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 Tassista di notte
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Renato Attolini
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Inserito - 12/05/2010 :  19:47:40  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Renato Attolini Invia un Messaggio Privato a Renato Attolini
Appoggiato alla portiera del mio taxi aspiro voluttuosamente il fumo dell’ennesima sigaretta facendo attenzione che non penetri nell’abitacolo della vettura: a troppi clienti darebbe fastidio e non posso dar loro torto. La notte è appena cominciata, l’aria è tiepida e fuori si sta proprio bene.
Mi sento rilassato, in pace con me stesso e, come tante volte mi capita di riannodare il filo della mia vita e di andare con la mente indietro nel tempo, quando decisi d’intraprendere questa professione. Raggiunto finalmente l’agognato traguardo della pensione, non mi vedevo per nulla con le mani in mano tutto il giorno a gettare il mangime ai piccioni al parco oppure ad osservare i lavori nei cantieri tanto meno a giocare a carte nei circoli ricreativi. Per cui decisi di prendermi la licenza e di avere una nuova occupazione, per me inedita: tassista, anzi “taxi driver” come mi autodefinisco ricordandomi del mio grande mito Robert De Niro, prevalentemente notturno.
Devo dire che molto difficilmente mi annoio; quando cadono le tenebre viene alla ribalta un mondo assolutamente diverso da quello delle ore precedenti, si vive in un’altra dimensione e come tanti vampiri escono allo scoperto individui che di giorno riposano o si mimetizzano in modo anonimo.
Molti anni fa Renzo Arbore aveva ideato una trasmissione televisiva che aveva raccolto un certo successo tal titolo appunto “Quelli della notte” che a me viene sempre in mente quando lavoro. A dire il vero non tutti quelli che incontro sono simpatici come i protagonisti di quello show, ma di sicuro sono strani, bizzarri e a volte inquietanti.
La mia clientela è assai variegata, spazia dagli uomini d’affari americani che ti lasciano 50 dollari di mancia dopo che hanno trascorso la nottata in un night club alla colf straniera che è andata in una discoteca frequentata solo da gente del suo paese e conta gli spiccioli per pagare la corsa. Solitamente quando vedo questo tipo di persone in difficoltà, lascio perdere e pratico uno sconto.
Episodi, aneddoti da ricordare? Tanti, ma in particolare mi ricordo di quella coppia uscita da un locale notturno, belli, elegantissimi ma entrambi abbastanza alticci. Litigavano furiosamente rinfacciandosi reciprocamente di aver civettato con altri frequentatori del posto. Gli insulti che si lanciavano avrebbero fatto arrossire dalla vergogna l’ultimo dei scaricatori del porto di Marsiglia, con tutto il rispetto per questi lavoratori, e io mi sentivo decisamente in imbarazzo. Ad un certo punto cominciarono a volare pugni e schiaffi e mi sentii in dovere d’intervenire, cercando di placare gli animi. Si calmarono solo un attimo per urlarmi all’unisono di continuare a guidare e di pensare ai fatti miei. L’espressione usata era leggermente diversa, ma il concetto sostanzialmente era quello.
In quel mentre incrociai un’auto dei carabinieri e azionai un paio di volte gli abbaglianti. Era un segnale convenuto e concordato, se qualcosa non stava andando nel verso giusto. Così i militari mi si affiancarono, li fecero scendere e poiché costoro continuavano a sbraitare e anzi si rivoltarono anche contro di loro, li portarono in caserma, senza che ovviamente mi fosse pagato il trasporto.
Una notte incontrai una persona che non ho mai più dimenticato. Mi trovavo in una zona frequentata da molte prostitute e una di queste mi fece segno con la mano di fermarmi. Salita a bordo mi diede l’indirizzo di casa sua. Durante il tragitto, chiacchierammo un po’ e mi disse che la nottata era stata assai poco fruttuosa e anzi a tal proposito mi chiese se poteva pagarmi “in natura”. La guardai nello specchietto: era tutt’altro che brutta, anzi bella, giovane e di carnagione molto scura. Non fu per attrazione che accettai quanto perché quella sera mi sentivo un po’ solo e bisognoso di compagnia. Arrivati a destinazione, scese velocemente aprì un cancello che richiuse immediatamente e mi salutò con un gesto. Sorpreso, le chiesi il mio “corrispettivo”. Lei ridendo mi disse: “Aldra volda, altra volda” e scomparve. Le urlai un insulto, ma sinceramente ero più divertito che arrabbiato.
Da quella sera mi capitò spesso di accompagnarla, anzi andavo io a prenderla e sempre quando, per gioco, le chiedevo di stare con me, lei invariabilmente rispondeva: “Aldra volda, aldra volda” che diventò il suo soprannome anche fra le sue “colleghe”.
Non le feci mai pagare nulla, diventammo quasi amici, come nel film di De Niro anche lì c’era una giovane prostituta interpretata da Jodie Foster.
Una notte non la trovai, pensai stesse “lavorando” ma quando chiesi sue notizie alle altre nessuna mi rispose tranne una che mi fissò mimando un taglio netto alla gola. Il giorno dopo lessi la notizia della sua uccisione per motivi ancora da chiarire. Forse un cliente, forse…chi lo sa? Sta di fatto che quando passo dalle sue parti mi pervade un senso di profonda tristezza.
Quando comincia ad albeggiare faccio ritorno a casa, passo dal mio bar che alza la saracinesca prestissimo, bevo il mio caffè quasi sempre offerto dal gestore, scambio con lui qualche parola e rientro nel mio appartamentino in affitto. Accendo la televisione e quasi subito mi addormento non prima di aver pensato all’esistenza che conduco. Sono sempre in giro per la città, vedo gente di tutti i colori; la notte pullula di un’umanità sovente strana, non codificata, ma forse per questo viva, sincera nel bene e nel male. Sono solo, essenzialmente, perciò concludo che tutto sommato non è una gran vita, ma a me piace. E non è poco.

   
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