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 Nebbia
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luisa camponesco
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Nebbia



Apparve un po’ per volta, lentamente, fastidiosa e impalpabile, anche quel giorno Jerry, affacciandosi alla finestra, sospirò.
- Anche oggi… - rabbrividì e si ritirò in camera, bevve un caffè, accese la tv. Tutto sembrava normale o meglio le notizie erano le solite Il deputato repubblicano litigava con quello democratico, un incidente sulla statale 11, tutto frammentato da spot pubblicitari, e le previsioni del tempo? Nulla. Guardò l’orologio, non aveva certo tempo di porsi altre domande, spense la tv ed uscì.
All’inizio pensò di usare la macchina, ma quella nebbia non gli piaceva quindi decise di andare a piedi, alzò il bavero della giacca e s’avviò. Ebbe la strana sensazione di far fatica a camminare come quella che si prova camminando nell’acqua fino alla cintola, ma la gente passeggiava, leggeva il quotidiano, come in qualsiasi altra giornata.
Eppure qualcosa era cambiato, anche il respiro era faticoso, ma sembrava fosse l’unico ad accorgersene. Arrivato in ufficio, controllò subito la posta, ma non c’era nulla di rilevante. Ecco un’altra stranezza, non succedeva più nulla, le giornate trascorrevano piatte ed insipide. Jerry avvertì un senso di disagio
- E’ tutta qui la posta? – chiese a gran voce, ma pareva che nessuno lo avesse udito, allora si alzò e si diresse verso l’ufficio ragioneria. Betty, la capo-contabile, si stava mettendo il rossetto e umettava le labbra.
- Cosa c’è Jerry?
- Chiedevo semplicemente se la posta fosse tutta qui!
Betty diede un’occhiata distratta
- Di cosa ti lamenti? E’ forse troppo poca?- fece un risolino. Betty era sempre stata un’impiegata modello, Jerry non si spiegava questo comportamento. Comunque anche le altre non erano da meno, chiacchieravano, qualcuna si era persino tolta le scarpe, una cosa simile non era mai accaduta.
Clarke e Jacob entrarono in quel momento, conversando del più e del meno, sorrisero a Jerry salutandolo con un gesto della mano. Clarke e Jacob erano nemici storici, entrambi in corsa per la vice-presidenza e non si erano mai risparmiati colpi bassi ed ora sembravano grandi amici, anche questa era una cosa, a dir poco bizzarra.
Tornato nel suo ufficio, Jerry incominciò ad esaminare i documenti relativi alle vendite dell’ultimo mese. Lavoro di routine ma questa volta fu subito evidente una cosa, le vendite giornaliere erano costanti, ogni giorno venivano consegnati lo stesso numero di pezzi. Non poteva essere una coincidenza, non per un mese consecutivo. Un campanello d’allarme incominciò a suonare nella sua mente, decise di approfondire le ricerche. Confrontò i tabulati delle vendite dell’anno precedente del medesimo periodo, i risultati erano molto diversi e così pure quelli degli anni precedenti. Si prese la briga di controllare anche gli acquisti. Incredibile, i pezzi acquistati erano sempre in egual numero, era come se ogni giorno fosse la fotocopia del precedente. Con i risultati della sua ricerca si recò nell’ufficio del presidente, Cliff Zimmer.
- Ohh, Jerry, prego accomodati, ma che bella sorpresa - Jerry rimase stupefatto, mai il presidente si era rivolto a lui in modo così confidenziale.
- Mi scuso per l’intrusione, ma avrei qualcosa da mostrarle …
- Me la mostrerà in un altro momento, venga ho organizzato un piccolo party per i dipendenti, mi auguro che sia dei nostri…
- La ringrazio ma al momento sono molto impegnato col lavoro…
- Il lavoro può aspettare, il party no – lo prese sotto braccio e lo condusse fuori dall’ufficio.
Con i suoi tabulati in mano e l’aria sempre più perplessa Jerry si trovò nella sala del consiglio d’amministrazione già gremito di persone.
Tutti col bicchiere in mano a brindare in allegria.
- Festeggiamo qualcosa? una promozione? Qualche premio?-
- C’è bisogno di un avvenimento per festeggiare qualcosa? – Betty gli porse un bicchiere, Jerry si sentiva frastornato, col bicchiere in mano si diresse verso la finestra. La nebbia si era infittita, calava dall’alto con una movimento ondulatorio, non era uniforme, in alcuni punti era più densa in altri meno.
Un pensiero gli attraversò fulmineo la mente, corse nel proprio ufficio mentre la festa entrava nel vivo.
Quando erano cominciate tutte quelle anomalie? Fece un percorso a ritroso nel tempo, 20 giorni, e proprio 20 giorni prima era cominciata quella nebbia. Aveva sentito ancora di casi di meteoropatie, ma mai casi collettivi, e poi perché lui n’era immune? Troppe domande senza risposta.
Attraverso la parete giungeva la musica, segno evidente che la festa continuava, si accostò nuovamente alla finestra, la nebbia era in movimento, a tratti assumeva strane forme, a volte erano guglie, a volte sfere, spesso forme geometriche, almeno così sembravano.
Ma poi le forme si consolidarono per formare una serie di numeri, molto simili ad un sistema binario. Jerry incominciò a spaventarsi, qualunque cosa fosse tentava di comunicare con lui. Si stropicciò gli occhi e girò le spalle alla finestra, bevve il vino del suo bicchiere. Forse stava impazzendo, ma perchè solo lui? Tenne la testa fra le mani come se dovesse sfuggirle, poi si girò nuovamente verso la finestra e questa volta al posto dei numeri, chiaramente lesse “ JERRY”. Un urlo soffocato gli uscì dalla bocca e correndo lasciò l’edificio.
In strada gli sembrava di galleggiare, di nuotare in una bianca evanescenza, il respiro affannoso, un senso di soffocamento. Ma poi piano, piano nella sua mente un ricordo lontano, non vissuto, ma uscito improvvisamente da un cassetto della memoria. Incominciò a camminare, mentre la nebbia lo avvolgeva, lo sospingeva in una ben precisa direzione.
La visione di guglie, sfere e numeri continuava a tormentarlo, si lasciava andare alla deriva sapendo che sarebbe giunto ad un appuntamento fissato da lungo tempo.
“E’ ora di tornare Jerry!,” scosse il capo, quella voce, che non era una voce la sentì dentro il suo cervello. Tornare dove? E poi chi era? Cosa voleva da lui? Domande e ancora nessuna risposta.
Non seppe come, ma si trovò sulla collina, il cielo era limpido e la nebbia avvolgeva solo la città.
“Sei pronto Jerry a tornare a casa?”- si girò di scatto, una sfera di nebbia era proprio davanti a lui. Questa volta, però, non fuggì
- Chi sei e cosa vuoi da me?- la sua voce era forte e decisa.
“Non puoi ricordare, quando ti abbiamo mandato in esplorazione, abbiamo cancellato la tua memoria dandoti un’identità umana, ora il tuo compito è concluso.”
- Ma cosa vai dicendo? Identità umana? Io sono Jerry Forman , ho 34 anni e sono nato a Seattle.
“E’ l’immagine che ti abbiamo dato, ma tu non appartieni a questa specie, sei un osservatore. Ora devi consegnarci i dati in tuo possesso e che hai raccolto in questi anni.”
- Spiacente per te ma io me ne torno a casa – fece per allontanarsi, quando una sottile lancia di luce lo raggiunse.
Ed ecco una girandola incredibile di sfere, di guglie, di numeri, gli balenò intorno. Il grande archivio galattico, con i suoi miliardi di mondi, tutti catalogati dai più evoluti a quelli di nuova formazione era proprio lì davanti a lui. La storia dell’universo, dalla nascita alla sua espansione.
Jerry Forman, osservatore di Classe A. era tornato ad essere quello ch’era sempre stato, una sfera di nebbia.
“Che ne sarà di loro ? Si ricorderanno di me? E poi il mio tempo non è ancora scaduto ”
“E’ stato necessario anticipare la tua partenza, ti stavi affezionando troppo a questo mondo e non ci saresti stato più utile. Ora dobbiamo andare”
“Un momento, tornerà tutto come prima quando sarò partito? E poi come mai quel cambiamento di personalità negli uomini? “
“Siamo stati costretti a fermare il tempo, ma non possiamo andare oltre, provocheremmo dei seri danni a questi esseri, per quanto riguarda i cambiamenti che hai notato sono un effetto collaterale e scomparirà quando saremo partiti “
“Allora andiamocene in fretta”- lo disse con un tono molto vicino alla commozione.
La nebbia si alzò liberando la città mentre Jerry “l’osservatore di Classe A ” catturò per sé l’immagine di un cielo azzurro e di un sole caldo.

