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 Figlio del vento
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luisa camponesco
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Inserito - 25/03/2005 :  13:37:55  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Figlio del vento

Osservava dall’alto la pianura sottostante, il crine al vento, orgoglioso e ribelle ma splendido nell’incedere. Annusava l’aria e una nuvoletta di vapore gli uscì dalle nari nella frescura del mattino. In fondo alla vallata il roseo chiarore dell’alba annunciava i primi raggi del sole che avrebbero asciugato l’erba dalla rugiada.
Scalpitò, nitrì e si precipitò giù dalla scarpata sollevando polvere rossastra fino a raggiungere il verde pascolo. Scosse il muso poi incominciò a brucare l’erba più tenera mentre il resto del branco si avvicinava al galoppo. Non c’erano pericoli, lui li avrebbe sentiti, lui era il capo doveva proteggere le femmine e i piccoli. Il muso in alto a scrutare l’orizzonte in un fresco mattino di primavera, solo il tempo necessario per nutrirsi, poi un nitrito e di nuovo al galoppo attraverso la prateria per raggiungere alture che solo lui conosceva.
Sopra il canyon due occhi guardavano avidamente il branco selvaggio. Erano tutti splendidi esemplari in particolare lo stallone, criniera nera e mantello fulvo, la sua cattura gli avrebbe fruttato parecchi dollari per non parlare di tutto il branco.

Burley - Idaho

In questa ridente cittadina situata sulle rive dello Snake River , fra i monti e la vasta pianura dello Snake, Timoty Kameron attende l’arrivo del padre Alan, vice sceriffo della contea, davanti al giardino della sua casa al 220 di Almo Ave.
Impaziente, di andare a pescare sul fiume. Attendeva da molto tempo questo giorno, promessa che suo padre intendeva mantenere, in modo particolare dopo l’incidente avvenuto un anno prima.
Timoty si reggeva sulle stampelle, le sue gambe immobilizzate dentro una struttura di ferro, dopo quella terribile caduta da cavallo e una serie infinita di interventi chirurgici, che avevano azzerato i risparmi della famiglia.
Alan si sentiva impotente e responsabile per non poter sostenere il costo dell’intervento finale che avrebbe restituito al figlio l’uso completo degli arti, ma aveva anche altri due figli più piccoli a cui provvedere e la casa era stata già ipotecata, ma quella giornata era dedicata solo a loro.
- Alan! Stai andando a pescare con tuo figlio? – Jason Colbert lo sceriffo gli venne incontro
- Si! scommetto che è già in ansia.
- Senti! Avrei una richiesta da farti.
Di solito le richieste di Jason riguardavano sempre il lavoro.
- Di cosa si tratta? – sospirò Alan
Jason si raschiò la voce
- Sono stati avvistati alcuni bracconieri da quelle parti. Mi chiedevo se potevi arrivare, così, tanto per fare una passeggiata, nelle vicinanze del Gran Teton…
- Veramente è un po’ fuori del mio tragitto…
- Per favore Alan sai quanto sarebbe importante catturare quei bracconieri e ladri di cavalli…
- Va bene Jason ci andrò. – Ad Alan premeva non far attendere troppo il figlio e così uscì di corsa con soddisfazione di Colbert.

Timoty incominciava a sentire la stanchezza di quella attesa, ma era sicuro suo padre sarebbe arrivato. Dalla finestra Rebecca, la madre, lo osservava con apprensione, ma non voleva farsi vedere preoccupata. Ed ecco finalmente la jeep di Alan sbucare dal fondo del viale.
- Pronto Timoty?
- Certo papà!
Caricata l’attrezzatura in macchina un saluto a Rebecca e ai bambini e poi in viaggio verso la grande vallata.
Cantarono lungo tutto il tragitto, mentre si avvicinavano ad una serie di cascatelle vicino al Bacino dell’American Falls.
- Questo mi sembra un buon posto! – disse Alan parcheggiando la jeep
Con lo sguardo attento seguiva i movimenti del figlio per timore che inciampando potesse cadere, ma tutto andò bene. Presero canne e lenze e si sedettero sulla riva. Nel cielo un rapace lanciò il suo richiamo e poi fu silenzio, solo il rumore dello scorrere dell’acqua.

