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 MISTERIOSA BIBLIOTECA
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zanin roberto
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Inserito - 08/11/2010 :  23:43:40  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
MISTERIOSA BIBLIOTECA

Il silenzio della biblioteca si spandeva in ogni angolo dell'immensa sala, i volumi di varie dimensioni se ne stavano ognuno raccolto nel proprio scaffale, le grandi finestre aperte sull'orizzonte azzurro d'una pianura estesa erano severamente vestite da mirabili tende di damasco rosso porpora, e l'odore delle spezie le impregnava cosi intimamente d'esser quasi arboree, in una foresta di libri intricata dove l'uscita era conosciuta solo da esperti umanisti. L'anziano ma arzillo signore seduto dietro la scrivania, assaporava il suo sigaro toscano che confondeva il suo dolce aroma con il piccante di noce moscata della stanza, guardava perplesso l'enorme massa di libri, di volumi vecchi e consunti, di pergamene arrotolate e di enormi carte geografiche alle pareti, fissava ora una porzione di scaffale, ora l'estremità opposta, sembrava accordasse una sintonia per dialogare con quei testi di argomenti vari, scritti in lingue lontane o illegibili perchè troppo sbiaditi dal tempo. La luce era ingiallita e arrossata dai riflessi delle tende e si inclinava debole e ovattata al lucido pavimento di marmo bianco e rosato, il silenzio si arrese a un rumoroso sospiro poi lontano la voce gracchiata e balbettante d'un curato di campagna, ansante per la salita, si fece chiara e distinta:
- " Non crucciatevi, signore di Cordovado, non s'ha da fare ... non s'ha da fare .... non mettetemi in grave imbarazzo, voi mio padrone, conoscete il doloroso veto ch'io vi chiedo ! " - L'anziano agitò la mano sinistra, nodosa e scheletrica ad allontanare quel pensiero di rimorso per niente stupito dall'assenza di persone e rispose:
- " Don Abbondio, di manzoniana memoria, ma fatemi il piacere, come osate ostinarvi nella vostra codardia, non vi basta aver quasi rovinato la vita a Renzo e Lucia ? " -
ribattè a voce alta come in una assemblea pubblica, deciso e paterno.
- " Tenzone, ci vorria una nobile tenzone per ripulir dalla viltà la terra, oh, nobili cuori di cavalieri e dame, io supplico che Iddio mi dia il coraggio di mulinar colpi e di portar l'onore che Dulcinea del Toboso custodisce nel suo cuore ! " - arringò una voce rotta e flebile ma dignitosa e sincera.
Sorrise il professor Roberto, docente di archeologia all'Università di Pisa,si mise le mani sulla nuca e assentì con vigore, piacevolmente assecondato nel suo concetto.
- " Don Chisciotte, nobile, ultimo dei romantici eroi, amico mio, anche voi siete superato, ahimè, non c'è più spazio per gli ideali, i mulini son diventati strutture di metallo inattaccabili, disperazione della aridità umana ! " - sbottò tra rimprovero e dovuta consolazione al paladino di Cervantes.
Una forte ventata d'aria spostò con violenza i capelli all'anziano Roberto, il salso sembrava essere spruzzato come nella burrasca, vibrò per un attimo il grande lampadario centrale in vetro soffiato di Murano, poi un tuono bussò forte dall'ultimo scaffale.
- " Ho vagabondato per anni, tra nemici e perigli immani, mi sono invecchiato e indebolito oltre le Colonne d'Ercole, con pochi amici fidati che credevano in me, io ... ULISSE ... voce solenne di Omero, non posso credere alla tua resa, proprio tu che hai sempre lottato contro l'ingiustizia e l'ignoranza, cedi ora alla lotta ? .... Fatti non foste a viver come bruti ... " e Roberto proseguì, trasalendo, in un'enfasi profonda e appagante, volando oltre la ragione - " ... ma per seguir virtude e conoscenza ! Oh, grande Ulisse magnifico nell'intelligenza che fatica, che sconforto, che amarezza vivo in questo mondo di mediocri e meschini che non conosco l'onore, oh tu almeno ritrovasti Penelope fedele e forte come una roccia ..." - disse disegnando una smorfia sulla bocca che alludeva ad un imminente pianto.
Fece un balzo in avanti un libro piccolo, mal rilegato, di mediocre fattura tipografica, ma tutto nervi e sentimento, era accompagnato da due fratelli di egual dimensione e caratteri grafici.
