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 La casa del sole nascente
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Renato Attolini
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Inserito - 16/04/2006 :  16:27:49  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Renato Attolini Invia un Messaggio Privato a Renato Attolini

“There is a house in New Orleans,
They call the Rising Sun
And it's been the ruin of many a poor boy
And God I know I'm one”

Le note della canzone degli “Animals” sparate a tutto volume dal walkman gli rimbombavano nelle orecchie, ma Jeffrey non se ne curò anzi n’era eccitato. Dinoccolò ancora di più la sua andatura, s’aggiustò i rayban scuri, sugli occhi e accentuò ancora di più la masticatura del suo chewingum. Il suo era il classico atteggiamento da “duro” imparato nelle strade e nei ghetti di New Orleans, la sua città, forse la cosa che amava di più nella sua vita se non forse l’unica. Per questo adorava quella canzone, nonostante fosse decisamente indietro con gli anni, risalente alla metà degli anni’60, quando i suoi genitori probabilmente non si conoscevano neanche. Di canzoni nuove n’avevano fatte a milioni, ma a lui non interessavano, soprattutto quelle stupide cantilene che ripetevano ossessivamente la stessa nota e le stesse parole all’infinito. Non riusciva a capire come qualcuno potesse definire musica quell’immondo pattume. Ma gli “Animals” no, erano un’altra cosa! Ogni volta che sentiva quell’accordo di chitarra all’inizio della canzone un brivido lo percorreva da capo a piedi. Spesso si metteva a cantare a squarciagola in mezzo alla strada fra l’indifferenza dei passanti che ormai a New Orleans erano abituati a vedere gente stramba in giro.

“My mother was a tailor
She sewed my new bluejeans
My father was a gamblin' man
Down in New Orleans”

Già, sua madre era proprio una sarta e guarda caso, gli cuciva i suoi blue-jeans. Suo padre invece non era un giocatore d’azzardo, anzi a dire il vero non sapeva neanche che mestiere facesse e se vogliamo proprio dirla tutta non l’aveva mai conosciuto. Ciò che aveva conosciuto realmente erano le lacrime silenziose di sua madre, quando cuciva i vestiti, le sue inutili raccomandazioni quando lui usciva di casa per affrontare la strada, la sua maestra di vita. Ciò che aveva conosciuto era le risse con le bande rivali, i primi furtarelli e poi sempre di più in una “escalation” che lo aveva portato a poco più di vent’anni ad essere uno dei “boss” del quartiere, quel quartiere dove le auto della polizia non osavano entrare e dove regnava incontrastata la legge della giungla. Nonostante fosse temuto e rispettato, non si sentiva felice ma sempre insoddisfatto. C’era qualcosa in lui che non quadrava ma che non lasciava assolutamente trasparire. Forse la sua infanzia infelice, forse i pianti di sua madre, forse…chissà..non lo sapeva neanche lui. Spense il walkman e senza sputare il suo chewingum si mise in bocca una sigaretta ed in quel mentre incrociò una coppia che stonava terribilmente col quadro generale del quartiere. Li squadrò: vestiti “casual” ma di buona marca, macchina fotografica a tracolla e videocamera. Oddio, pensò, due turisti, probabilmente europei, che si sono smarriti. Non sapevano il pericolo che stavano correndo: sarebbe bastato un suo cenno, un suo fischio e una decina di suoi scagnozzi, sbucati dal nulla, si sarebbero gettati su di loro derubandoli di tutto in pochi secondi, come i loro colleghi sudamericani che non per niente vengono chiamati “pirhañitas”, dal nome dei piccolissimi e voracissimi pesci, per la rapidità con la quale ripuliscono le loro vittime. Si sarebbero trovati nello spazio di pochi attimi in mutande e forse neanche in quelle. L’uomo gli s’avvicinò e con modi garbati gli chiese: ”
“Excuse me, sir, where can we take a bus or a taxi?”
“In your bottom!” gli rispose sghignazzando.
“Ehi, …..!” protestò risentito l’uomo.
“**** you and your whore!” E dal tono della sua voce, la coppia capì che era meglio non insistere e defilarsi.
Poteva, se voleva, farli scannare, così per puro divertimento, ma non voleva almeno quel giorno. Si sentiva peggio del solito ed anche insicuro. Gli affari non andavano tanto per il verso giusto, i rivali stavano crescendo di potenza e lui sentiva minacciata la sua leadership. Un giorno una vecchia zingara, senza che lui le avesse chiesto niente, gli prese le mani e gliele scrutò attentamente. Dopo pochi attimi si ritrasse inorridita e fissandolo negli occhi gli sussurrò. “Guardati le spalle, figliolo, guardati le spalle!” dopodichè fuggì via.
Nel frattempo era giunto davanti al tempio del crimine e del peccato: la casa del sole nascente!
“C’è una casa a New Orleans, la chiamano la casa del sole nascente ed è stata la rovina di molti poveri ragazzi e Dio Mio, lo so, io sono uno di quelli!” Le parole della canzone gli riecheggiarono nella mente ancora una volta prima che ne varcasse la soglia. All’interno lo accolse una spessa coltre di fumo che non proveniva solo dalle sigarette e un chiasso insopportabile fatto di voci e musica assordante. Mary, una delle sgualdrine più ricercate del locale, gli venne incontro barcollando e Jeffrey intuì che era fatta o ubriaca o tutte e due le cose insieme. Gli buttò le braccia al collo cercando di baciarlo sulla bocca ma lui si ritrasse disgustato.
“Ehy, Jeffrey non mi ami più?” biascicò la donna.
“Vattene Mary, mi dai la nausea!” e così facendo gli allungò una bustina contenente una polverina bianca. “Tieni e divertiti!” concluse infastidito.
“Jeffrey!” lo chiamò la ragazza con una voce che sembrava improvvisamente lucida e snebbiata completamente. Si costrinse a guardarla, perplesso ed allarmato. Ora lo fissava intensamente e pareva completamente in sé.
“Jeffrey, non è un buon giorno oggi. Guardati le spalle.” E subito dopo si dileguò nella bolgia infernale di quel posto.
Jeffrey deglutì a fatica. La sensazione d’insicurezza che da giorni lo attanagliava riemerse prepotentemente. Uscì velocemente dal locale, fece due passi e si fermò respirando profondamente. Si sentì meglio per un attimo, ma dimenticò gli avvertimenti: non si guardò alle spalle. Uno, due , tre colpi di pistola gli forarono la schiena e cadde in avanti mentre un rivolo di sangue scese dalla sua bocca. Chiuse gli occhi e sorrise amaramente fra se mentre ascoltava per l’ultima volta le parole della sua canzone preferita:

Oh mother tell your children
Not to do what I have done
Spend your lives in sin and misery
In the House of the Rising Sun

Oh, madre dì ai tuoi figli di non fare quello che ho fatto io: passare la vita nel peccato e nella miseria, là nella casa del sole nascente!


   
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