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 La sottile linea
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luisa camponesco
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Inserito - 04/04/2006 :  17:53:00  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

La sottile linea

Ci sono sogni che non sono sogni, momenti in cui si attraversa quella sottile linea che divide l’immaginario dal reale per trovarsi in un mondo sconosciuto dove i pensieri divengono concreti e tutto ciò che è assurdo appare ovvio.

La serata si annunciava noiosa, le cose dette e ridette, ed io sempre più infastidita. Guardavo in continuazione l’orologio, le lancette parevano immobili.
- Hai forse un appuntamento? – mi chiesero
- Perché ? – risposi
- Guardi l’orologio ogni tre secondi.
-Scusate ma stasera mi sento strana se per voi non è un problema io andrei a casa a stendermi un po’.
Marco fece una battuta cretina e maliziosa, io mi arrabbiai così colsi al volo l’occasione per filarmela.
A casa, bighellonai per un po’ per le stanze prima di decidermi ad andare a letto. Mi girai e rigirai, alla fine decisi per una bella camomilla.
Ero in cucina, a gustarmi la mia bevanda calda, quando udìì un rumore gracchiante proveniente dalla sala, poi silenzio. Pensai subito di aver scordato di spegnere lo stereo o la radio. Strano non era certo un rumore consueto, ma poiché era cessato mi tranquillizzai.
Si ripeté, appena stesa sul letto, allora mi alzai per controllare.
Poteva essere un ladro, il dubbio mi rese cauta.
Una luce tenue, proveniva dalla sala, mi avvicinai di soppiatto e, tenendomi a ridosso della parete guardai nella stanza.
Qualcuno era seduto nella poltrona, la luce della lampada da terra era accesa, ma non riuscivo a vedere chi fosse. Nello sporgermi per vedere meglio spostai un mobiletto facendo rumore. L’ombra si girò verso di me, di nuovo quel rumore, un cerchio di luce apparve sul televisore e l’ombra vi scomparve dentro.
Mi precipitai all’interno della stanza, volevo sorprendere l’intruso, e così, anch’io mi trovai nel cerchio luminoso, allungai un braccio verso il televisore e … mi trovai risucchiata dentro.
Caddi pesantemente su qualcosa di solido, toccai con la mano, solo quando mi alzai compresi che si trattava di un pavimento che, al tatto, appariva diverso a seconda dei punti dove mi appoggiavo, ora gelido ora tiepido.
Incredula mi guardai attorno.
- Ma dove sono finita?
Massaggiai i punti dolenti mentre cercavo una via d’uscita.
Di porte ve n’erano moltissime ma cambiavano continuamente posizione, riuscire ad imboccarne una era un’impresa.
Mi fermai un attimo per ragionare, la parte logica del mio cervello mi diceva che tutto era assurdo, il mio lato irrazionale mi suggeriva, invece, di intraprendere la scoperta. Prevalse quest’ultimo.
Mi sono sempre lasciata trasportare dalle emozioni per buttarmi a capofitto in avventure, spesso stravaganti e qualche volta rischiose, ma a quale appartenesse questa lo avrei scoperto molto presto.
Con un po’ di fortuna riuscii ad attraversarne una e mi trovai in una grande aula fatta a semicerchio con una scala centrale che scendeva verso una cattedra, una lavagna che copriva l’intera parete. Un ometto, barba e capelli bianchi stata dicendo:
- “l’universo sub-atomico esiste ed è definito ….”
Scrisse sulla lavagna una serie di simboli incomprensibili.
- “molti affermano che non esiste ma io vi dimostrerò quanto si sbagliano… ma ………….lei è in ritardo!!!!” - Guardò verso di me con aria severa.
- Scusi ma io …. – balbettai
- “Non cerchi scuse, si sieda e stia zitta!”
Poiché gli sguardi di tutti erano rivolti verso di me, preferii sedermi, ascoltare e nel frattempo riordinare le idee, ma quello che stava dicendo aveva dell’incredibile, tanto che rimasi a bocca aperta. Le mie conoscenze sull’argomento erano limitate e perciò rimasi affascinata dalle sue affermazioni.
- “ora se qualcuno di voi volesse offrirsi volontario per l’esperimento ed esplorare questo nuovo universo, si faccia pure avanti, io prometto una esperienza unica ed esaltante!”
Nessuno parlò ed io pensai al modo migliore per lasciare l’aula. Mi alzai lentamente sperando di non essere notata.
- “ecco il nostro volontario che coraggiosamente entrerà nella capsula propulsiva”
Di nuovo tutti gli sguardi su di me
- No! No! C’è un equivoco, sono costretta a rinunciare a simile onore, devo urgentemente trovare qualcuno….
