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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Il signore degli anelli (rivisitato)
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Roberto Mahlab
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Inserito - 19/08/2021 :  17:08:14  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
"Scusa, devo riattaccare, ho un'emergenza", la mia segretaria sospese la telefonata con il nostro fornitore all'altro capo del mondo mentre io non smettevo di pulirle la scrivania e portavo via la tazzina vuota del thè che le avevo versato poco prima. "Quale è l'emergenza che ti fa rallentare la circolazione delle merci sul pianeta Terra?", le chiesi mentre grattavo via un alone provocato dall'umidità su una finestra dell'ufficio. "Tu", ribatté lei con un sospiro. "Senti, siediti un attimo, devo dirti qualcosa". Io impallidii e mi sedetti, sentivo i battiti del cuore velocizzarsi e il sudore freddo iniziò a colarmi da tutto il corpo.

"Non puoi continuare così", riprese, "tutto il giorno a fare i mestieri in ufficio e mi rendi esasperata quando continui a spolverarmi la scrivania, devi farti una vita, devi riempire il tempo, devi trovare degli amici e delle amiche, devi uscire", ecco, aveva detto quello che speravo non dicesse mai. "Ma io mi sento sicuro qui a fare sempre gli stessi gesti, non vorrai che io vada là fuori, da solo!" e nascosi con le braccia i miei occhi che guardavano terrorizzati oltre i vetri della finestra.

Lei sospirò e mi mostrò un sito internet, era un corso di laser cutter tenuto nel laboratorio che già avevo frequentato in passato, "oggi pomeriggio ci vai, c'è un corso di stampa e taglio su plexiglas che ci serve per il lavoro e così incontrerai gente e farai cose, insomma, quello che fanno tutti", continuò decisa.
"E chi ti svuoterà i cestini della carta?", esclamai quasi senza lasciarle finire la frase.

"Non c'è carta nei cestini, li stai svuotando da vuoti, con le email che non stampiamo più non buttiamo più la carta!", rispose. "Ah, il progresso è andato avanti senza dirmelo", replicai con sincera perplessità.

"Ok, guarda, ti stampo l'indirizzo e dopo pranzo tu ci vai", e compresi che era un ordine.

Per fortuna non c'erano altri ospiti al corso e così rinfrancato proposi all'amico esperto insegnante di stampare un trenino e poi una astronave. Lui m guardò per un attimo e poi si volse verso due ragazze sedute vicino al bancone degli attrezzi e disse :"non credo che le signore siano d'accordo". E, prima che potessi reagire, le due ragazze chiesero all'unisono di stampare degli anelli. E figurarsi se il nostro insegnante non accettò la loro irrazionale proposta scartando la mia ragionevole.

La prima fase dell'esperimento consisteva nel misurare con un calibro il diametro del dito anulare delle vittime e l'insegnante misurò prima quelli delle ragazze e dopo il mio e giunse alla conclusione che tutti e tre avevano il diametro di 16 millimetri. Io osservavo il mio dito e i loro e scuotevo la testa, ma le ragazze parevano pervase da una gioia irrefrenabile e i miei dubbi non trovarono approdo. E la laser cutter tagliò i primi tre anelli. Le ragazze si infilarono il loro e poi mi chiamarono da sotto il bancone dove mi ero rifugiato, "vieni, lo devi mettere anche tu" e lo spinsero nel mio dito bruciandone per attrito la pelle esterna e poi batterono le mani felici.

"Mazal tov!", si spalancarono tutte le porte del laboratorio e un centinaio di persone al seguito del rabbino si misero a ballare, a battermi le pacche sulle spalle, ad offrirmi sigari, a versare champagne e a cantare :"uuuuuuu... mazal tov ve siman tov!" e a congiungersi in un cerchio indiavolato di hora.

"Ok, senti", mi rivolsi all'insegnante che osservava compiaciuto, "non esce, è troppo stretto, non era la mia misura, mi stringe" e gli mostravo come fosse impossibile sfilarlo. "Vuoi già divorziare?", ribatté lui e le ragazze si rabbuiarono e la banda danzante si arrestò e scomparve.

"Non è la prima volta che sbagliamo misure e abbiamo qui quello che ci vuole per risolvere il problema" ed estrasse da un cassetto del bancone un paio di grosse cesoie. Mi andò di traverso la saliva e mormorai :"e come si fa, tengo fermo il dito e chiudo gli occhi e tu tagli l'anello?".

"Ma nemmeno per sogno", ribatté, "non siamo assicurati contro i danni al tuo dito o in generale a tutto quello che combini tu di solito, lo devi fare da solo" e mi piantò lì e riprese a spiegare i segreti dei macchinari alle due ragazze.

E io avvicinai le cesoie all'anello e diedi un paio di colpi precisi e con sollievo riuscii a sfilarlo.

"Perfetto, adesso prova questo, abbiamo usato una misura più grande di due millimetri", le due ragazze mi erano di nuovo addosso e io mi ritrovai di nuovo con un anello al dito, stavolta era largo giusto e dalle porte del laboratorio riapparirono il rabbino e gli altri che ripresero a dirmi mazal tov e a versare champagne e a ballare la hora, trascinando in mezzo le ragazze e l'insegnante.

Non si accorsero che avevo preso la via dell'uscita e di corsa arrivai alla fermata dell'autobus e ci salii ansimando e mi sedetti per recuperare il fiato. "No, senti, ma..." un signore era seduto al posto vicino al mio e tentava di spiegare qualcosa al cellulare, poi lo spense e mi guardò mostrandomi l'anello che aveva al dito e scuotendo la testa. E io gli mostrai quello di plastica che avevo al mio e gli lanciai uno sguardo di comprensione.

La mattina dopo la mia segretaria mi ritrovò sotto la scrivania, tremavo ed emettevo frasi senza senso in evidente stato di confusione :"anello... dito... cesoie... mazal tov... due ragazze... voglio tornare a svuotare i cestini", piagnucolai infine.
E così tutto riprese il corso normale e ripresi a spolverare le scrivanie e a svuotare i cestini vuoti senza che la mia segretaria, turbata da quanto era accaduto, mettesse più in discussione la mia vita di certezze.

Insomma, tutto è bene quello che finisce bene. Mazal tov!

Roberto Mahlab - I racconti dell'ufficio


   
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