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 Uno sguardo sul ponte
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luisa camponesco
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Inserito - 20/03/2006 :  07:56:54  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Uno sguardo sul ponte

Il vento del mattino si insinuava fra le fronde del vecchio albero, nessuno sapeva quanti anni avesse, ma dovevano essere davvero molti.
Sulla sponda del fiume, aveva veduto giorni nascere, tramonti e gente, con abiti di foggia diversa, si era seduta all’ombra delle sue foglie.
Uno scricchiolio e mosse i suoi rami verso il ponte.
- Ciao vecchio mio ti sei destato?
- Non ho riposato molto stanotte, il figlio del mugnaio ha camminato in continuazione e sai bene le mie assi non sono più quelle di una volta.
- Il figlio del mugnaio hai detto?
- Proprio lui!
- Il suo bisnonno ha disegnato un cuore trafitto con le iniziali, proprio sulla mia corteccia. Ne porto ancora i segni. Sai cosa lo agitava tanto?
- Ehh si! La fidanzata lo ha lasciato!
- Proprio com’è accaduto al suo bisnonno tanto tempo fa- commentò l’albero.
- Ne sono passati di anni vero? Quante ne abbiamo viste! – riprese il ponte
- Non dirlo a me! Io sono il più vecchio, ricordo bene quando ti hanno costruito.
Scosse le fronde per richiamare i ricordi
- Era l’inizio della primavera, avevo gemme tenere sui miei rami, ero un giovane alberello – mentre discorreva alcune gocce di rugiada caddero sull’erba.
- Se la memoria non inganna si chiamava Geremia Forbes il falegname del villaggio- suggerì il ponte.
- Dici bene vecchio ponte era proprio Geremia Forbes. Adesso rammento come se fosse ieri, venne al fiume a controllare la distanza da una riva all’altra poi chiamò mastro Samuele, quello che ferrava i cavalli e discussero per un intero pomeriggio, poi il giorno seguente tornarono con le assi ben levigate ed incominciarono il lavoro. Se devo dire la verità all’inizio non eri proprio così bello.
- Però ero funzionale - rispose il ponte con un gemito – sono stato completato e abbellito poco dopo. Ricordi la moglie del mugnaio? Aveva messo persino dei vasi di gerani come ornamento.
- Si, si, il marito poi li ha rotti tutti, dopo aver litigato con lei. – ribadì l’alberò
- È vero ma in fondo mi davano anche fastidio con tutta quell’acqua per annaffiarli.
L’albero rise sommessamente
- C’è stata poi la volta del figlio del pastore che aveva scavalcato il parapetto per fare un tuffo ed era rimasto impigliato con le braghe in uno dei tuoi chiodi.
- Ah si e come potrei dimenticarlo! Le sue urla avevano richiamato tutto il paese, credevo di non farcela a sorreggerli tutti. E poi… quante bastonate si era preso dal padre.
L’acqua scorreva sotto il ponte lambendo le radici del vecchio albero, sempre uguale e sempre diversa indifferente alle vicende narrate impegnata solo nella sua corsa verso la valle.
- Però ci sono anche altri avvenimenti, molto più interessati. – proseguì il ponte
- Ad esempio? – fece eco l’albero
- Il giovane Mattheus dichiarò il suo amore alla bella Charity in una sera d’estate. C’erano le stelle e una luna incantevole, li vidi scambiarsi il primo bacio. Ero commosso.
- Già e le conseguenze di quel bacio le ho pagate io. Quando i loro figli hanno voluto fare l’altalena sui miei rami. Per poco non si spezzavano.
- Non fare il brontolone albero, ti piaceva quando i bambini giocavano sotto i tuoi rami, ammettilo!
L’albero mosse i rami per sistemare le foglie e prendere così tempo. Non voleva dare soddisfazione all’amico ponte, almeno non subito.
