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 25 Concerto di Bimbi
 Mon-pa l'elefantino bianco
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luisa camponesco
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Inserito - 16/11/2005 :  17:54:21  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Mon-pa l’elefantino bianco

Mon-ka comprese che il piccolo stava per nascere, lanciò un lungo barrito al branco e si allontanò.
Ra-ma, la matriarca, si fermò in attesa. Pareva che tutta la foresta si fermasse, il silenzio regnò ovunque, anche gli uccelli avevano smesso di cantare e le scimmie di rincorrersi fra gli alberi con il solito fracasso. Solo il fiume continuava a scorrere incurante di ciò che stava per avvenire. Ra-ma sapeva che qualcosa di insolito doveva succedere. Era scritto da tanto tempo nella memoria di ciascuno di loro, che un giorno sarebbe venuto, un elefante che li avrebbe condotti, un giorno, nella più verde delle foreste.
Ad un tratto, tutto si rianimò, gli uccelli intonarono un canto nuovo ed i fiori resero più intenso il loro profumo, dal folto fogliame emerse Mon-ka, tutto il branco le andò incontro.
- Dov’è? – chiese la matriarca
Da dietro la madre spuntò una piccola proboscide e poco a poco comparve, trotterellando, il cucciolo.
Ci fu un attimo di perplessità poi un’esclamazione d’orrore.
- Ma è bianco! – un mormorio di disappunto si diffuse ovunque.
Un altro cucciolo si fece avanti per conoscere il nuovo venuto, ma fu subito allontanato.
- Come hai potuto farci questo? – chiese turbata Ban-ru, seconda nella scala sociale dopo Ra-ma.
Mon-ka appiattì le orecchie, umiliata.
- Basta ora! – intervenne Ra-ma – dobbiamo attraversare il fiume prima che faccia notte. Discuteremo più tardi il da farsi. –
Tutto il gruppo si mosse, in coda madre e figlio, il piccolo aveva difficoltà a seguire gli adulti, Mon-ka lo sorreggeva con la proboscide e lo accarezzava amorevolmente.
Nessuno del branco si curava di loro e qualsiasi tentativo degli altri cuccioli di avvicinarsi veniva impedito dalle madri, unica eccezione Ra-ma ma nessuno osava criticarla lei era il capo, solo lei conosceva i sentieri segreti della foresta, nessuno sapeva quanti anni avesse, ma dovevano essere davvero tanti.
Ra-ma nascondeva bene la sua delusione, non capiva il significato di quell’evento. Un elefante bianco non si era mai visto, chissà quali disgrazie si sarebbero abbattute su di loro.
Ogni tanto controllava che tutto procedesse bene, l’attraversamento del fiume era una prova terribile per gli elefantini, che dovevano imparare a nuotare e tenere la proboscide fuori dall’acqua, tutte le madri erano preoccupate ed in particolare Mon-ka.
Il fiume era in piena, la stagione delle piogge appena iniziata e già si annunciava con abbondanti precipitazioni, Ra-ma sapeva qual’era il punto dove l’acqua era più bassa e la corrente meno forte, per i piccoli sarebbe stato, comunque, difficile l’attraversamento del fiume.
L’anziana elefantessa iniziò la traversata e le altre la seguirono in fila.
Aveva raggiunto il centro del fiume, la corrente era più forte del previsto, nonostante la sua mole, fece fatica a rimanere salda sulle zampe, la medesima cosa successe alle altre. Quando tutto il branco fu sull’altra sponda, ci si accorse che metà dei cuccioli mancava, tutte guardarono disperate il grande fiume. Barriti di dolore si levarono in alto, poi una delle elefantesse più giovani si rivolse con rabbia verso Mon-ka.
- E’ tutta colpa tua! Tu ci hai portato la sventura con quel tuo figlio!
Mon-ka, istintivamente si frappose fra loro e il cucciolo che, impaurito, si nascose fra le sue zampe. Anche lui aveva lottato per sopravvivere, e lei lo aveva sorretto per quanto poteva, ma forse un destino peggiore lo attendeva.
Il gruppo riprese mestamente a seguire la matriarca, ma un sentimento di astio nei confronti di Mon-ka si era diffuso fra tutti gli elefanti.
Sostarono in una radura per nutrirsi di teneri germogli, l’elefantino bianco incominciò a trotterellare cercando la compagnia degli altri cuccioli. Incominciò a giocare con loro, si rincorrevano barrendo e toccandosi con la proboscide, ma quando le madri se ne accorsero lo allontanarono spintonandolo verso Mon-ka.
- Non vogliamo che il tuo cucciolo giochi con i nostri! Tienitelo vicino!
Il piccolino, spaventato corse a rifugiarsi accanto alla madre.
- Perché non mi vogliono?
- Non lo so Mon-pa.
- Mon-pa?
- Si, da questo momento il tuo nome è Mon-pa
- Mon-pa, Mon-pa, mi piace, mi piace. – e corse a rotolarsi, felice, sull’erba.
Gli occhi di Mon-ka si velarono di tristezza pensando a cosa sarebbe accaduto al piccolo, senza di lei. Ricacciò la tristezza per fare delle piccole corse insieme al figlio.

