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 All'ombra del sicomoro
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luisa camponesco
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All’ombra del sicomoro

La vita di una donna fra vicende politiche, passioni e amore per la sua terra


Rhodesia del Nord – gennaio 1963

Ingrid Horsley appoggiava al bastone tutto il peso dei suoi 85 anni, seguita dal fedele Okiba attraversava il prato della tenuta, il sicomoro era proprio al centro. Era sempre stata affascinata da quell’albero e ad esso erano legati i ricordi di tutta una vita.
- Voglio rimanere un po’ qui!
Okiba stese la coperta ai piedi del sicomoro e aiutò Ingrid a sedersi. Con la schiena appoggiata al tronco, la donna pensò ad un gennaio di molti anni prima, un freddo e grigio gennaio londinese.

°°°°°

- Ingrid per favore smettila di giocare e aiutami con questo baule!
- Mamma, può venire con noi anche Freddy?
Freddy era il figlio di Mary la governante, erano cresciuti insieme e per Ingrid rappresentava quel fratello che non aveva mai avuto, dopo la sua nascita, infatti, una complicazione aveva impedito a sua madre di avere altri figli, per cui, Ingrid era cresciuta fra mille attenzioni e coccolata da tutti.
La vita della famiglia era destinata a mutare radicalmente, Patrick Horsley, lavorando per la British South Africa Company, era partito un anno prima per la Rhodesia del Nord ed ora loro dovevano raggiungerlo.
Un cambiamento radicale di vita, ma la bambina non poteva ancora capirlo presa com’era dall’entusiasmo della partenza.
- Tesoro! – sua madre le prese le mani. – Papà è molto lontano e ha bisogno di noi, Mary e Freddy non possono venire almeno per adesso, un giorno forse, ma scriveremo saremo sempre in contatto con loro.
La spiegazione non convinse troppo Ingrid che subito divenne triste all’idea di lasciare il suo compagno di giochi.
Si imbarcarono due giorni dopo a Brighton, era quasi sera e sulla banchina Mary e Freddy le salutavano, Mary si asciugava gli occhi.
- TORNERO’ – urlò Ingrid con tutte le sue forze mentre agitava le mani.
Non avrebbe più rivisto la sua bella Inghilterra, ma allora non lo sapeva.
Giorni e giorni di navigazione prima di giungere al porto di Beira e poi sul treno fino a Livingstone.
Ingrid non staccava gli occhi dal finestrino, il paesaggio che scorreva davanti a lei era incredibilmente bello, savane sterminate colme di vita.
- Mamma guarda!
- Sono giraffe ne vedremo molte in futuro.
Un lungo fischio annunciò l’ingresso del treno in stazione, madre e figlia si preparano a scendere.
- Vedrò papà! – la bambina era impaziente. – Non c’è mamma!
- Vedrai che viene.
La stazione era un via e vai di gente, di odori pungenti e….
- INGRID! CARLOTTE!
- PAPA’! Siamo qui! – Gli corse incontro ad abbracciarlo
- Mio Dio come sei cresciuta figlia mia. Ciao Carlotte! Che bello avervi qui, presto venite vi porto a casa.
Un ragazzetto magro e nero come la pece si fece avanti.
- Si chiama Mobuto porterà i vostri bagagli.
Ingrid gli sorrise, era la prima volta che vedeva un africano così da vicino.
Su di una carrozza attraversarono la città e si diressero verso una zona pianeggiante chiazzata qua e là di verde.
La casa, circondata da vegetazione, apparve in lontananza e ad Ingrid sembrò un castello incantato.
Uno stuolo di servitori si fece loro incontro non appena la carrozza imboccò il vialetto.
- Lavorano tutti per me ma sono uomini liberi. – disse Patrick prevedendo la domanda della figlia, Ingrid emise un sospiro di sollievo. – La maggior parte di loro parla inglese, quindi non dovreste aver problemi.
- E quelli che non parlano inglese che lingua hanno? –
- Swahili tesoro.
- Lo voglio imparare papà, me lo permetterai?
- Per adesso cerca di prendere conoscenza con il territorio e alla fine delle vacanze frequenterai la scuola inglese ti ho già iscritto, vai ora, vai ad esplorare la casa.
Non se lo fece ripetere due volte, corse in tutte le stanze e poi uscì all’aperto e lo vide. Maestoso, sovrastava ogni altro albero non aveva mai visto nulla del genere.
- E’ un sicomoro! – suo padre l’aveva raggiunta insieme a Mobuto. – Non uscire mai da sola, vai con lui, io ora aiuto la mamma a disfare i bagagli.
Era delusa ma capiva la preoccupazione di suo padre, squadrò il ragazzo, certo non avrebbe sostituito Freddy del resto nessuno poteva farlo, ma non era in Inghilterra, questa era Africa.
- Capisci la mia lingua?
Il ragazzo fece un cenno d’assenso col capo.
- Tu sai perché mio padre non vuole che esca da sola?
- Ci sono animali, a volte vengono qui.
- Che animali?
- Leoni!
- E le giraffe?
- Si anche loro.
Non era prodigo di parole ma forse era solo una questione di tempo. Intanto erano giunti davanti all’albero, Ingrid spalancò le braccia e abbracciò il tronco.
- Ciao – sussurrò – verrò spesso a trovarti
Iniziò così la nuova vita di Ingrid destinata, col tempo, ad intrecciarsi con quella di molti altri in una terra piena di promesse.