Cliff Zimmer si ritrovò con un bicchiere in una mano e una tartina nell’altra. Dopo un attimo d’esitazione si raschiò in gola.
- Cosa ci facciamo tutti qua? Presto torniamo al lavoro. – Tutti si ripresero e in un baleno sparirono nei rispettivi uffici. Clarke e Jacob si guardarono male accusandosi a vicenda sulla responsabilità di quanto accaduto.
Il giorno seguente Betty, seduta alla propria scrivania era alquanto pensierosa.
- Cos’hai oggi Betty? Non stai bene?- le chiese l’amica Sally
- E’ una cosa strana Sally, ricordo un’altra persona che lavorava qui …
- Devi essertelo sognata allora non ci sono nuove assunzioni da almeno 5 anni.
- Eppure… - Betty continuava a scuotere il capo.


Nell’archivio galattico un osservatore di Classe A aveva terminato la trasmissione dati relativi al pianeta di classe M- X3 e poiché nessuno gli presta attenzione in un attimo si dissolse.

- Mi scusi cerco l’ufficio del personale - il portiere sorrise.
- Terzo piano prima porta a sinistra
- Mille grazie
Un leggero tocco alla porta di Jacob Rush
- Desidera?
- Mi chiamo Jerry Forman, vorrei presentare domanda d’assunzione, ecco le mie credenziali.
- Niente male – disse Jacob dopo un’attenta lettura - Vedo che ha già fatto esperienza nel nostro campo, ma mi dica perché mai dovrei assumerla?
- E’ la medesima cosa che mi ha detto il signor Clarke Farrel – sospirò Jerry.
- Ah sì! Ha detto questo? Giovanotto lei è assunto. Betty! Vuole venire nel mio ufficio!- urlò attraverso la porta in modo che tutti lo sentissero.
- Bene Betty, mostri a questo signore i nostri uffici e gli faccia da tutor – non attese risposta e si rimise sbrigare pratiche.
- Mi scusi ma ho l’impressione d’averla già vista – esclamò Betty.
- Non credo proprio – rispose con un sorriso Jerry “l’osservatore di Classe A”.





   
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