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 Una sera, un incontro
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luisa camponesco
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Inserito - 12/06/2004 :  13:08:25  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Una sera, un incontro

I fari della macchina fendevano la leggera nebbiolina che era scesa all’imbrunire, Sherry guidava lentamente, tutta presa dai suoi pensieri. Di preoccupazioni ne aveva parecchie, incominciando dal lavoro. La ditta per la quale lavorava stava per chiudere, aveva solo un mese di tempo per cercasi un altro impiego. A suo favore avrebbe giocato l’esperienza acquisita in anni di contabilità, ma questo non era il problema più grave, l’uomo che credeva l’amasse se n’era andato non appena aveva saputo della sua gravidanza. Lo voleva quel figlio, a tutti i costi, lo avrebbe cresciuto anche da sola ma se non pagava la prossima rata del mutuo della casa si sarebbe trovata sulla strada. Si sentiva oppressa, come se tutto il peso del mondo, in quel momento, fosse sulle sue piccole spalle, mentalmente passava in rassegna le varie soluzioni, la banca le aveva appena negato una proroga della rata che sarebbe scaduta tra una settimana. Sette giorni, sette brevissimi giorni per trovare 2.000 dollari. Nessuno dei suoi familiari possedeva una somma simile, solo Bruce poteva aiutarla ma a condizione che abortisse e lei aveva già rifiutato. Se non fosse stata per quella vita che sentiva dentro di sé l’avrebbe già fatta finita.
Quasi non la vide, con gli occhi pieni di lacrime, quella macchina ferma sul ciglio della strada e un uomo che le faceva cenno di fermarsi, frenò appena in tempo. Non osò scendere, notò il cofano aperto era evidente che c’erano dei problemi meccanici. Sherry diffidava degli sconosciuti specie se s’incontrano di sera in una strada deserta. L’uomo si avvicinò al finestrino
- Scusi tanto signora, ma la macchina mi ha lasciato nel bel mezzo della strada se lei potesse aiutarmi…
- Veramente non me ne intendo di motori – rispose Sherry balbettando.
- Doveva essere sulla quarantina, dall’aspetto distinto, un vero signore, ma a volte si sa l’apparenza può trarre in inganno.
- Non le chiedevo di sistemarmi il motore, solo di darmi un passaggio fino a casa mia, non è molto lontana mi creda, poi manderò qualcuno a prenderla – e indicò la macchina
Fu allora che la notò, una cadillac bianca degli anni 50, una vera rarità, quell’uomo doveva essere ricco per possederne una. Sherry era ancora titubante e lui se n’accorse.
- Non importa signora vedo che lei ha fretta, mi scuso d’averla importunata – si diresse verso la sua auto e scomparve dietro il cofano.
Sherry rimase silenziosa e anche imbarazzata, non sapeva cosa fare. L’istinto le suggeriva di fidarsi ma il suo lato razionale la induceva alla prudenza. Poi pensando a tutte le sue sventure, di peggio non poteva accaderle, quindi si decise e scese dall’auto.
- Non volevo essere scortese, ma sa al giorno d’oggi….
- Non si deve giustificare io la capisco benissimo, anzi le dirò che la prudenza è sempre premiata – e si rimise a controllare il motore.
Alla fine Sherry prese la sua decisione
- Salga sulla mia macchina la porto a casa
- E’ sicura?
- Certo che sono sicura, ma non teme di lasciare la sua macchina qui incustodita ?
- Nessuno, mi creda, la toccherà!
L’uomo si pulì le mani con un fazzoletto candido e si presentò.
- Mi chiamo Larry Brolin e non sò proprio come ringraziarla.
Salirono sulla sua piccola vettura, Sherry si sentì vagamente imbarazzata, certo non era la cadillac, ma Larry le sorrise rassicurante.
Mise in moto mentre la nebbia s’infittiva, dopo i primi momenti di silenzio Larry tentò una conversazione.
- Che lavoro fà, se non sono indiscreto, signorina….
- Sherry, Sherry Reeves, faccio l’impiegata in contabilità in una ditta d’import-export, ma ancora per poco, tra un mese sarò disoccupata.
- Troverà subito un’altra occupazione, lei ha l’aria d’essere una persona in gamba.
- La ringrazio e me lo auguro
Per un po’ non parlarono poi…
- Mi dica dove devo fermarmi
- Vada ancora avanti, le dirò quando girare a sinistra.
- Sa! – proseguì – Non è per maleducazione, ma è da un po’ che la stò osservando, quelle piccole rughe attorno agli occhi sono indice di preoccupazione. Se posso fare qualcosa me lo dica, data la sua gentilezza e disponibilità, lo riterrei un privilegio.
Sherry sorrise
- La ringrazio, ma a meno che, lei non abbia una casa e un lavoro da offrirmi temo non possa fare nulla – c’era molta amarezza nella sua voce e Larry la percepì.
- Al momento non posso offrirle molto e vero, ma mi permetta questa considerazione, continui a credere nella vita, quando si sveglierà domattina apra la finestra e gridi “io sono viva” poi prenda la borsetta si metta il vestito più bello e vada in banca …
- L’ho già fatto, mi creda, nessuna banca fa credito ad una futura disoccupata…
- Mi scusi – la interruppe – Ecco adesso giri a sinistra
Imboccò un viale alberato con il selciato in terra battuta e proseguì fino ad arrivare ad un’enorme cancellata
- Entri pure la prego
