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 IL PANETTONE
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zanin roberto
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Inserito - 11/11/2007 :  20:52:03  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
IL PANETTONE

I computer sono spenti, leggera una luce solare si spinge oltre le veneziane, annunciando un mattino tiepido e benevolo, rimbalza nei tavoli ricolmi di carte e si perde oltre il corridoio semibuio.
Le stampanti non accennano ad alcun movimento, gli impiegati della ditta non animano ancora quel silenzio, eppure ci sono novità importanti, quel martedi di novembre, si deve decidere una linea dura sindacalmente. Un leggero palpito dell'orologio marcacartellino, quasi un ansioso sospiro, invita all'arrivo, i timer nascosti del sitema antifurto si azzerano, i led diventano verdi, fuori la statale si affolla di pendolari.
Dal cancello principale iniziano ad entrare autotreni carichi di materie prime, il piazzale si anima, le foglie fluorescenti dello slanciato pioppo planano indifferenti, gli aghi dei pini s'intrecciano vicino alle pigne e le sottili polveri dei prodotti alimentari di quello stabilimento si depositano vaporose, ingiallendo l'asfalto. Le prime automobili si fermano nei parcheggi interni e scendono giovani lavoratori assonnati che sfuggiti al precariato ora si godono quell'interminabile cammino di giorni, settimane, anni, uguali, scontati, mai nuovi, con l'unica incognita di quanto sarebbe durato.
Un telefono insonne si sveglia, gracchia anticipando un giorno caotico e frenetico, alterna uno squillo alto e uno basso, quasi mimi il tocco dei polpastrelli dello spazientito interlocutore che batte sullacoscienza di chi non risponde. Nell'ingresso il ficus, senza acqua, nel suo grande vaso perde una grossa foglia, rassegnato a non essere dissetato e agoniando d'esser di plastica. Quando l'impiegato anziano arriva, la sua auto solleva un polverone grigiastro, parcheggia vicino ai silos, scende stanco, rassegnato, insensibile, si dirige verso il marcatempo e scruta curioso il marciapiede rotto, con il cemento ormai invecchiato da mezzo secolo, constata che conosce a memoria ogni angolo di quella azienda, ogni singolo atomo.
I passi pesanti si alternano in una danza rituale dell'entrata al lavoro, si siede alla sua scrivania, sospirando e accende il monitor, avanza il giorno, con il cursore di plastica trasparente, nel calendario trimestrale e percepisce una lontana voce che lo esorta a essere sereno e disteso. I colleghi sbadigliando lo seguono, le scale che alcuni devono salire per raggiungere i loro uffici sono una scalata montana irta e irritante. Il manifesto appeso in bacheca parla chiaro: "SCIOPERO DELLE ORE STRAORDINARIE", la lotta sindacale è una questione di principio ma come sempre accade, molti lavoratori non condividono il metodo e quel giorno l'assemblea indetta avrebbe dipanato la questione.
Una mosca uscita dal suo nido sorvola minacciosa lo schermo tiepido del computer, vola sicura tra un piano e l'altro, prendendosi gioco delle mani che saettando cercano di abbatterla. L'anziano impiegato inizia il lavoro senza particolare antusiasmo e quando si ferma per una riflessione si accorge che il tempo è corso, è già mezza mattina, si alza lasciando "il logorroico" che lo ha importunato per un pò, a disquisire sui suoi disagi operativi al suo collega e con la chiave magnetica si concede una cioccolata che ne stimoli endorfine per un umore più positivo.
Il delegato sindacale alto, massiccio, racchiuso nella sua uniforme color nocciola e aromatizzato d'essenza di finocchio che ha il compito di miscelare al reparto integratori, avanza nel corridoio con lo sguardo del generale che passa in rassegna le sue truppe nell'imminenza dell'attacco. Lo segue il suo compagno delegato, magro, pacato, equilibrato che invece ha l'espressione perennemente crucciata, ma cosa era successo di tanto importante?
Voci, ma chissà se erano attendibili !
Voci che però erano plausibile visti i tagli operati senza tanti problemi dalla nuova gestione!
