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 BREAK COFFEA
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zanin roberto
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Inserito - 02/06/2005 :  19:43:32  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
BREAK COFFEA

Il collega dell'ufficio personale con incarichi amministrativi sorrideva compiaciuto lisciandosi i lucidi capelli dall'onda scolpita, il direttore dell'impianto grassoccio dall'arrivismo scientifico si sbraciava e colmava quel volume con ampi gesti delle mani. Il maturo impiegato mutuava quel suo distacco dalla certezza che pochi mesi mancavano alla pensione e l'ironia del vinto emergeva a giustificare ogni ignoranza, ogni mancanza, ogni inflessione dell'interlocutore di turno.
In quella azienda si erano consumate inumane ingiustizie, si erano salvati solo pochi "lecchini" mentre gli altri erano passati attraverso la macina della dignità, spremuti nelle loro idealità, compressi nelle soddisfazioni, aggrediti nelle loro competenze fino a stancarne ogni residua resistenza.
La primavera aveva esordito freddamente con temperature autunnali poi verso la fine di maggio si era infuocata e il caldo si faceva sentire quasi agostano mentre l'aria spiumava nevicate di semi di pioppo, ovattando le ragnatele fresce d'insetto.
Le cose non andavano molto bene in quella ditta ma la crisi aveva avvolto ogni attività economica e il mal comune era quasi un gaudio per chi sopravviveva senza il fiatone.
La vecchia proprietà se n'era andata da un anno e nonostante il titolare continuasse a venire in ufficio, l'ultimo del corridoio a pian terreno, le cose erano veramente cambiate, niente di violento ma lemme, lemme si erano soppressi reparti, spostato personale, licenziato altre,in una azione continua e determinata.
Ci contavamo sulle dita di una mano, alcuni avevano fatto il giro di tutti i ruoli aziendali,altri si erano rannicchiati in un angolino a loro dimensione e si riparavano dalle folate innovative cercando in ogni momento quel mimetismo silente e assente che vuol esorcizzare ogni trauma carieristico.
Il decandentismo morale della società, la dissoluzione dell'etica, l'arrivismo sfrenato era la nuova religione e nessuno osava opporsi.
Il direttore amministrativo era ora al vertice di quella azienda con pochi anni dalla pensione e il suo cruccio era quello di non essere scoperto proprio nel momento di massimo potere, nella sua scadente preparazione professionale.
Il direttore dello stabilimento si alterava alla cantilena dell'anziano impiegato e continuava a rispondere al cellulare e contemporaneamente al telefono fisso, facendo una macedonia di semifrasi buone per nessuno.
Scendeva dalle scale la esile impiegata dai capelli biondi, falsamente giovanile, da single incallita con un'aria persa e una grinta perpetua a difendersi da utopici attacchi, si avvicinò ai due colleghi e disse: - " Nessuno beve un caffè stamattina?"
- "Bè visto che è molto impegnato il nostro emerito responsabile dello stabilimento, ti faccio compagnia io!" rispose l'impiegato del personale.
- " Si...si...siii ho detto si, io ho una sola parola, adesso lasciami devo andare!" concluse al telefono il direttore irato dall'abbandono dell'anticamera dell'impiegato del personale.
Allora si consolò con il cellulare e alzatosi si accese una sigaretta e usci nel cortile per fumarla a norma di legge.
Entrò un corriere expresso, ritirò una busta plasticata, salutò e se ne andò con il suo ritmo sparato.
L'odore delle lavorazioni dello stabilimento si insinuavano all'interno degli uffici, lasciando un aroma di vaniglia, alcune sirene annunciavano l'ennesimo incidente stradale sulla provinciale che lambiva l'ingresso di quella ditta.
Scese dal primo piano anche l'impiegato addetto ai compiuter e ai servizi informatici, sorrideva sempre non per qualche motivo particolare ma per esorcizzare una normalità necessaria al suo equilibrio.
Trafelato, con passo veloce entrarono dalla porta vetrata il responsabile alla logistica e l'impiegato dell'ufficio spedizioni, il primo aveva pratiche per tutti, distribuì ad ognuno qualche cosa, nel silenzio piu stretto.
- " Quando sono in pausa caffè non accetto lavoro, io!" disse con ironia l'impiegato del personale e restituì i fogli datigli.
Sorseggiando il loro caffè anche la biondina e il responsabile ai servizi informatici restituirono con orgoglio le pratiche.
- " Va bene, allora bevo un caffè anch'io!" cosi dicendo lasciò cadere a terra il pacco di documenti con repulsione!
- "Grazie per me cioccolato..." aggiunse l'impiegato dell'ufficio spedizioni.
Si erano trovati tutti insieme quella mattina attorno alla macchina del caffè, santuario universale della pausa dell'impiegato, le luci colorate delle pubblicità applicate al pannello riverbavano nel buio corridoio, si scivolò a parlare di sesso, come sempre in termini maschilisti e la povera impiegata passava dal rosso fuoco al violetto acceso tra le risate sonore e i minuti passavano inesorabili.
Qualcuno urtò un bicchierino e il contenuto fumante si riversò sul lineolum consumato del corridoio.
D'improvviso un arcigno direttore amministrativo arrivò con passo militaresco a pochi metri dall'"alcova" dei perditempo.
Le maniche della camicia erano piegate a lasciare nudi gli avanbracci, la cravatta di pessimo gusto sventolava sul magro petto, il naso arcigno e uncinato preannunciava tempesta, come gli occhi luminosi e interrogativi.
- " Non avete niente da fare stamattina?" disse come un giudice d'un tribunale dell'inquisizione, senza guardare nessuno in particolare.
-" Mi sembra che di caffè ne abbiate bevuti parecchi...!"
L'unico impiegato a non abbassare gli occhi fu quello dell'ufficio personale che aspettava da un momento all'altro buone nuove dall'INPS, disse sdrammatizzando:
- " Le offriamo un caffè?!"
- " No, grazie, io lavoro fino alle 12,00...!" e risali le scale seguito a distanza ravvicinata da tutti gli altri.
L'impiegato dell'ufficio spedizioni si senti offeso, non erano ne a scuola, ne in chiesa, ne erano bambini ma come si permetteva?!!!
Gli occhi si iniettarono di sangue, il cuore pulsò più veloce, i pugni si strinsero a morsa, sbricate le mansioni ritornò verso la scala che scendeva a pianterreno, superò la porta aperta sul corridoio dell'ufficio del direttore amministrativo e quando fu all'inizio della scala a quattro metri di distanza fece una pernacchia sonora con la bocca che vibrò nel silenzio di tutta la palazzina.
Tutti la sentirono, tutti applaudirono in cuor loro aspettandosi la reazione del direttore.
Salì invece il responsabile dello stabilimneto che aveva finito di fumarsi la sigaretta e tacitato i telefoni, entrò dal collega e con fare poliziesco e lecchino disse:
-" Che cosa è stato questo rumore?"
- "No...niente...uno sfiato dell'impianto di refrigerazione!" disse pavido il direttore amministrativo e il sole scandiva inesorabile il passare del tempo e dell'acqua nei fiumi.....

di Zanin Roberto

   
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