- " Mi sono ritirato sugli alberi, lontano dal mondo, per mia scelta, fin da ragazzo e ho passato un'intera vita senza più posare piede a terra, .... oh, so Roberto cosa costi la coerenza, il gesto plateale, quanti sacrifici, quanto dolore, ma nell'animo il mio trionfo non ha eguali, non far soccombere il tuo onore e la tua dignità! " - l'anziano archeologo allargava le braccia, in un abbraccio fraterno, come somigliava a lui quello strano personaggio di Calvino, e come lo commuoveva la solidarietà di gran parte della biblioteca.
- " Mio diletto Barone Rampante anche voi oggi a richiamare la mia idealità, fragile e debole, eh, si, si, lo so, avete tutti ragione, tutti siete nel mio cuore, voi , i vostri padri letterari che vi fanno parlare, ma il vivere vero è ben altra storia, non è un romanzo, non una novella, si, comprendo le vostre preoccupazioni ma sono stanco e non ha più vent'anni ! " - disse loro alzandosi pesantemente. Camminava nervosamente in quella splendida cornice di sapienza, con i colori delle copertine che si alternavano in una tavolozza di tonalità belle e accattivanti, alzava lo sguardo verso la sezione di Italo Calvino e sorrideva compiaciuto, drizzava l'indice della mano destra e lo oscillava come a voler parlare, poi la testa si scuoteva a cercare conforto in un angolo speciale.
Più voci ora si alternavano a rincuorarlo:
- " Eccoci, Bàrnabo,Drogo, vento Matteo, Battistella, siamo sempre attenti ai tuoi crucci, eccoci ispirati da nostro padre Buzzati, eccoci a confermarti la nostra piena solidarietà, lo sai che Dino è il creatore della magica realtà surreale, hai sempre avuto una speciale sensibilità per questo stato eternamente sospeso tra fantasia e realtà, ora devi solo continuare a sognare le tue utopie perchè ti ispirino coraggio e determinazione nel continuare la lotta ! Non sei un appassionato di montagna ma conosci la tenacia e la abnegazione come strumenti di lotta, usali. " - le voci alternate dei vari personaggi avevano scosso il professore. Si sentiva meglio ed iniziava un'orazione da comizio politico, come in una piazza civica alla vigilia di una elezione, si rivolse a tutta la biblioteca con calore:
- " Signori, scrittori emeriti, eroici protagonisti, miei ispiratori, a voi unici custodi dell'immensa cultura, mi rivolgo in un disperato tentativo di chiedere soccorso ed aiuto, oh, che tempi ... che decadentismo, che involuzione, che umiliante ignoranza, che involuzione ha subito l'uomo, che bassezze, che marciume, che degrado, che alienazione, dobbiamo vivere, immersi in giornali e televisioni e cinema e vostri colleghi libri che raccontano l'imbecillità, il materialismo più becero, il non senso, la morte dell'idealità, del romanticismo, dei sentimenti che hanno mosso l'animo umano dai primordi, ma miei compagni di riflessioni, come posso spiegarvi l'umiliazione della scomparsa perfino della ragione, tutto in nome del dio denaro, del dio apparire, con una continua eleminazione della cultura, ingombrante e indigesta, vista come una perdita di tempo! " - mentre inseguiva il suo discorso, ora si rivolgeva al romanzo Guerra e Pace, ora indicava La Gerusalemme Liberata, ora si faceva vicno ai Miserabili, faceva l'cchiolino alla Divina Commedia, ma quando sostava tra il Deserto dei Tartari e il Segreto del Bosco Vecchio, tra la Boutique del mistero e Nàrnabo delle montagne, si eccitava in maniera palese, per poi chinarsi nei pressi di Marcovaldo e della triologia di Calvino con sofferta riverenza.
- " Ma non dovete avere queste disperazioni cosi insanabili, date retta, l'umanità ha attraversato altri momenti cosi oscuri, altri inferni senza evidenti vie d'uscita ma poi tutto è rientrato, tutto si è pulito e lo scorrere della normalità ha vinto sulla intollerabile arroganza della ignavia e della indifferenza, sulla cupidigia, sulla sopraffazione ... oh, voi, voi ... non ricordate il trentennio della follia inquisitoria ... voi non ricordate quel rogo blasfemo, quella tragica data in Campo dei Fiori, a Roma del 1600, le fiamme che cancellavano la mente più limpida del secolo, Giordano Bruno, condannato per paura della modernità, ... perdono, oh, che dolore ! " - Amleto, parlava con una intensità infinita, con una morte nel cuore, come solo il padre Shakespeare gli aveva insegnato, nell'assoluta convinzione della giustezza del suo intervento.
