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 La casa magica
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luisa camponesco
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Inserito - 23/04/2007 :  15:33:32  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


La casa magica

Nel paese di Chissadové viveva una famiglia molto povera, talmente povera che abitava in un sottoscala, avevano un solo letto tanto che per dormire dovevano aspettare il proprio turno. Il padre il signor Antonio faceva lavoretti saltuari così pure i due figli maggiori, ma per quanto lavorassero, provvedere al pranzo e alla cena costituiva un bel problema, nonostante tutto questo, con grandi sacrifici fecero in modo che la figlia minore Claretta frequentasse la scuola.
Claretta era diligente, volenterosa e consapevole della speranza che rappresentava per la sua famiglia. Ogni mattina si alzava presto, prima ancora del sorgere del sole e, alla luce di una candela ripassava, la lezione. Sua madre, Anna, le stava accanto, facendole scaldare una tazza di latte prima che andare a scuola.
La scuola era lontana doveva percorrere molta strada prima di raggiungerla e con le scarpe più larghe di due numeri faceva fatica a camminare. Tutto ciò che portava era più grande di lei, come il vestito che le pendeva addosso come fosse appoggiato su di un attaccapanni, ma non le importava, fingeva anche di non sentire le battute di scherno delle sue compagne e si concentrava sulle lezioni.

La casa, vista dall’esterno, era davvero bella, con le sue finestre e quel bel giardino. Claretta rallentava il passo ogni volte che le passava davanti per riempirsi gli occhi di quella meraviglia.
- Chissà com’è dentro! – pensava.
Sapeva che era abitata da una signora molto anziana e che si raccontavano storie strane su di lei ma nessuno l’aveva mai avvicinata. Qualche ragazzetto maleducato a volte lanciava sassi nel giardino ma nonostante questo non si era mai fatta vedere. Si sapeva che era in casa perché le lettere che il postino lasciava nella cassetta erano regolarmente ritirate.
I mesi passavano l’inverno si avvicinava, quel giorno, uscendo da scuola la fornaia la chiamò.
- Ecco Claretta questo dallo alla tua mamma e dille che domani l’aspetto per farmi il bucato.
Nel sacchetto c’era del pane e neppure tanto fresco ma era pur sempre pane e loro ne avevano bisogno. Sua madre Anna veniva spesso chiamata dalle donne del paese per fare le pulizie, per lavare o stirare e la ricompensavano dandole abiti o scarpe, naturalmente usati, ma il cibo era quello più gradito. Stava meditando sulla strada del ritorno quando, passando davanti alla casa, si accorse che qualcosa era cambiato. Il giardino non era più in ordine come prima, erbacce crescevano fra le aiuole, alcuni fiori aveva bisogno di essere innaffiati.
Forse poteva rendersi utile, magari la signora aveva bisogno di una mano, con questi pensieri si accostò al cancello che si aprì cigolando.
Le tremavano un po’ le gambe, non aveva mai visto la padrona di quella casa e non sapeva come l’avrebbe accolta.
Quando si trovò davanti alla porta d’ingresso prese un grosso respiro e bussò. Niente, bussò nuovamente più forte e attese. Stava già per tornare suoi passi quando la porta si aprì.
- Cosa cerchi ragazza? Ti sei forse persa?
Claretta era talmente sorpresa che non riuscì a dire nemmeno una parola.
- Sei muta? Perché non rispondi?
- Ecco io….. – balbettò – Passavo di qua e pensavo di chiederle se aveva bisogno di un aiuto in casa. – inghiottì la saliva mentre la voce svaniva in un singulto.
- Cosa ti fa credere che abbia bisogno di aiuto?
- Nulla, era solo un mio pensiero, mi scusi se l’ho disturbata.
Si girò rapidamente per raggiungere il cancello.
- Aspetta! Cos’hai in quel sacchetto?
- Del pane che mi ha dato la fornaia. – rispose indietreggiando come i gamberi.
La donna rientrò in casa ma lasciò la porta aperta, Claretta, dopo una breve esitazione, decise di seguirla.
All’inizio non vide nulla tanto era buio ma un profumo di erbe aromatiche era dovunque. Quando gli occhi si abituarono all’oscurità si accorse che la donna era sdraiata su di un sofà.
- In questi ultimi tempi non sono stata molto bene, forse un aiuto è quello che mi ci vuole.
A queste parole la ragazza prese coraggio.
- Mi dica cosa devo fare?
- In cucina c’è un bricco del tè potresti portarmelo?
Muoversi al buio non è facile soprattutto in una casa sconosciuta.
- La porta della cucina è di fronte a te! – disse la signora intuendo l’imbarazzo della ragazza.
Da una finestra filtrava un po’ di luce, Claretta aprì le ante illuminando la stanza. Rimase a bocca aperta non aveva mai visto niente di più bello quella cucina era dieci volte più grande del sottoscala nel quale viveva. Il bricco del tè era ancora sul gas, cercò lo zucchero negli armadietti e si rese conto che mancava quasi tutto.
- Non ho potuto fare la spesa in questi giorni ma non appena mi sentirò meglio farò provviste. – disse la donna mentre sorseggiava il tè - Intanto tu puoi venire domani e ti dirò cosa fare ma non aspettarti del denaro, io ti darò qualcos’altro.
Claretta era talmente contenta che non fece caso a quelle parole, quella notte non dormì dall’emozione.
Il giorno seguente non vedeva l’ora che le lezioni terminassero per correre verso quella bella casa con il cuore colmo di aspettative.

