Nel parco che si stava costruendo negli anni settanta venivano demoliti tutti gli edifici che ospitavano gli uffici del vecchio verziere , ma si salvava la palazzina più grande, che assomiglia più ad un giardino d’inverno per le grandi vetrate che non ad una sede ospitante transazioni commerciali.La palazzina Liberty fu occupata dapprima abusivamente dall’attore Dario Fo che era, come tutti gli artisti, a caccia di spazi a buon prezzo se non gratuiti. In seguito fu restaurata e restituita alla cittadinanza e attualmente ospita concerti e mini festival, tipo “Milano classica”.
Come dunque dicevo,il maestro Arnold Bosman, con impeccabile aplomb malgrado l’afa milanese e le zanzare infiltratesi nell’auditorio con buona pace dell’aria condizionata, diresse tre autori settecenteschi tra cui Christian Bach, il più giovane dei rampolli del grande Giovanni e oggetto di studio dell’associazione.
Personalmente non trovo particolari motivi di interessi intorno alla figura del soprannominato Cristian Bach, detto, secondo i casi, il Bach milanese o il Bach londinese, se non per una questione di curiosità storica.
Tuttavia i solisti del “Concertino” ,cioè il gruppo dei solisti che dialogano con il “Tutti”, cioè l’orchestra ( che aveva in organico la viola da gamba, suonata al modo antico) e la maestria del Maestro Bosman hanno saputo valorizzare ogni sfumatura creando una interpretazione interessante e , soprattutto nell’andante, piacevole e divertente. Lo stile esecutivo rispecchiava i canoni interpretativi dell’epoca.
Di ben altro spessore il concerto in mi bemolle maggiore n° 482 della catalogazione KV .
Il Maestro Bosman al pianoforte e alla direzione dell'orchestra, come capita ben raramente di vedere.
All'intervallo i ragazzi seduti vicino a me si erano precipitati nei soprastanti palchetti creati con una struttura metallica.Non avevo capito in un primo momento il motivo, poi vidi che spostavano il pianoforte e capii che andavano a godersi anche lo spettacolo della manualità del pianista.
La cadenza,( il breve episodio libero della musica strumentale, di pura bravura, solitamente lasciato all’arbitrio dello strumentista che può comporre l’episodio oppure può fare riferimento a delle raccolte di “cadenze”), era, in questo caso, scritta dal musicista B. Britten per il pianista Richter ( qualcuno mi corregga, se sbaglio!).
La difficoltà, lo stile ultra moderno, un qual certo istrionismo del maestro-direttore,le notevoli capacità pianistico-interpretative lasciarono stupefatti e ammirati gli spettatori.
Al termine la sinfonia concertante di Haydn , concertante perché anche in questo caso non c’era un solista, bensì quattro strumenti a dialogare con l’orchestra, tra cui un giovanissimo neo diplomato in fagotto (una specie di grosso flauto, fornito d’ancia).
Un concerto degno di una grande capitale, un’orchestra importante e un appello del presidente dell’associazione.
“ Non sappiamo ancora se avremo i mezzi per riproporre una stagione nel 2003."
Elena