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 Giada e la perla
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Mircalla
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Inserito - 28/01/2005 :  21:23:27  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Mircalla Invia un Messaggio Privato a Mircalla
Giada e la perla
Testo: Antonella
Illustrazioni: Rebecca
C’era una volta un immenso castello deserto e diroccato nel quale viveva in solitudine un bellissimo principe di nome Oscar. Qualche anno addietro il principe si era innamorato di una fanciulla bellissima. In una notte di luna piena la ragazza, che in realtà si era poi rivelata essere una strega malvagia, aveva rubato il cuore del principe, lo aveva mutato in una perla e lo aveva gettato in fondo all’oceano. Fu così che Oscar si ritrovò solo e incapace di provare emozioni. Gli anni si trascinavano lenti uno dopo l’altro, il re e la regina morirono, il castello si spopolò divenne silenzioso, buio e freddo, ma il principe vittima dell’incantesimo rimase giovanissimo, bellissimo, indifferente.

Nel bel mezzo dell’oceano, migliaia di miglia dal reame di Oscar c’era un’isola minuscola e sull’isola, in una modesta capanna di legno, viveva un’anziana donna insieme a sua nipote Giada. Un giorno la ragazza passeggiava in riva all’oceano, a piedi nudi e ogni tanto si chinava a raccogliere piccoli tesori che l’oceano aveva adagiato sul bagnasciuga. Quel giorno Giada trovò la perla, il cuore di Oscar, adagiato sul fondo di una pozza che l’oceano si era lasciata dietro, la ragazza la raccolse. La perla era così calda e brillante che Giada non riusciva a staccare lo sguardo da quella strana piccola sfera adagiata nel palmo della sua mano.

Quella stessa notte Giada sognò di una terra sconosciuta, di un castello diroccato, di un salone immenso, buio e freddo, di un giovane bellissimo dallo sguardo vuoto. Si svegliò agitata, il cuore gonfio di dolore, un fiume di lacrime le sgorgò dagli occhi e più piangeva più la disperazione cresceva. I giorni passarono ma Giada stava sempre peggio, aveva smesso di mangiare, di sorridere, passava le giornate piangendo e di notte sognava la stanza buia e gli occhi vuoti del principe. Sua nonna preoccupata, decise di andare a chiedere consiglio alla fata della foresta.
“Giada è prigioniera di un sortilegio antico” fu il responso della fata, “la perla che ha trovato sulla spiaggia, è il cuore di un principe, deve restituirlo. Il cammino da percorrere è nella perla, ma la perla è anche colma di anni di dolore, paura, solitudine. Giada dovrà portarne il peso fintanto che il cuore non sarà restituito”.

La donna tornò a casa con il cuore pesante, prese la nipote fra le braccia le raccontò della visita alla fata della foresta. Giada andò a cercare la perla la tenne fra le mani delicatamente un’ondata di tristezza l’assalì, allora andò a cercare un sacchetto di pelle vi ripose la perla e se la mise intorno al collo. Quella sera le due donne restarono sedute in silenzio, la fanciulla fra le braccia della nonna entrambe consapevoli che avrebbero dovuto lasciarsi.

Nel cuore della notte Giada andò al porto dell’isola ed aspettò l’arrivo dei pescatori dai quali ottenne un passaggio per la terra ferma. Il viaggio fu lungo e penoso, Giada si allontanava dalla sua amata isola per la prima volta. Dopo due giorni e due notti i pescatori lasciarono la ragazza nel porto di Mizar. Giada prese la perla chiuse gli occhi e aspettò per un segno. Ed il segno arrivò nelle vesti di una vecchia donna, le si accostò e le chiese di aiutarla a portare una grossa cesta. Giada prese la cesta e seguì la donna lungo i vicoli tortuosi della città, su lungo scale interminabili, ed arrivarono infine dinanzi una scala modesta, situata nel punto più alto della città. “quello che cerchi è laggiù” le disse la donna puntando verso sud ad un paese che si distingueva a stento all’orizzonte. Giada la ringraziò e fece per avviarsi, ma la donna le prese la mano e vi depose dentro due monete d’argento e prima che la ragazza avesse tempo di dire qualcosa, entrò in casa.
Giada prese a camminare verso la direzione indicatale, camminò tutto il giorno senza fermarsi seguendo la via maestra. Il sole era basso all’orizzonte ed i colori della sera cominciavano a dipingere il cielo, in lontananza Giada distinse un villaggio ed affrettò il passo, spaventata all’idea di passare la notte all’aperto da sola in quel luogo sconosciuto. Durante il giorno, il sacchetto contenente la perla le era sembrato pesare di più ad ogni passo, ed ora si sentiva invasa da una tristezza indescrivibile. Fu con terrore che la ragazza si accorse che per quanto in fretta camminasse, l’entrata del villaggio che scoorgeva in lontananza si faceva sempre piu’ di stante e poi di colpo fu buio. Persa nell’oscurità, il cuore in subbuglio,Giada cadde in ginocchio, le lacrime le rigavano il viso. L’aria della notte era gelida una folata di vento le portò un suono di campanelli, prima appena percettibile poi sempre più vicino. Giada trattenne il respiro pensando di avere sognato, ma ecco di nuovo lo scampanellio accompagnato questa volta dal rumore ritmato di un galoppo di cavalli, e poi due luci bucarono il nero della notte. Una carrozza trainata da tre coppie di cavalli si avvicinò a gran carriera per arrestarsi di colpo a pochi passi da lei. La porta si aprì ed una donna vestita di nero ed il volto coperto da un velo dello stesso coloe discese, senza parlare le porse una mano guantata che Giada dcilmente prese lasciandosi portare all’interno del veicolo che immediatamente ripartì nella notte.
La sconosciuta e la ragazza restarono sedute restarono sedute l’una di fronte all’altra per quello che sembrò un tempo interminabile. Infine la donna sollevò il velo dal volto, un sorriso perfido le increspava gli angoli della bocca
- Mi riconosci? – le chiese
Giada avrebbe voluto urlare, una marea di ricordi le assalì la mente, si vide passeggiare in uno splendido giardino al fianco del principe i cui occhi vuoti l’avevano tormentata dal momento in cui aveva raccolto la perla sulla spiaggia. Sentì le sue braccia stringerla e la sua voce pronunciare dolci parole d’amore e poi vide i bei lineamenti del principe piegarsi in un ghigno, si sentì strappare il cuore dal petto, si sentì venir meno. Immagini della sua vita sull’isola si confusero a ricordi della sua vita a castello, il viso della nonna si sovrapponeva a quello del principe, oscillo’ fra due mondi e infine si risvegliò dall’incubo. Dopo un lungo istante si rese conto di essere all’aperto, l’umidità del mattino le penetrva i vestiti, un brivido di freddo la riscosse. Si guardò intorno, la donna, i cavalli, la carrozza erano svaniti intorno a lei un vasto campo di papaveri. Si portò la mano al petto e sentì il suo cuore battere all’unisono con la perla. Giada si alzò e con passo sicuro si avviò verso il castello diroccato, verso il principe il suo unico amore, suo marito rubatole dalla perfidia di una strega malvagia che tanti anni addietro aveva preso le sue sembianze e condannato i due amanti ad una lunga separazione adesso finalmente volta al termine....


antonella

   
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