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luisa camponesco
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Inserito - 05/04/2005 :  13:38:48  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Space

L’accademia spaziale di Guhum si stava animando, gli studenti discutevano vivacemente sulla difficoltà degli esami imminenti e sopratutto sull’aspetto pratico del tirocinio.
L’astronave scuola, parcheggiata in orbita attendeva gli allievi che avrebbero superato le prove teoriche. Zora era particolarmente tesa, per lei la fase iniziale del corso era fondamentale. Nata nel sistema delle Pleiadi, costellazione del Toro, aveva la pelle dorata e una bella criniera fulva che partiva dal centro della fronte fino a metà della schiena. Sarebbe stata la prima della sua razza a salire su una nave spaziale.
- Cosa ti cruccia Zora? – l’amica Jamie le andò incontro, era in compagnia di Amir un allievo del 3° anno.
- Oh Jamie! Non ricordo più nulla della teoria infinitesimale.
- Non crucciarti – rispose Amir – basta che tu dica semplicemente che si suppongono infiniti universi uno dentro l’altro.
Zora fece un espressione stupita che fece ridere i ragazzi.
- La fate semplice voi! – disse un po’ offesa
- Stai tranquilla, vedrai che tutto andrà per il meglio.
Un fischio prolungato segnò l’inizio degli esami e un eterogeneo e colorato gruppo di allievi si diresse verso la telesala.
Zora si sedette nella poltroncina avvolgente attendendo con trepidazione la prova da superare. Si spensero le luci e sullo pseudo banco di ciascun studente prese forma il problema da risolvere, diverso per ogni allievo e assegnato in base ad un sorteggio.
Ecco visualizzarsi la proiezione del test, si trattava del Paradosso di Hulm, Zora trasse un sospiro di sollievo, pensava peggio. Il paradosso di Hulm ovvero la contro-evoluzione avvenuta su quel lontano pianeta migliaia di eoni prima. Analizzare le cause ed effetti era l’obiettivo primario, ma Zora fece di più, ipotizzò anche delle soluzioni.
Un altro fischio segnò la fine dell’esame, le luci si riaccesero nell’ampia aula.

L’attesa

Zora, Jamie e Amir cercavano di nascondere il proprio nervosismo con battute scherzose e raccontandosi storielle. Passeggiavano nei giardini ammirando l’incredibile vegetazione di quel luogo. Molte piante e fiori provenivano da pianeti lontani e nella loro diversità di colori e profumi lo rendevano veramente unico.
- Zora parlaci del tuo mondo
Chiuse gli occhi dorati per raccogliere i pensieri.
- La nostra stella è rossa e tutto è luminoso, la vegetazione è gialla ma i fiori sono di vari colori, i nostri mari hanno il colore del bronzo, le nostre notti sono nere e nel cielo brilla Aldebaran
Mentre parlava un velo di malinconia traspariva dal suo viso nel raccontare della sua gente e delle città verticali.
- Non riesco ad immaginare come possano essere le città del tuo mondo- disse Jamie
- Semplice, sono come le vostre solo che si espandono verso l’alto.
- Ho sentito dire che in base all’altezza equivale anche lo stato sociale. – ribadì Amir
- E’ vero! più si vive in altro e più si è importanti.
- Allora chi vive vicino alla terra sono di un genere inferiore. – continuò Jamie
- Questo può sembrare strano a voi terrestri, ma credetemi per noi è normale.
- Come le antiche caste indiane… soggiunse Jamie
- Sei in errore Jamie, ho studiato la storia terrestre, chi nasceva “intoccabile” nell’antica India, lo rimaneva per il resto della sua vita. Chi ora abita vicino alla terra, nel mio mondo, se possiede doti e talento, può salire ad abitare anche molto in alto.
Jamie ed Amir la guardarono increduli.
- I miei antenati sono vissuti per molti tempo nella zona vicino alla terra, ma poi con impegno e costanza sono saliti molto verso l’alto ed ora sono quasi al vertice – lo disse con una nota di orgoglio
Un segnale acustico fece loro capire che i risultati dell’esame erano pronti.