°°°°°

C’era movimento quel pomeriggio nella grande casa. Carlotte controllava e ricontrollava la lista degli ospiti, non voleva escludere nessuno in modo particolare quella sera l’ultima di un secolo, infatti l’alba avrebbe salutato l’anno 1900. Ingrid non era più una bambina ma una giovane donna, bella e intelligente.
- Nervosa? – Patrick accarezzò la moglie e si sedette ad ammirarla. Nonostante gli anni trascorsi insieme non si stancava mai di guardarla.
- Stasera ospiteremo i nostri amici e spero che tutto vada per il meglio.
- Tu sei una organizzatrice perfetta vedrai sarà un successo. - baciò la moglie sulla fronte poi si affacciò alla finestra e vide la figlia seduta a leggere sotto il sicomoro.
- Non pensi che Ingrid sia pronta? – chiese a Carlotte
- Ci saranno molti giovanotti a cena da noi, se deve nascere qualcosa sento che sarà stasera.
Lo stupiva la capacità di preveggenza della moglie, oppure era semplicemente intuito femminile. Comunque andassero le cose gli sarebbe piaciuto diventare nonno. Aveva perso gran parte dell’infanzia di sua figlia a causa del lavoro, un nipote lo avrebbe aiutato a recuperare, almeno in parte, quel ruolo che tanto gli era mancato. Ingrid, dal canto suo, non sembrava interessata ad avere un fidanzato. Le sue giornata era piene di attività, la sua amicizia con Mobuto si era fatta più stretta, lui le insegnava lo swahili e lei l’inglese, inoltre si interessava delle vicende politiche della sua nuova patria.
- Allora quando mi porti?
Mobuto stava rinforzando la recinzione dell’orto distrutta la sera prima da alcuni babbuini.
- Tu mi farai passare dei guai signorina!
- Una promessa è una promessa.
- La caccia non è adatta alle donne è poi è pericolosa. Non si sa mai cosa può accadere nella savana.
Ingrid sbuffava, poi all’improvviso il giovane cambiò espressione.
- Non muoverti Ingrid! Non respirare nemmeno.
Veloce e preciso il suo coltello volò ai piedi della ragazza, qualcosa di nero si contorse.
- Sai cos’è questo? – chiese mostrando il serpente. – Questo è un mamba, un suo morso e in pochi secondi sei morta. Non ti porterò a caccia!
Se ne andò risoluto portandosi via il rettile mentre Ingrid riprendeva fiato.
Si era fatto tardi doveva prepararsi per la cena di fine anno, corse in camera sua e, seduta sul letto cercava di scacciare la visione del mamba. Sua madre entrò nella stanza.
- Hai bisogno di aiuto? Voglio che stasera tu sia in ordine e ti comporti come si conviene ad una signorina. – poi si accorse del pallore sul viso – Cos’hai? Non ti senti bene?
- No mamma , va tutto bene non preoccuparti faccio da me!
Carlotte esitò ma conoscendo la figlia la lasciò sola, intanto i primi invitati facevano il loro ingresso nel salone.
Patrick e la moglie li accoglievano da perfetti padroni di casa, la serata si preannunciava vivace e interessante. Ingrid si guardò allo specchio, il vestito di raso rosa metteva in risalto la carnagione dorata, mise fra i capelli un pettinino d’osso regalo di Anika, la promessa sposa di Mobuto. Sua madre avrebbe arricciato il naso, ma sinceramente non gliene importava.
Quando scese nel salone fu accolta da mormorii di ammirazione degli ospiti e subito alcuni giovanotti le si fecero attorno gareggiando in complimenti.
L’inizio di un nuovo secolo meritava i festeggiamenti che erano stati preparati in casa Horsley. Dopo la cena gli uomini si ritirarono in veranda a fumare e discutere di politica le donne in salotto a parlare delle ultime notizie pervenute dalla madre patria.
Mancava un’ora alla mezzanotte quando un servo si avvicinò a Patrick e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Patrick si scusò e si diresse a grandi passi verso lo studio, la cosa non sfuggì ad Ingrid che, non vista, si avvicinò alla porta chiusa nella speranza di udire qualcosa.
I minuti passavano e suo padre non usciva dallo studio, doveva trattarsi di qualcosa di importante e questo aumentava la curiosità della ragazza. Fece un sobbalzo quando la porta si aprì all’improvviso.
- Ingrid!! Beh visto che sei già qui vieni a vedere chi è arrivato.
Un giovane, più o meno della sua età era in piedi vicino al camino, con gli abiti stazzonati e il viso stanco si voltò verso di lei rimanendo per un attimo sorpreso.
- Scommetto che non lo riconosci! –
Il cuore della giovane sussultò.
- Freddy! – mormorò – FREDDY!! – urlò.
Avrebbe voluto gettargli le braccia al collo ma si trattenne, non erano più bambini, gli tese la mano con compostezza e lui gliela baciò.
- Dobbiamo sbrigarci – disse Patrick guardando l’orologio da taschino – E’ quasi mezzanotte.
Quello fu un capodanno memorabile soprattutto per Ingrid, ballò con Freddy tutta la notte, avevano tante cose da raccontarsi, ma riuscirono solo a guardarsi negli occhi.

