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Renato Attolini
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Inserito - 16/09/2006 :  21:41:29  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Renato Attolini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Renato Attolini
La prima volta che ebbi tue notizie fu esattamente trent’anni fa, quando per una ricerca mi occorreva la tua biografia che m’inviasti tramite “L’Europeo” quotidiano per il quale lavoravi. Allora non mi accorsi, oggi scopro che festeggiavamo il compleanno lo stesso giorno. Un altro motivo per sentirti più vicina. In quell’anno venivi consacrata ai fasti internazionali grazie a “Lettera ad un bambino mai nato” cui seguì “Un uomo”, tenero ricordo di Alekos Panagulis, l'uomo che più hai amato, imprigionato ed assassinato dal regime dei colonnelli greci. Fa senso pensare che qualche tuo detrattore ti ha dato della “fascista”, ignorando volutamente questo tristissimo e fondamentale episodio della tua vita. Arrivarono altri successi editoriali, ma è soprattutto dopo l’attacco alle “Twin Towers” che il tuo nome è diventato di dominio internazionale, grazie alle tue sacrosante requisitorie contro il fondamentalismo islamico e l’accorato allarme per il pericolo di una sottomissione dell’occidente nei confronti del mondo arabo. Il termine “Eurabia” da te genialmente coniato rende l’idea più d’ogni altro concetto. Come me, in moltissimi hanno sottoscritto le tue tesi e in te si sono identificati, ma altrettanti ti hanno dato addosso con una violenza pari solo a quella delle pallottole che hai schivato in tanti reportage. Oltre ad essere oltraggiata pubblicamente nei cortei e tramite saccenti voci d’uomini politici a te avversi hai dovuto subire lo scherno di personaggi dello spettacolo (indecoroso) che dimenandosi sul palcoscenico come se fossero stati morsi da una tarantola o da un insopportabile mal di pancia, cantavano (si fa per dire) alludendo a te: “La giornalista che ama la guerra, perché gli ricorda di quando era giovane e bella” o mostrandosi con l’elmetto in testa in squallidi e deprimenti tentativi di sembrare comici e brillanti, scherzavano addirittura sulla malattia che ti stava divorando. Oggi leggendo di te sul giornale che più ti apprezzava sono venuto a sapere che eri un’amante dello champagne e delle ostriche (anche in questo come me) e prima ancora di venirne a conoscenza ti avevo accostato in un paragone un po’ prosaico a quei gustosissimi frutti di mare. Come loro o li adori o non li sopporti, non c’è via di mezzo. E anche tu eri adorata o disprezzata. Hai rischiato la vita mille volte mentre i tuoi nemici sorseggiavano drinks nei salotti radical-chic, ma soprattutto sei stata al servizio della verità, qualunque essa fosse, che facesse piacere o meno. Antonio Gramsci affermava che “la verità è rivoluzionaria.” Possiamo dare a questa frase tutta le interpretazioni che si vuole, ma non c’è niente di più rivoluzionario che dire le cose come stanno senza avere paura di scontentare chicchessia. Sei stata osannata dalla sinistra, quando denunciavi i crimini dei sudvietnamiti alleati degli americani, ma subito dopo sei stata villaneggiata dalla stessa parte quando hai affermato che i vietcong si comportavano in ugual maniera.
Non tutta la destra ti amava, soprattutto quell’estrema a causa delle tue posizioni filo-israeliane.
Nessun schieramento politico è riuscito ad intrappolarti e ad inquadrarti, in considerazione anche della tua avversione, un po’ anarcoide, verso tutti i potenti. In fondo in fondo, un po’ anarchica lo eri se è vero che a costoro ti volevi rivolgere per far saltare in aria la moschea di Colle Val d’Elsa. Scopro che l’unico potente che ammiravi è Papa Benedetto XVI che tu chiamavi “il mio Ratzinger” ed è una coincidenza strabiliante e un po’ sconvolgente che pochi giorni prima che tu te n’andassi, egli abbia denunciato al mondo intero il pericolo che può rappresentare l’Islam, come se avesse voluto in parte, raccogliere un po’ della tua eredità. Certamente ed ovviamente non con i toni ai quali ci avevi abituati tu.
Eri un’atea-cristiana come ti piaceva definirti ed in fondo, forse e sottolineo forse perché nessuno al mondo potrà mai sapere cosa ti frullava nella testa o nell’anima, avevi bisogno di Dio al quale ti rivolgevi, com’è stato riportato, chiedendogli “Perché non esisti?”.
Chissà se potrai entrare in Paradiso o far parte dei “Giusti d’Israele”? Un’esponente di una comunità mussulmana ha cinicamente affermato che adesso avrai “dei grossi problemi con Allah”. Io credo, nel mio piccolo, che se un Dio esiste con Lui avranno dei problemi non grossi, ma grossissimi, coloro che hanno seminato morte e distruzione, che hanno buttato giù dei grattacieli, che hanno sterminato dei poveri bambini innocenti in una scuola, eguagliando in ferocia i nazisti, che giornalmente si fanno esplodere uccidendo ignari avventori di un bar o di una discoteca. Ed anche coloro che in nome di nonsisabenecosa li tengono per mano e gli permettono di compiere le loro nefaste azioni.
Ti ho scritto questa lettera, ben sapendo che con te in vita non l’avrei mai fatto. Non eri un tipo che amava molto i complimenti e, questo si sa, non avevi propriamente un bel carattere. Sandro Pertini diceva che le persone che hanno carattere, hanno per forza di cosa un brutto carattere. Ciò nonostante i tuoi estimatori sono a milioni.
Addio Oriana, sappiamo di certo che qualcuno sta festeggiando la tua dipartita, ma coloro che come me, parafrasando al contrario un noto giornalista televisivo che mentre deturpava un tuo ritratto, affermava che di te “non condivideva neanche la punteggiatura”, beh, dicevo appunto che coloro che come me invece condividevano tutto di te anche i punti e le virgole, da oggi si sentono più soli.
La tua eredità è pesantissima, che ognuno di quelli che credevano in te se ne faccia carico almeno per un pezzettino.


   
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