- “ cosa può esserci di più importante questo?” – urlò un po’ inviperito l’ometto
- Beh in effetti…. – balbettai sperando di trovare una scusa plausibile – sto cercando il mio coniglio bianco! - rimasi interdetta dopo questa mia affermazione.
-“Un coniglio bianco ha detto?”
- Si, esatto un coniglio… b i a n c o - la mia voce si smorzò sull’ultima parola
- In questo caso credo proprio che lei debba proprio andare” – rispose con un tono ammirato
Ripresi fiato appena fuori dall’aula, mi appoggiai ad una parete, dovevo essere impazzita, se non fosse stato per la situazione avrei riso.
Pensavo al modo per tornamene a casa, quando una vocetta mi fermò.
- Ti ho visto prima in aula, ma non sei di qua.
- E tu non sei alla lezione! – risposi un po’ irritata
-Tu sei decisamente più interessante della lezione.
- Immagino sia un complimento – ribadii
- Mi hai incuriosito sai - continuò la piccoletta – con quel tuo cercare “il coniglio bianco”
- Il coniglio bianco, per me è solo un modo di dire. E’ in una favola che mi raccontavano quando ero bambina.
- Una favola!! Che bello raccontamela!
- Scusa non ho tempo, sto cercando qualcuno che era entrato nel mio soggiorno per poi sparire nel… ma cosa dico, non ci credo neppure io. – scossi il capo sconsolata.
- Ma allora tu vieni dal mondo di là! – la piccolina sgranò tanto di occhi.
Il mondo di là, che strana espressione pensai.
- Senti, tu sai qualcosa vero? Chi può essere entrato in casa mia.… nel….mondo di là?
Lei chinò il capo indecisa.
- Te lo dico se mi porti con te!
- Allora lo conosci!
Mi guardò con aria di sfida, un ricatto, ma questa situazione era talmente fuori da ogni logica, ed io accettai.
- Allora da che parte si va? – chiesi, gli occhi della piccola sprizzavano gioia
- Seguimi! Notan è l’unico a conoscere la via del ritorno nel tuo mondo.
- Notan – sibilai – se ti prendo….
Lei mi fece strada ed io la seguii, del resto non avevo scelta.
- Come ti chiami?- chiesi?
- Hairam – rispose.
Un campanellino suonò nella mia mente e una sensazione prese forma, una sensazione che si stava evolvendo man mano mi addentravo in quello strano luogo.
Attraversammo una piazza gremita di gente allegra, nel centro una fontana davvero incredibile, l’acqua anziché zampillare verso l’alto lo faceva verso il basso. E così mi accorsi che in quella piazza tutto era rovesciato, bambini mangiavano gelati partendo dalla punta del cono.
- Allora Notan è qui?
- Quello è furbo non sarà facile trovarlo e poi fa dispetti a tutti.
- Spiegami una cosa Hairam. Come mai Notan è l’unico a conoscere la strada “per il mondo di là?”
- Noi non possiamo andare nel ”mondo di là.” È proibito ! Ma la strada la conoscono anche i Saggi del Consiglio. Notan a scoperto come fare e gli piace un sacco venire da voi, mi ha raccontato molte cose sul tuo mondo, sai mi piacerebbe tanto dargli una sbirciatina, eeehhh!
- Non se ne parla nemmeno!
Mi guardò imbronciata e per un po’ temetti non volesse farmi trovare Notan.
In quel labirinto di case dalla forma più strana, alcune oblique altre con le porte in alto e le finestre in basso incominciai a temere. Forse Hairam aveva qualcosa in mente, un suo piano, un qualche stratagemma per trattenermi con lei.
Attraversai altre zone tutte strampalate e per poco non fui investita da un’auto che procedeva con le ruote un su. Trassi un sospiro di sollievo.
- Ma questo è un mondo di matti! – esclamai
- Come noi pensiamo del vostro. – rispose pronta Hairam.
Finalmente lo vedemmo.
-Eccolo! – Hairam puntò il dito verso l’alto
In cima ad un pennone un omino se la rideva felice brandendo un oggetto fra le mani.
Con orrore riconobbi il telecomando del mio televisore.
- Come facciamo a farlo scendere? – chiesi con apprensione
-Non possiamo, deve farlo lui, di sua spontanea volontà! Oh guarda ha preso la chiave!!
- Quale chiave?
-Quella che ha in mano.
- Quella non è una chiave, è il mio telecomando!
- Allora senza di quello non puoi tornare. – sorrise con fare malizioso.
Fu allora che Notan mi vide, mi fissò impaurito, spiccò un salto per atterrare sul tetto di una casa e sparire alla nostra vista.
- Insomma! – sbottati – Chi comanda in questo posto?
- Nessuno. Però ... il Consiglio dei Saggi....– rispose candidamente Hairam –
- Portami da loro!
Mi guardò sbalordita.
- Impossibile! Loro non ti riceveranno mai!
- Tu dimmi solo dove li posso trovare.
