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 SOTTO GLI OMBRELLONI ABRUZZESI
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zanin roberto
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Inserito - 29/07/2007 :  15:14:17  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
SOTTO GLI OMBRELLONI ABRUZZESI

La spiaggia di Roseto degli Abruzzi aveva la profondità di quelle venete ma la sabbia non era la stessa, altro ordine eppure il pulito e la buona gestione si evidenziavano. Il nuovo lungo mare con le grosse palme ben potate, gli angoli di marciapiede ben tenuti a prato inglese, le lastricature variegate e la fontana centrale a getti multipli a varie altezze, ne fondevano l'animo antico a una estetica moderna.
Alla vela 1122, il nostro spazio spiaggia, si tenevano di frequente rapidi corsi di ginnastica musicata, tornei di pallacanestro, tutto sotto l'elgida di uno strano e estroverso gestore dal fare burlone.
Ci avevano assegnato l'ombrellone N.175 e un ragazzotto di buone maniere ci aveva accompagnato il primo giorno, e aiutato a posizionarci. Il caldo si faceva sentire ma la brezza sempre consistente rendeva sopportabile il sole incandescente e implacabile.
Mi ero dotato della Settimana Enigmistica una sfida sempre aperta tra me e la mia memoria mentre mia moglie inseguiva un finale avvicente di un romanzo che non finiva mai.
11 orizzontale: - " Cura che immunizza"...." vaccinazione...no! vacinoterapia...no! sieroterapia...no,no,no Rosanna cosa può essere ...cura che immunizza? " - le domandai al limite dell'alterazione!
- " Quando leggo non voglio essere disturbata !" - mi rispose senza capire che mi lasciava in balia dei mostri della confusione mnemonica. I vicini dell'ombrellone N.176, erano due giovani donne con una figlia diciasettenne che se ne stava per ore a leggere il suo libro all'ombra dell'ombrellone, senza interessarsi minimamente di quello che succedeva attorno. La più anziana delle due, era la madre che esibiva un bikini molto stretto che lasciava ampie porzioni di seno fuori, e la più giovane che era la sorella, esibiva invece uno splip che copriva sufficentemente il davanti ma dietro si restringeva a uno spago per legare il polpettone.
I vicini dell'ombrellone N.174, erano al contrario una coppia di anziani, che vivevano a Roma, lei una signora dinamica, curiosa, egocentrica,lui un buontempone che alternava lunghe pause mute e assorte a prese di posizione improvvise e irreversibili. La bandiera vicino al presidio del bagnino, era di colore bianco, l'acqua del mare leggermente agitata, increspata tanto da muovere la linea piatta della sua superficie, il fondale era di pochi centimetri e si inoltrava per decine di metri saliscendendo ma mai alzandosi oltre il metro e cinquanta. Il ragazzo che vendeva il cocco con la immancabile secchia di plastica azzurra si era fermato a riposare vicino al seggiolone del bagnino e i "vu cumprà" avevano esaurito le loro scorribande lungo le file degli ombrelloni.
Di colpo il proprietario della vela 1122, parlò al microfono, con una voce dallo spiccato accento abruzzese: - " Signore belle e signori, vi ricordo che con il caldo il corpo va soggetto a disidratarsi...per cui si consiglia caldamente di bere, bere acqua e liquidi...o in alternativa, assaggiare le fantastiche granatine o un soffice gelato che produciamo noi! " - il tono da mascalzone latino era velato da un'ammicamento sviolinato ma simpatico. Smisi di pensare al cruciverba e guardando le facce dei vicini ci mettemmo a ridere divertiti dal tono semiserio del dinamico proprietario del ristorantno-bar-affitta sdraio N.1122.
Alcuni aquiloni a forma di pippistrello avevano conquistato l'orizzonte, due insaziabili naturisti si cimentavano in una corsa nel bagnasciuga, mentre i bambinetti erigevano castelli e fossati di sabbia immaginando crociate e tenzoni tra mirabili cavalieri.
- " Fa ruotare...teste tagliate" - recitava il 5 verticale.