Trascorsero così alcune ore.
- Oggi non è giornata figliolo! Non abboccano. Cosa ne diresti se andassimo più a nord?
- Dove papà?
- Magari vicino al Teton, è ancora presto per tornare a casa…
- Sarebbe magnifico papà! – sorrise Timoty
Alan lo guardò, quel figlio era proprio speciale, se avesse potuto ottenere quel prestito…
La jeep sollevava polvere percorrendo il sentiero verso il monte, ma il paesaggio era incantevole, boschi, canyon, alcuni animali fuggivano al rumore della macchina, un gruppo di wapiti invece brucava tranquillamente.
Un colpo di fucile risuonò ad un tratto, come un’eco mortale. Alan fermò la macchina.
- Rimani qui e non muoverti! Io vado a vedere!
- Stai attento papà – il cuore di Timoty accelerò vedendo il padre sparire nella boscaglia.
Passarono momenti interminabili ed Alan non tornava. Un rumore lì vicino incuriosì Timoty che scordando le raccomandazioni del padre scese zoppicando dalla macchina per andare a vedere cosa stesse succedendo. Era un ragazzo coraggioso ma certo non si aspettava, entrando in una piccola radura, di trovarsi dinnanzi uno splendido stallone selvaggio.
Il ricordo doloroso del passato riesplose nella sua mente e la paura prese il sopravvento.
Lo stallone si accorse della sua presenza, con gli zoccoli batteva il terreno, scuoteva il muso, nell’aria l’odore della polvere da sparo, un odore che l’animale non avrebbe più scordato. Tomoty cercò una via di fuga, ma perse le stampelle e cadde, lo stallone caricò.
Timoty terrorizzato vedeva il cavallo correre verso di lui, furente. Aprì la bocca per urlare, ma non uscì nessun suono. A pochi metri dal ragazzo l’animale si fermò, di colpo, senza una ragione apparente. Alzava il muso nervosamente scalciando, nari dilatate, poi si girò e galoppò veloce, veloce come il vento attraverso la radura sparendo nella vegetazione.
Cosa l’aveva fermato? Forse la vista di un piccolo uomo inerme su una terra calpestata?
- TIMOTY !!! – Alan accorse accanto al figlio
- Timoty ti avevo raccomandato di non muoverti!
- Oh papà avevo sentito un rumore e pensavo tu avessi bisogno del mio aiuto. – con la voce rotta dall’emozione, il ragazzo raccontò del cavallo e di come gli fosse venuto vicino.
- Va bene figliolo ora andiamo!
Raggiunta la jeep, Alan col satellitare comunicò allo sceriffo la direzione presa dai bracconieri con i cavalli catturati.
- Ottimo lavoro Alan, mandiamo subito un elicottero ad intercettarli.
Messa in moto la jeep, sobbalzando ritornarono sulla strada.
- Papà chi ha sparato?
- Bracconieri, ma li prenderemo. Vorrei che non dicessi nulla alla mamma di quanto è successo oggi, sai come si preoccupa…
- Ci avevo già pensato papà!
Era proprio un ometto Timoty, affidabile e saggio per la sua età.
Il ritorno fu silenzioso, Timoty pensava allo stallone, non aveva mai veduto un cavallo più veloce di quello.

Qualche giorno dopo Alan ebbe la notizia dell’arresto di tre uomini, il quarto era riuscito a fuggire, il branco era stato recuperato e messo in un ranch della contea. Timoty chiese subito di poter vedere quei cavalli e ciò stupì molto Rebecca che pensava che il figlio temesse quegli animali dopo l’incidente.
- Ti prego Alan faglieli vedere, non so perché ma sento che è importante.
Alan acconsentì, in effetti quella richiesta era inaspettata, Timoty non aveva più voluto saperne di cavalli dal quel terribile giorno.
Si organizzarono per il giorno seguente, il ranch si trovava nelle vicinanze di Blackfoot, questa volta partì tutta la famiglia. Qualcosa di nuovo stava per succedere.

I cavalli, 10 in tutto, rinchiusi nel recinto, erano inquieti, in continuo movimento.
- Cosa ne faranno papà? – chiese Timoty
- Li domeranno poi li venderanno. – rispose
Un improvviso trambusto, il vociare di alcuni uomini e tutti si girarono per vedere cosa stesse accadendo, lo videro, bellissimo, scalpitante trattenuto a fatica.
- Questo cavallo è un demonio! – disse il capo mandriano
- Si è fatto catturare facilmente, ma ora è una vera furia.
Si calmò solo quando fu vicino al resto del branco.
- Si è fatto prendere di proposito, voleva stare con loro – disse Timoty indicando il branco che pareva ora molto più tranquillo. In effetti tutti dovettero ammettere che doveva esserci qualcosa di vero nell’affermazione del ragazzo.

