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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Mio Sire, mio Signore - 3° parte
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Mercedes
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Inserito - 03/07/2003 :  21:58:03  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Mercedes Invia un Messaggio Privato a Mercedes
La mattina dopo, quando si svegliò ricordò immediatamente quanto accaduto la sera prima, ma pensò ad un sogno. Un sogno fatto ad occhi aperti, forse per la stanchezza, forse per la solitudine, o forse perché così avrebbe voluto. Ma quando uscì dalla capanna trovò alcune rose selvatiche poste dinanzi all’ingresso. Un piccolo tappeto rosso….e capì che non era stato un sogno. Per tutto il giorno restò nel suo giardino, quasi intimorita a uscire fuori,alla luce viva del sole. Era una donna non più giovane, vestita di…..pelli, non aveva nulla di bello se non la forza del suo cuore generoso. Cosa poteva mai offrire ad una giovane ombra?Un senso di impotenza la prese. Avrebbe voluto avere a disposizione qualcosa del suo ricco guardaroba, ma poi, non sarebbe stata una stonatura li, in mezzo a quel bosco? La sera avanzava, la luce rosata del tramonto sfiorava le cime degli alberi. Accese il fuoco e si sedette vicino a quella fonte di calore. La fiamma saliva alta scoppiettante mentre piccole scintille sprizzavano la loro luce intorno. Una spirale di fumo sottile accompagnava quella danza di fuoco che si muoveva seguendo i capricci del vento leggero. Ora bassa, ora veloce, trionfante, spandendo all’intorno piccole stelle di luce. Il volto di Dagmar era illuminato da quel riflesso d’oro e appariva dolce, quasi bella, ma vulnerabile. Una donna che attendeva…..Chissà, sarebbe tornato?
Il cielo era diventato violetto, e la notte cominciava a stendere il suo velo nero, cancellando agli occhi umani lo stupendo panorama della natura. Un improvviso fruscio la fece sussultare, alzò il capo di scatto…..e lo vide. Lui era li, celato dall’ombra, immobile vicino a quell’albero, ma era li, era lui….era venuto. Il cuore accelerò i battiti, e salì verso la gola rischiando di soffocarla. Una sensazione travolgente, che non sapeva a che cosa attribuire. Una simpatia, una compagnia, qualcuno che l’aveva notata lei, così schiva e solitaria! Lei che aveva abbandonato tutto per vivere una vita da selvaggia! Quanto tempo era rimasta lontano dal mondo, senza un parola buona, senza un gesto di tenerezza! Ma l’ombra aveva iniziato a parlare e…:<….sono qui e ci sarò nel tempo…..seppure nell’ombra.Ma ditemi i vostri pensieri, quelle parole che nascono dal profondo e che sembrano conoscere anche la mia anima.>
-< Pensavo al mio destino, al fato che mi ha voluta qui. Per mia stessa volontà sono giunta in questo giardino dei sogni, e non so quale ispirazione mi ha condotta qui…>
-<Siamo noi il destino, il fato avvolgente…il buio….tutto in noi come i pensieri che sempre ci guidano.> Sussurrò l’ombra.
- < No, non venite avanti, lasciate che tutto resti celato alla mia vista. Voi potete vedermi…io no, vorrei dirvi come penso che siate. Posso dire di voi più di quanto altri non possano. Siete forte e fragile, sensibile in maniera quasi dolorosa – la donna parlava come seguendo un’ispirazione – Posso vedere tutto di voi, le ombre e la luce….le sensazioni e le paure. Si, paure, perché sono le mie, mi appartengono come mi appartiene il vostro pensiero. Che poi è il mio. > La voce di Dagmar tacque.