- Bene, vedo che sei di parola!
La signora era ancora stesa sul sofà e a Claretta venne il sospetto che non si fosse mossa dal giorno prima.
- Incomincia a pulire la cucina e portami una tazza di latte.
Claretta posò i libri e corse in cucina. Strano non le pareva così sporca il giorno prima, una fila di piatti era ammucchiata nel lavandino, tutto lasciava pensare che durante la notte ci fosse stato un banchetto. La ragazza non volle indugiare, quello era il primo giorno di lavoro voleva fare bella figura. Pulì tutto per bene e preparò anche del tè.
- Voglio controllare il lavoro fatto! – La signora si diresse verso la cucina, fu allora che Claretta si accorse di quanto zoppicasse.
- Non male per essere la prima volta. Aspettami qui!
Scomparve dietro una porta e riapparve poco dopo tenendo fra le mani un paio di scarpe.
- Queste dovrebbero andarti meglio, provale!
La ragazza le calzò non aveva mia avuto scarpe così belle, sembrava fatte apposta per lei ed erano assolutamente nuove, face qualche passo e le sembrò di volare.
- Mi raccomando, domani alla stessa ora.
Tornò a sdraiarsi sul sofà, sembra sofferente era evidente che non stava bene, Claretta salutò e uscì correndo con le sue scarpe nuove.
La cosa non passò inosservata ai genitori che chiesero subito spiegazioni, la ragazza raccontò loro della sua iniziativa sperando di non essere rimproverata.
- L’importante è che questo impegno non interferisca con gli studi, sai quanto ci teniamo.
La ragazza promise che se avesse incontrato delle difficoltà avrebbe lasciato il lavoro che considerava, comunque, una bella opportunità.
Quella notte sognò di danzare fra le aiuole di un giardino con un bellissimo abito azzurro, quando si svegliò, per un istante credette fosse veramente avvenuto.
Anche il giorno successivo, dopo la scuola si fermò alla casa, la porta era aperta e la signora era come l’aveva lasciata, solo sembrava ancor più sofferente.
- Oggi devi dedicarti al giardino, strappare le erbacce e innaffiare le piante.
Obbediente la ragazza si mise all’opera. Che fatica, non aveva guanti e le mani si erano graffiate ma non le importava voleva fare del suo meglio.
Quando entrò la signora scomparve dietro la solita porta per riapparire poco dopo tenendo fra le mani un abito.
- Questo dovrebbe andarti bene, mettilo!
Era un bel vestito ma non era certo quello che aveva indossato nel sogno, un po’ delusa ma se lo mise ugualmente. Sembrava fatto su misura, era bello, pratico e le stava proprio bene.
Ormai era divenuta una consuetudine, dopo le lezioni si recava nella casa e si sentiva veramente felice.