L’imbarco

Tutti gli allievi si precipitarono dentro l’aula e si accalcarono davanti ai video-tabelloni con la speranza di veder il proprio nome.
- Ce l’ho fatta!!! .- Jamie lanciò un urlo
- Anch’io! – Amir fece un salto e per poco non cadde
Zora scorreva i nomi ma il suo non c’era. Un crescente turbamento la fece palpitare, il suo non appariva da nessuna parte. Angosciata stava per fuggire quando Amir trattenendola per un braccio la fermò.
- Guarda Zora! Sei la prima della lista, hai raggiunto il punteggio massimo.
Sgranò gli occhi incredula, infatti non pensava ad un simile risultato e non aveva guardato la parte alta del tabellone. Lacrime d’oro le rigarono il volto mentre gli amici la abbracciarono.
Rebel, la stella che illuminava Guhum , si era appena levata all’orizzonte e i 20 allievi che avevano superato l’esame si fecero trovare puntuali nello spazioporto.
- Ci siete tutti? – la voce di un ufficiale li mise sugli attenti
- Prendete i vostri bagagli e seguitemi!
Ammutolirono ma più per l’emozione di salire su di una astronave vera che per il comando secco dell’uomo. Si accomodarono sulla navetta, che i motori accesi fecero sussultare. L’accelerazione li inchiodò alle poltroncine mentre la terra spariva sotto di loro. Un universo nero colmo di puntini luminosi apparve dagli oblò della navetta e poi infine ecco apparire la nave scuola Fortunity .
Agli allievi parve immensa, si emozionarono quando vennero agganciati al portellone dell’hangar e ancor di più quando entrarono nella nave. Alcuni ufficiali li ricevettero sul ponte.
- Sono il comandante in seconda Gleason, chiamerò ciascuno per nome e farete un passo avanti.
L’appello durò pochi minuti, poi seguirono l’ufficiale che li condusse alle loro cabine. Zora e Jamie ebbero la medesima e non nascosero la loro gioia nel trovarsi insieme. Il loro viaggio stava iniziando, sedute sulle brande discorrevano di ciò che le attendeva e delle avventure che avrebbero vissuto.

Il viaggio

L’astronave scuola uscì dall’orbita di Guhum per dirigersi verso il sistema di Kòmar, un insieme di quattro piccoli pianeti disabitati ma attrezzati per esercitazioni, con difficoltà differenziate, per istruire le nuove leve che un giorno avrebbero viaggiato nello spazio.
Le giornate, se così si possono chiamare, erano per lo più dedicate alla visita della nave e al tirocinio sulle varie strumentazione, dalla sala macchine, alle comunicazioni, alla difesa e in plancia comando.
- La sicurezza della nave e dell’equipaggio è il primo obiettivo e solo nel caso estremo, quando ogni altra possibile via è stata percorsa, l’autodistruzione è l’ultima scelta. Mai lasciare nelle mani del nemico la nostra tecnologia.
Il comandante Gleason continuò la sua lezione nell’aula della simulazione e proiettò varie situazioni di pericoli nelle quali avrebbero potuto trovarsi. Gli ologrammi erano così realistici da far quasi paura.
- Ecco! - disse cambiando sequenza
- Questo è il luogo verso il quale siamo diretti. Una serie di piccoli pianeti, disabitati, ma sul quale sono state poste trappole di ogni genere che dovrete trovare e neutralizzare.
Gli ologrammi successivi mostrarono Kòlmar, sarebbero passati da un pianeta all’altro ad ogni difficoltà superata.
- Qui sapremo di che pasta siete fatti. Nel caso vi trovaste in difficoltà sarete recuperati da una squadra speciale, ma non avrete più alcuna possibilità di ripetere la prova. Ed ora in libertà!
Le lezioni sulla nave era terminate, il primo pianeta era ormai visibile dagli oblò.
- Sono un po’ preoccupata Jamie.
- Lo sono anch’io Zora che non sono brava come te.
- Non c’entra la bravura! – esclamò Amir le aveva, nel frattempo raggiunte, raggiunte – ma la capacità di sopravvivenza e di adattamento all’ambiente.
Con l’equipaggiamento in spalla tutti gli allievi si prepararono a sbarcare su KòlmarOne