- -<Parlate ancora, ve ne prego – sussurrò ancora Aldercor – Anelo sentirvi ancora.>
- <Si, lo so, voi bevete le mie parole come acqua di sorgente. E nel parlar a voi e di voi io provo un’emozione che mi lascia spossata, ma appagata. Vedere voi come specchio della mia immagine…il sangue s’arresta per un attimo poi torna a fluire e sembra togliere il respiro. Vedete, anche se buio, intorno a noi è tutto un tripudio di colori, un caleidoscopio che mi abbaglia…- il cadetto aveva preso ad avanzare, scostandosi dall’albero, ed era quasi giunto nel cerchio di luce - No, vi prego, voi siete quel tripudio di colori che gira e gira…nella mia testa. Io non.>
Il viso di Aldercor uscendo dall’ombra rifletteva la fiamma vermiglia. Dio, come era giovane! Fece u n passo indietro, cercava di celare la sua figura, non voleva farsi vedere, il suo aspetto....Si sentiva orrenda.
- Vi prego, non venite oltre, io sono una donna che nulla ha di affascinante per catturare la vostra attenzione....io sono abituata ai boschi, non vesto di seta o velluti, non ho la chioma curata...io sono come un animale selvaggio! Io non sono giovane! In questa difesa accorata Dagmar cercava di respingere tutto quello che le si agitava dentro. Fiera, leale, sincera, soffriva nel dire una verità che le bruciava come olio bollente. Themis, madre Themis, perchè non mi aiuti? Fammi scomparire sotto questa terra, fa che io cada in terra morta, ma fa che non mi guardi così. No, non così! Mentre questo pensava disperata il giovane cadetto era arrivato a pochi passi da lei.
- Vi ho vista altre volte, vi conosco come conosco il mio cuore, non potrei mai allontanarmi da questo luogo che considero anche mio perchè ci siete voi. Sono tornato tutte le notti per vegliare sul vostro sonno. La mia ombra vi è sempre stata vicina. Essere lontano da voi mi crea affanno, datemi la mano, la mia è qui che vi aspetta - Avanzava con la mano tesa e Dagmar sentiva mancare il respiro, le gambe diventare molli. No, no, no. La sua mente diceva no, quando tutto era si. Perchè, perchè ora, perchè così giovane, perchè.....Ma la risposta a tutti questi perchè non c'era. Chi crede nel fato non chiede perchè quando ciò avviene. Se il destino degli umani è quello di amare, lotare, soffrire, lei doveva amare, lottare, soffrire. E se niente poteva più offrire all'amore, se non la vita, avrebbe volentieri dato quella. Il giovane le prese la mano, la strinse tra le sue,e la baciò. Fu come una fiamma che le incendiò le vene, salì serpeggiando con il sangue e le bruciò il uore. S'allontanò di un passo - Vi prego disse con voce tremula, lasciatemi pensare a tutto questo, io devo pensare.
- Voi siete vera in ogni aspetto, voi sapete dar corpo ad ogni frammento di realtà imprimendo in esso parte del vostro essere. Vi ritroverò qui, e non solo per fugaci istanti, ma per un tempo che ci consenta di percorrere insieme le vie delle tenebre per aprire il tessuto dell'universo la, dove fantasia e realtà si sposano per creare un armonioso paradiso che sa cullare l'anima scacciando ogni pena. -
Dio come l'amava! Dagmar chiuse gli occhi, poi li riaprì. Lo fissò per un attimo e poi disse - Vi aspetterò. Prendete la mia mano, io sarò sempre qui sotto il nero mantello delle ombre, io sarò accanto a voi giacchè il mondo non potrà mai essere tanto vasto da permettermi di fuggire. Non potrei. Mio Signore, mi troverete sempre qui, vicino a questa piccola cascata che si frange in piccole gocce. Aspetterò che voi veniate, ed insieme vedremo spuntare l'alba e fugare la nebbia. Mio Signore....io...-
Le dita fresche e gentili della mano di Aldercor le sfiorarono le labbra. - Non ditelo ancora.....Lo diremo insieme, la vostra bocca sulla mia....un solo respiro -


Mercedesmarconi

   
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