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 Sentiero nascosto
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luisa camponesco
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Inserito - 24/02/2008 :  12:12:48  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Sentiero nascosto

La fine di maggio è da sempre, per i ragazzi, preludio di vacanze e la classe era in fibrillazione. L’insegnante di lettere, amatissima dagli studenti, l’unica in grado di tenerli inchiodati nei banchi durante le lezioni, entrò in aula carica di libri.
- Allora ragazzi ci siete tutti?
- Cerlini Dario assente e manca anche la Valeria Fiorini. Quei due filano profe, chissà dove sono finiti!
- Siete proprio dei gran pettegoli, mi auguro che dopo la lettura dei romanzi che vi ho portato di ritrovarvi a settembre un po’ più maturi e sensibili.
Nell’aula risuonò un simulato sbadiglio. Clara conosceva i suoi allievi, non erano cattivi, erano solo giovani e desiderosi di scoprire la vita.
Posò i libri sulla cattedra.
- In un primo momento avevo pensato di assegnare a ciascuno di voi un autore che fosse in sintonia col vostro carattere, ma poi ho deciso di lasciarvi la scelta.
- Comincio io! – Alfredo Corselli, il bulletto di turno si precipitò alla cattedra esaminando i vari autori.
- Ma profe, questa è roba vecchia come il cucco!
- Allora è un motivo in più per darci una spolverata. Adesso o ti decidi a scegliere o te ne vai al posto.
- Questo deve essere tosto e magari anche un po’ osé.
Sorrise Clara vedendo che aveva scelto “Un Amore” di Dino Buzzati. Soddisfatto Corselli tornò al suo posto col romanzo fra le mani, mentre i compagni sfilavano davanti all’insegnante prendendo ciascuno il proprio libro.
Gli autori erano quelli letti nella sua giovinezza, Cronin, Steinbeck, Caldwell. Castellaneta, Primo Levi e molti altri, tutti ordinatamente riposti nella libreria e naturalmente in edizioni economiche.
Era ora che prendessero un po’ d’aria e poi era curiosa di sapere cosa ne pensassero i giovani del terzo millennio di quelle letture.

Riponeva il registro nel cassetto, quando il bidello la chiamò: Professoressa, c’è un’allieva che la cerca!
Pallida e con l’espressione crucciata vide Valeria Fiorini
- Professoressa, so che ha dato libri da leggere per le vacanze ai miei compagni, ma io ero assente, volevo chiederle se ne ha ancora qualcuno!
- Aspetta un secondo!
In realtà nel cassetto ne aveva conservato uno e sembrò adatto alla Fiorini.
- Ecco trovato, leggilo poi scrivi le tue sensazioni.
- Grazie. – rispose la ragazza con un filo di voce.
Il romanzo era della Sagan, “Lividi sull’anima” l’aveva letto e riletto molte volte, quando in estate trascorreva le vacanze in campagna dalla nonna.
Si rifugiava dietro le piante dei fichi, su quello che chiamava il suo “sentiero nascosto”.
Era da parecchio che non pensava alla casa della nonna, probabilmente la Fiorini, in qualche modo, aveva fatto riaffiorare quel ricordo.
Il pensiero della casa in campagna non la lasciò nemmeno mentre guidava verso la sua abitazione e per poco non tamponò il veicolo che la precedeva. Fortunatamente il semaforo divenne verde e nessuno se ne accorse, ma lo ritenne un segnale, aveva bisogno di riposo.