- " ...e con Giordano, Galileo, Campanella, Sarpi, in una goduria di oscenità contro l'umano intelletto, contro il creatore che aveva concesso doni intellettivi non apprezzati dal potere, calpestati e irrisi dalla chiesa di allora che invece aveva il compito di vigilare e di traghettare la cultura " - il professore Roberto aveva incassato l'invettiva di Amleto con sofferenza e cercava di ribadire la sua leggittimità di lamentarsi di questo nuovo millennio che esordiva con una società trasformata in gregge, dove la cultura era scambiata per archiviazione di dati noiosi.
- " Vivi in un angolo ancora cosi vicino all'eden, con la natura splendida protagonista delle stagioni, oh, mi ricordo la fontana di Venchieredo con i suoi suggestivi silenzi rotti dal canto di augelli e i molini di Stalis immersi nel letto del fiume Lemene che trasudano storia,i campi fioriti, i fossi pieni di vita, gli alti pioppi, i nodosi gelsi, le vigne allineate, le risorgive del Tagliamento che alimentano un susseguirsi di olle che fanno la felicità di libellule e farfalle e di spensierati passeri, lasciati trascinare dal bucolico respiro di questa terra e dimentica il tuo rancore ! " - Carlino parlava con un tipico romanticismo ottocentesco che il Nievo aveva descritto sul suo le Confessioni di un italiano, ambientato proprio nelle terre di Roberto, tra Portogruaro e Cordovado, felpato e riverente.
- " Grazie Carlino del tuo cuore, grazie ragazzi, vi sono riconoscente per la vostra sensibilità, per la vostra spassionata appatenenza, per il vostro competente contributo ...per " - non fece in tempo a finire il discorso che di colpo si levò un frastuono improvviso, tutti i libri si aprirono e le pagine iniziarono a scorrere come sfogliate, in un applauso corale, lungo e incoraggiante, in un tripudio di polvere e di ventate di stantio che si liberavano nell'aria.
Commosso il professore si sedette, piangeva,immerso in quella biblioteca dagli innumerevoli libri, dalle tante anime letterarie, dai grandi scrittori, dai maggiori pensatori che avevano fatto la storia dell'umanità, la luce filtrava ora debole nel tardo pomeriggio autunnale, un odore di pergamena avvolgeva l'atmosfera, prese una penna e senti impellente il bisogno di scrivere, ma non aveva un foglio bianco da tracciare, allora si mosse un libricino, scese scivolando dallo scaffale e rimbalzò nel tavolo, aperto sulla dedica, Dino Buzzati - Le notti difficili - Oscar Mondadori :
" 09.03.2002, all'amico Roberto "Dynus",
ho imparato a conoscerti col lento setaccio del tempo, ti ho apprezzato nel lavoro per lo zelo e la cura che poni anche nel minimo particolare, come uomo per la dignità, sensibilità, fermezza che scandisce ogni tuo giorno infine ho colto la favilla del fuoco dell'artista leggendo ciò che scrivi. Per me sei Dynus il terapeuta dell'anima che attendo la sera e come Buzzati mi porti al mattino delle "notti difficili", come sarebbe difficile saperti lontano da quel laboratorio dove trovo rifugio e quell'energia che mi fa tirare a sera " con stima Enzo " - erano anni che non apriva più quel libro regalato dall'amico collega che aveva sempre sentito come un testamento spirituale, in cui gli stessi disagi del vivere erano tra le righe facilmente identificabili, la stessa rabbia per l'insostenibile leggerezza della società, tutta presa a esibire estetica e qualunquismo, dimentica dei reali bisogni sociali, era un richiamo ad altrui sofferenze, mai dichiarata ma evidente e struggente. Sono gli animi più sensibili a cedere alla pressione continua, leggeva le dedica con grande gratitudine, immedesimandosi nelle parole, calate con precisione ad abbozzare la realtà.