- Già, dici bene tu, i bambini crescono diventano uomini e poi nascono altri bambini.
- E noi, caro vecchio albero ne abbiamo visti tanti nascere e crescere. Quante storie potremmo raccontare!
Il vento scosse le fronde, una trota nuotò a pelo d’acqua e la campana delle chiesetta suonò i rintocchi. Quei rintocchi fecero loro ricordare un ben triste evento, risalente a molti anni prima.
Una mattina d’estate, il piccolo Timoty Berger figlio del maniscalco, sfuggito al controllo della madre si mise a ricorrere farfalle e così si allontanò da casa. In poco tempo, sulle sue gambette malferme si trovò sul ponte. Incominciò a saltellare, poi scese sull’argine, proprio sotto l’albero, in tasca aveva una barchetta di legno, regalo del nonno, la mise in acqua e soffiò per imitare in vento.
La barchetta si allontanò dalla riva, il piccolo entrò nell’acqua per prenderla ma la corrente lo trascinò via. Lo trovarono tre giorni dopo, la madre, per mesi, si recò sul ponte per gridare il suo dolore.
Fu ancora il ponte a rompere il pesante silenzio che era calato fra loro.
- Come non ricordare il matrimonio di Berta con quel ragazzo di città, sai quello che è diventato professore.
- Ahahaha – rise l’albero – ti avevano addobbato di fiori multicolori, sembravi una signorina al primo appuntamento.
- Non scherzare, il corteo mi è passato proprio sopra, quante assi mi hanno incrinato.
- Si ma poi il falegname ti ha risistemato, eri anche più bello di prima.
- Fa tutto facile tu, nessuno cammina su te!
- Sei in errore amico mio, guarda un po’! – scostò le fonde per mostrare un piccola piattaforma in legno. – Bhe qui hanno costruito una casetta, adesso il tetto è andato distrutto, ma è stato il rifugio di quella banda di monelli, che anno era? Forse il’55 o il ’56, sta di fatto che tutti i pomeriggi facevano convegni segreti per inventare nuove marachelle.
- Ora quei però birboni . – continuò il ponte – Sono diventati fior di ingegneri, avvocati, dirigenti d’azienda….
- Ma se ne sono andati, hanno lasciato il paese, come tutti i giovani. Però hai notato da un po’ di tempo in qua sta arrivando gente nuova. – l’albero con un ramo indicò una serie di nuove costruzioni sui pendii della collina
- Si l’ho notato, e anche le loro grosse automobili che mi sconquassano tutto. E poi sono dei bei maleducati buttano tutto dal finestrino, carta, mozziconi di sigarette per non dire altro.
- Come ti capisco, i loro ragazzini mi tolgono la corteccia un po’ alla volta. La gente non è più quella di una volta – sospirò l’albero
- Verissimo, un tempo le donne portavano le gonne lunghe fino alle caviglie ora invece….
- Una cosa è rimasta la stessa – proseguì l’albero – sotto le mie fronde le coppiette si scambiano ancora effusioni….
- Meno male almeno qualcosa è rimasto come prima – il ponte sospirò.
Il sole era tramontato la natura si preparava al riposo, le lucciole si erano accese e i grilli intonavano la loro serenata, tutto pareva tranquillo.
Un rumore assordante di motori ruppe l’incanto, passarono sul ponte velocemente lasciando una scia di gas di scarico che ammorbò l’aria.
- Che accade? – gracchiò il ponte
- Lo sapremo domani – rispose l’albero – ma temo non sia nulla di buono.
Il sole non era ancora sorto che una squadra di uomini con strane attrezzature incominciò a fare misurazioni da tutte le parti.
Parlavano fitto fitto fra loro e nonostante l’albero tendesse i suoi rami gli giunsero solo alcune frasi smozzicate
- “il progetto prevede …” “sostegno in ferro…” “cemento armato…” “l’albero….”