- " Ma si, ci sta!... cacciavite! e vai..." - ero finalmente soddisfatto, avevo incrociato una buona posizione, e si intravvedeva la possibilità di sbloccare il cuore del cruciverba. L'anziana signora del N.174 era grondante come dopo un violento acquazzone senza l'ombrello, ci disse che l'acqua del mare era calda, e che si era goduta un ottimo bagno. Ma quella della signora non era una cadenza tipicamente romana, anzi ricordava una inflessione caratteristica che al momento non mi si palesava. Chiesi educatamente se fosse originaria di Roma, venni cosi a sapere che era sarda, di Porto Torres e che viveva a Roma da 40 anni, aveva gestito una tintoria in città per anni, iniziò come un diluvio improvviso e si scatenò in una catena di raccontini sulla sua vita che ci lasciò senza parole. Fummo coinvolti in una serie di problematiche che si espansero come un'epidemia agli ombrelloni vicini. Suo marito non diceva niente, guardava il mare o forse pensava ai fatti suoi, in un isolamento autoprotettivo. Quando ci alzammo con la scusa di fare un bagno, avevamo incamerato tutte le notizie utili sulla sua vita. I piedi entrarono in acqua con riluttanza ma poi la temperatura si fece tiepida e ci immergemmo come in un rituale di purificazione, attenti a non esagerare i movimenti. - " Avanti, avanti,...ecco ora non si tocca più! " -dicevo incitando mia moglie a seguirmi, sapendo che non amava il bagno particolarmente.
Non era un'acqua estremamente limpida ma superiore alle nostre del nord, di tanto in tanto galleggiavano alghe a forma di lattuga, verdi e sinuose come esseri viventi, pesci lunghi e stretti si aggiravano guardinghi sui fondali in attesa di una pace che sembrava perduta. Mi ero dotato di pinne, in modo di avere una sicurezza totale sulla mia galleggiabilità, dove non toccavo restavo a galla senza alcun timore con quelle appendici artificiali,ma li non le avevo portate per indolenza e allora mi misi alla prova, raggiunsi il livello di acqua profonda e iniziai a nuotare con rilassata determinazione e mi convinsi che ce la facevo benissimo senza, dopo anni mi ero tolto questo dubbio. Quando ritornammo all'ombrellone N.175, le cose erano precipitate, la calma si era rotta a causa di un ostinato marrocchino che insisteva per esibire degli asciugamani dai colori sgargianti. La giovane donna del N.176 aveva bonariamente accettato l'invito a guardare il materiale, mentre la signora anziana curiosava attenta, mi accoccolai nella mia sdraio e mi misi a leggere il giornale, con le ultime notizie sulle variazioni al sistema pensionistico che non prometteva niente di buono, mia moglie assisteva neutrale.
Il maturo venditote ambulante aveva una dosata buona educazione e si intuiva che doveva aver pestato sabbia di spiagge per anni, avendo acquisito una buona tecnica di vendita. Alla fine la giovane donna comprò, dopo una sofferta contrattazione, un'asciugamano color turchese che si allungava come un lenzuolo sulla sdraio in bella mostra.
- " Poveri questi qui...chissà quanti figli ha da sfamare ! " - disse la sarda trapiantata a Roma, mentre il marito quasi si fosse svegliato da un lungo letargo commentava in un romano stretto:
- " ...ha dà lavorà ! " -
Il sole si era impadronito del giorno, la sabbia scottava, la luce penetrava come una sonda in ogni dove, la brezza scemava, il salso pizzicava la pelle, gli occhi bruciavano leggermente irritati,era ora di rientrare, per il pranzo. Il costume era ancora bagnato e il sudore scendeva dalla fronte a inumidire il collo, non avevo che il desiderio d'una doccia ma soprattutto mi aspettava in albergo un dopo pranzo in cui dovevo ultimate la lettura del romanzo avvincente che stavo leggendo d'un fiato.
Stare in vacanza stressa, ma quanto aspettiamo questo momento in cui un cruciverba diventa di colpo il tuo problema principale e una nuotata un'esame senza appello che fai a te stesso mentre il tempo fugge con le nostre illusioni.
Dall'ombrellone N.175 di Roseto degli Abruzzi.

zanin roberto

   
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