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 FOTO A ...VENEZIA
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zanin roberto
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Inserito - 11/07/2005 :  21:23:50  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
FOTO A ... VENEZIA

Venezia non era ancora satura di turisti, l'aria tiepida della laguna presagiva appena l'imminente arrivo dell'autunno, l'acqua verdastra e limacciosa rifletteva lo splendore secolare di quell'incomparabile salotto lacustre con i palazzi e le calli collegati dai ponti, come gemme rarissime in una collana.
Scesi dal treno e mi lasciai precedere da Rosanna che in queste giornate si trasformava in un misto di ispirata ribelle e di anarchica gioiosa e la seguii fin fuori la stazione, dove il sole del mattino rimbalzava agli occhi tra mille riflessi.
Subito sulla sinistra la chiesa degli Scalzi, dove i miei genitori si sono sposati, superato il ponte giù a perderci nel labirinto di stretti corridoi e di campi aperti, tra botteghe di artigiani e ristoranti che iniziavano la consueta girandola di profumi gastronomici.
Tenevo stretta mia moglie che alternava passi veloci a pause rapite, di fronte a vetrine invitanti e saggiamente allestite. I vetri soffiati scintillavano nei colori più vari, creando continui arcobaleni cromatici e interpretando le forme mirabilmente plasmate da mani che si muovevano di genetica memoria.
Scivolavano, quasi eteree, nere gondole sui canali che sbucavano continui con angoli nuovi,e sottoportici stretti, nudi di calcinacci, con quelle travature di legno friulano a tarlarsi di turismo, ci inseguivano ovunque, precedendoci o lasciandoci passare nell'incertezza del percorso.
Non avevo particolare aspettativa se non quella di assecondare la serena spensieratezza di Rosanna che si gustava con lentezza aristocratica la gitarella.
Ai giardini il caldo si era fatto dominante, e il lungo camminare nel saliscendi veneziano ci aveva stancato, ora ci attraeva un comodo ristoro, dove placare la sete e stuzzicare con un pasto lo stomaco vuoto.
Trovammo un solo ristorante aperto da quelle parti che ci propose del Soave fresco da accompagnare a un primo leggero e quando tornammo all'aria, l'effetto alcoolico aveva allentato ogni tensione residua.
Il canale solcato da motoscafi e un via vai intenso di gente, ingannava l'ora di solito dedicata alla siesta. La macchina fotografica che mi ero portato non aveva ancora immortalato una scena di noi insieme, e fu mia premura trovare qualcuno disposto a scattarcela. Non era facile in quel trambusto e la mia scelta cadde su un uomo di mezza età, dai tratti vagamente indiani, con una vistosa camicia a quadroni e una lunga barba incolta.
- " Mi scusi, ci può scattare una foto ?" dissi un pò imbarazzato.
- " Ma certo, dia quà la macchina. Un'immagine impressa è come vivere in eterno! " disse sorridendo con malizia.
La luce era strana, un vago sentore di mistico avvolgeva l'atmosfera, i colombi di solito invadenti non c'erano e per un attimo sembrò che il tempo si fosse fermato, mi strinsi a mia moglie con il mare azzurro sul fondo che si perdeva nel cielo, mi passai una mano sui cappelli e mi inebriò il profumo di Rosanna, le baciai delicatamente il collo poi guardai con gratitudine quell'uomo che ci inquadrava nel mirino dell'obiettivo, continuava a sorridere, poi sentii chiaro lo scatto della sarracinesca della fotocamera ed ebbi la conferma che aveva fatto la fotografia.
- " O.K...ora il fato è compiuto!" ci disse solenne, quell'individuo che non riuscivo a decifrare.
- "Grazie...veramente gentile!" gli risposi con riconoscenza, ripresi la macchina fotografica e la rimisi nella custodia, guardai Rosanna e quando mi voltai per dare un saluto al nostro fotografo, non c'era più.
Si era volatilizzato nella magica città che non concede repliche.
Un gruppo di giapponesi affollò il molo mentre noi ci lasciavamo calamitare da calli strette e ombrose che non finivano mai di angolare nuovi sbocchi, voci lontane, rintocchi di campana, remi tuffati e grondanti, musica improvvisata e colori tenui, luci e ombre di una Venezia che sa rappresentarsi in un continuo rinnovamento iconografico.
Alla sera il treno che ci riportava a casa usci dalla stazione in punta di piedi, lentamente, per non disturbare quel respiro nobile che si perpetua da centinaia di anni.
Quando feci sviluppare il rollino ci colpì il fatto che nella foto scattata assieme, dal gentile signore, di noi non c'era traccia, c'era solo un alone dorato che svaniva al centro in uno sfondo lagunare con piazza S.Marco lontana a garantire del luogo.
Rosanna la prese e scrisse dietro: Venezia ci ha rapito !


di Zanin Roberto

   
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