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 Le fate di Muir Wood
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luisa camponesco
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Le fate di Muir Wood

Gli alunni era un po’ agitati, sapevano che l’insegnante doveva informarli sulla meta della prossima gita. Infatti appena la maestra entrò in classe tutti zittirono.
- Allora bambini siete pronti?
- Siiiiii
- Ecco dove andremo. – la maestra scoprì una mappa e puntò il dito su una zona verde
- Andremo a passeggiare nella foresta di Muir Wood
Un urlo di gioia si levò da tutti gli alunni.
- Poi faremo una sosta a Sausalito – proseguì la maestra
Mentre l’insegnante illustrava le vari fasi dell’escursione, Marc guardò fuori dalla finestra, oltre il Golden Gate pensando alla nonna e a tutte le favole che gli aveva raccontato sulla foresta.

“Nella foresta delle grandi sequoia, vivono fra i rami degli alberi esseri magici, sono il popolo delle fate. Furono costrette molti anni fa a fuggire da un paese lontano. Un mago invidioso aveva fatto un incantesimo a tutti i bambini e nessuno di loro poteva più vederle e nemmeno sentire il loro canto. Le fate non potevano rimanere in un luogo dove non si sentivano amate. E pensare che loro si erano sempre occupate dei bambini. Li sorvegliavano durante il sonno, li accompagnavano nei giochi, li consolavano quando erano tristi.
- I bambini le vedevano nonna?
- Certo Marc, i bambini le vedevano e le sentivano.
- Come fai a sapere che sono nella foresta?
- Quand’ero una bambina come te sono andata un giorno con la mia mamma a Muir Wood ho visto qualcosa volare vicino a me. Pensavo fosse una farfalla e così l’ho inseguita ma quando stavo per prenderla mi sono accorta che era una piccolissima donna con le ali.
- E tu cosa hai fatto allora?- chiese Marc con gli occhi sgranati.
- Ho aperto il palmo della mano e lei si è posata sopra.
- Non ti ha detto nulla.
- No Marc mi ha solo sorriso.
- Pensi che un giorno possa vederle anch’io?
- Le vedrai solo se lo vorrai e lo desidererai intensamente”

Era ancora preso dai suoi ricordi quando l’amico e vicino di banco lo chiamò
- Ehi Marc! Oggi la mamma mi porta a fare una passeggiata al Fisherman’s Wharf, vuoi venire anche tu? Poi andremmo a fare un giro sulla giostra del Pier 39. allora cosa ne dici?
- Chiederò alla mamma, ma mi piacerebbe davvero.
- Allora è cosa fatta.
Nel pomeriggio i due bambini, accompagnati dalle mamme, si divertirono moltissimo. Seduti sul molo mentre guardavano le foche nuotare, Marc raccontò la storia delle fate nella foresta.
- Ma tu ci credi? - chiese l’amico
- Non lo so! Ma la nonna mi detto che le posso vedere se lo voglio.
Furono interrotti dall’arrivo della mamma di Marc che portò loro due enormi coni gelato. E’ inutile dire che i due li finirono in un momento e risero a crepapelle quando si videro la faccia sporca di cioccolato.
Il sole stava tramontando sulla bella San Francisco e le luci si accesero a Ghirardelli Square. Marc amava la sua città e ogni sera questo spettacolo lo affascinava, tornò a casa portando con sé il profumo del mare.
Il giorno dopo i bambini si trovarono tutti davanti alla scuola, salutate le mamme con dei bei bacioni, preso il cestino per la merenda, salirono su due piccoli bus pronti per la partenza.
Quanta allegria, tutti a cantare, mentre la nebbiolina del mattino si levava piano piano mostrando un cielo azzurro, in mezzo alla baia apparve, ancora cupa, l’isola di Alcatraz.
Superato il Golden Gate i due bus imboccarono la strada, stretta e tutta curve, che portava alla foresta delle sequoie più alte del mondo.
- Mi raccomando bambini, quando arriveremo seguite sempre i sentieri segnati, non cercate di andare oltre le transenne, state sempre vicino a me.
Marc ascoltava e sperava di poter vedere, anche lui, almeno una fata come era successo alla nonna. Ed era con questa speranza che all’arrivo si mise diligentemente in fila con i suoi compagni.