Il momento più bello per un insegnante è la consegna del registro personale in segreteria, ma dipende sempre dalle prospettive che si hanno per i mesi estivi.
Clara, al momento, non aveva fatto progetti. Dopo la fine miseranda del suo matrimonio e le pratiche di separazione legale in corso, se non avesse avuto l’impegno dell’insegnamento, sarebbe impazzita.
Quella sera, prima di coricarsi, ricordò di aver ancora le chiavi della casa di campagna, bastava cercarle, lo avrebbe fatto il mattino seguente.
Il sonno non veniva, girarsi e rigirarsi nel letto le procurò uno stato d’ansia che la costrinse ad alzarsi. Seduta in cucina, davanti ad una tazza di camomilla, rifletteva sul senso della sua vita, non per lamentarsi, in fondo lei aveva avuto molto più di molte altre persone, ma quella notte si sentiva particolarmente sola, ed era troppo tardi per telefonare al fratello, così si mise a trafficare fino a quando trovò le chiavi della casa della nonna Le strinse nel pugno e poco dopo, con la valigia sul letto, si preparò alla partenza.
Era l’alba quando salì in macchina, l’alba del primo giorno di vacanza. Giugno si preannunciava caldo, Clara si convinse di aver preso la decisione giusta, mentre imboccava l’autostrada.
Uscì al casello di Mantova cercando di ricordare a quale altezza si trovasse l’ incrocio che portava sulla strada sterrata, ma, si rese conto di quanti cambiamenti nel frattempo si erano verificati.
Ecco una rotonda che prima non c’era, faticò parecchio, girando in largo e in tondo, prima di trovare la stradina che costeggiava i campi di un verde brillante macchiato dai rossi papaveri.
Le venne in mente Pavese e la sua “Bella estate” e così si accorse che nella fretta non aveva messo in borsa nessun libro. Pazienza, forse a casa della nonna avrebbe trovato qualche vecchio testo, ricordo della sua adolescenza.
La strada asfaltata finì ed iniziò quella in terra battuta dove si notavano, i segni lasciati dai trattori.
Clara respirava un’aria diversa, niente smog, niente rumore di macchine a parte la sua. Una grossa catena con lucchetto chiudeva la stradina, un cartello sbilenco sul lato destro portava la scritta sbiadita di “PROPRIETA’PRIVATA”. Frugò nel borsone ed estrasse un mazzo di chiavi alcune leggermente arrugginite, sperò di trovare quella del lucchetto. Evidentemente erano anni che nessuno della famiglia aveva usato quel passaggio, visto la fatica che stava facendo per aprirlo.
Clic, il lucchetto si aprì, che sollievo! Dopo aver spostato la catena entrò nel vialetto quasi interamente ricoperto di vegetazione, le si prospettava un bel lavoro nelle prossime settimane. Pensava già di tornarsene in città e riposare in qualche località marittima, quando, il frinire delle cicale, il battere d’ali degli uccelli, e un concerto di grilli canterini, la convinse a proseguire.
Che desolazione! Il terreno incolto, erbacce ovunque, ben diverso dal ricordo della sua infanzia quando tutto era curato, l’orto, il giardino, gli alberi da frutta, stava giusto pensando a come procedere nel sistemare le cose quando giunse il rumore di una motocicletta alla sue spalle.
- Cosa ci fa lei qua? Non ha visto il cartello? Questa è una proprietà privata!
L’uomo, dall’età indefinibile col volto già abbronzato e in maniche di camicia, si avvicinò.
- Sono Clara Forensi e questa proprietà è mia!
- Clara, Clara Forensi, oh santo cielo e chi l’avrebbe riconosciuta! Io sono Bigio, ero il fattore della povera signora Carletti, sua nonna. Non può ricordarsi me sono passati troppi anni, ma da piccola lei giocava con mia figlia Margherita.
- Margherita, siii Margherita adesso ricordo, ma che piacere rivederla signor Bigio!
- Per carità mi chiami solo Bigio di Signore ce n’è uno solo. – e indicò il cielo. – se intende stabilirsi per un po’ credo avrà bisogno di una mano.
- Magari! – rispose speranzosa Clara.
- Se non ha nulla in contrario domani mattina sarò qui con i miei uomini e le sistemiamo tutto e sarà, per me, un vero piacere.
Stava per risalire sulla motoretta, quando Clara lo fermò.
- Margherita come sta?
- Sta benone, anzi dovrebbe arrivare la settimana prossima con i suoi figli.
- Mamma mia quante cose dovremo raccontarci, mi raccomando glielo dica che sono qui.
Bigio la salutò con la mano e partì lasciando dietro di sé una nuvoletta di polvere.

L’interno della casa era fresco, sebbene l’odore di chiuso e la polvere la fecero starnutire si sentì invadere da una serenità che forse non provava da tempo.
Si mise subito all’opera, spalancò le ante, fece entrare aria, tolse le coperture ai mobili e la pulizia della cucina e del bagno la impegnarono molto di più. Era sera quando si lasciò cadere, stanchissima, sul dondolo sotto il portico, ma, l’apparire della prima stella la ripagò di ogni fatica.