Timoty tornò varie volte al ranch, ma nessuno era ancora riuscito ad avvicinarsi allo stallone. Quel giorno il ragazzo era solo, appoggiato allo steccato, osservava gli animali divenuti più mansueti, tranne lui, il capo. Appoggiandosi alle stampelle cercò un punto, il più vicino possibile agli animali che sembravano non accorgersi della sua presenza. Inciampò in un pezzo di legno, il rumore mise in allarme i cavalli lo stallone si fece avanti proprio come quel giorno. Timoty cercava di aggrapparsi alla palizzata quando sentì il fiato caldo su di lui. Dominò la paura e fece qualcosa che non avrebbe mai pensato di fare, allungò un braccio fino a toccare il muso del cavallo. Si lasciò accarezzare, il ragazzo strisciò sotto la staccionata e si trovò fra i garretti dell’animale, avrebbe potuto ferirlo seriamente ma non lo fece anzi abbassò ulteriormente il muso e Timoty vi si aggrappò. Ora era in piedi, uno accanto all’altro. Qualcosa di straordinario avvenne fra loro
Fu così che li trovò Alan, rimase ammutolito, Rebecca stava per urlare ma lui la zittì, avrebbe potuto spaventare il cavallo con chissà quali conseguenze. Giunsero anche gli altri uomini del ranch e rimasero incantati ad ammirare la scena. Alan si avvicinò piano piano, lo stallone ebbe uno scarto.
- Buono, buono! – diceva Timoty accarezzandolo e l’animale di fermò
Alan, cautamente, porse le stampelle al figlio e lo fece uscire dal recinto.
- Ma lo sai cosa hai rischiato? – disse rimproverando il ragazzo mentre Rebecca gli correva incontro abbracciandolo.
- Quel ragazzo ci sa fare coi cavalli! – disse il capo mandriano – nessuno fin’ora era riuscito ad avvicinarsi e a toccarlo diventerà un bravo cow boy. – ma si pentì subito vedendolo sorreggersi con le stampelle.
Il ritorno a casa fu silenzioso
- Non mi porterai più al ranch, vero papà?
Alan non rispose.
- Papà ti prego!
- Ti porterò ancora solo se mi prometti che non ti avvicinerai più al recinto.
- Promesso! – pur di tornare a vederlo avrebbe fatto anche questo sacrificio.

Jason Colbert era al telefono quando Alan entrò nell’ufficio
- Buone notizie Alan, Sai quei bracconieri che abbiamo arrestato grazie alla tua segnalazione?

Alan annuì
- Bene erano ricercati in ben tre Stati con una cospicua taglia sulla loro testa. Ecco! – disse mostrando un assegno – questo è quello che ti spetta.
Alan prese l’assegno e impallidì quando lesse l’importo e si sedette di colpo senza parole. L’amico Jason lo guardava soddisfatto con la sua inseparabile pipa in bocca.

La notizia era una di quelle da festeggiare alla grande, Rebecca aveva già preso l’appuntamento con il General Hospital di Boise per l’intervento definitivo su Timoty. Ma prima di entrare in ospedale il ragazzo chiese di rivedere lo stallone.

Era là nel recinto con il muso percuoteva la palizzata, nervoso, si muoveva in continuazione e guardava lontano, oltre la pianura. Timoty si avvicinò sapeva di disobbedire ma era troppo importante quello che stava per fare. Nessuno, in quel momento, faceva caso al ragazzo, tutti occupati nelle faccende quotidiane.
Si avvicinò al cancello del recinto e appoggiate le stampelle lo spalancò. Lo stallone scosse la criniera, all’inizio indeciso sul da farsi, poi rapido imboccò l’uscita, una cavalla lo seguì mentre gli altri rimasero indifferenti. Timoty alzò il braccio in segno di saluto mentre il cavallo galoppava velocissimo e libero attraverso la prateria .

^^^^^^

Dalla cima dell’Hells Canyon, un puledro e una cavalla cercano tra i cespugli le foglie più tenere, mentre uno stallone, splendido figlio del vento, osserva le vorticose rapide del fiume.





Edited by - luisa camponesco on 30/03/2005 18:33:46

   
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