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zanin roberto
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Inserito - 02/05/2007 :  20:11:42  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
COLONIA MA NON COLONIZZATI

Da gennaio, altri quattro impiegati, tutta l'amministrazione, sono stati licenziati, il piano superiore della palazzina si è svuotato, proprio quei corridoi pregni di frenetiche discussioni, quegli uffici carichi di tensioni, ora sono deserti e silenziosi.
Rimane solo il "logorroico", ormai isolato nel suo utopico ruolo di tecnico e l'ex direttore amministrativo che ha perso la sua aurea di "caronte" e non ringhia più, anzi ha umanizzato il suo arido rapportarsi con gli altri.
Il respiro dell'azienda ora è un flebile soffio, pochi impiegati sono rimasti a guarnigione dell'avamposto dimenticato e obliato dai nuovi "imperiali". Ci sono momenti in cui alla macchina del caffè, notoriamente punto d'incontro frequentatissimo, ci si ritrova soli, a interloquire con una porta laterale verniciata cremisi, e a sperare che qualcuno varchi l'ingresso per animare quelle stanze, svuotate dalla loro intensità,rese orfane dai deliri del lavoro, surreali e astratte quando al mattino entrando non può succedere niente che non sia l'ingresso di un raggio di sole.
Poche anime che si dannano a fare di tutto, come se ci fosse un'organico completo, ma poi con le pause di mezza mattina o per un inatteso blak-out elettrico, tutto ripiomba nel silenzio, nella logica metafisica dell'essenziale con un'atmosfera di precaria certezza del futuro.
Di tanto in tanto, un paio di volte al mese, ecco l'ispezione dell'amministratore delegato, come un funzionario coloniale della "Compagnia delle Indie", che si precipita con dinamismo a verifiche, a comparazioni, minimizzando ogni problematica eventualmente da noi sollevata, dando scontate conclusioni, raccomandando illogiche frequenze,correggendo non conosciute tecniche e soprattutto facendo intuire di essere a conoscenza di tutto ma ahimè non volendo capire niente!
Quando se ne va, sul mezzo pomeriggio, si tira un rspiro di sollievo, non aver registrato ulteriori peggioramenti è un successo e il nostro consueto tirar avanti si fa meno triste.
L'atmosfera da colonia si respira soprattutto quando le nostre soluzioni tecniche, non vengono condivise e avvallate dalla casa madre, lasciandoci impotenti e delusi, senza la possibilità di confronti diretti che un tempo invece ci inorgoglivano.
Si stava meglio quando si stava peggio !!!
Com'è vero! I vecchi proprietari in fondo non erano male.
Noi non siamo stati colonizzati culturalmente, nelle due vicende di fusione, abbiamo fatto accademia, abbiamo insegnato con la consapevolezza di sapere, alle due grosse aziende che ci hanno la prima affiancato e l'altra fagocitato.
La bandiera di altri potenti sventola sulle nostre insegne ma è la nostra professionalità a trionfare, quando i Vandali di Genserico saccheggiarono Roma, non la conquistarono, vennero catturati dalla splendida macchina amministrativa dell'impero, dalla grandezza dell'arte che ammirarono,dalla cultura ampia e variegata, dallo stile di chi aveva sottomesso per secoli il Mediterraneo, cosi da noi, passano in visita altezzosi i responsabili dei vari reparti, ostentando la loro potenza ma in realtà, di nascosto prendono appunti, si fanno spiegare i nostri sistemi per poi darci una pacca sulla spalla, quasi a sottolineare che ci hanno salvato dalla catastrofe.
Ironia della sorte, pure ci credono!
La colonia si caratterizza per l'arrivo al porto di navi cariche di merci non richieste, è un classico, se si era richiesto zucchero ecco che arriva un carico di scarpe, se si aveva domandato un nuovo contingente di soldati ecco sbarcare una dozzina di religiosi missionari, cosi da noi, se necessita carta per fotocopie ci arriva sicuramente inchiostro o se prenotiamo l'intervento di un tecnico informatico, probabilmente arriva il dottore del lavoro per gli esami periodici.
La colonia ha un suo codice d'onore, mai piangere o lamentarsi ma qualcuno ha già barattato il suo tradimento pur di mantenere qualche privilegio, uomini con le proprie debolezze, al diavolo l'onore!
Di tanto in tanto, qualche ex collega in pensione, passa a salutare, ma io ho sempre sospettato che lo facciano per verificare se l'azienda esiste ancora, se si continua a lavorare, se possono nei loro discorsi salottieri indicare ancora la ditta in cui hanno profuso intelletto e sudore.
Il postino negli ultimi tempi, avendo dimezzato la quantità di posta in arrivo, ci riserva un felpato saluto,non più aggressivo e difensivo ma compiacente e tollerante, deve aver capito che non ce la caviamo troppo bene e allora deve aver optato per una solidarietà rincuorante.
Perfino il funzionario della macchina del caffè, quando passa a fare la manutenzione e i riempimenti, non ci domanda con premura i soldi della cassa ricariche ma ci strizza l'occhio e ci rassicura che quando siamo comodi salderemo i debiti, siamo oggetto di solidarietà.
Tutti si rendono conto che l'avamposto ora cosi sguarnito, sarà facile preda e noi siamo votati al sacrificio, quasi martiri predestinati di un fato avverso, non so se ci dispiace simulare dolore, fare le vittime, in fondo è bello avere solidarietà ma al suono della sirena ci felicitiamo di aver realizzato un altro giorno, un'altra settimana per l'INPS. Salendo in auto, varcato il cancello, fulminea ritorna l'idea che chissà se domani ci sarà ancora quella ditta ?
Dopo trenta anni, quella strada non è più un itinerario da pendolare, è uno scenario indispensabile al tuo equilibrio, nessuno ci leverà il gusto di entrare al mattino con l'ansia di tenere insieme quei quattro angoli che hanno riempito una vita, a molte persone!


zanin roberto

   
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