Non mi accorsi che la stavo scuotendo con forza. Sorpresa dalla mia reazione con la mano mi indicò una direzione ed io senza indugio, lasciata Hairam mi diressi velocemente da quella parte.
- Fermati! Fermati! Non puoi andare!
Nessuno mi avrebbe fermato, era ora di porre fine a quella assurda situazione.
Mi trovai in un parco, nel centro un laghetto dove alcuni uccelli nuotavano sotto il pelo dell’acqua, mentre i pesci volavano nell’aria. Ormai non mi meravigliavo più di nulla, mi interessava solo tornare a casa.
L’edificio che mi trovai dinnanzi pareva proprio adatto ad un Consiglio di Saggi, anche se avevo imparato a non dar nulla per scontato. Bussai col battente.
- Non c’è nessuno! – fu la risposta.
Ma se quel mondo era il contrario del mio, dovevo interpretare la risposta come affermativa.
- Non voglio entrare! – gridai, e la porta si aprì.
In una grande sala, il soffitto era ricoperto di tappeti e alle pareti erano appese molte cornici ma senza quadri.
- Dove posso trovare il Consiglio dei Saggi?
Un vecchio, almeno così sembrava, mi girava le spalle tutto affaccendato attorno ad una sfera. Attesi con pazienza, ma quando si girò apparve sorpreso.
- Una estranea qui??? Lei non dovrebbe esserci!
- Sono d’accordo! - risposi – ma si da il caso che un certo Notan abbia il mio telecomando e senza quello, pare, non possa tornare da dove sono venuta.
- Secondo lei io cosa dovrei fare?
- Mi faccia parlare col Consiglio dei Saggi!
- Allora parli in fretta, io sono il Consiglio dei Saggi.
- Lei è il Consiglio dei Saggi? Gli altri dove sono?
- Quali altri? Uno basta e avanza!
Che sciocca a pensare che il Consiglio fosse un organo collegiale.
- Convinca Notan a restituirmi il telecomando.
- Impossibile! Dovrà farlo spontaneamente!
- Allora dovrò rimanere qui a tempo indeterminato. Pensi potrebbe anche piacermi…...col tempo.
- Non dirà sul serio? – il saggio era proprio spaventato.
- Beh! Se non posso andare, dovrò restare.
- Senta, non le prometto nulla ma vedrò cosa possa fare! Aspetti di fuori! – mi sospinse con tale forza che quasi inciampai.
Forse avevo toccato la leva giusta, la mia scomoda presenza avrebbe portato a qualche risultato.
Mi misi a gironzolare per quel parco, ammirando gli uccelli nuotare ed i pesci che venivano a mangiare ai miei piedi.
- Tu sei loro simpatica! – un bimbo mi guardava sorridendo – di solito non si avvicinano a nessuno.
Colse un fiore e me lo porse, naturalmente con il gambo in alto, ma il gesto era egualmente gentile.
Finalmente venni convocata dal Consiglio dei Saggi. Il vecchio, parlando al plurale, incominciò a sentenziare.
- Abbiamo deciso per un incontro risolutivo fra i contendenti.
Notan era davanti a me con espressione beffarda.
- Ci sembra equo praticare uno scambio. – proseguì il vecchio saggio.
- Quale scambio? – ero inviperita. Notan non solo mi aveva derubato ma, per rendermi ciò che era mio pretendeva qualcosa in cambio.
- Sono le nostre regole – proseguì il vecchio.
- Ti conviene accettare. – bisbigliò Hairam
- Cosa vorresti in cambio? – mi rivolsi direttamente a Notan, il quale mi si avvicinò ed incominciò a studiarmi palmo a palmo.
- Mi piacciono le tue scarpe!
In realtà non erano scarpe ma pantofole ricamate con lustrini. Poteva andarmi peggio.
- D’accordo! – tolsi le pantofole e gliele lanciai.
Lui esitò, sperava rifiutassi e a malincuore, mi rese il telecomando.
- Ora devi sbrigarti, corri, prima che il cerchio si chiuda. – mi disse Hairam
Non me lo feci ripetere due volte.
- Da che parte?
- Sempre dritta, non puoi sbagliare.
Corsi, a piedi nudi verso la sottile linea che divideva i nostri mondi. A piedi nudi con il fiato in gola, Hairam era dietro di me.

Vidi il cerchio di luce che si stava restringendo, per un attimo temetti di non farcela, mi buttai a capofitto, ebbi l’impressione di cadere in un imbuto e, non saprei dirvi come, mi ritrovai sul pavimento del mio soggiorno. Mi lasciai andare ad un sospiro di sollievo e mi stesi a terra a braccia aperte ammirando il lampadario in style liberty.
Ad occhi chiusi assaporai il gusto del ritorno alla pace della mia casa quando…
- Eihhh come ci si diverte da queste parti?
Mi sedetti di colpo, Hairam era davanti a me e, teneva fra le mani come un trofeo, il mio telecomando.

Luisa Camponesco

Edited by - luisa camponesco on 05/04/2006 07:00:59

   
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