Alle sei del mattino un rumore di trattori in movimento fece vibrare i vetri della casa. Clara si svegliò di soprassalto impiegando alcuni istanti per realizzare dove si trovasse. Quando si affacciò alla finestra vide Bigio indicare agli uomini, una decina in tutto, dove posizionare i veicoli.
- Scusi signora Clara, l’abbiamo fatta svegliare, ma sa, qui in campagna, questa è l’ora migliore per cominciare.
- Va bene così Bigio, anzi le sono grata per l’aiuto che mi sta dando.

Gli uomini si misero subito al lavoro con falciatrici, vanghe, zappe e tutto ciò che occorreva per sistemare il prato e l’area circostante. La casa riprese vita.
- Signora Clara! – Bigio sulla porta, con il cappello in mano non osava entrare. – non ce la facciamo a finire oggi, ci vorrà ancora un paio di giorni per fare le cose per bene.
- Entri Bigio, avrò bisogno anche di qualcuno che sistemi l’interno è stata disabitata per troppo tempo.
- Non c’è problema le mando qualcuno in giornata.
- Grazie Bigio e per favore mi chiami solo Clara.
L’uomo tornò soddisfatto nell’aia ripulita dalle erbacce.
Quando si è impegnati il tempo sembra scorrere velocemente e così iniziò anche il mese di luglio. Però che trasformazione! La casa di campagna era tornata all’antico splendore, almeno per Clara che adesso poteva rilassarsi e riposare.
Mentre si dondolava sotto il portico vide Margherita arrivare pedalando su di una vecchia bici.
- Non volevo credere che tu fossi qui.
- Margherita ma sei proprio tu?
- In carne ed ossa, anzi direi più carne che ossa.
Si abbracciarono, si commossero.
- Ma guarda che destino, io un’ insegnante e tu un medico chi l’avrebbe mai detto! – esclamò Clara
- Fra i turni in ospedale, i figli e marito la mia vita è movimentata. Per recuperare le energie fisiche e mentali devo tornare qui nella pace della campagna. A proposito, sei già andata sul tuo sentiero nascosto?
- Non ho ancora avuto tempo ma lo farò. E tu, sei andata sul tuo?
- Ci vado ogni volta che vengo qui e chiudendo gli occhi ritrovo la spensieratezza di un tempo.
Avevano molto da raccontarsi le due amiche, vicende belle e momenti difficili, ma si erano ritrovate in un soleggiato giorno di luglio.
- Devo andare Clara o i miei figli cominceranno a protestare, ma domani te li faccio conoscere.
La guardò allontanarsi su quella bicicletta col manubrio un po’ arrugginito e la sella coperta da nastro adesivo. Le venne voglia di passeggiare e con lo sguardo cercò gli alberi di fico. Si tolse le scarpe per sentire l’erba morbida sotto i suoi piedi e quel senso di libertà, dimenticato nel caos della città.
I frutti ancora acerbi pendevano dai rami: “Questi sono i fioroni saranno i primi a maturare.”
Erano le parole della nonna, quando, munita di uno strano attrezzo, fissato su di un lungo manico, coglieva i fichi dai rami più alti.
- Nonna, questa cosa sembra la corona di un re!
- E presto sarà piena di fichi dolcissimi! - rispondeva la nonna.

Sembrava proprio la corona di un re e Clara immaginava d’essere una principessa prigioniera di un drago malvagio in attesa di un principe bello e valoroso.