Dicevano che la nuova direzione aveva eliminato il pacco natalizio per l'anno in corso, una tradizione che affondava le sue radici a 50 anni prima. La vecchia ditta ne aveva fatto una consuetudine che era rimasta inalterata in tanti anni, la vigilia di Natale, a mezzogiorno il titolare faceva gli auguri a tutti i dipendenti e in regalo c'era sempre stata una confezione natalizia con il panettone e lo spumante.
La mosca passò sfiorando il naso all'anziano impiegato, la luce si affievolì per il grigio passare di nubi, la nostalgia prese l'anziano dipendente per un attimo, ripensando alle tante vigilie passate nella sala riunioni a stringere mani e a fare auguri. Scese le scale il direttore, sorvolando gli scalini come la mosca, ronzando da perfetto falco alla ricerca di umori, notizie, scoop, con il perenne sorrisetto della iena.
- " Che si dice oggi, ragazzi?... c'è riunione, cosa bolle in pentola? " disse posandosi con lo sguardo ora su uno ora sull'altro impiegato, l'anziano sentiva che come l'insetto anche quell'uomo lasciava marcato il territorio.
Perdere il panettone era come perdere il diritto di parola, era una grossa sconfitta agli anni di compromessi e di lotte, l'assemblea iniziò con flemma per poi infiammarsi, chi non aveva il coraggio di prendere qualche iniziativa era al solito la maggioranza ma l'intrepido delegato esagitato ottenne l'appoggio di qualche coraggioso.
- " Oggi tocca al panettone, domani allo stipendio! " continuava a esortare l'impavido rappresentante dei lavoratori.
- " La ditta è in grave crisi economica, non possiamo tirare troppo la corda! è in gioco la nostra sicurezza ! " ribadiva il moderato che non se la sentiva di adottare una linea dura.
Nell'ingresso, ora colpito dal sole, adiacente alla sala riunioni dove si svolgeva l'assemblea, entrò un rappresentante di confezioni natalizie che era passato per il consueto ordine annuale.
- " Buon giorno, sono il rappresentante di confezioni natalizie, posso parlare con il responsabile acquisti ? " chiese sicuro di se, l'uomo dai capelli bianchi e dal volto arrossato.
L'anziano impiegato lo squadrò serio, quindi gli rispose deciso:
- " La direzione per quest'anno ha deciso di non fare nessuna confezione natalizia, mi dispiace ! "
L'uomo rimase folgorato, annui con la testa dondolandola come fosse vuota, e girati i tacchi svani nel nulla. L'odore dell'autunno si spandeva con i suoi accenni di foglie secche e di piogge uggiose, dentro, nell'azienda, quest'autunno triste e smobilitante era la stagione dominante da quattro anni, dal giorno della nuova gestione.
- " Il panettone è uno spreco! Nessuno ne ha più bisogno eppoi negli altri stabilimenti del nostro gruppo non vengono dati ! " predicò il direttore, come un araldo nella lettura dei messaggi reali, giù dalle scale verso la sala riunioni che nessuno percepi.
Il calendario sembrò bisbigliare frasi e sibili incomprensibili e sommessi, l'anziano dipendente si alzò, si diresse verso il trimestrale appeso con una cordicella rossa al muro beige, lo guardò con intensità, quindi alzò i fogli, arrivando a Dicembre dell'ultima posizione. Ci fu un momento di silenzio poi come liberato da una museruola senti chiaro:
- " Ne ho viste tante nei dieci mesi del 2007 ma questa è veramente sensazionale, non rinunciate al panettone, oltre alla fragrante pasta, alla dolce uvetta, c'è il calore d'una famiglia, c'è la solidarietà, c'è la tolleranza, c'è l'amicizia, la complicità, la comune esperienza, la tradizione, combattete per questo, è nobile! "
Ripose i fogli con delicatezza, si guardò attorno, si sedette, si prese la testa fra le mani e sospirò incredulo.
Si disse che ora sentiva perfino i calendari mormorare consigli, era proprio esaurito, non volle farne cenno alcuno a nessuno ma quando usci a mezzogiorno, notò chiaro che il cursore del calendario si era posizionato sul 25 dicembre e che a terra c'era una macchiolina rossa, il colore che componeva il numero era inspiegabilmente colato, lasciando slavata e quasi illegibile quella data.
Un panettone a volte, poche, può far Natale.

Zanin Roberto


   
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