Quando se ne furono andati l’albero, impaziente, interrogò l’amico ponte.
- Sai chi fossero? E cosa volevano?
- Chi fossero non lo so, ma li ho sentiti parlare di una nuova strada asfaltata e di un ponte in cemento. Sai il villaggio è diventato meta turistica e vogliono le comodità. Dicono che si tratta di progresso.
- Progresso? E dove lo costruiscono il nuovo ponte?
- Amico mio proprio dove mi trovo ora io.
L’albero rimase interdetto a quella rivelazione, l’idea di non veder il vecchio amico lo scuoteva fin nelle radici.
- Avrai capito male, vedrai che non sarà così! – ma lo disse più per convincere se stesso.
Trascorsero alcuni giorni, l’albero e il ponte non si parlarono presi, ciascuno dalle proprie preoccupazioni fino al giorno in cui una bella macchina, grigio metallizzata, si fermò proprio in prossimità del ponte. Scese un ragazzino vispo e allegro che corse subito verso il fiume.
- Papà! È proprio qui che sei nato?
L’ uomo aprì le braccia per respirare a pieni polmoni.
- Si Robert! La mia infanzia è stata il periodo più bello della vita. Quanti giochi abbiamo fatto, pensa su questo vecchio albero abbiamo costruito una casetta e tutti i pomeriggi, insieme a zio Tom e a zio Walter ci rifugiavamo e ne abbiamo combinate di tutti i colori.
- Papà dici davvero?
- Ohh si! Una volta abbiamo attaccato dei barattoli di latta alla coda di un asino e quello spaventato si era messo correre per tutto il paese facendo un baccano infernale.
Il ricordo fece sorridere l’uomo.
- Chissà se c’è ancora?
- Cosa papà?
- La casetta!
Si avvicinò all’albero e l’albero scostò le fronde.
- Incredibile è rimasta la piattaforma! Peccato che verrà abbattuto, e anche il ponte sarà demolito!
- Perché papà?
- I tempi sono cambiati, costruiremo alberghi e nuove case, verranno turisti e allora è necessario costruire un ponte più robusto e per allargare la strada l’albero dovrà essere tagliato.
- Ho capito – rispose il bambino serio serio – quando i tempi cambiano si tagliano gli alberi.
Colpito dalla risposta del figlio, il padre si appoggiò alla pianta e allora si accorse del piccolo cuore intagliato sulla corteccia. Sembrava fosse stato fatto il giorno precedente tanto era in evidenza. Allora batté il palmo della mano sul tronco.
- Andiamo Robert ho qualcosa da fare.
Risalì col figlio velocemente in macchina.

- Lo hai riconosciuto? – chiese il ponte
- Certamente ! – rispose l’albero

Qualche giorno dopo ci fu un certo movimento fra i rami dell’albero.
- Siamo sicuri che tiene?
- Se non tiene finiamo di sotto – Walter scoppiò in una risata.
- Mostra il progetto! – esclamò Tom
Walter prese il rotolo e lo stese mostrandolo a tutti.
- Ascoltate ragazzi! Facendo una deviazione verso nord proprio in questo punto, allungheremo di un chilometro il percorso, ci costerà qualche migliaio di dollari in più, in cambio offriremo ai turisti un panorama davvero eccezionale, la cascatella i pascoli alti e il bosco di conifere.
- Allora mettiamoci all’opera prima che arrivino le ruspe - intervenne il padre di Robert - A proposito cosa ne dite di rimettere in sesto anche questa casetta sull’albero? Noi ora ci stiamo un po’ stretti ma per i nostri figli sarebbe perfetta.
Gli amici di un tempo si scambiarono segnali convenzionali e strizzate d’occhio, mentre le fronde del vecchio albero fremevano felici.

Seduto ai piedi della grande pianta, un bimbo attendeva paziente volgendo, incantato, uno sguardo sul ponte.


Luisa Camponesco

Edited by - luisa camponesco on 20/03/2006 11:44:13

   
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