Eccolo il suo sentiero, proprio alla base dei due alberi. Si sedette appoggiandosi al tronco e con la mano sfiorò il tappeto erboso. Un muricciolo divideva la sua proprietà da quella di Bigio, Clara ricordò una cavità chiusa da una grossa pietra dove nascondeva i suoi tesori, fiori appassiti, fotografie e pagine di diario, presa da curiosità iniziò ad ispezionare il muretto finché la trovò.
Del muschio si era insinuato nelle fessure, ma riuscì a rimuoverla, infilò una mano e ne estrasse una busta ingiallita chiusa da un nastro che un tempo doveva essere stato azzurro.
Incredibile si era conservata per tutti quegli anni e ancora si leggeva “ESTATE 1962”, aveva tredici anni e aveva affidato a quei fogli la sua prima pena d’amore. Lui si chiamava Giorgio, era uno dei tanti nipoti di Bigio. Quella sua cottarella non l’aveva confessata a nessuno nemmeno a Margherita, d'altronde era il suo sentiero nascosto e lì i suoi sogni sembravano veri. Nella busta c’era anche una fotografia che la ritraeva insieme all’amica, due ragazzine che si aprivano al mondo, la rimise nella cavità del muretto e lo chiuse con la pietra. Quello era il suo posto insieme a tanti altri bei ricordi.

In soffitta trovò alcuni libri in una scatola di cartone portati chissà quanti anni prima. Ne prese due, “ Fermento di luglio” e “Il deserto dei tartari” , Caldwell e Buzzati due mondi così diversi.
Li rilesse, sotto le fronde ombrose dei suoi alberi e riassaporò tutta la magia di un tempo

Pensava di trascorrere solo un paio di settimane e invece era quasi la fine di agosto. Margherita e i suoi figli venivano spesso a trovarla soprattutto ora che gli alberi erano carichi di frutti succosi, albicocche, ciliegie.
- Si lavora meglio in gruppo! - Margherita con i due figli lasciavano le biciclette nell’aia e poi davano l’assalto alle focaccine appena sfornate.
- Zia Clara, quelli più maturi sono in alto. – il più piccolo indicava l’albero di fichi.
- Non importa adesso vado a prendere la corona del re.
Il bimbo sgranò gli occhi.
- Hai una corona da re?
- Zia Clara ti spiegherà come funziona. - rispose la madre.

E così giunse anche il giorno del ritorno alla propria occupazione, la convocazione degli insegnanti, prevista per due settembre quindi non permetteva un’ulteriore permanenza, anche se il periodo migliore, per clima, per colori della natura era proprio il mese di settembre.
Chiudere la casa le procurò una punta di malinconia, ma si ripromise di tornare a Natale e in tutte le festività del calendario scolastico. Raccomandò a Bigio la cura della proprietà, del prato e del giardino, un ultimo sguardo al suo sentiero e poi via verso la città.

L’edificio scolastico riprese vita, lungo i corridoi, nelle aule, era tutto un chiacchierio, saluti, abbracci, tre baci sulle guance e bidelli urlanti. Tutto come sempre.
- Ci risiamo colleghe, quest’anno sembrano più agitati del solito.
La collega di matematica strizzò l’occhio a Clara prima di recarsi nella sua aula. Anche Clara percorse il lungo corridoio e si fermò davanti alla porta che portava la targhetta “5B”. Chissà perché ad un certo punto della vita si ha la sensazione che il tempo voli, sembrava fosse trascorso solo un anno da quando erano in prima classe ed ora…..

- Ben arrivata profeeee….iuuuuuu!!!!
C’erano tutti o quasi, un paio di volti nuovi ex privatisti che si presentarono subito. Lì trovò cambiati più adulti, in particolare le ragazze, avevano mantenuto la disposizione nei banchi come l’anno precedente, le abitudini sono difficili da cambiare.
- Quando avete finito di salutarvi fatemelo sapere! – esclamò Clara prima di firmare il registro di classe e fare l’appello.
Fu silenzio quasi subito
- Allora ragazzi avete letto i libri? Fatto la relazione scritta?
Tra sbuffi e mormorii i ragazzi riconsegnarono i romanzi e Clara annotò i nomi di quelli meno diligenti e quando alzò gli occhi si trovò davanti Valeria Fiorini, stringeva fra le mani il libro della Sagan.
- Mi è piaciuto, fra le pagine c’era questo! – consegnò un foglietto spiegazzato - Mi ha aiutato a capire molte cose poi a trovarlo, ora anch’io ho il mio.
Attese che la ragazza tornasse al suo posto poi aprì il foglietto. Era un disegno fatto da lei in un tempo lontano.
Un prato, alberi, rondini e….il sentiero nascosto.





Luisa Camponesco

   
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