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luisa camponesco
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Inserito - 06/09/2003 :  20:45:36  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

L'uomo era immobile sulla sponda del grande fiume, la lancia in mano pronta a colpire, Max poco lontano osservava. Lui con la sua canna da pesca non aveva preso nulla dopo ore di attesa. Sconsolato pensava di tornare al campo e aprire una scatoletta, aveva promesso pesce fresco per cena , pazienza non era giornata. All'improvviso l'indigeno cominciò a muoversi lentamente poi la sua lancia saettò sotto il pelo dell'acqua, la ritirò con un enorme pesce.
Max provò una punta di invidia ma quello era un uomo della foresta, sapeva come vivere. Con sua sorpresa l'indigeno si diresse verso di lui con la sua bella preda arpionata e gliela gettò, poi se ne andò senza voltarsi, in silenzio. Max non sapeva come interpretare quel gesto se non come una forma di gentilezza verso uno sfortunato uomo bianco, ma quel pesce era un regalo , al campo avrebbero fatto festa quella sera.
La spedizione era partita due settimane prima ed erano nella foresta da dieci giorni, lo scopo era studiare alcuni petroglifi lungo le rive del Madre de Dios segnalati un'anno prima da archeologi italiani. Il sogno di Max era trovare Vilcabamba, l'ultima città degli incas , sperava di diventare un nuovo Carter e fare la scoperta del secolo, ma per il momento si accontentava di quel pesce.
Il campo era situato ad un paio di chilometri , composto da sei tende e da dieci persone compresi i portatori e la guida indigena .
Quella sera dopo cena ognuno si ritirò nella propria tenda , quando il miagolio poco rassicurante di un giaguaro mise tutti in allarme. Max e Robert nella loro tenda presero il fucile
- e le munizioni dove sono? - chiese Robert
- nell'altra tenda - ripose Max - bei cacciatori saremmo!
Il giaguaro fece il suo giretto per il campo poi se ne andò.
Il giorno seguente, dopo aver smontato tutto ripresero il cammnino.
- ho l'impressione di essere osservato - Max si guardò attorno
- da quasi venti minuti - rispose Bill l'antropologo - ci seguono
- ci attaccheranno?
- non per il momento, ma se fai una starnuto sei un uomo morto
- Cosa? - esclamò Max
- il raffreddore per questa gente è letale non hanno i nostri anticorpi.
Max rabbrividì al pensiero mentre un gruppo di scimmie urlatrici protestavano per l'intrusione. Arrivarono al monolite scoperto dagli italiani.
- però sono stati bravi - disse Max ammirando il lavoro di recupero
-cercheremo anche noi di fare del nostro meglio- rispose Robert
Ma da lì in poi si poteva proseguire solo a colpi di machete. La foresta era sempre più fitta e la cautela d'obbligo. Attreversarono una palude , quello era il regno dell'anaconda e di molti altri rettili velenosissimi, per non parlare degli sciami di moscerini. Jenny lanciò un urlo e corse fuori dall'acqua ,si guardò il polpaccio.
- sono stata punta da qualcosa
- tranquilla è solo un pezzo di legno - la rassicurò Gary. Nel pomeriggio rimontarono le tende, quello sarebbe stato il campo base e finalmente un pò di riposo.
Il giorno seguente incominciò l'esplorazione , ogni pietra veniva esaminata, catalogata e fotografata, Katy, l'esperta in incisioni rupestri annotava ogni cosa, anche Max si mise all'opera, con il suo equipaggiamento si diresse verso nord. Camminò per parecchio tempo accompagnato da un portatore, quando all'improvviso il terreno cedette e precipitò verso il basso.
Atterrò bruscamente, si rialzò indolenzito massaggiandosi le gambe, poi presa la torcia esaminò il luogo della caduta, pareva l'interno di un pozzo, con pareti di pietra irregolare ma perfettamente incastrate, ricordavano un pò Sacsahuaman. Il cuore accelerò i battiti, chiamò il portatore, ma nessuno rispose. La cosa più ovvia era tentare la risalita e chiamare gli altri, ma non lo fece, qualcosa lo trattenne e continuò la sua esplorazione. Nella parete scorse un'apertura in basso, come un cunicolo, si mise carponi e illuminò lo stretto corridoio. Alla luce della pila un esercito di ragni fuggì da tutte le parti. Max