La trappola

La navetta lasciò il gruppetto poco lontano dalla linea equatoriale, consegnate le indicazione e tra queste primeggiava il tempo a disposizione e il luogo del recupero.
- Secondo questa oleo-mappa dovremmo dirigersi verso nord – Amir come allievo del 3° anno era il responsabile delle sue compagne.
- Allora sarà meglio sbrigarsi – soggiunse Jamie
Si incamminarono su di un sentiero appena tracciato di un colore verde scuro che conduceva in una zona paludosa.
- Dobbiamo attraversarla?
- Si Zora e dobbiamo stare anche molto attenti, troveremo i primi ostacoli.
Il vento portava odori sconosciuti e la palude era un intrico di liane acqua stagnante e incredibili ninfee conferivano un fascino misterioso.
- Sono bellissime –disse Jamie avvicinandosi
- Ti consiglio di non toccarle.
- Perché?
- Ti potrebbero inghiottire in un baleno, sono carnivore. – ripose Amir
- Questo non è un semplice tirocinio vero? – chiese Zora
- I pericoli sono reali, perché è quello che potrebbe accadere su un pianeta sconosciuto. Con la differenza che la squadra d’intervento è sempre all’erta, quindi difficilmente si verificano incidenti mortali.
- Significa che sono già accaduti?
- Si! – Amir cercò di cambiare discorso e concentrarsi sul percorso
Fronteggiarono animali d’ogni specie, rampicanti velenosi e ragnatele insidiose. Riuscirono a compiere il percorso nel tempo stabilito grazie alla perizia di Amir, ma quando raggiunsero il luogo convenuto per l’incontro con gli altri gruppi, non trovarono nessuno.
- Siamo in anticipo? – chiese Zora
- No, siamo puntuali!
- Non sono tutti bravi come noi! – rispose ridendo Jamie
Il tempo passava e nessuno era ancora arrivato.
- Qualcosa non va!- Amir era scuro in volto. – contatterò la nave.
Nessun segnale, nessuna comunicazione possibile.
- Scommetto che ci stanno mettendo alla prova con qualcosa di inaspettato.
- No! Non in questo modo. - Amir era sicuro che non si trattasse di una esercitazione
Un profumo intenso ed improvviso si sparse un po’ ovunque.
- Impossibile! Si tratta della arborea-gialla cresce solo sul mio pianeta. Pensate è la mia preferita . - disse Zora
- Ed io sento il profumo della torta di more – la faceva mia nonna in ricordo della Terra lontana. – continuò Jamie
- Qualcuno sta leggendo le nostre menti. Anch’io sento un profumo ed è qualcosa che solo io conosco.
Era chiaro che qualcosa di alieno era sceso sul pianeta e ne stava sconvolgendo gli equilibri. Si sedettero per riflettere.
- Siamo isolati, e nessuno può aiutarci, non ci siamo mai trovati in simili circostanze nemmeno nelle simulazioni. - Zora pensava ad alta voce
- Però qualcosa la possiamo fare. – disse Amir
- Sì! – replicò Jamie – mettiamo insieme le nostre conoscenze, il nostro intuito e lo applichiamo a questa nuova situazione. Se la cosa aliena legge i nostri pensieri allora possiamo influenzarla a nostro vantaggio.
Discussero per un po’ e si accordarono su cosa pensare. Formulare pensieri tali capaci di ingannare il telepate, un cavallo di Troia in grado di farlo uscire allo scoperto.
Le loro menti divennero, in breve, un caleidoscopio impazzito di immagini, luoghi e persone, una girandola che ruotava sempre più velocemente fino….all’esplosione, un esplosione mentale.
Quando aprirono gli occhi videro il volto soddisfatto del comandante Gleason.
- Devo farvi i miei complimenti, avete superato brillantemente anche l’ultima prova senza cadere nella trappola. Avete utilizzato nel migliore dei modi le vostre capacità.
- Era anche questa una prova? Sembrava vera!
- E lo era! Vi presento Tridge, telepate di classe uno e vostro prossimo istruttore.
Tridge mosse le antenne in segno di approvazione.
- Anche gli altri l’hanno superata? – chiese Zora curiosa
- Guardate voi stessi! – Gleason si spostò per mostrare il resto degli allievi.
Erano tutti stesi per terra persi nei loro sogni.
- Tridge! E’ ora di svegliarli.

La fine del viaggio

La Fortunity viaggiava con i motori a piena potenza verso Guhum. Nell’area ristoro, davanti ad un bicchiere di vino Lusiano, i cadetti di prima classe freschi di promozione, Zora, Jamie e Amir scherzavano con quell’allegria che la giovinezza con la consapevolezza degli obiettivi raggiunti e le speranze future possono donare, si alzarono in piedi davanti al grande oblò e levarono i calici in direzione dello spazio infinito.







Edited by - luisa camponesco on 03/03/2006 12:27:53

   
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