°°°°°

Il nuovo secolo si preannunciava ricco di eventi e non tutti piacevoli. La decadenza della British South Africa Company e gli scontri razziali spinsero Londra ad assumere un atteggiamento diverso nei confronti della popolazione, la Rhodesia del Nord divenne un protettorato amministrato dal Colonial Office. In questo periodo di incertezza Patrick morì lasciando Carlotte in una profonda depressione dalla quale non si risollevò più nemmeno dopo la nascita del suo primo nipotino. Sotto l’albero del sicomoro, Ingrid raccontava al piccolo Michael del nonno e di tutto quello che avrebbe fatto se fosse ancora fra loro. Sul tronco erano incisi anche due cuori a ricordo del giorno in cui Freddy la chiese in moglie. In cuor suo aveva sempre saputo che era lui l’uomo della sua vita.
Anche quel giorno Ingrid cullava suo figlio seduta ai piedi dell’albero quando Anika la raggiunse portando con sé suo figlio Okiba
- Che succede Anika?
- Una cosa terribile, Mobuto è stato arrestato! Lo hanno portato a Lusaka
- Ma come è successo?
- Protestava insieme ad altri per la Hut Tax!
La Hut Tax era una tassa sulle capanne imposta a tutti gli africani di sesso maschile. Chi non la pagava si vedeva incendiare la capanna.
- Avverto Federick!
L’ostilità della popolazione nera nei confronti dei bianchi crebbe sempre di più. Federick riuscì a liberare Mobuto dopo aver pagato una consistente cauzione, ma la cosa non sarebbe finita così.