- Oggi voglio che tu pulisca per bene le camere al piano superiore!
La voce della signora era ancora più flebile del giorno precedente.
- Vuole che le porti qualcosa di caldo?
- No, voglio che tu faccia quello che ho detto!
- Ma ….è sicura?
La donna fece un cenno perentorio con la mano e Claretta salì di corsa le scale. Rimase a bocca aperta, vi erano tre spaziose camere da letto, una era particolarmente accogliente con il suo copriletto rosa, le poltroncine in tinta, un bell’armadio e le tendine ricamate. La ragazza provò a sdraiarsi su quel letto soffice ma subito pensò al lavoro da fare. Spalancò le finestre e la luce inondò tutto il piano spazzò il pavimento tolse la polvere dai mobili e pulì anche i vetri delle finestre, ma prima di scendere, incuriosita, volle aprire l’armadio e con sua grande sorpresa vide appeso un bellissimo abito azzurro. Con il cuore ancora in gola tornò nel soggiorno
- Non me la sento di salire le scale, ma mi fido di te. – disse la signora
Si alzò a fatica ed entrò nella solita stanza, la ragazza non resistette alla curiosità e la seguì.
Spiò da dietro la porta e la vide aprire un enorme cassapanca, vi frugò dentro, si fermò, riprese fiato e si mise nuovamente alla ricerca di qualcosa, quando le sembrò di aver trovato ciò che cercava la richiuse con cura. Claretta tornò dov’era prima.
- Anche questo ti sarà utile.
Le porse uno zainetto bello capiente e molto colorato.
- Ci metterai i tuoi libri e così farai meno fatica a portarli. Un ultima cosa, domani non venire.
- Scusi ho fatto qualcosa che non andava? L’ho offesa?
- Niente di tutto questo ma la casa adesso è in ordine, se avrò ancora bisogno di te ti chiamerò!
Tornò a sdraiarsi sul solito sofà e chiuse gli occhi, mentre quelli della ragazza si riempivano di lacrime.
Non sarebbe più tornata in quella casa, in quella casa piena di magia e questo la faceva soffrire..
Quella fu una sera molto triste per tutta la famiglia, il padre e i fratelli erano rimasti senza lavoro ed ora si tirava avanti solo con il sostegno della mamma.
I giorni passavano senza che accadesse nulla di nuovo, Claretta si recava regolarmente a scuola con le sue scarpe nuove, il bel vestito e lo zainetto in spalla ma non poteva trattenere un sospiro ogni volta che passava davanti a quel giardino.
Anche la scuola finì e la ragazza pensò di trovarsi un lavoro per le vacanze ed aiutare così la mamma. Passò davanti alla casa, si fermò poi prese la decisione di entrare.
La porta, stranamente, era aperta.
- Signora!! Va tutto bene?
Silenzio, il soggiorno era debolmente illuminato dallo spiraglio di una finestra, il sofà era ben sistemato ma della signora nessuna traccia. Claretta incominciò a preoccuparsi, corse al piano superiore, le stanze erano come le aveva lasciate allora scese ancora correndo presa da uno strano presentimento, la porta della stanza della cassapanca era aperta, con esitazione entrò. Era vuota, unico mobile la cassapanca posta nel centro. Pensò molto prima di aprirla non le sembrava giusto curiosare in quel modo ma voleva sapere a tutti i costi cosa fosse successo alla padrona di casa.
La cassapanca era vuota, ma sul fondo scorse una busta indirizzata a lei.

Camminando fra le aiuole lesse avidamente la lettera che vi era contenuta.

“Mia cara, immagino la tua meraviglia leggendo questa lettera, come avrai constatato io sono andata via. Tornerò? E chi lo sa, forse un giorno, intanto ti affido la mia casa, so che la terrai bene come hai già dimostrato. Mi raccomando abbi cura dei miei fiori, ti ricompenseranno con il loro profumo. In questi giorni hai pensato molte cose lo so, ma la magia di questa casa si chiama amore ed è la sola magia che conta. Nella cameretta rosa che ti ho preparato potrai fare i sogni più belli e chissà in qualcuno di questi potresti anche incontrarmi.”

Claretta lasciò cadere la braccia lungo i fianchi ancora incredula mentre guardava la casa, le sembrava impossibile che tutto questo fosse accaduto proprio a lei. Il suo sogno segreto si era realizzato come d’incanto e, mentre passeggiava nel giardino si domandò chi fosse, in realtà, la signora che vi aveva abitato.

§§§

Storie fantastiche, strane ed imprevedibili, storie di fate, maghi e di case incantate … tutto questo e altro può accadere, ma solo nel paese di Chissadové





Luisa Camponesco

   
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