Passarono i mesi, Mon-pa raddoppiò in peso e dimensioni, ma era sempre ignorato, insieme alla madre, dal resto del branco. Spesso spiava tra il fogliame i giochi dei compagni, solo una volta una elefantina, di nascosto dagli altri, gli si avvicinò per camminare affiancata per un breve tratto di strada, Mon-pa non l’avrebbe più dimenticato.

Si accorse che qualcosa non andava, sua madre aveva smesso di mangiare, e lo sguardo si era fatto torbido.
- Mamma che cos’hai?
- Tu sei forte e coraggioso – rispose Mon-ka, - io presto dovrò partire.
- E dove andremo? – chiese Mon-pa allarmato
- Nel luogo dove andrò, dovrò andarci da sola.
- Io verrò con te!
- No! Devi promettermi che farai sempre ciò che è giusto fare e non dimenticherai i miei insegnamenti.
Mon-pa non rispose, ma era deciso a seguire la mamma, lo avrebbe fatto di nascosto, se fosse stato necessario.

Quella mattina, Mon-pa sbadigliò sonoramente, ma si accorse che gli mancava il contatto fisico con la madre.
- Mamma!!mamma! MAMMMAAAA!
Incominciò a correre in largo e in lungo, chiamandola fino a quando Ra-ma non gli si avvicinò.
- Non verrà.
- Tu sai dove è andata?
- Nessuno lo sa, ma da questo momento, dovrai badare da solo a te stesso.
Mon-Pa non poteva crederci era sicuro che sua madre sarebbe tornata e lui l’avrebbe attesa. Tutto il branco si mosse verso una nuova meta, l’elefantino li guardò allontanarsi, nessuno lo chiamò e nemmeno si curò di lui, solo la piccolina si fermò un istante e alzò la proboscide per salutarlo.
Venne la notte e poi il giorno e di nuovo la notte, ma di Mon-ka nemmeno l’ombra.
I giorni passavano ma l’elefantino continuava a sperare, un giorno una noce di cocco gli piombò sulla testa.
- Ahia! Ma chi è stato?
Uno scuotersi di rami lo costrinse a guardare verso l’alto, una scimmietta lo osservava divertita.
- Sei stata tu?cosa vuoi?
- Potresti rompermi quella noce!
- E come faccio?
- Grande e grosso come sei puoi schiacciarla con una zampa!
Sinceramente l’elefantino non capiva perché doveva rompere quella noce, la scimmia scese dall’albero.
- Sei buffo sai! Tutto bianco!
- Già! – sospirò Mon-ka – chissà perché sono così!
- Ne ho visti altri come te! – continuò la scimmietta
- Altri come me!! – esclamò stupito – e dove li hai visti?
- Te lo dico se mi rompi la noce.
Rassegnato l’elefante ruppe la noce di cocco e la scimmia si precipitò a berne il succo.
- Allora dove li hai visti?
- È un posto lontano, devi prendere il sentiero della montagna e non fermarti mai. – fece una smorfia si arrampicò veloce su di un albero e scomparve.
Mon-pa rimase pensieroso, ormai era chiaro che la mamma non sarebbe tornata. Lanciò un barrito di dolore e si incamminò alla ricerca di quel luogo misterioso.
Non era mai uscito dalla foresta da solo allora si fece coraggio, ma dov’era il sentiero? Un gruppo di scimmie litigavano fra loro contendendosi alcune banane.
- Ehi voi! Sapete dirmi dov’è il sentiero della montagna?
Smisero per un attimo di urlare e lo guardarono.
- Si! è di qua, no! è di là – e di nuovo a litigare
Sconsolato riprese il cammino, uno stormo di uccelli passò sopra di lui.
- Sapete dov’è il sentiero della montagna?
Erano troppo in alto per udirlo.
- Cerchi il sentiero della montagna?
Un grosso serpente attorcigliato ad una liana muoveva la linguetta.
- Tu sai dov’è – chiese speranzoso
- Tu sei un elefante bianco! – riprese – non ne ho visti molti.
- Allora dimmi! – incalzò Mon-pa
- Devi prendere la direzione del sole che sorge e lo troverai. – detto questo risalì sull’albero alla ricerca del cibo.
Mon-pa sapeva bene qual’era la direzione del sole che sorge, glielo aveva insegnato sua madre, alzò la proboscide per annusare l’aria e poi si diresse, deciso, verso est.
Il sentiero gli apparve dietro uno spuntone di roccia, un canyon si apriva davanti ai suoi occhi, stretto e impervio. Non poteva e non doveva tornare indietro.
Camminò, l’elefantino, per giorni interi, soffrì la fame e la sete, il caldo e il freddo, stava per lasciarsi andare quando udì degli strani rintocchi