Michael e Okiba giocavano all’ombra del sicomoro sorvegliati da Ingrid e Freddy.
- Dobbiamo far qualcosa, così non può andare, possibile che non capiscano.
- Cambieranno Ingrid, siamo in molti a pensarla così. Agiremo con cautela, ci vorrà del tempo ma posso assicurarti che le cose cambieranno. Ci sono stati dei disordini al confine con la Rhodesia del sud, temo che questo sia solo l’inizio.
Le cose non cambiarono così in fretta come Ingrid sperava, intanto suo figlio cresceva e con lui anche le preoccupazioni. Miky dimostrava un’indole ribelle e si metteva sempre nei guai trascinando con sè anche Okiba, ma come sua madre subiva il fascino del grande albero. Passava ore insieme all’amico a parlare e a studiare nuove marachelle da combinare.
La notte in cui Carlotte morì, Ingrid non pensò a controllare il figlio come faceva di solito presa da ben altri pensieri. Fu ancora Anika a lanciare l’allarme.
- Okiba è sparito!
Ingrid presa da un presentimento corse in camera del figlio. Il letto era intatto, Freddy le raggiunse allarmato.
- Manca un fucile dalla rastrelliera!
Era notte fonda ma organizzarono una squadra di ricerca poi si divisero, un gruppo con Mobuto l’altro con Freddy. Al chiarore delle torce iniziarono a battere la savana.
Quando li trovarono erano spaventati e intirizziti, alcune iene stavano per attaccarli.
Freddy ed Ingrid non dissero nulla, non gli rivolsero la parola per giorni e per Michael questa era la peggiore delle punizioni, l’aveva combinata grossa ma quella fu l’ultima volta.
Quel pomeriggio, come al solito, Ingrid leggeva seduta ai piedi del sicomoro, una leggera brezza muoveva un ricciolo biondo caduto sulla fronte, Michael si fece coraggio e le si avvicinò, non sopportava più il silenzio che lo aveva circondato dopo la sua ultima bravata.
- Mamma!
Lei lo ignorò continuando a leggere.
- Mamma per favore, parlami! Non sopporto più questa situazione, preferirei essere stato bastonato come è successo a Okiba che continuare così. Sono un pessimo figlio, di sicuro tu meritavi di meglio, se non vorrai perdonarmi lo capirò, in fondo non mi perdono neppure io. Sono pronto a subire qualsiasi punizione…. Non voglio più farti soffrire mamma… e …beh non fa nulla. - Si allontanò col capo chino pareva persino più piccolo.
- MICHAEL! – Ingrid pose il libro sull’erba. – Michael …
Il ragazzo tornò indietro di corsa, si inginocchiò davanti a sua madre e scoppiò in un pianto a dirotto. Era la prima volta che piangeva e… non fu necessaria nessu’altra parola.


°°°°°

Federick accettò l’incarico di amministrare, per conto della BSAC, una miniera di rame nel Coppebelt zambiano, per questo motivo dovette assentarsi da casa lasciando moglie e il figlio da soli in un momento di grande tensione fra bianchi e neri.
Ingrid si sentiva tranquilla nella tenuta circondata da africani che la conoscevano da tempo.
- Tu ti fidi troppo di tutti. – la rimproverò un giorno Mobuto
- Non ho mai fatto male a nessuno e sento di far parte di questa terra . – rispondeva
Inutile discutere, Mobuto scuoteva la testa rassegnato, non era mai riuscito a spuntarla con lei, ma in assenza di Freddy si sentiva responsabile della sua incolumità.
Una notte Mobuto entrò di corsa nella sua camera da letto.
- Presto, alzati e seguimi! – le gettò una vestaglia.
- Ma cosa succede?
- Non c’è tempo per le domande, sbrigati!
Urla provenivano dalle stanze inferiori, Mobuto, presala per un braccio la trascinò giù per delle scale esterne, ma appena giunti sul prato furono circondati da uomini armati.
- Lasciaci passare! – gridò Mobuto a quello che pareva essere il capo
- Sei forse un amico dei bianchi? – lo schernì
- Di chi sono amico non sono affari tuoi.
Illuminati dalle torce quegli uomini erano pronti a tutto. Ingrid ebbe paura.
- Ti conviene lasciarli stare! – una voce alle loro spalle li fece girare. Okiba con un fucile in mano si mise accanto al padre.
- Altrimenti cosa ci farai? – di nuovo lo scherno
- Puoi vederlo da te!
Gli altri uomini della tenuta apparvero dal nulla armati di bastoni e coltelli e soprattutto molto determinati. La situazione era di parità e i ribelli pensarono non fosse il caso di ingaggiare una battaglia.
Rientrata in casa Ingrid non riuscì a trattenere il pianto. Anika le preparò una tisana calda. Dopo quella notte la sorveglianza alla tenuta venne rafforzata.
Michael, terminati gli studi in legge, tornò alla tenuta, era cambiato, si era fatto uomo, non c’era più nulla del monello di un tempo.
- Che bello mamma essere di nuovo a casa! – e Ingrid non si stancava di ammirare quel figlio così bello.
Il ritorno di Michael era solo una parte delle novità, infatti dopo qualche mese, durante i quali il giovane aveva preso le redini della amministrazione della tenuta, una macchina si fermò davanti all’ingresso della veranda ne scese una donna poco più che ventenne molto carina. Michael le andò incontro premuroso e Ingrid provò una stretta al cuore.
- Mamma, questa è ….Margaret , ecco.. noi…..
- Molto lieta! – esclamò Ingrid mettendo fine al balbettio del figlio
- Mamma, Margaret ed io ci siamo sposati a Londra sei mesi fa – ecco l’aveva finalmente l’aveva detto.
Se l’avesse colpita un fulmine non le avrebbe fatto così male, ma fece appello a tutta la forza d’animo.
- Benvenuta in famiglia – riuscì a dire alla fine, ma il suo istinto di donna le suggeriva il contrario.
Freddy tornò dalle miniere di rame per festeggiare il figlio e la nuora.
- Dovresti essere contenta, nostro figlio si è fatto una famiglia.
- Non so, non so cosa dire.
- Sei gelosa ecco cosa sei.