La maestra spiegava il significato dei vari cerchi che apparivano nei tronchi
- Ecco bambini guardate qua! Questo albero è più vecchio di George Washington, qui la guerra di indipendenza, qui…Marc non ascoltava più, si guardava attorno, respirava a pieni polmoni quell’aria carica di un profumo inteso di pino, erba e legno. Ma le fate dov’erano? Forse il suo desiderio non era così forte come diceva la nonna
- Adesso ci incamminano per questo vialetto – la maestra incominciava a descrivere le varie fasi di crescita di una sequoia, ma i bambini pensavano a tutt’altro, chiacchieravano, si rincorrevano, Marc invece era triste, il ricordo della nonna lo fece piangere.
Un ronzio all’orecchio, forse una mosca, alzò una mano per scacciarla e continuò a camminare a testa bassa. Di nuovo il ronzio questa volta più forte, pensò ad una vespa e alzò gli occhi ma …una piccola donna con le ali lo guardava. Marco ebbe un sobbalzo, si stropicciò gli occhi, non riusciva a credere a ciò che vedeva. Si guardò attorno per vedere se anche gli altri compagni la stessero vedendo, ma tutti giocavano senza badare a lui. La piccola fata gli sorrise e muovendo le ali spargeva povere dorata, poi volò verso la foresta ma si fermò sul limitare quasi ad invitarlo a seguirla.
Un po’ titubante, dopo essersi guardato attorno, decise di seguirla e scavalcò la staccionata.
La foresta gli pareva diversa, come fosse entrato in un mondo nuovo, la piccola fata volava vicino al ragazzo ogni tanto si fermava a mezzaria per indicargli la via da percorrere. Una strana euforia prese Marc che incominciò a corre e saltare consapevole di vivere una meravigliosa avventura.
La fata si fermò vicino ad una sequoia con un’ampia spaccatura vicino alle radici, le ali della fata incominciarono a vibrare e poco dopo da quella apertura uscirono schiere di piccole donne alate vivacemente colorate. Tutta la foresta incominciò a brillare, scoiattoli, uccelli si radunarono attorno all’albero e le fate incominciarono a danzare attorno a Marc tenendosi per mano.Anche Marc si mise a danzare con loro mentre i colori, tutt’intorno, brillavano intensamente. Poi ad un segnale convenuto una moltitudine di fate lo circondò e lo sollevò in alto fino a raggiungere la cime delle sequoie. Si accorse di non avere paura, ora vedeva la foresta come nessuno l’aveva mai veduta.
Volare era una sensazione che il ragazzo non aveva mai provato, e poi tutte quelle ali che si muovevano con lieve rumore, vide i compagni seguire la maestra lungo i sentieri, “chissà” pensò
” se qualcuno mi vede volare con le fate”
Lo riportarono a terra poco dopo, dolcemente, era ora di tornare con il gruppo. Salutò le fate e scavalcò le transenne raggiunse i suoi compagni.
- Ma dove sei stato? – gli chiese il compagno di banco
- Con le fate!
- Non ci credo!
Marc alzò le spalle, come dargli torto, se non le avesse viste non avrebbe creduto neppure lui.
- Cos’hai sulla spalla? – chiese l’amico
Una finissima e impalpabile polvere dorata brillava sul maglioncino di Marc, il compagno la toccò e le rimase sul palmo della mano. Restò sbigottito.
- Dici che posso vederle anch’io?
- Certo! Ma solo se lo desideri sinceramente.
L’amico chiuse gli occhi per concentrarsi e inviare un muto richiamo…

- Bambini tutti suoi pulman si torna a casa! – la maestra li contò uno ad uno, poi soddisfatta diede l’ordine di partenza.
Marc ed il suo amico rimasero in silenzio ognuno preso dai proprio pensieri. Una giornata indimenticabile si era appena conclusa.

Quella sera Marc nel suo lettino dormiva profondamente, una piccola fata gli cantava la sua ninna nanna.
Forse Marc aveva rotto l’incantesimo del mago invidioso, perchè dalla foresta di Muir Wood molte altre fate volarono verso la città per vegliare i bambini e regalare loro sogni colorati.





Edited by - luisa camponesco on 14/11/2005 17:05:52

   
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