Un secondo rumore si evidenziò, un libro dalla copertina giallo ocra, vibrò, saltellinò sullo scaffale, precipitò sul lucido pavimento, rimbalzò sulla sedia di pelle, che catapultò alle spalle dell'anziano, cadde poi a lato, era Bagnara Storia, Storie e Ricordi di Tarcisio, Comune di Gruaro, il primo libro pubblicato dal padre era li, aperto a pagina 7, nella sua presentazione che citava:
- " La più forte minaccia al nostro mondo non è, secondo me, la bomba atomica, il vero pericolo per la società occidentale consiste nel fatto che il progresso nel campo tecnico ha di tanto sorpassato e distanziato quello delle relazioni umane, tanto da creare un baratro gigantesco ...." ecco si disse Roberto, la sintesi delle mie riflessioni, ecco cari i miei libri, le mie idee sono le stesse dei miei cari e dei miei amici, sono ora più tranquillo, non sono solo!
Si rilassò, versò su un bicchiere di vetro soffiato a ricami floreali, un goccio di limoncello, sorbi delicato con un intenso appagamento del palato, guardò la penna nera e iniziò a scivere perso nelle sue divagazioni surreali, il silenzio regnava sovrano, i libri giacevano senza anima come in un austero cimitero inglese, ognuno chiuso nella sua dignitosa copertina, l'anziano professore si fermò dopo un pò, stette in attesa di un cenno, di un flebile cenno, di un movimento, ma ahimè, nulla si animava, si sentiva perso, solo, ma sapeva che loro non lo avrebbero mai abbandonato, non lo avevano mai fatto. Il buio era sceso con la sera e la luce debole del paralume lanciava ombre lunghe e lontane, un tintinnio, un leggero grattare d'unghie, forse un topolino poi la voce della moglie che lo pregava di scendere a cena, un'ultimo sguardo alla sua biblioteca, una carezza simbolica alla grande vetrata centrale poi la porta si chiuse.
Scendendo le scale non aveva più quel peso sullo stomaco, si sentiva leggero, sapeva di avere il suo mondo, li, pronto ad accoglierlo. Cenò con allegria, raccontando alla moglie di vecchi episodi succedutegli anni addietro, la strinse a sè in un abbraccio di riconoscenza, lei che gli era rimasta accanto per tanti anni, e gli sussurrò all'orecchio "ti voglio bene", lei lo rimproverò bonaria dicendogli " vecchione d'un romantico ".
In camera si sentiva il vento soffiare impetuoso e il temporale scatenare un rovescio copioso di pioggia, Roberto non riusciva a dormire, usci dalla camera, fece il corridoio ed entrò in biblioteca, accese la luce che tremolò poi si spense per una scarica temporalesca, subito si attivò la luce d'emergenza, lattiginosa e opaca che lasciava tutto in penombra, il professore sussurrò:
- " Non so cosa leggere stasera, ... sono proprio indeciso, non troppo impegnativo ma neanche superficiale, insomma, un ... " -
Di colpo si animò tutta la biblioteca, i libri vibrarono, si scuotevano, brontolavano, si rovesciavano, attirando l'attenzione, sembrava che un oscuro burattinaio tirasse loro le fila, alcuni volumi più spessi si aprirono, un paio svolazzavano eterei, due rotolarono ai suoi piedi.
- " Ecco, dunque, In nome della rosa di Eco, sono proprio orgoglioso di propormi, storico, erudito, enigmatico, quello che cercate ! " -
- " Bè veramente, troppo grosso ... speravo in qualche cosa di più abbordabile ... " -
- " Te lo dicevo che tu non eri adeguato, Patagonia Express di Sepulveda, io si che tocco le corde del cuore ... " -
- " Uhm, potrebbe essere ... " - rispose Roberto, quasi convinto.
- " Il settimo papiro " di Wilmue Smith, avventuroso, storico, spassoso, io. sono la tua lettura ideale " - si propose un colorato volume venuto dal buio.
- " Trappola per topi di Agatha Christie, il poliziesco per eccellenza, ... " -
- " Il giorno dei trifidi di Wells , la fantascienza superlativa... " -
Un infinito elenco di titoli, di libri che si proponevano, in un vocio sommesso e scherzoso, un turbinio di autori che lasciarono stordito il professore, che ormai confusionato e pressato si lasciò andare ad una scelta occasionale, per non offendere nessuno, per non far torto a quei "ragazzi" permalosi e orgogliosi del loro messaggio letterario. Chiuse la porta della biblioteca, stringendo un libro, dalla copertina nera e il titolo dorato, si coricò comodamente sul letto, si mise gli occhiali, guardò il libro e lesse il titolo: La Bibbia.
Il silenzio era rotto solo dal tintinnare della pioggia sul tetto e da lontani ... voci dalla ... biblioteca !

zanin roberto

   
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