendidi cavalli con cui tornare al paese natio. Rimaneva però da dire tutto questo a Saal e nessuno sapeva come fare. Tinni allora si fece coraggio e condusse il suo giovane innamorato nel bosco dove si erano incontrati la prima volta, prese le sue mani e, guardandolo negli occhi, gli disse come stavano le cose. Saal cominciò a tremare, gli sembrò che un baratro gli si aprisse sotto i piedi ed un fiume di lacrime presero a sgorgare dai suoi occhi carichi di disperazione. Tinni rimase molto colpita dalla sua reazione, ma ormai aveva deciso, restare avrebbe solo complicato tutto di più, lasciò le mani di Saal, si voltò, e lentamente si diresse verso il cocchio che l’attendeva per riportarla a casa. La brezza soffiava più forte, il destino continuava la sua opera. Per Saal seguì un lungo periodo di disperazione, angoscia, tristezza. Poi, si sa, il tempo cura tutte le ferite e Saal tornò lentamente alla vita. Qualcosa in lui però era definitivamente cambiato. Aveva compreso gli errori compiuti con la sua amata Tinni e si era ripromesso di non lasciarsi più accecare dal suo egoismo. Inoltre aveva scoperto che non gli interessava essere borgomastro, lo avrebbe fatto solo per onorare il desiderio di suo padre, ma non era ciò che sentiva. La grande delusione che aveva avuto, lo aveva portato a desiderare solo ciò che lo portava ad essere felice senza porsi limiti o barriere. Così, con somma sorpresa di tutti, comunicò che voleva diventare cioccolataio. Ebbene sì, il figlio del borgomastro voleva fare il cioccolataio. Ovviamente i genitori di Saal rimasero allibiti di fronte a questa richiesta, ma, per il bene del loro figliolo, se ne fecero una ragione e lo aiutarono ad aprire un bottega proprio nella piazza del paese. Ben presto i bambini presero l’abitudine di passare da Saal prima di entrare a scuola per prendere un cioccolato fresco di giornata e la domenica, dopo la messa, le famiglie andavano a gustare una delle sue numerose specialità. Il giovane cioccolataio aveva scoperto in quell’attività di poter dare il meglio di sé: in ogni prelibatezza ed in ogni sapore c’era qualcosa di lui. Le nocciole, i pistacchi e le spezie che impreziosivano le sue praline erano in realtà i ricordi dolci e inebrianti di Saal, piccole gemme del suo amore per Tinni racchiuse in ogni cioccolatino, un piccolo segreto che nessuno poteva immaginare, benché tutti si beassero di tanta bontà. In ogni caso, ciò che importava era che Saal avesse ritrovato il sorriso, la gente del villaggio ne era contenta ed anche i suoi genitori andavano fieri di lui. L’anziano borgomastro infatti si rassegnò presto all’idea che il figlio non avrebbe seguito le sue orme tanto che decise di dare questa grande possibilità a qualcun altro e scelse un giovane ragazzo di una famiglia povera che aveva dimostrato buone capacità a scuola e si era sempre comportato in modo onesto e leale. Erano tutti contenti e soddisfatti, finalmente tutto sembrava andare per il meglio. Il destino però stava per donare l’ultimo potente soffio prima di lasciare che la vita di Saal continuasse tranquilla. In una fresca giornata di primavera, Tinni tornò. In men che non si dica in paese tutti seppero del ritorno della ragazza e, naturalmente, anche Saal ne fu prontamente informato. Tinni si diresse subito da lui. Da quando se ne era andata aveva tentato mille e mille volte di dimenticarlo, ma non c’era riuscita, il suo cuore le diceva di tornare, di dare ad entrambi un’altra possibilità. Saal era estasiato, di fronte a lui c’era Tinni, la sua Tinni. Era veramente felice che lei fosse tornata, ma non le corse incontro buttandosi ai suoi piedi come molti avevano immaginato. La fece entrare nella sua bottega, le offrì una sedia e si mise dietro al bancone a preparare il cioccolato, ma non uno come gli altri, questo doveva essere speciale, solo per lei. Prese gli ingredienti e cominciò a lavorare. Intanto Tinni parlava e gli raccontava del suo paese, dell’uomo malvagio che la voleva ancora sposare e di tutte le cose che le erano successe fino al giorno in cui aveva compreso che la sua vita era vuota perché le mancava l’amore. Saal aveva quasi finito la sua opera, ma prima di mostrarla a Tinni le si sedette accanto e le disse: “Tinni, amore mio, ti ho atteso per tanto tempo, il mio cuore ha continuato a sanguinare pensando a te ed ogni goccia di quel sangue è diventata una preziosa essenza per le mie praline. Ora sei tornata, ed io sono colmo di gioia, ma non posso dimenticare tutta la mia sofferenza perché è da essa che è nata la mia arte, è con il dolore che ho imparato ad essere uomo. Io oggi ti ho preparato una specialità che non avevo mai fatto.” Così dicendo andò verso il bancone e prelevò un pezzo di cioccolato a forma di otto, in cui si intersecavano una parte bianca come un batuffolo di cotone ed una parte nera come la pece. Saal porse il cioccolato a Tinni e riprese a parlare. “Questo cioccolato è il più semplice che io abbia mai preparato, non contiene alcun frutto, alcun aroma. La parte bianca è fatta con il latte ed è molto dolce. Essa simboleggia l’innamoramento. La parte nera è fatta di cacao puro ed è amarissima. Rappresenta l’abbandono. Se assaporate separatamente offrono sensazioni completamente opposte al palato. La loro unione però fa sì che i sapori si fondano per creare un’armonia diversa, a volte più dolce, a volte più amara, ma nell’insieme unica e inebriante. Questo è l’amore, la consapevolezza che ne fanno parte i suoi estremi, la passione e il distacco, e che la sua forza sta nelle continue sinfonie di gusti che si possono cogliere senza prediligere esclusivamente il dolce o l’amaro. Mia dolce Tinni, se vorrai fare parte del mio mondo allora sappi che non avrai mai la certezza di ciò che stai per vivere, ma che sarà comunque un connubio di sentimenti liberi e spensierati, imprevedibili come il gusto che di volta in volta scaturirà da ogni morso che daremo a questo cioccolato.” Tinni prese il cioccolato, lo divise in due e, porgendone una metà a Saal disse: “Amore mio, le tue parole sono dolci come succosi melograni, intense come il profumo del bosco dopo la pioggia, calde come il fuoco in un camino. Questo cioccolato è anima, cuore, amore. Ed io lo mangerò, pezzo dopo pezzo, insieme a te, accogliendo tutte le sensazioni che porterà con sé come un grande dono, per te, per me, per noi.” E così diedero un morso al pezzo di cioccolato che avevano in mano. Una lieve brezza scompigliò le loro chiome mentre si univano in un tenero bacio ed il destino volò via, alla ricerca di nuovi cuori da scaldare, nuovi amori da scoprire.

   
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