vincendo , con notevole sforzo ,la sua claustrofobia, si infilò nel tunnel. Strisciò fino a quando si trovò in un luogo molto più largo, si coprì il naso e la bocca con un fazzoletto e si alzò. L'ambiente era circolare ,nelle pareti erano scavate una serie di nicchie in successione situate a circa un metro dal suolo ed ognuna conteneva un fardo funerario, infine tre corpi mumificati, in posizione fetale, posti dinnanzi ad un'altra apertura, più alta e più larga . La presenza delle mummie lo sorprese parecchio, infatti solo nelle zone desertiche ne aveva viste di simili , si rese conto che nessun uomo bianco aveva mai visto una cosa simile . Oltrepassò il secondo varco e si guardò attorno.
Era una vastissima caverna, molto alta tanto che la torcia non riusciva ad illuminare il soffitto, nel centro l'Intiuatana come a Machu Picchu , tutt'intorno ceste colme di vasellame, tumi, pettorali, monili tutti in oro massiccio e ancora preziosi tessuti e fionde, fece luce sulle pareti.
Su quelle pareti era scritta la storia di un popolo in fuga e di quel tempio , protetto dal dio giaguaro.
Il sogno di Max si era realizzato . aveva fatto una grande scoperta . La notizia del ritrovamento sarebbe rimbalzata in tutto il mondo, i musei si sarebbero contesi i pezzi più belli, sarebbe diventato famoso, come Carter, come Bingham, già si immaginava sulle prime pagine dei giornali, le interviste televisive.......Continuava a fantasticare e non si accorse che la caverna si era illuminata, avvertì delle presenze, si voltò e quello che vide lo fece sbiancare . Davanti a lui una moltitudine di guerrieri e non erano fantasmi, con fiaccole , lunghe cerbottane e micidiali frecce al curaro, stavano per portarle alla bocca, se lo avessere colpito non avrebbe avuto tempo neppure per una preghiera. Poi un richiamo, abbassarono le cerbottane, un uomo avanzò, lo sciamano, quando gli fu vicino riconobbe l'uomo del fiume colui che gli aveva regalato il pesce, capì di aver violato un luogo sacro. Quando incontrò lo sguardo dell'indigeno , lesse nei suoi occhi quel dolore profondo e sordo di chi ha perduto le proprie radici ed è pronto a tutto pur di proteggere ciò che ne è rimasto. Seppe cosa fare, si percosse il petto con una mano, lo sciamano fece un cenno e gli indios incominciarono a battere il terreno con un piede producendo un suono ritmico amplificato dalla volta della grotta, poi scoprì il torace di Max e presa una ciotola contenente un liquido scuro incominciò a tatuargli il petto. La cerimonia continuò, gli indios danzavano intorno a Max mimando scene di guerra, dopo lo condussero , attraverso un nuovo passaggio, fuori dal tempio, nel cuore della foresta . Camminava a fianco dello sciamano, percepiva sensazioni nuove, quando si girò per vedere l'ingresso del tempio , questo era scomparso, come non fosse mai esistito, così doveva essere, apparteneva alla foresta e alla sua gente.
Camminò a lungo prima di giungere al campo. Quando i compagni lo videro gli corsero incontro allarmati dalla sua assenza.
- Max per l'amor di Dio cosa è successo?
- credo di essermi perso- rispose
Bill l'antropologo notò il tatuaggio
- sai cosa significa questo?
- sinceramente no
- significa che sei stato adottato da uno sciamano, credo tu ci debba delle spegazioni.
Max non aveva voglia di parlare per il momento, doveva riflettere, raccogliere le idee, era stato prescelto fin dall'inizio. Aveva perduto un tesoro ma forse ne aveva trovato un'altro, aveva trovato la parte migliore di sè stesso. Sorrise pensando ai mancati guadagni e alla fama, una grossa migale stava passeggiando sui suoi pantaloni, un tempo avrebbe urlato, ora la prese delicatamente con le mani e la pose a terra. Riuscì ad udire i passi felpati degli indios che si allontanavano, era in armonia con la natura, guardava i suoi compagni, avevano diritto ad una spiegazione e lui gliela avrebbe data, avrebbe detto la verità, quasi tutta la verità ma al momento giusto, ora aveva del lavoro da fare, c'erano dei petroglifi da decifrare.

Edited by - luisa camponesco on 30/09/2005 12:45:54

   
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