Sherry era perplessa davanti a sé c’era una enorme villa circondata da un parco che sembrava immenso.
- Abita qui? – chiese incredula
- Si, questa è casa mia
- Tutta sua? Oh mi scusi sono una sciocca
- Non si preoccupi – ripose sorridendo – Non la invito ad entrare, sarebbe una richiesta indelicata e lei è stata molto gentile, mi creda non se ne pentirà.
Scese dalla vettura, ma prima di avviarsi verso casa si appoggiò al finestrino.
- Mi prometta che domani andrà in banca, me lo prometta
- Sì, lo farò – Sherry era infastidita e allo stesso tempo incuriosita, quel sì, era dettato soprattutto dal desiderio di non contraddirlo e dalla voglia di tornare a casa al più presto.
Imboccò il viale per tornare sulla statale, la nebbia si era nel frattempo diradata, anzi una luna un po’ sbiadita faceva capolino.
Giunta a casa gettò via le scarpe la borsetta e si sdraiò sul letto. Fissando il soffitto, considerò che presto avrebbe dovuta lasciare quel piccolo appartamento, ma per andare dove? Pianse in silenzio, e con le mani sul ventre si chiese cosa avrebbe potuto offrire a quel figlio che sarebbe nato fra sei mesi…si addormentò con questi pensieri.
Al mattino il sole illuminava la piccola camera, Sherry si svegliò, era ancora vestita. Aveva dormito così tanto? Corse a lavarsi e cambiarsi, il lavoro non poteva aspettare, avrebbe fatto colazione lungo la strada. Salita in macchina mise in moto ma si accorse subito che sul sedile accanto c’era un portafoglio, pensò a Lerry Brolin, probabilmente gli era uscito dalla tasca. Poiché era sulla strada pensò di portarglielo.
Imboccato il viale entrò nel grande cancello, la villa era lì davanti a lei, maestosa circondata da abeti, restò per un attimo incantata, poi si riscosse e si avviò verso l’ingresso. Suonò più volte, nessuno rispose, stava per andarsene quando…
- Cercava qualcuno? – un uomo con guanti di gomma e un vaso in mano era emerso da una siepe.
- Si, il signor Brolin.
Un’espressione di stupore si disegnò sul volto del giardiniere.
- Come ha detto scusi, il signor Brolin? Ma è impossibile, qui non abita nessuno da parecchio tempo, il signor Brolin è morto da più di cinquant’anni…
Questa volta ad essere stupita era Sherry
- Morto?
- Sì signorina, morto
- La villa a chi appartiene ora?
- La villa? La villa tra una settimana apparterrà allo stato del Maryland, non ci sono eredi e non si è mai trovato nessun testamento – l’uomo scosse la testa e tornò ad occuparsi della sua siepe.
Ma allora se Larry Brolin era morto, chi era l’uomo della sera prima? Forse la risposta stava in quel portafoglio. Salita in macchina e con il cuore in tumulto lo aprì, c’era una lettera intestata di una banca la Financial Society Bank, la sua banca, la coincidenza era davvero strana, poi chiuso in una zip una piccola chiave. Mise tutto nella sua borsetta e decise di andare a fondo della faccenda.
Si recò senza indugio in banca, mostrò la lettera ad uno degli impiegati e subito la fece accomodare nell’ufficio del direttore.
- Come ha avuto questa lettera? – chiese
- Per il momento preferirei non dirlo – Sherry non voleva passare per matta.
Il direttore lesse attentamente
- Abbiamo cercato per anni questo documento!– sospirò – Ha trovato solo questo?
- Veramente ho anche una chiave.
- Allora mi segua.
La condusse attraverso una serie di corridoi, in un grande ufficio appeso ad una parete un enorme ritratto dell’uomo che aveva incontrato quella sera. Intuendo la sua domanda il direttore la prevenne.
- Quello è Larry Brolin uno dei fondatori della banca, vuole darmi la chiave che ha trovato per favore?
Sherry gliela pose. Il direttore premette un pulsante e il grande quadro si spostò mostrando una cassaforte. La chiave, unica per quel tipo di serratura, la aprì facilmente, nell’interno c’era una cartelletta marrone contenente titoli al portatore per svariati milioni di dollari.
- Ecco, tutto questo le appartiene ora signorina..…
- Sherry Reeves, come ha detto scusi? Mi appartiene? Cosa mi appartiene?
- Tutta l’eredità Brolin. La lettera era chiara, diceva che il suo possessore sarebbe stato l’erede universale. Ma dobbiamo sbrigarci a farla protocollare prima che lo Stato si prenda tutto.
Sherry era frastornata, forse stava solo sognando, incominciò a pizzicarsi, ma era proprio sveglia, non credeva a ciò che le stava accadendo, in un attimo le parve chiaro il significato dell’incontro della sera precedente.


Il piccolo Larry correva lungo i viali della grande villa rincorrendo la sua palla.
- Mamma, mamma una signora ti cerca!
Sherry si affacciò alla porta, la giovane donna che stava innanzi a lei era in avanzato stato di gravidanza, un abitino liso e una valigia chiusa con una corda.
- Ho letto un annuncio sul giornale, diceva che qui c’è una fondazione che può aiutare quelle come me.
Sherry la osservò meglio, l’aspetto denutrito, il viso pallido, occhi grandi e pieni di speranza, allora si girò e spalancò la porta.
- Entra pure, adesso sei a casa.


“Se non hai un lavoro, una casa, amici, aspetti un bambino e sei pronta a lottare per lui, c’è un luogo fatto apposta per te.

^ FONDAZIONE LARRY BROLIN - Statale 212 per Baltimora—Maryland^





   
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