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 21 Pillole di Concerto di Sogni
 Parabola n. 1 - La Partita
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Renato Attolini
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Inserito - 03/11/2007 :  17:28:21  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Renato Attolini Invia un Messaggio Privato a Renato Attolini
Mi capita spesso di trovare nella corrispondenza delle email mandate da amici e/o conoscenti contenenti delle storie a fondo morale, quindi delle specie di parabole, con lo scopo poi di trasmetterle a più persone possibili, una sorta di “catena di Sant’Antonio” quindi, affinché il messaggio venga recepito e diffuso su grande scala. Queste storielle vengono proposte come episodi reali di vita vissuta. Non lo so se sia effettivamente così, ma mi piace pensarlo. Anziché smistarle le ripropongo qui.
PARABOLA N. 1 – LA PARTITA
Ad una cena di beneficenza per una scuola che cura bambini con problemi di apprendimento, il padre di uno degli studenti fece un discorso che non sarebbe mai più stato dimenticato da nessuno dei presenti. dopo aver lodato la scuola ed il suo eccellente staff, egli pose una domanda:
"quando non viene raggiunta da interferenze esterne, la natura fa il suo lavoro con perfezione. purtroppo mio figlio Shay non può imparare le cose nel modo in cui lo fanno gli altri bambini.Non può comprendere profondamente le cose come gli altri. dov'è il naturale ordine delle cose quando si tratta di mio figlio?"
Il pubblico alla domanda si fece silenzioso.
Il padre continuò: "penso che quando viene a l mondo un bambino come shay, handicappato fisicamente e mentalmente, si presenta la grande opportunità di realizzare la natura umana e avviene nel modo in cui le altre persone trattano quel bambino."
A quel punto cominciò a narrare una storia:
Shay e suo padre passeggiavano nei pressi di un parco dove Shay sapeva che c'erano bambini che giocavano a baseball.
Shay chiese: "pensi che quei ragazzi mi faranno giocare?"
il padre di Shay sapeva che la maggior parte di loro non avrebbe voluto in squadra un giocatore come Shay, ma sapeva anche che se gli fosse stato permesso di giocare, questo avrebbe dato a suo figlio la speranza di poter essere accettato dagli altri a discapito del suo handicap, cosa di cui Shay aveva immensamente bisogno.
il padre di Shay si avvicinò ad uno dei ragazzi sul campo e chiese (non aspettandosi molto) se suo figlio potesse giocare.
Il ragazzo si guardò intorno in cerca di consenso e disse:
"stiamo perdendo di sei punti e il gioco è all'ottavo inning. penso che possa entrare nella squadra: lo faremo entrare nel nono"
Shay entrò nella panchina della squadra e con un sorriso enorme, si mise su la maglia del team.
Il padre guardò la scena con le lacrime agli occhi e con un senso di calore nel petto.
I ragazzi videro la gioia del padre all'idea che il figlio fosse accettato dagli altri.
Alla fine dell'ottavo inning, la squadra di Shay prese alcuni punti ma era sempre indietro di tre punti.
All'inizio del nono inning Shay indossò il guanto ed entrò in campo.
anche se nessun tiro arrivò nella sua direzione, lui era in estasi solo all'idea di giocare in un campo da baseball e con un enorme sorriso che andava da orecchio ad orecchio salutava suo padre sugli spalti.
Alla fine del nono inning la squadra di Shay segnò un nuovo punto:
ora, con due out e le basi cariche si poteva anche pensare di vince re e Shay era incaricato di essere il prossimo alla battuta.
a questo punto, avrebbero lasciato battere Shay anche se significava perdere la partita?
Incredibilmente lo lasciarono battere.
Tutti sapevano che era una cosa impossibile per Shay che non sapeva nemmeno tenere in mano la mazza, tanto meno colpire una palla.
in ogni caso, come Shay si mise alla battuta, il lanciatore, capendo che la squadra stava rinunciando alla vittoria in cambio di Quel magico momento per Shay, si avvicinò di qualche passo e tirò la palla così piano e mirando perché Shay potesse prenderla con la mazza.
Il primo tirò arrivò a destinazione e Shay dondolò goffamente mancando la palla.
Di nuovo il tiratore si avvicinò di qualche passo per tirare dolcemente la palla a Shay.
Come il tiro lo raggiunse Shay dondolò e questa volta colpì la palla che ritornò lentamente verso il tiratore.
Ma il gioco non era ancor a finito.
A quel punto il battitore andò a raccogliere la palla: avrebbe potuto darla all' uomo in prima base e Shay sarebbe stato eliminato e la partita sarebbe finita.
Invece...
Il tiratore lancio la palla di molto oltre l'uomo in prima base e in modo che nessun altro della squadra potesse raccoglierla.
tutti dagli spalti e tutti i componenti delle due squadre incominciarono a gridare: "Shay corri in prima base! corri in prima base!"
Mai Shay in tutta la sua vita aveva corso così lontano, ma lo fece e così raggiunse la prima base con gli occhi spalancati dall'emozione.
a quel punto tutti urlarono:" corri fino alla seconda base!"
prendendo fiato Shay corse fino alla seconda trafelato.
nel momento in cui Shay arrivò alla seconda base la squadra avversaria aveva ormai recuperato la palla.. il ragazzo più piccolo di età che aveva ripreso la palla quindi sapeva
di poter vincere e diventare l'eroe della partita, avrebbe potuto tirare la palla all'uomo in seconda base ma fece come il tiratore prima di lui, la lanciò intenzionalmente molto oltre l'uomo in terza base e in modo che nessun altro della squadra potesse raccoglierla.
tutti urlavano: "bravo Shay, vai così! ora corri!"
Shay raggiunse la terza base perché un ragazzo del team avversario lo raggiunse e lo aiutò girandolo nella direzione giusta.
nel momento in cui Shay raggiunse la terza base tutti urlavano di gioia.
a quel punto tutti gridarono:" corri in prima, torna in base!!!!"
e così fece: da solo tornò in prima base, dove tutti lo sollevarono in aria e ne fecero l'eroe della partita.
"Quel giorno" disse il padre piangendo "i ragazzi di entrambe le squadre hanno aiutato a portare in questo mondo un grande dono di vero amore ed umanità".
Shay non è vissuto fino all'estate successiva.
E’ morto l'inverno dopo ma non si è mai più dimenticato di essere l'eroe della partita e di aver reso orgoglioso e felice suo padre..
Non dimenticò mai l'abbraccio di sua madre quando tornato a casa le raccontòdi aver giocato e vinto.

   
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