GONG GONG GONG

…e anche il rumore di una cascata. Accelerò il passo e il pensiero dell’acqua lo rianimò.

Con grande stupore in quel tratto di strada, vide, disseminate ovunque, rocce scolpite a forma di elefante, e poi quella strana costruzione che chiudeva il sentiero.
Un portale enorme, finemente lavorato, dava l’accesso a quel luogo. Mon-pa era talmente stanco da non riuscire più a muovere una sola zampa. Ad un tratto la grande porta si aprì e degli essere, su due zampe, gli corsero incontro, lo dissetarono, gli diedero del cibo e poi dolcemente lo condussero dentro il tempio.
Ciò che vide lo fece restare stupefatto, un immenso giardino colmo di banani e freschissimi germogli si stendeva a perdita d’occhio ma la cosa incredibile era che elefanti tutti bianchi vi si aggiravano con una solennità tutta loro.
Al suo ingresso uno di essi si staccò dal gruppo e gli venne incontro.
- Io sono Mon-pa! – disse subito
- Lo sappiamo chi sei, vieni!
- Ma che posto è mai questo?
- È la terra degli elefanti bianchi.
- Ohhh !! E chi sono quei bipedi?
- Quelli si chiamano uomini.
Mon-pa era frastornato da tutte quelle novità, nel frattempo tutto il branco gli si era avvicinato, lo toccavano scuotevano le grandi orecchie in segno di saluto, l’elefantino si commosse, una piccola proboscide si attorcigliò alla sua, un cucciolo lo invitava a giocare. Non si era mai sentito così felice, dimenticò in un attimo tutte le angherie subite. Nel laghetto fece il bagno con tutto il branco spruzzando intorno gocce d’acqua trasparenti, come diamanti, che brillavano al sole come piccole luci.

°°°°°

Era già trascorso molto tempo da quando Mon-pa era arrivato al tempio, ora era un elefante adulto ed in dimensioni superava tutti. Un giorno vide gli uomini molto preoccupati e allora chiese il motivo di tale agitazione.
- Abbiamo saputo che la vallata corre un grave pericolo. Presto sarà sommersa dalle acque.
- E che ne sarà degli animali che vivono nella foresta? - chiese l’elefante
- Purtroppo se non sapranno dove andare …..
Mon-pa pensò al suo vecchio branco, a Ra-ma e a come avrebbe saputo superare l’inondazione.
Rammentò la paura provata al suo primo guado e all’amore della madre nel sorreggerlo, il ricordo di Mon-ka si fece più forte, allora prese la sua decisione.
Lasciò il tempio il giorno seguente e ripercorse a ritroso il sentiero della montagna.
Il paesaggio a valle era molto cambiato, quasi non lo riconosceva, ora sembrava un’immensa palude. Si mise subito alla ricerca dei suoi vecchi compagni e la fortuna lo accompagnò. Li vide sopra un isolotto.
- Sono il figlio di Mon-ka - gridò lanciando un barrito.
Lo fissarono stupiti, non potevano riconoscerlo tanto era diverso dal timido elefantino d’un tempo, ma erano talmente impauriti che rimasero fermi su quello scampolo di terra mentre l’acqua continuava a salire. L’elefante bianco li raggiunse.
- Mon-pa! – il branco si spostò mostrando Ra-ma ormai allo stremo delle forze.
- Mon-pa!- ripeté – sapevo che saresti tornato. Portali in salvo, solo tu puoi farlo ora.
- Ra-ma, tu verrai con noi!
- No Mon-pa il mio tempo è finito, ora comincia il tuo.
L’acqua ormai minacciava di sommergere i piccoli, allora lanciato un barrito ordinò di seguirlo. Uno ad uno attraversarono la palude, Mon-pa, il nuovo capo branco, dette un ultimo sguardo all’isolotto prima di condurre gli elefanti verso la più verde delle foreste.





Luisa Camponesco

Edited by - luisa camponesco on 16/11/2005 17:55:58

Elena Fiorentini
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Inserito - 19/11/2005 :  16:28:14  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Elena Fiorentini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Elena Fiorentini


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