Mai sottovalutare l’istinto di una madre specie di una madre come Ingrid. Dopo un anno dal suo arrivo Margaret se ne andò lasciando solo un biglietto di commiato e ….Clarissa di due mesi.
Michael non i dette pace, si buttò a capofitto i politica, Ingrid lo osservava con apprensione, sopratutto quando con Okiba trascorreva interi pomeriggi a discutere sotto il sicomoro, ma l’amore per sua figlia gli dette il coraggio di voltare pagina.
Negli anni cinquanta Michael si oppose, insieme ad altri coloni, alla costituzione di una Federazione con la Rhodesia del sud voluta dal Colonial Office.
- Dovresti parlargli! – Ingrid si rivolse a Freddy che, lasciato da tempo l’amministrazione della miniera di rame, passava le sue giornate in veranda sulla sua poltrona a dondolo.
- È un uomo Ingrid, sa fare le sue scelte.
- Ma tu sei sempre suo padre!
- Ma lui ascolta solo te, lo ha sempre fatto, è ora che tu lo lasci andare Ingrid.
Freddy aveva ragione, non era più un bambino e inoltre doveva occuparsi di Clarissa, che dimostrava già un carattere forte, Ingrid si riconosceva in lei.
La famiglia si ritrovava unita all’ora di cena, e l’argomento di conversazione era sempre lo stesso.
- Se fossimo stati più decisi forse non ci troveremmo in questa situazione.
- Non è colpa tua Michael non puoi cambiare il mondo da solo.
- Quelli del Sud ci stanno dissanguando.
L’arrivo di Okiba interruppe la conversazione.
- Novità? – chiese Michael
- Kuanda è stato liberato!
- Finalmente una buona notizia.
L’allegria tornò per incanto quella sera, brindarono, risero era come se il tempo si fosse fermato ai momenti migliori.

°°°°°

Il vento della storia si abbatté inarrestabile su quella terra tanto amata., l’indipendenza era alle porte. I capelli di Ingrid erano quasi tutti bianchi, ma lei camminava ancora eretta suscitando il rispetto e l’ammirazione di tutti. Trascorreva le sue giornate facendo piccole passeggiate. Ogni giorno si recava al piccolo cimitero dietro la casa e portare un fiore fresco sulle tombe dei genitori e su quella di Freddy. Michael viveva quasi sempre a Lusaka e aveva una nuova moglie, Clarissa era in Inghilterra e nessuno sapeva quando sarebbe tornata. Gli restava la sua terra e il suo albero.

°°°°

Okiba non la perdeva d’occhio aveva promesso a Michael di badare a lei, ma gli sembrava di essere un intruso in quel momento di grande intimità, allora tornò lentamente verso la casa.
Ingrid accarezzò i cuori incisi nella corteccia poi volse lo sguardo attorno per abbracciare tutta la tenuta.
Che vita felice aveva avuto, sorrise a quel pensiero e chiuse gli occhi.
Chiuse gli occhi Ingrid, in un tiepido mattino di gennaio.

Chiuse gli occhi…..all’ombra del sicomoro.









Luisa Camponesco

   
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